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Autore: Sammy_    13/10/2013    3 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Grace Ellis è una sedicenne qualunque che affronta i problemi di tutti i giorni: una madre stressata, un patrigno troppo giovane, un padre quasi del tutto assente, una migliore amica esageratamente perfetta, la scuola, l’ochetta di turno che si diverte a perseguitarla … per fortuna ha il suo adorato lavoro al Bohemian Records, insieme all’eccentrico Malcom e gli incorreggibili Dean e Beth.
Poi un giorno arriva lui, Josh Levonne, dal sorriso irresistibile.
La bacia. La confonde. Le dice che sono soltanto amici.
Grace riuscirà a tenergli testa?
*
«“Un uomo può essere felice con qualunque donna a patto che non ne sia innamorato”» citò «e se lo dice anche Wilde allora mi fido»
Per un attimo rimasi senza parole. Essere scaricata con un aforisma di Oscar Wilde faceva un certo effetto. Ma stavolta Josh non poteva averla vinta.
«Certo, a quei tempi si usava sposarsi per convenienza. Qualsiasi coinvolgimento amoroso avrebbe solo complicato le cose » obbiettai fingendomi impassibile «perché l’amore è pazzia, è sofferenza, è mettere qualcun altro al primo posto anche a costo di sacrificare la propria felicità. Ecco quello che ho fatto per te Josh: ho reso me stessa infelice pur di continuare a vederti sorridere»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO 4 – Like a hurricane
 
Venerdì pomeriggio, al Bohemian Records, io e Malcom ci ritrovammo a lavorare da soli. Beth naturalmente doveva prepararsi per il grande evento, mentre Dean aveva chiamato all’ultimo minuto per avvisarci che doveva di nuovo fare da animatore alla festa di una delle sue cuginette. La cosa incredibile è che ormai neanche si sforzava più di inventare una scusa diversa. E poi, quante cugine piccole poteva avere?
Ad ogni modo, quel giorno non si fecero vivi molti clienti quindi il turno non fu particolarmente faticoso e potei permettermi di appoggiare i gomiti sul bancone e guardare fuori, attraverso le porte a vetri, con aria sognante.                                                
Non avevo visto Josh a scuola, non ci eravamo incontrati neanche a mensa, così aveva racimolato un po’ di coraggio per scrivergli un messaggio con l’orario e l’indirizzo della festa. Gli avevo anche ricordato che, se voleva, poteva portare una persona amica, tanto perché non pensasse che quello fosse una specie di appuntamento. Non che mi sarebbe dispiaciuto il contrario ma non volevo correre troppo. Lui aveva risposto così:
 
GRAZIE MILLE BELLA, CI VEDIAMO STASERA! – J.
 
Bella. BELLA. B E L L A.
Certo, inizialmente mi ero aspettata qualcosa del genere “ti passo a prendere io principessa”, ma ripensandoci era un po’ esagerato.
Quel “bella” mi aveva rivoluzionato la giornata. A lavoro non avevo fatto altro che sorridere come un ebete, motivo per il quale Malcom non la smetteva più di prendermi in giro.
Se ne stava lì, seduto a gambe incrociate sul bancone, con la sua chitarra in mano, a strimpellare stupidi motivetti che vedevano me e Josh come protagonisti, cose del tipo “Grace e Josh sotto l’ombra di un pino, si guardano negli occhi e si scambiano un bacino”. Molto maturo da parte sua…
Bisognava riconoscere però, che con gli accordi ci sapeva fare.
Teneva così tanto a quella chitarra regalatagli da suo padre che gli aveva perfino dato un nome: Ruby Lane, in onore della canzone Ruby Tuesday dei Rolling Stones e Penny Lane dei Beatles.
« “Grace è innamorata e non ragiona più, Josh ha il suo cuore e l’ha portato via!”*» canticchiava accompagnandosi con la chitarra.
« Malcom ti va di provare un nuovo gioco? Si chiama crescere! Dio, a volte dimostri la stessa età mentale di mio fratello Dylan! »
« E tu dimostri la stessa età mentale di un adolescente in piena crisi ormonale» replicò lui non particolarmente offeso dal mio insulto.
« Io sono un’adolescente in piena crisi ormonale! » esclamai esasperata «ti devo ricordare che ho solo sedici anni? »
« Ah, è vero … »
Malcom ripose Ruby Lane nella sua custodia e scese con un balzo dal bancone.
« Comunque ti avverto piccola Grace, stasera ci sarà il delirio più totale! Non oso immaginare in che condizioni si ritroverà la nostra cara Beth! »
L’idea sembrava divertirlo poiché sorrideva in un modo che davvero non premetteva nulla di buono. Fui assalita da un’ansia improvvisa.
La festa non poteva assolutamente rivelarsi un disastro altrimenti chissà cosa avrebbe pensato Josh di me!
« A questo punto direi che possiamo anche tornare a casa » disse Malcom fingendo di consultare un orologio invisibile legato al suo polso.
« Veramente manca ancora mezz’ora all’orario di chiusura » gli feci notare pignola come al mio solito. Mi detestavo quando usavo quel tono da saccente ma era più forte di me.
« Senti bella, se vuoi rimanere qui ne hai tutto il diritto. Se invece vuoi che ti dia un passaggio a casa, ti conviene muovere il culo e seguirmi adesso!»
L’opportunità di usufruire di un passaggio da parte di Malcom era più unica che rara. Senza contare che, una volta tanto, non mi sarebbe dispiaciuto evitare di prendere la metro dove puntualmente mi ritrovavo schiacciata come una sardina in mezzo a una marea di corpi sudaticci.
« Si va a casa! » esclamai afferrando al volo la mia borsa.
« Vedo che stai passando anche tu al lato oscuro » scherzò Malcom scompigliandomi i capelli « benvenuta nel club degli scansafatiche »
« No, è solo per questa volta » lo ammonii.
Dopo aver abbassato la saracinesca del negozio, Malcom mi consegnò un casco di riserva e mi fece salire a bordo del suo motorino preistorico, ormai prossimo alla rottamazione.
« Tieniti forte! » mi urlò mentre azionava il motore.
Strinsi le braccia attorno ai suoi fianchi e dopo una serie di tentativi finalmente il veicolo partì producendo un inquietante ronzio.
Malcom sfrecciò velocissimo lungo Denmark Street, conosciuta come la via della musica di Londra e dove, per l’appunto, si trovava il Bohemian Records.
Mio padre invece viveva nel quartiere di Islington, più precisamente nei pressi della stazione di King’s Cross, quindi non molto lontano da Camden. A maggior ragione, dato che Malcom guidava come un pazzo, ci mettemmo davvero poco ad arrivare.
Scesi dal motorino con le gambe tremanti, ridotte a due gelatine.
Perché ero circondata da pirati della strada? Prima Georgia, poi mia madre e adesso anche Malcom. Non vedevo l’ora di prendere la patente …
« Ti senti bene Grace? » chiese lui quando sfilai il casco « hai una cera orribile »
« No, sto benissimo! Solo nausea e un piccolo infarto, niente di che »
Malcom aggrottò la fronte in un’espressione confusa. Evidentemente non aveva afferrato la critica celata dietro le mie parole.
« Allora a stasera! Mettiti qualcosa di sexy e preparati a fare strage di cuori! »
« Farò del mio meglio » lo assicurai prima che ripartisse.
Ma, naturalmente, l’unico cuore che volevo conquistare era quello di Josh.
 
Più tardi, verso sera, fu un vero sollievo potersi preparare per la festa senza mia madre a riempirmi la testa di lamentele come “quel vestito è troppo corto” e “non oltre la mezzanotte signorina”.
No, Paul era tranquillo, non avrebbe fatto storie.
Ero davanti allo specchio, indossavo un abito nero, corto e aderente, e un paio di anfibi dello stesso colore (Georgia mi avrebbe sicuramente costretto a mettere i tacchi ma per fortuna quella sera sarebbe rimasta a casa).
Un lieve strato di rossetto rosso fuoco sulle labbra ed ero pronta.
Quando uscii dallo sgabuzzino adibito a camera degli ospiti in cui dormivo, trovai mio padre in salotto a strimpellare il suo ukulele. Era un batterista ma se la cavava anche con strumenti diversi e quella specie di piccola chitarra, per l’appunto, era uno dei suo preferiti.
Mia madre invece, dopo il divorzio, aveva sviluppato un odio feroce per la musica, paragonabile solo a quello che nutriva nei confronti del suo ex marito.
La separazione dei miei genitori era stata difficile ma mi rendevo conto perfettamente che vivere al fianco di Paul non fosse affatto facile.
« Dove stai andando? » mi chiese interrompendosi nel bel mezzo di una melodia.
Indossava solo un paio di boxer a quadretti e una maglietta bianca tappezzata di ogni tipo di macchia possibile ed immaginabile.
« Alla festa di Beth! »
« Ah … » parve cadere dalle nuvole.
« E dai Paul, te l’avevo detto! »
A volte lo chiamavo per nome ma lui non sembrava farci caso o perlomeno non gli recava nessun fastidio.
« Non ricordo … comunque vai pure »
Come se avessi avuto bisogno del suo permesso! O meglio si, ne avevo bisogno, ma non mi ero mai posta più di tanto il problema dato che di solito mi permetteva di fare qualsiasi cosa.
Avrei anche potuto dirgli che andavo a spacciare cocaina ai pinguini in Antartide e lui mi avrebbe risposto che andava bene dato che in realtà faceva solo finta di ascoltarmi.
« Tu pensi di uscire stasera? » gli chiesi mentre infilavo in una mini pochette la mia copia delle chiavi.
« Probabilmente si »
E conoscendolo, probabilmente sarebbe tornato più tardi di me.
« Allora divertiti scricciolo » disse infine riprendendo l’ukulele in mano.
Sempre lo stesso soprannome da quando avevo due anni!
« Grazie. Ciao papà … »
 
La festa si sarebbe svolta in un locale di Camden Town chiamato The Hurricane. Strano che proprio la parola “uragano”, fosse la prima che mi venisse in mente pensando a Beth.
Seduta in metro, con il suo regalo sulle ginocchia (un cofanetto di Dvd di tutte le stagioni di Skins, la serie TV che avevamo seguito insieme in streaming) non potei fare a meno di pensare a, rullo di tamburi … Josh, esatto!
Facile da indovinare dato che ultimamente non facevo altro.
Io, solitamente cinica fino al midollo, adesso sentivo le farfalle nello stomaco, anche se non mi sarebbe dispiaciuto farle fuori con uno spray anti-insetti.
Mi chiesi se alla fine avesse deciso se portare o no qualcuno con sé e, in tal caso, Liam o Alex? Sicuramente uno dei due.
Giunta alla mia fermata, scesi stringendo il pacco regalo tra le braccia come se fosse un bambino piccolo. Mi venne in mente Dylan e mi rallegrai al pensiero che avrei passato un intero week end lontana dalle sue urla assordanti.
Ormai conoscevo molto bene quel quartiere e non ci misi molto a trovare il The Hurricane. Il locale aveva le sembianze di uno di quei vecchi pub irlandesi, tutti rivestiti in legno scuro e con un forte odore di birra che aleggiava nell’aria.
Era gremito di gente, una bolgia infernale resa ancora più chiassosa dalla musica sparata a tutto volume dalle casse. Riconobbi le note di una canzone dei Sex Pistols, Anarchy In The UK, e non me ne stupii dato che erano il gruppo preferito di Beth.
La festeggiata stava ballando su uno dei tavoli con un boccale di birra in mano, probabilmente non il primo e sicuramente non l’ultimo della serata.
Era bella come non mai nel suo tubino blu elettrico con la scollatura a cuore.
« Grace! » urlò individuandomi in mezzo alla folla « eccoti finalmente! »
Quello che fece per scendere dal tavolo e raggiungermi, mi ricordò molto una rock star che dal palco si lanciava sul pubblico a fine esibizione.
« Tanti auguri Beth! » l’abbracciai calorosamente baciandola su entrambe le guancie «questo locale è … »
« Favoloso! » mi interruppe battendo le mani eccitata « lo so! Vieni a ballare con me, dai! »
Il mio regalo venne abbandonato in un angolo mentre Beth mi trascinava a forza con sé in cima a un tavolo libero. C’erano anche Malcom e Dean. Il primo mi salutò facendomi l’occhiolino, mentre il secondo era troppo impegnato a ballare con la stessa foga della protagonista di Flashdance per accorgersi di me.
Anche Beth iniziò a dimenarsi a ritmo di musica, agitando i fianchi e la sua folta chioma di capelli rosa shocking. Era fuori di testa, bastava guardarla per capirlo, e Malcom e Dean non erano da meno. Con tutti quei tatuaggi, i piercing e comportamenti non del tutto convenzionali, si potevano definire personaggi molto… pittoreschi.
Io al confronto mi sentivo comune e banale, eppure erano i miei migliori amici, la mia seconda famiglia, e quella sera volevo essere esattamente come loro: libera, spensierata e senza freni inibitori.
Bèh, sempre per quanto potesse esserlo una ragazza come me!
Mi lasciai andare e ballai come meglio potevo senza preoccuparmi della gente che ci guardava. Ed era davvero tanta, praticamente tutti gli invitati. Dopotutto, in cima a quel tavolo, non potevamo di certo passare inosservati.
« Il tuo amico viene? » mi urlò Dean nelle orecchie per superare il frastuono.
« Si, sarà qui a momenti! »
Per la prima volta mi ritrovai a sperare che Josh venisse da solo. Volevo davvero che fosse un appuntamento e magari, facendomi riaccompagnare a casa, avrei potuto sperare anche in un bacio. Oh mio Dio, sarebbe stato troppo per il mio povero cuore!
Il fato volle che proprio in quel momento le doppie porte del locale si aprissero ma io non ero di certo preparata a ciò che accade successivamente.
Vidi Josh e il cuore mi si riempì di gioia, ma subito dopo vidi chi lo accompagnava e allora mi sentii mancare la terra sotto i piedi tanto che, se non ci fosse stato Malcom pronto ad afferrarmi, mi sarei schiantata sul pavimento.
« Chi è quella tizia? » chiese il mio migliore amico.
Ci misi qualche secondo prima di rispondere poiché ero sotto shock. Sbattei le palpebre un paio di volte per accertarmi di non aver avuto una visione.
« S-si c-chiama ... » balbettai « lei si chiama … Katy Diaz! »
 
Il peggiore degli incubi?
Facile: Josh che si presenta a una festa con quella megera di Katy Diaz sottobraccio!
« Perché gli hai detto di portare qualcuno? » sbraitò Malcom indignato.
Ci eravamo appartati nei bagni del locale, maleodoranti e pieni di volgarissime scritte sui muri. Se mia madre ne avesse letta anche solo una l’avrebbero ricoverata d’urgenza nel reparto rianimazioni!
« Non lo so » piagnucolai « non volevo che pensasse … »
« Non dirmi che non volevi che pensasse fosse un appuntamento romantico perché sarebbe ridicolo » mi interruppe lui « siamo a una festa, non sareste comunque rimasti soli! »
« Si ma … »
« E si può sapere chi diavolo è questa Katy Diaz? »
Malcom era fuori di sé e io non mi ero mai sentita tanto stupida.
« È una mia compagna di scuola, una vera vipera. Anzi, che dico, lei è una … una … una troia! » esplosi « è anche fidanzata, quindi cosa ci fa qui con il mio Josh? »
« È quello che mi chiedo anche io » vedendomi così affranta, l’espressione e il tono di Malcom si addolcirono un poco « senti, non possiamo restare in questo cesso puzzolente per tutta la sera. Adesso esci, vallo a salutare e liberati di quella sottospecie di macaco che gli sta addosso! »
Risi nonostante tutto. Era una vera fortuna avere un amico come Malcom. Avrei voluto tanto che anche Georgia fosse lì.
« Come dovrei fare secondo te? » domandai incupendomi di nuovo « insomma Malcom, l’hai vista? Katy è insopportabile quanto bella, non posso competere contro di lei! »
Ero sul punto di scoppiare a piangere rendendomi conto di quanto quelle parole fossero vere. Non ero di certo così brutta ma ragazze come Georgia e Katy avevano qualcosa in più rispetto a me. Qualcosa chiamato sex appeal.
Malcom mi abbracciò poggiando il mento sulla mia testa e facendo scorrere le dita su e giù lungo la mia schiena. Era il fratello maggiore che non avevo mai avuto.
« Sei davvero sconvolta piccola ma ora cerca di calmarti, coraggio! »
Aveva ragione. Strinsi i pugni e presi un respiro profondo … il che si rivelò una pessima idea!
Cavolo, dire che l’odore che aleggiava in bagno era disgustoso sarebbe stato riduttivo, dovevo andarmene prima che mi venisse la nausea.
« Torniamo di là Grace. Alla più brutta mi bevo altri due drink e quando sono bello sbronzo le vomito in faccia!»
Scoppiai a ridere di nuovo. Era un’assurdità … o un’idea geniale?
Uscii da quella toilette infernale seguita a ruota da Malcom, ma lo persi di vista quando mi lanciai in mezzo alla folla in cerca di Josh.
Sgomitando, riuscii a raggiungere il bancone dell’angolo bar, ritrovandomi faccia a faccia con la causa di tutti i miei problemi.
Katy Diaz mi sorrise ma in modo tutt’altro che amichevole. Dio solo sa quanto avrei voluto prenderla a schiaffi in quel momento!
« Katy, cosa ci fai qui? » chiesi bruscamente.
« Prendo da bere per me e Joshy » rispose civettuola stringendosi nelle spalle.
Ignorai, o perlomeno tentai di farlo, lo stupido nomignolo che gli aveva affibbiato. Joshy? Lui sapeva che lo chiamava così?
« A dire il vero volevo sapere perché sei qui alla festa … » proseguii sibilando a denti stretti « … con Josh. Dimmi un po’, Logan che fine ha fatto? »
« Ci siamo lasciati stamattina » rispose lei tranquillamente come se la cosa non potesse scalfirla.
Il barista le servì due drink dai colori sgargianti. Prese un bicchiere in mano e cominciò a succhiare dalla cannuccia con fare malizioso.
Possibile che riuscisse a far sembrare volgare perfino la più innocua delle azioni?
« E Josh, se proprio ci tieni a saperlo, è solo un amico » aggiunse.
Per qualche strana ragione, non mi piacque affatto il modo in cui pronunciò la parola “amico”. Nel frattempo, ne avevo approfittato per squadrare Katy da capo a piedi. Aveva un corpo da urlo, dovevo ammetterlo, e quel vestito rosso fuoco, come i suoi capelli, le calzava addosso perfettamente. Eppure mancava qualcosa.
Il suo sguardo era vuoto, non trasmetteva nessuna emozione e, se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, era chiaro che come persona non potesse essere molto interessante e tantomeno profonda,
Io la odiavo. Per un istante ebbi il forte istinto di saltarle addosso e graffiarla.
Poi però mi venne di nuovo da piangere all’idea che Josh preferisse quella sciacquetta a me. Non avevo quelle curve ma almeno possedevo un cervello.
E, a proposito, dove si era cacciato Josh?
Katy afferrò entrambi i drink e si allontanò, così decidi di seguirla sperando che mi avrebbe involontariamente  aiutata a trovarlo.
A quanto pare però, nemmeno lei sapeva più dove cercarlo dato che continuammo a girare a vuoto per il locale.
« Joshy! » gridò.
Che idiota. In mezzo a tutto quel casino non l’avrebbe mai sentita neanche se si fosse trovato a pochi centimetri di distanza.
Mi allontanai da lei e dal suo sedere anoressico decidendo di cercarlo per conto mio, quando all’improvviso sentii una presa sulla mia spalla: Josh.
A quanto pare era stato lui a trovare me.
« Grace! È da mezz’ora che ti cerco! »
Sembrava così allegro, avrei voluto picchiare pure lui per tutto il male che mi aveva fatto portando Katy alla festa.
Vederlo con un’altra, chiunque fosse, mi faceva soffrire, anche se lo conoscevo appena, anche se la mia era solo una stupida cotta adolescenziale.
In un certo senso, mi sentivo tradita e quella situazione di certo non giovava alla mia autostima già piuttosto bassa.
« Sei venuto con Katy » lo accusai anche se non erano esattamente quelle le mie intenzioni.
« Già. Sai, Liam esce con Brittany, una delle sue amiche, così ci siamo conosciuti e…» prese a gesticolare incapace di terminare la frase « tra l’altro oggi si è lasciata con il suo ragazzo perciò ho pensato avesse bisogno di distrarsi » concluse stringendosi nelle spalle.
Si stava arrampicando sugli specchi. Una parte di me sapeva benissimo che non avrei dovuto lasciargliela passare liscia. E invece …
« Non ti devi giustificare » dissi io.
Improvvisamente ero meno arrabbiata. In fondo lui adesso era lì e non mi serviva altro.
“Sta tenendo il piede in due staffe” diceva una vocina nella mia testa “non fidarti di lui!”
All’epoca, ancora non sapevo che mi sarei pentita amaramente di non aver seguito quel consiglio dettatomi dalla mia coscienza.
« Ti va di ballare? » mi chiese Josh.
E io, naturalmente, accettai.
 
Alla festa di Beth erano presenti gli individui più bizzarri che avessi mai incontrato.
Ragazzi con creste altissime e dalle tinte fluorescenti.
Ragazze piene di piercing e tatuaggi, strizzate in microvestiti stravaganti, che bevevano perfino più degli uomini.
Eppure perfino io, la tutt’altro che eccentrica Grace Ellis, riuscivo a sentirmi a mio agio in mezzo a tutta quella gente, almeno finché Josh era al mio fianco.
Mi aveva preso per mano conducendomi verso la pista da ballo. Ora dalle casse rimbombava musica house e io mi chiesi dove fosse finito il buon vecchio rock.
Ad ogni modo, il mio vero problema era quello di ballare con Josh.
Era così bello. Indossava dei jeans scuri e una camicia dai colori vivaci. Lui si che aveva uno stile originale ma mai eccessivo.
Ci muovevamo a tempo di musica in modo piuttosto goffo, poi a poco a poco iniziammo a scioglierci. Ogni tanto ci sfioravamo appena ma il contatto fisico si fermava lì.
Mi andava bene però e cominciavo davvero a divertirmi, perlomeno fino a quando Katy non fece di nuovo la sua comparsa.
« Oh Joshy! » esclamò gettandogli le braccia al collo « ti ho cercato dappertutto tesoruccio! »
« Ero qui a ballare » rispose lui scrollandosela di dosso in modo abbastanza brusco «con Grace ».
Mi piacque il modo in cui sottolineò il mio nome, mi piacque proprio.
Nel frattempo, era partita Kill The Dj dei Green Day, finalmente un pezzo decente!
« Voglio ballare anche io » si impose Katy.
E fu così che iniziò a strusciarsi spudoratamente addosso a Josh.
Che gatta morta, dovevo reagire! Fortuna che quella canzone riusciva sempre a caricarmi di adrenalina. Mi avvicinai di più a Josh e stavolta diverse parti del nostro corpo si sfiorarono.
Katy non apprezzò. Dischiuse le gambe circondando il bacino di Josh da un lato e prese a scodinzolare in modo ancor più provocante.
Allora io ebbi l’ardire di gettare le braccia al collo di lui schiacciando il mio corpo contro il suo. Bacino contro bacino.
La cosa più incredibile, era che Josh rimase impassibile, cose se gli capitasse tutti i santi giorni di avere ben due ragazze che facevano a gare per ballare con lui nel modo più sensuale possibile.
« Vattene » mi sussurrò Katy all’orecchio in tono talmente velenoso che mi aspettai di vederle tirare fuori una lingua biforcuta da serpente.
« Neanche per sogno » ribattei io.
La cosa andò avanti per molto e nessuna delle due sembrava voler demordere.
Non l’avrei lasciata vincere, non questa volta.
« Ragazze, che ne dite se vado a prendere da bere per tutti e tre? » propose Josh di punto in bianco, proprio nel momento in cui Katy si piegava fino a terra per poi risalire ondeggiando i fianchi con la stessa sensualità di un cobra velenoso.
« Io … »
Non sapevo cosa rispondere. Non avevo mai bevuto in vita mia e non ero sicura che quella fosse la serata adatta per cominciare. Dovevo rimanere lucida se volevo liberarmi di Katy una volta per tutte.
« A me piacerebbe un cosmopolitan, tesoruccio! » trillò Katy ammiccando.
« Perfetto, e tu Grace? »
« Per me va bene solo una coca cola, grazie »
La risata di Katy fu così acuta da sovrastare perfino la musica.
« Una coca cola? » ripeté fingendosi scandalizzata « a questo punto Joshy, perché non porti alla bambina una bella tazza di latte e cioccolato? »
Mi sentii ribollire dalla rabbia. Nella mia mente immaginai di spingere Josh da parte per poter sferrare un pugno dritto sul naso di Katy.
« Ripensandoci » dissi invece « credo che prenderò un mojito »
Non ero neanche tanto sicura di sapere cosa fosse ma una cosa era certa, non si trattava di una bevanda analcolica.
« Perfetto! Torno subito allora »
Passandomi accanto, Josh per un attimo mi strinse il braccio.
Come avrei dovuto interpretare quel gesto?
Lo seguii con lo sguardo finché non sparì in mezzo alla calca di gente, poi mi rigirai verso Katy che aveva ricominciato a ballare.
Mi guardò anche lei e le sue labbra si dischiusero in un sorriso compiaciuto.
« Non per rovinarti la festa Grace ma credo che tu debba sapere che Josh è pazzo di me! » esclamò senza smettere di muoversi.
Dato che ero l’unica persona immobile in mezzo alla pista da ballo, accennai anche io qualche impacciato passo di danza.
« Cosa te lo fa pensare? »
« È così ovvio! Mi ha fatto capire chiaramente di voler passare del tempo da solo con me. Non hai notato l’occhiata che mi ha rivolto prima di andarsene? »
Io non avevo notato proprio niente ed ero sicura che si fosse inventata tutto solo per darmi fastidio. E se invece stesse dicendo la verità?
L’ipotesi che non potessi fidarmi di Josh si stava insinuando sempre più insistentemente nella mia mente ma mi ostinavo a ignorarla.
Sapevo che era un bravo ragazzo. Non mi avrebbe mai illuso né ferito in nessun modo.
« Certo Katy che hai davvero una fervida immaginazione! » dissi allora dopo un po’.
Lei, per tutta risposta, mi mostrò il dito medio ben alzato.
Josh tornò dopo circa dieci minuti, durante la quale io e Katy non avevamo fatto altro che scambiarci frecciatine, una più velenosa dell’altra, e tutto a ritmo di musica.
Assaggiai il mio mojito e a primo impatto mi sembrò terribilmente amaro e davvero nauseabondo. Mano a mano che bevevo però, lo trovai sempre più gustoso.
« Ne voglio un altro! » dissi a Josh.
Lui mi rivolse un’occhiata incerta.
« Ne sei sicura Grace? »
Annuii vigorosamente.
« D’accordo … »
 
Parecchi mojito dopo, mi ritrovai incapace di intendere e di volere.
Non avrei mai pensato che l’alcool potesse avere quell’effetto su di me. E non ero tanto sicura che mi piacesse …
Era vero che improvvisamente mi sembrava che nulla, neanche parlare con Josh, potesse mettermi a disagio, ma c’erano alcuni effetti collaterali che mi fecero desiderare di non aver mai avvicinato le mie labbra a quel maledetto bicchiere.
La testa mi girava vorticosamente e tutto intorno a me era confuso. Per non parlare del forte senso di nausea!
Come faceva Beth a ridursi in quel modo quasi tutte le sere?
« Grace, sei sicura di sentirti bene? »
Josh fu un vero angelo. Non doveva essere facile starmi dietro dato che correvo da una parte all’altra del locale come una pallina da flipper impazzita.
Attaccavo bottone con tutti e non avevo più peli sulla lingua. Dissi a una ragazza che si vedeva lontano un miglio che aveva il naso rifatto e al barista che i suoi bicipiti scolpiti avrebbero fatto sbavare qualsiasi donna.
Basta, volevo tornare a essere me stessa!
Non ero tagliata per quella vita “selvaggia” a cui invece erano abituati Beth, Malcom e Dean. Il mio ideale di sabato sera era invitare Georgia a casa mia per vedere insieme un film, accoccolate sotto a un maxi piumone e con una ciotola di pop corn a portata di mano.
« Si, sto bene » risposi appoggiando la schiena al muro e massaggiandomi le tempie doloranti « Mi sento solo un po’ … confusa »
Josh scoppiò a ridere e allungò una mano per accarezzarmi il viso con la punta delle dita. Quel gesto mi provocò un’ondata di calore.
« Mi pare di capire che non reggi molto bene l’alcool » disse con tono divertito ma totalmente privo di cattiveria o malizia.
« Oh bèh, nessuno reggerebbe dopo tutti quei mojito! »
« Ne hai bevuti solo due » mi fece notare « anzi, uno e mezzo dato che il secondo l’hai rovesciato addosso alla ragazza che ti stava accanto »
Così pochi? Allora perché mi sentivo come se avessi prosciugato l’intera scorta di alcoolici di tutto il locale?
Una cosa positiva c’era: impegnato com’era a starmi dietro, Josh non si era più filato Katy che alla fine, offesissima, sembrava essersi volatilizzata nel nulla.
« Vieni » mi disse lui avvolgendo un braccio attorno le mie spalle « ti porto fuori a prendere una boccata d’aria »
Lo seguii senza fiatare e lasciandomi trasportare attraverso la grande sala che sembrava affollarsi sempre di più col passare delle ore.
Non avevo idea di quanto tempo fosse passato dal mio arrivo al The Hurricane, tra l’altro avevo completamente perso di vista la festeggiata e non c’era più traccia neanche di Dean o Malcom.
Se non ci fosse stato Josh sarei stata perduta.
Rimasi sorpresa quando, invece che  all’ingresso principale, mi condusse prima verso i bagni e poi davanti una porta secondaria. Era bloccata ma con una spallata decisa riuscii ad aprirla e ci ritrovammo all’aria aperta, in un vicolo buio stretto in mezzo a due muri di mattoncini rossi.
« Come facevi a … »
« Sono già venuto in questo locale un paio di volte » rispose lui prontamente indovinando la mia domanda.
Inspirai a pieni polmoni l’aria frizzantina della notte e mi sentii subito meglio. Solo allora mi resi conto che differenza c’era rispetto all’interno del locale, dove si respirava solo odore di alcool, sudore ed eccitazione.
Mi chiesi se Kurt Cobain intendesse questo con Smells Like Teen Spirit.
Ecco, nel locale si respirava odore di gioventù … una gioventù un po’ spregiudicata e sopra le righe a dirla tutta.
« È una bella serata » la voce di Josh mi riportò alla realtà.
Aveva le mani in tasca e lo sguardo rivolto verso il cielo scuro trapuntato di stelle.
Puntai anche io gli occhi su quel manto di velluto nero e per un attimo mi parve di vedere un insolito bagliore.
« Oh mio Dio! Secondo te è possibile che abbia appena visto una stelle cadente? »
Josh seguì con lo sguardo il punto che stavo indicando e sorrise.
« Certo, perché no? Se è così allora devi esprimere un desiderio! »
Chiusi gli occhi e incrociai le dita.
Cos’è che desideravo di più al mondo?
Non mi mancava niente. Avevo una bella casa e una famiglia, seppur imperfetta, sulla quale potevo sempre contare. Avevo Georgia e Malcom, ma anche quei due scriteriati di Beth e Dean. La scuola mi dava qualche rogna ma in fondo mancava davvero poco alla fine e dopodiché avrei fatto solo ciò che mi piaceva veramente, anche se ancora non sapevo esattamente cosa fosse.
E poi avevo Josh, che era entrato nella mia vita così all’improvviso da confondermi e sconvolgere tutto. I sentimenti che provavo per lui mi sembravano del tutto nuovi.
Naturalmente, mi era capitato altre volte di prendermi una cotta per un ragazzo ma stavolta era diverso. Dentro di me sentivo che c’era una forte affinità tra di noi.
Non era come gli altri, era speciale.
Quindi, cosa desideravo veramente?
« Io … io desidero … »
Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai Josh molto più vicino di quanto ricordassi, così tanto da sentire il suo respiro sulla pelle.
Gli effetti dell’alcool probabilmente stavano svanendo perché adesso sostenere il suo sguardo era molto più difficile.
Sarebbe successo? Mi avrebbe baciata?
L’idea mi emozionava e spaventava al tempo stesso.
Non avevo mai dato un vero bacio a un ragazzo che mi piacesse così tanto.
C’era stato solo Darren Fields alla fine della terza media e sinceramente l’avevo trovato davvero disgustoso e viscido.
Ma adesso c’eravamo, ne ero sicura. Avrei baciato Josh e sarebbe stato stupendo.
« Senti Grace … »
« Si?» lo incoraggiai impaziente e speranzosa.
In quel momento sentimmo uno strano rumore, come se qualcuno stesse cercando di forzare la porta, e un attimo dopo essa si spalancò.
Katy, ritta sulla soglia, lanciò un piccolo urlò di gioia e corse ad abbracciare Josh, gettandogli le braccia al collo e stringendo le gambe intorno ai suoi fianchi.
« Joshy mi sei mancato da morire! Per fortuna che vi ho visto venire qui altrimenti non ti avrei mai trovato! »
Josh rimase per un attimo interdetto e afferrò i fianchi di Katy per farla tornare coi piedi per terra.
« Va tutto bene Kat? » chiese con un tono dolce e premuroso che mi procurò una fitta al cuore dalla gelosia.
« Si ma … sono davvero tanto stanca Joshy » mormorò lei mostrando la sua miglior espressione da gatta morta « torniamo a casa? »
« Ma … »
Josh passò ripetutamente lo sguardo da me a Katy. Sembrava indeciso.
Rimanere con me a guardare le stelle o riaccompagnare a casa la super sexy Katy Diaz che era il sogno erotico di qualsiasi ragazzo della scuola?
« Certo, se sei stanca allora andiamo » acconsentì infine.
Fu davvero un duro colpo. D’un tratto sentii crollare la poca sicurezza che ero riuscita ad acquistare nel corso della serata. Pensavo davvero di piacergli, pensavo davvero che avrebbe scelto me.
« Scusa Grace » mi disse dispiaciuto, non so quanto sinceramente « Dobbiamo proprio andare »
Avrei dovuto rispondergli che non c’era nessun problema. Avrei dovuto fingere indifferenza per non dare soddisfazione a Katy, che mi osservava con aria trionfante. E invece riuscii solo a deglutire mandando giù un boccone carico di amarezza.
Rientrammo nel locale e accompagnai i due piccioncini fino all’ingresso principale.
« Sei venuto in macchina? » chiesi a Josh vedendolo tirare fuori un mazzo di chiavi.
« Si, è di mio padre. Pensavi fossi venuto in skateboard con Katy caricata sulle spalle? » domandò per scherzare.
In altre occasione avrei riso ma in quel momento ero più sulla soglia di un pianto isterico.
« Certo che no, che stupida … »
Immaginai me e Josh in macchina, lui che mi accompagnava fino al portone di casa e che infine mi prendeva il mento fra le dita avvicinando le sue labbra alle mie.
Ma non sarebbe mai successo niente di tutto ciò quella sera …
« Allora ciao Grace, grazie mille dell’invito »
Josh si piegò verso di me e mi baciò sulla guancia mentre al contempo la sua mano strinse delicatamente la mia per un secondo.
Se fosse stato sul punto di andarsene da solo, quel gesto mi avrebbe mandato su di giri.
Josh oltrepassò le doppie porte e Katy lo seguì. Un attimo prima di uscire però, la ragazza si volse verso di me rivolgendomi un sorriso dalla malignità agghiacciante.
« Ho vinto cara Grace. La prossima volta fai più attenzione a chi ti metti contro »
Detto questo, uscì di scena. E allora capii.
“Dovresti cercare un nuovo chirurgo … non vorrai che tutti scoprano che il tuo vero nome è Robert, vero?”
Quella di Katy era stata una piccola vendetta. Doveva aver capito che ero interessata a Josh e allora ne aveva approfittato subito per farmi un dispetto, non era davvero interessata a lui.
Sentii il forte bisogno di tornare a casa ma non da mio padre, che non mi avrebbe mai consolata, bensì da mia madre, senza necessariamente raccontarle cos’era successo, solo per farmi stringere tra le sue braccia come quando ero bambina.
Volevo che, almeno per una volta, ignorasse i capricci di Dylan e mettesse me al primo posto.
Dato che era a Cardiff, avrei potuto chiamarla, ma quando presi il cellulare mi accorsi che era già l’una passata, così chiamai mio padre.
Uscii fuori in strada per allontanarmi dal rumore, giusto in tempo per vedere Josh e Katy sfrecciarmi davanti a bordo di un SUV nero metallizzato.
Fantastico …
« Paul? Mi senti? Papà? »
« Grace, sei tu? » domandò una voce roca dall’altra parte della cornetta.
« No, sono il fantasma della tua defunta madre. Chiamo per dirti di smetterla di farti ancora le canne alla tua età! » fu la mia sarcastica risposta.
« Mamma? » gridò mio padre scandalizzato.
« No papà, sono Grace, scherzavo! »
« Ah scricciolo, come te la passi? »
Era chiaro che fosse ubriaco fradicio.
« Tutto bene » mentii « e tu? Sei già a casa? »
« No, sono … in realtà non lo so esattamente ma credo che tornerò sul tardi. Molto tardi … »
Sentii delle risate di sottofondo e qualcuno gridò “Paul, il prossimo giro lo offri tu!”.
Capii che se fossi tornata a casa in quel momento sarei rimasta sola per chissà quanto tempo, forse fino alle otto del mattino.
« Senti papà … volevo dirti che stasera rimango a dormire da un’amica. Per te è un problema? »
« Ma no scricciolo! Vai pure, tranquilla »
Non ne avevo dubbi …
« Okay, allora a domani Paul »
« A domani scricciolo, divertiti »
Fu lui ad attaccare per primo. Avrei voluto scaraventare il mio cellulare dall’altra parte della strada ma ero abbastanza sicura che, in tal caso, non me ne avrebbero mai ricomprato uno nuovo.
Non mi ero mai sentita tanto sola.
Se non potevo contare neanche sui miei genitori allora su chi?
Katy sarà stata anche una stronza, ma Josh non era meno colpevole. Mi aveva illusa e poi abbandonata.
« Grace, cosa ci fai qui fuori? Ti prenderai un raffreddore! »
Malcom mi raggiunse di corsa fuori dal locale e posò la sua giacca di pelle sulle mie spalle scoperte. Il suo profumo di tabacco e cannella mi giunse fino alle narici.
« Malcom, posso dormire da te stasera? » chiesi voltandomi verso di lui con le lacrime agli occhi.
Un’altra persona mi avrebbe subito chiesto cosa fosse successo ma lui non ne aveva bisogno. Come Georgia, gli bastava uno sguardo per capirmi.
Spalancò le braccia e mi accolse stringendomi a sé.
« Certo piccola, non ti lascio sola »
 
Il mattino seguente mi svegliai con un forte mal di testa.
Mi alzai dal letto e mi sembrò che tutti i miei muscoli si stessero ribellando. A fatica raggiunsi il bagno, appoggiai le mani sui bordi del lavandino e presi un paio di respiri profondi aspettando che la nausea passasse.
Giurai a me stessa che non avrei bevuto mai più neanche un goccio di champagne la notte di Capodanno. Era chiaro che il mio organismo non reggesse l’alcool in modo esemplare, anzi, d’ora in poi mi sarei dichiarata astemia.
Mi guardai allo specchio e il mio stomaco si contorse di nuovo. Indossavo una maglietta di Malcom che mi arrivava fino alle ginocchia. Avevo il trucco calato, due lunghe linee color fuliggine che mi attraversavano le guancie, e i capelli tutti scompigliati che qualsiasi uccello avrebbe scambiato per un nido in cui riporre le proprie uova. In poche parole, ero un disastro su tutta la linea, per non parlare di quanto mi sentissi uno schifo anche dal punto di vista psicologico.
« Grace? » mi chiamò Malcom bussando alla porta del bagno « va tutto bene? »
« Si, si, tutto alla grande! »
« Scendo un attimo a comprare qualcosa per la colazione, puoi svegliare Beth intanto? »
Beth? Anche lei era qui?
Non era possibile che non l’avessi vista dato che Malcom viveva in un monolocale. Lui aveva dormito sul divano e io in uno di quei letti scomodissimi che si tirano giù dalla parete.
Ad un certo punto mi girai e lanciai un urlo: non ero da sola in bagno, Beth stava dormendo nel vasca con un piede fuori a penzoloni, ancora vestita di tutto punto. Mi ricordò Kesha nel video di Tik Tok.
« Ehm … Beth? » la chiamai scuotendola delicatamente per un braccio « avanti rockstar, apri gli occhi. “Wake up in the morning feeling like P Diddy …”
A sentirmi cantare, Beth parve ridestarsi. Emise un grugnito continuando a tenere gli occhi chiusi.
« Coraggio, so che conosci questa canzone! » la incoraggiai.
« “Grab up my glasses, I’m out the door, I’m gonna hit this city …” » prese a canticchiare ancora mezza addormentata.
« “Before I leave, brush my teeth with a bottle of Jack” » continuai afferrandola per le spalle e tirandola su di peso per farla uscire dalla vasca « “Cause when I leave for the night, I ain’t coming back … »
Beth finalmente aprì gli occhi e scoppiò a ridere.
Mi prese per mano e cominciammo a saltare in mezzo a quel minuscolo bagno cantando insieme a squarciagola.
« “Don’t stop, make it pop, Dj blow my speakers up. Tonight I’mma fight ‘till we see the sunlight. Tik tok, on the clock but the party don’t stop, no!” »
« Deduco che Beth sia sveglia » tornò a farsi sentire Malcom aldilà della porta di legno « allora vado a prendere i cornetti caldi. Volete altro? »
« Gradirei una birra » rispose Beth sedendosi sul bordo della vasca « e qualche salatino magari »
« Okay, per te una bella camomilla Beth! »
Sentimmo dei passi e poi il rumore di una porta che sbatteva.
Ci misi un po’ a rimettere in sesto la mia amica che era decisamente messa peggio di me. Non avevo la minima idea di come fosse arrivata a dormire nella vasca di Malcom ma, a quanto ne sapevo, era una cosa che accadeva abbastanza di frequente.
« Com’è stata la mia festa? » chiese Beth con tono assonnato mentre l’aiutavo a sedersi su uno sgabello davanti al tavolo dell’angolo cottura « io non ricordo nulla »
Avrei voluto poter dire la stessa cosa ma per dimenticare ciò che era successo con Josh e Katy non sarebbe bastata un’intera botte di vino rosso.
« È stata fantastica » risposi per tranquillizzarla.
« E a te com’è andata con John? »
« Vuoi dire Josh? » mi strinsi nelle spalle fingendo indifferenza « è andata bene, nulla di che … »
Non mi sembrava che Beth fosse nelle condizioni adatte per ascoltare le mie lamentele e tentare di consolarmi. Poco dopo però, quando Malcom tornò con un sacchetto di cornetti appena sfornati, ci pensò lui a metterla al corrente della situazione.
« Che bastardo! » fu il commento di lei « ma si può sapere perché gli hai chiesto di portare qualcuno? Già sarebbe stato difficile per voi due rimanere soli con tutta quella gente, avrà pensato che non fossi assolutamente interessata »
« Sagge parole » le fece eco Malcom addentando un cornetto il cui ripieno al cioccolato si riversò completamente sulla superficie del tavolo. Tanto quel posto era già un porcile …
« Quindi state dicendo che è tutta colpa mia ? » chiesi disperata mettendomi le mani tra i capelli come faceva mia madre quando Dylan non voleva mangiare.
« No, certo che no » mi tranquillizzò Beth allungando un braccio per accarezzarmi la schiena « sei solo stata un po’ ingenua, tutto qui. Questa Katy mi sembra una gran vipera, quanto a Josh, devo dire che non mi convince »
« Sta facendo il doppio gioco » aggiunse Malcom « chissà quante altre ragazze ha portato alla pista da skateboard »
« Magari gli piace circondarsi di ragazze per poter sempre avere una vasta scelta. Una specie di harem! »
La fantasia di Beth stava già cominciando a galoppare. Ma forse le sue supposizioni non erano del tutto infondate.
« Ho un’idea! » esclamò all’improvviso schioccando le dita « lunedì, e non domani perchè la domenica è sacrosanta, io, te, Malcom e Dean, ci dedicheremo a una missione di spionaggio! »
« Vorresti spiare Josh? » domandai incredula.
« Esatto! Dobbiamo scoprire se è davvero un Don Giovanni o solo un tipo molto socievole »
« A me pare una buona idea » annuì Malcom con gli occhi illuminati da un lampo di pazzia.
« E chi baderà al negozio? » chiesi cercando di rimanere razionale.
« Per un pomeriggio potrà anche rimanere chiuso » sbottò Malcom allontanando metaforicamente il pensiero con un gesto netto della mano « preferisci una noiosa giornata lavorativa a un’eccitante missione di spionaggio? »
« A dire il vero si! » esclamai esasperata « amo il mio lavoro e non sono tagliata per i sotterfugi! Non posso spiare Josh, sarebbe ridicolo! »
« Allora lo faremo noi » si impuntò Beth « mentre tu rimarrai al Bohemian Records ad archiviare Cd »
Lasciare tre scriteriati da soli a pedinare Josh per tutto il pomeriggio?
No, non potevo permetterlo, qualcuno doveva pur fare l’adulto, anche se loro erano tutti più grandi di me almeno di un paio d’anni.
« E va bene » accettai infine tirando un lungo sospiro rassegnato « verrò anche io ma continuo a pensare che sia un’idea assurda »
« Appunto, è proprio questo che la rende geniale! »
Beth alzò in alto la mano e batté il cinque con Malcom.
Mancava solo Dean e il quadretto della pazzia sarebbe stato completo.
« Ah, quasi dimenticavo » aggiunse Malcom « dovremmo coinvolgere anche la tua amica Georgia. Non l’ho mai conosciuta ma da ciò che mi hai raccontato mi ha dato l’impressione di essere abbastanza sveglia e cospiratrice »
Beth annuì e prese a sfregarsi la mani con un’espressione da strega malvagia.
Per tutta risposta, scossi la testa e presi a sbatterla ripetutamente contro la superficie liscia del tavolo.
Ecco, ci mancava solo Georgia … adesso si che ero nei guai!
 
* la canzone cantata da Malcom dovrebbe essere una specie di riadattamento di “La Solitudine” di Laura Pausini (Marco se n’è andato e non ritorna più …) anche se il risultato ottenuto non era esattamente quello che speravo ahahahahahha!
 
Salve gente!
Non posso credere di essere di nuovo qui ad aggiornare nonostante il poco tempo a disposizione per scrivere.
Allora, non ho riletto attentamente il capitolo perché sto per partire con la scuola ma, sempre per lo stesso motivo, ho deciso di pubblicarlo lo stesso perché altrimenti non avrei saputo quando farlo. Al mio ritorno lo revisionerò con cura.
A parte questo, che ne pensate?
Josh è colpevole? Katy vi sta sul cavolo? Grace vi fa un po’ pena? Fatemi sapere!
Nella prossima puntata …ehm, volevo dire, nel prossimo episodio, i nostri eroi attueranno questa famosa missione di spionaggio. Ho già buttato giù parecchie idee e una di questa vede Dean al volante di un vecchio furgoncino hippy tutto colorato.
Amo inventare personaggi completamente fuori di testa.
Detto questo vi lascio, il festival della filosofia a Lecce mi aspetta (mi viene da sbadigliare solo a scriverlo).
A presto,
Baci Sam.
P.S. Ho scritto un piccola OS di poco conto ma se vi interessa questo è il link:
 http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2216731&i=1
  
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