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Autore: Femke    07/04/2008    3 recensioni
Severus Piton non è quel sembra.
Che sia peggio di quel che appare?... Oppure no?
Capitolo primo: Come pretendere che gli altri accettino la tua natura se neanche tu ne sei in grado?
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PRIMO CAPITOLO

 

-Signor Paciock! Potrei sapere che cos'è quella brodaglia nel tuo calderone, che inutilmente cerchi di chiamare pozione?- domando con voce disgustata ed il ragazzo abbassa gli occhi  iniziando a tremare visibilmente. Come sono crudele.

Comincia a balbettare cose senza senso ed io con un solo colpo di bacchetta faccio sparire il liquido non ben identificato.

-venti punti da grifondoro! E le assicuro signor Paciock che le darei volentieri una punizione se non fosse che non sopporto la sua inutile presenza- mi correggo, sono molto crudele.

Abbandono  la mia vittima preferita per continuare il mio giro tra i banchi.

-ottimo lavoro signor Malfoy, cinque punti a serpeverde- avrei voluto assegnarne dieci, ma creerei favoritismi.

Sento un bisbiglio e con mio grande piacere è uno, anzi una stolta grifondoro che cerca inutilmente di suggerire ai suoi ancor più stolti amici.

-Signorina Granger, noto che nonostante i miei rimproveri continui, lei tenta di aiutare i suoi compagni ancora una volta, molto bene, altri dieci punti da grifondoro!- non mi avvicino a Potter o a Weasley, anche se la tentazione di sottrarre altri punti è forte, e torno alla cattedra sedendomi.

Finita la lezione gli studenti portano i campioni delle loro pozioni e, naturalmente non posso non umiliarli con battute acide e canzonatorie.

Usciti tutti dalla classe mi reco nel mio studio adiacente all'aula. Apro il primo cassetto della scrivania, quello chiuso a chiave, e ne tiro fuori una boccetta con all'interno un liquido trasparente. Con un movimento secco la apro e, lasciando cadere il tappo a terra l'avvicino alle labbra ed  ingerisco il suo contenuto.

Immediatamente avverto una sensazione di pienezza e il mal di testa diminuisce notevolmente. Non è paragonabile ad un pasto completo, ma con la Umbridge in giro non mi è più possibile farlo e non suscitare sospetti. Così mi devo accontentare di una pozione calmante.

Con il ritorno di Voldemort poi sono ancora più sorvegliato, non sopporto più questa situazione! Gli scorsi anni era molto più facile farla franca.

Guardo distrattamente l'orologio e mi rendo conto che manca poco all'inizio del pranzo. L'anno passato mi sarei preso la libertà di non presentarmi, ma non voglio che “l'inquisitore supremo” mi riempia di domande. Così afferro il mantello ed esco dalla stanza, assicurandomi che gli incantesimi anti intruso o meglio, ficcanaso siano attivi.

Entrato in sala grande mi reco al tavolo degli insegnanti, quando con mio orrore, noto che l'unico posto libero è rimasto quello alla destra del preside. Accidenti a me ed ai miei ritardi!

Vedo Albus che con un cenno della mano mi indica di sedermi ed io non posso fare altro che ubbidire, sperando in un qualche miracolo che renda Silente muto o in alternativa incapace di fare domande o qualunque tipo di proposta.

-allora Severus come ti senti oggi?- cosa è una battuta?

-mai stato meglio- rispondo sarcasticamente

-guarda che mi sono accorto che in questo periodo sei più stanco e sciupato del solito, è successo qualcosa?-

-niente, va tutto bene sono solo un po' stanco ma...-

-secondo me non mangi abbastanza- questo poco ma sicuro, senza rendersene conto a preso in pieno il problema

-dovresti ingerire più zucchero! Ecco, perchè non assaggi il dolce di oggi, è davvero squisito!- afferma mentre mi porge una porzione.

Perchè a me? Non ho né la forza né la voglia di iniziare un dibattito con Albus, quindi cedo e mangio la torta.

Non ho mai commesso errore più grande! Eccomi qui due ore dopo a rigettare il pranzo nel WC.

Io sono intollerante a qualsiasi tipo di dolciume e la prossima volta che Silente decide di offrirmene uno lo rimpiangerà per tutta la vita!

Mi sciacquo la faccia e quando alzo lo sguardo mi vedo riflesso nello specchio. È incredibile, ma ormai sono abituato a pensare a me con questo aspetto, alla mia parte sbagliata. Tutti gli errori che ho commesso non significano più nulla ormai, eppure sono rimasto attaccato alla mia vita. Preparare pozioni e insegnare sono tutto quello che ho e al momento in cui potevo sparire e ricominciare non sono stato capace di abbandonare tutto. Facendo così mi sono ritrovato a dover mentire a tutti, persino a Silente, l’unico che mi abbia accettato per quello che pensa io sia.

Esco dal bagno e mi siedo sulla poltrona di fronte al camino, è inutile rivangare il passato, ormai quello che è stato fatto è fatto, niente ripensamenti. Anche perché sarebbe inutile.

Volendo potrei andare via, lontano da qui e non farmi più trovare, ma sono troppo legato ad Hogwarts e non avrei mai il cuore di abbandonare Albus e l’ordine proprio ora che hanno bisogno di me. E dopo la guerra avrò comunque tutto il tempo di fare ciò che desidero.

Perché se c’è una certezza è che non morirò.

Ho controllato personalmente in ogni libro che parla di creature oscure e non c’è alcuna informazione su come uccidere un vampiro.

Tutti gli alunni che ho avuto fino ad ora hanno supposto, scherzando che fossi un vampiro, se  sapessero la verità rimarrebbero leggermente shockati.

La mia trasformazione è avvenuta durante le vacanze estive tra il mio sesto e settimo anno di istruzione ad Hogwarts.

Non abbiamo partecipato alla scorsa guerra contro Voldemort e non penso che questa volta sarà diverso. I vampiri si ritengono una specie superiore ai conflitti nati tra maghi e specialmente babbani, questi ultimi ci credono addirittura creature fantastiche. Non abbiamo mai creato problemi a nessuno, apparte alle nostre vittime è chiaro, e questo ha fatto dimenticare la nostra pericolosità. Anche se in effetti non siamo rimasti in molti.

I miei pensieri vengono interrotti da una fitta all’avambraccio sinistro. Ci mancava solo questa!

Esco dalle mie stanze e raggiungo l’ufficio del preside.

-vieni entra pure Severus-

-devo andare- gli dico seriamente

-capisco, va e non preoccuparti, con la Umbridge me la sbrigo io- faccio un cenno affermativo ed rientro nel mio studio. Afferro la maschera, il mantello, ed un paio di boccette. Infilandomele nella tasca dei pantaloni mi teletrasporto nel luogo dell’incontro.

Ho usato un potere vampirico si, ma non avevo il tempo di uscire dai confini della scuola per smaterializzarmi.

Giungo in un salotto, che riconosco come quello della casa di Lucius, non siamo molti mangiamorte, io, i Lastrange, Avery, Nott, ed infine i padroni di casa. Al centro della stanza si trova un tavolino  e a capo tavola c’è il signore oscuro, il quale ci invita ad accomodarci.

-dimmi Severus, ci sono novità riguardo alle mosse dell’Ordine della Fenice?- mi domanda con una voce troppo calma

-sono spiacente mio signore, ma  riceverò altre informazioni alla riunione di Natale tra una settimana- continuo a fissarlo negli occhi, non farlo sarebbe come dirgli “mi dispiace caro Voldie, ma dato che sono dalla parte di Silente non posso rivelarle altro” e sarebbe piuttosto stupido.

Dopo una manciata di secondi di silenzio assoluto, nei quali ha continuato a scrutarmi imperterrito, decide di cambiare argomento e di chiedere a Bellatrix com’è andata la sua missione. Da questo capisco che per stasera niente Cruciatus.

Sposto lo sguardo ed incrocio quello di Lucius

“complimenti”

“grazie”

faccio un sorriso obliquo da sotto la maschera, ma lui sembra notarlo e come risposta mi strizza un occhio.

È mezzanotte passata, la riunione è finita e dato che Albus mi copre le spalle con la Umbridge, potrei approfittarne per fare una cena completa e soddisfacente per una volta. Mi smaterializzo nei sobborghi della Londra babbana e mi dirigo verso i bassifondi riprendendo il mio aspetto reale.

Entro in locale squallido ed inquadro un uomo sulla quarantina completamente ubriaco. Perfetto.

Mi siedo al bancone ordinando un caffè, aspettando che la mia preda esca.

Jonson  Mark era un uomo rispettabile, ben visto da tutti e con un’ ottima carriera di avvocato tra le mani. Fino a quella mattina. Gli avevano affidato un incarico piuttosto importante, ma lui si era fatto ingannare accettando delle bustarelle e quando tutto questo è venuto a galla è stato licenziato in tronco. In più gli hanno fatto causa e ha speso tutto il suo denaro per cercare di far cadere le accuse non riuscendoci.

La sera della sua disfatta si è recato in un locale per cercare un po’ di sollievo nell’alcol inconsapevole di ciò che sarebbe successo.

Aveva bevuto per più di tre ore, ormai si è fatto tardi, pensando questo Jonson si alza dal suo posto barcollando e lasciati i soldi sul tavolo si accinge ad uscire.

Fuori lo accoglie un freddo pungente, il Natale è alle porte, e tirandosi su il bavero del cappotto si avvia verso casa. Decide di passare in un vicolo per accorciare la strada. Non c’è nessuno e la vittima ha una strana sensazione di pericolo. Si gira di scatto, ma vedendo che è solo inizia a ridere nervosamente. L’alcol quella sera gli faceva uno strano effetto!

Torna sulla sua strada ma essa è interrotta da un ombra scura. Due occhi color del ghiaccio lo stanno guardando freddamente, ma con desiderio. Vorrebbe scappare a gambe levate quando la sagoma si avvicina e mostra la sua natura, però è come se fosse paralizzato.

È un giovane con la pelle diafana vestito completamente di nero, ha i capelli del medesimo colore che gli arrivano sotto la vita. La cosa che spaventa Jonson, però, non sono gli occhi decisamente inumani, ma i canini mostruosamente lunghi, talmente bianchi da splendere alla mancanza di luce.

Mi avvicino alla mia vittima e noto con piacere che non tenta inutilmente di scappare. Lo afferro per il collo e lui come risvegliatosi di colpo cerca di liberarsi dalla mia presa. Inizia a scalciare freneticamente, ma io evito i suoi colpi e lo alzo da terra, lanciandolo contro il muro.

Emette un gemito di dolore al quale io sorrido sadicamente. Lo vedo arrancare cercando di alzarsi in piedi, allora lo prendo per le braccia ed avvicino la sua faccia alla mia

-è tutto inutile, ti conviene rilassarti- gli sussurro all’orecchio.

Con la mia lingua gli bagno il collo sino ad arrivare alla sua base, lì inserisco lentamente i miei denti nella sua carne. Immediatamente percepisco il suo liquido vitale riempirmi la bocca e una scarica di adrenalina percorrere il mio corpo.

Mi ero scordato quanto è piacevole ed eccitante allo stesso tempo.

Mi separo da lui quando ormai è solo un guscio vuoto.

Mi lecco le labbra gustandomi le sue ultime gocce di sangue e riporto i canini alle loro dimensioni normali.

Lascio lì il cadavere ed abbandono il vicolo smaterializzandomi nei confini di Hogwarts.

   
 
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