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Autore: jas_    13/10/2013    2 recensioni
«Ricordi il giardino di tua madre, te lo ricordi?»
Annuii, «come dimenticarselo» dissi acida, tirando su col naso.
Pierre mi asciugò una lacrima col pollice e mi accarezzò una guancia senza smettere di guardarmi.
«Tu sei come una di quelle primule che io ti ho aiutato a portare in casa quando ci siamo conosciuti, sei bellissima e hai tanto da dare se solo... Se solo riuscissi a tirare fuori il coraggio! Ti nascondi sempre dietro a questi occhi tristi, so che è difficile ma così non fai altro che renderti piccola. Io vedo cosa sei, so il tuo potenziale, sei come una primula in inverno. Fa' arrivare la primavera e sboccia, mostrando i tuoi colori veri.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless love'
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Capitolo 21

 
 
 
Non dissi a Pierre chi vidi quella sera, così come non lo dissi ad Alice e Lou. Fortunatamente Ryan non si accorse della mia presenza in quel pub, probabilmente se ne andò poco dopo visto che non lo vidi più.
Bussai sulla porta di casa e pochi secondi dopo mia madre venne ad aprirmi.
«Ciao tesoro!» esclamò, dandomi un bacio sulla guancia e scostandosi dall'entrata per permettermi di passare.
Appoggiai la giacca e la borsa sul divano e mi guardai in giro confusa.
«Gigì?» domandai, non vedendo né lei, né i gemelli, né suo marito lì.
«Non c'è, Jill non stava bene.»
Annuii in silenzio e mi diressi in cucina per fare compagnia a mia madre ai fornelli.
«Non te l'ho detto perché se no avresti trovato una scusa per non venire.»
«Non è vero» ribattei.
Lei smise di mescolare l'insalata per guardarmi poco convinta.
«Lola, lo so che mi odi, non ci vuole molto a capirlo.»
Respirai profondamente per evitare di scatenare un litigio prima di sedersi a tavola.
Incassai il colpo in silenzio e bevvi un bicchiere d'acqua, «devo aiutarti?»
Mia madre scosse la testa, spense il gas e portò l'arrosto in tavola, «è già tutto pronto» disse poi, prendendo il mio piatto e servendomi.
Mi sedetti e versai del vino ad entrambe, poi ne bevvi un sorso.
«Hai trovato lavoro?» domandò.
Scossi la testa mentre riappoggiai il bicchiere, «mamma sono disoccupata da poco più di due settimane, non è che schiocco le dita e trovo lavoro.»
«I soldi non crescono sugli alberi.»
Stavo per mangiare il primo boccone ma appoggiai la forchetta sul tavolo senza farlo, scocciata.
«Non vivo con te da quando ho vent'anni più o meno, lo so che i soldi non crescono sugli alberi. Ho quasi trent'anni, ho imparato a gestire le mie finanze, so di quanto ho bisogno per vivere e quanto ho a disposizione. Quindi anche per quanto posso permettermi di non lavorare» sbottai, bevendo di nuovo un po' di vino.
Mia madre sospirò rassegnata scuotendo la testa, «quando finirai per strada però non venire da me.»
Strabuzzai gli occhi, completamente spiazzata da quella frase. Quale madre precludeva così un aiuto al proprio figlio?
«Stai scherzando, spero.»
Lei scosse la testa tranquillamente, probabilmente senza essersi nemmeno resa conto di cosa aveva appena detto.
«Al giorno d'oggi sono aumentate le persone con più di trent'anni che vivono ancora coi genitori, non voglio che tu entri a far parte di questa categoria.»
«Tranquilla, piuttosto che tornare a vivere con te vado a fare la puttana» sbottai sprezzante finendo in un sorso il poco vino che mi era rimasto nel bicchiere.
«Lola comportati bene» mi riprese mia madre.
«Come faccio a comportarmi bene con te? Mi istighi!»
«Sei tu che sei maleducata e non riesci a fare una discussione pacifica con qualcuno! Riesci a litigare pure con tua sorella! Ora ho capito perché nessun uomo ti prende in considerazione! Sei insopportabile! Esattamente quanto tuo padre!»
«Sei tu che sei insopportabile! Ecco perché lui ti ha lasciata da sola!» sbraitai, buttando il tovagliolo sul piatto ancora intatto ed alzandomi da tavola trascinando la sedia sul pavimento.
«Tu non ti rendi nemmeno conto di quello che fai e che dici, per te Gigì è Dio sceso in terra, e io chi sono? Nessuno! Qualunque cosa possa fare per te non sarò mai alla sua altezza, intanto però non sono io quella che lascia che suo marito se ne scopi un'altra!»
Stavo letteralmente perdendo il controllo di me stessa, stavo finalmente dando sfogo a tutti quei pensieri che mi avevano tartassato la mente per tutto quel tempo.
Andai in salotto e presi la giacca e la borsa, poi tornai in cucina, mia madre non si era mossa, era rimasta seduta al tavolo ad osservare il suo piatto.
«E comunque, per quanto possa interessarti, l'uomo l'ho trovato, e sai chi è? Pierre! Si, Pierre Bouvier! Vediamo se almeno questo ti farà contenta, ma non credo! Perché per te non sarò mai all'altezza!» gridai, prima di dirigermi a grandi falcate fuori di casa, sbattendomi la porta alle spalle.
 
"Ho bisogno di te, ti prego"
 
Non appena suonarono alla porta di casa mi fiondai ad aprire e mi buttai tra le braccia di Pierre, scoppiando immediatamente a piangere.
Lui rimase inizialmente sorpreso da quel mio gesto, ma non disse niente, mi prese in braccio e mi portò sul salotto, sedendosi accanto a me.
Si limitò a levarmi i capelli dal viso e baciarmi la fronte, mentre io tiravo su col naso, poi rimase in silenzio fino a quando non mi calmai.
«Ricordi il giardino di tua madre, te lo ricordi?»
Annuii, «come dimenticarselo» dissi acida, tirando su col naso.
Pierre mi asciugò una lacrima col pollice e mi accarezzò una guancia senza smettere di guardarmi.
«Vuoi dirmi cos'è successo?» domandò dolcemente, accarezzandomi la guancia destra e catturando tra le sue dita una mia lacrima.
Annuii, e tra un singhiozzo e l'altro gli raccontai della discussione di mia madre e di tutto quello che c'era stato dietro quello sfogo da parte mia, nonostante infondo fosse una storia già nota.
«Non ce la faccio più» mormorai alla fine, asciugandomi malamente le lacrime dagli occhi.
Pierre mi sorrise dolcemente e scosse la testa, «sì che ce la fai» mi rassicurò. «Tu sei come una di quelle primule che io ti ho aiutato a portare in casa quando ci siamo conosciuti, sei bellissima e hai tanto da dare se solo... Se solo riuscissi a tirare fuori il coraggio! Ti nascondi sempre dietro a questi occhi tristi, so che è difficile ma così non fai altro che renderti piccola. Io vedo cosa sei, so il tuo potenziale, sei come una primula in inverno. Fa' arrivare la primavera e sboccia, mostrando i tuoi colori veri.»
«Sono stanca. Stanca di essere sempre criticata, di avere sempre qualcosa che non va. Insomma, guardarmi! Sono un disastro.»
«Non sei un disastro, sei meravigliosa. Per quello che sei. Sei una donna stupenda, bellissima, intelligentissima, sveglia, divertente, in gamba, non credo potrei trovare qualcuno migliore di te, Lola. Devi soltanto imparare a tirare fuori le unghie, l'hai fatto col tuo vecchio capo, puoi farlo anche con tua madre. Forse il modo giusto non sarà mandarla a fanculo, ma ci sarà un'altra soluzione, e io ti aiuterò a trovarla.»
Annuii in silenzio, e Pierre mi asciugò le ultime lacrime che mi avevano bagnato il viso, lasciando solo la scia del mio trucco sbavato e i miei occhi gonfi e rossi.
«Grazie» mormorai, avvicinandomi a lui e baciandolo sulle labbra. «Grazie per essere stato così testardo, per non esserti dimenticato di me, per non avermi lasciata andare via, per essere ancora qua con me, per me, dopo tutti questi anni.»
«Grazie a te per avermi dato una seconda opportunità.»
Pierre mi prese le mie mani tra le sue e me le baciò dolcemente, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.
«Vuoi un po' di gelato? Ho fame, me ne sono andata prima di cenare.»
 
Era incredibile come le cose fossero cambiate così velocemente, mi ritrovai a pensare mentre i titoli di coda di un film che non avevo nemmeno guardato scorrevano sullo schermo della tv.
Socchiusi gli occhi, lasciando che le dita di Pierre scorressero tra i miei capelli facendomi rilassare e, quasi quasi, addormentare.
«Devi andare a lavorare domani?» domandai, sforzandomi di tenere gli occhi aperti.
«Mhm» mormorò Pierre.
«Anch'io dovrei mettermi a cercare qualcosa da fare» osservai.
«Se dici così solo per tua madre, non farlo.»
«No, forse un po' ha ragione.»
«Solo un pelino. Inizia a dare un'occhiata, senza fretta.»
Annuii chiudendo gli occhi. Mi stavo decisamente per addormentare.
In quel momento il suono acuto del campanello mi fece sussultare, guardai confusa Pierre e lui ricambiò altrettanto spiazzato.
«È casa tua, non so chi possa essere alle dieci passate di sera.»
Mi alzai titubante dal divano e mi diressi all'entrata.
Aprii con cautela, dato che non avevo lo spioncino, ma non appena riconobbi la chioma castano chiaro, spalancai la porta.
«Gigì?» dissi sorpresa.
Mia sorella mi guardava impassibile, con uno zaino che pendeva da una spalla e le mani occupate a stringere quelle dei gemelli.
«Che ci fai qui?»
«Posso entrare?»


 

-




Ormai smetto anche di scusarmi per i ritardi, sono imperdonabile ahahahaha
Questo capitolo mi piace molto, Lola finalmente si ribella alla madre e le fa capire che nella sua vita non c'è assolutamente niente che non vada.
Pierre è perfetto come sempre.
Gigì si fa viva dal nulla. Secondo voi cos'è successo?
So che il capitolo è un po' corto ma volevo lasciare un po' di suspence ahaha
Aggiornerò al più presto, promesso!
Alla prossima!
Jas

   
 
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