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Autore: lady hawke    08/04/2008    3 recensioni
Sirius Black ha, tra gli innumerevoli difetti, un grande pregio: lui è, senza remore, un amico fedele. Non può che prenderla male, quindi, notando che il caro James Potter preferisce la compagnia della sua ragazza, l’odiosa Lily Evans che ha asfissiato per anni con infinite attenzioni, finalmente ricambiate. Che fare, dunque, oltre che tenere il muso ventiquattrore al giorno? I compagni di dormitorio lo invitano a trovarsi una dolce metà, così almeno la smetterà di lagnarsi, avendo ben altro da fare. Tra un borbottio e una filippica irosa Sirius cederà alle pressioni esterne, ma sarà una buona idea?
EPILOGO ONLINE
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, I Malandrini, Sirius Black, Sorpresa | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cornelia, Sirius e la famiglia Lethifold'
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Capitolo tre: sconosciuta

Si sorprese di non averla mai notata prima, perché era, senza mezzi termini, bella. Non riuscì a indovinare il colore dei suoi occhi, poiché aveva la testa abbassata, ma i suoi capelli biondi erano piuttosto appariscenti. Incuriosito, decise di avvicinarsi. Prese un libro a caso dallo scaffale e andò a sedersi accanto a lei. Un secondo dopo aveva già cominciato a parlarle.
- Ciao!
- Ciao. – rispose lei, alzando un attimo lo sguardo su di lui. Sirius notò i suoi chiarissimi occhi celesti e, osservando meglio la divisa, capì che si trattava di una studentessa di Corvonero. La ragazza parve intuire lo sguardo di Sirius e indovinando quale, ovvia domanda, le sarebbe stata presto rivolta si affrettò a rispondere, anticipandolo: - Antiche Rune. – disse, malcelando un velo di imbarazzo. Tutte sapevano che se Black ti si avvicinava il novantanove per cento dei casi era per un solo, evidente motivo.
Lui, da parte sua, fece una pausa studiata, dopo aver annuito gentilmente, fingendo di essere molto interessato ad un libro in tedesco di cui, francamente, non capiva una sola parola.
- Di che anno sei?
- Quinto. – rispose brevemente la sconosciuta.
- Non mi ricordo di averti vista allo Smistamento, strano.
- Forse perché il Cappello era così largo che mi ha coperto tutta la faccia. – disse la ragazza, schiudendo le labbra in un sorriso timido.
- Come ti chiami?
- Ludovine. – disse e fece un pausa, pensierosa. Sembrava stesse morendo dalla voglia di dire qualcosa. Sirius l’aspettava al varco, poiché era curioso. – Tu sei Sirius Black, vero? – chiese finalmente, distogliendo definitivamente l’attenzione dal libro che aveva fissato ostinatamente per far desistere, invano, il ragazzo.
- E come lo sai? – La faccenda poteva rivelarsi interessante.
- La tua fama ti precede, - rispose con semplicità, - e posso immaginare perché ti sei seduto accanto a me. Io però ho già un ragazzo, Sirius.
Lui non battè ciglio, celando la delusione; in fondo non significava proprio nulla. Era solo un grande, enorme ostacolo. Non che questo dettaglio l’avrebbe fatto desistere, ad ogni modo.
- Per ora. – fece notare con la sua più collaudata dalla faccia tosta.
- Cosa? – mormorò lei, tra l’indignazione e lo stupore.
- Non si può mai sapere come vanno queste cose. – disse, per poi aggiungere dopo una breve pausa: - Chiunque sia è fortunato.
- Grazie. – quelle parole fecero arrossire violentemente Ludovine, in parte per orgoglio, in parte per imbarazzo.
Colpito e affondato. Battaglia navale non era decisamente il suo gioco, constatò il Malandrino. In fondo non poteva andargli sempre bene. Rimase lì, come un baccalà, alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuna, che potesse incuriosirlo. E la trovò, poco dopo. A vederla era chiaro che si trattava di una ragazzina, non poteva avere più di quattordici anni. La seguì con lo sguardo per qualche minuto, distrattamente. Stava giusto riflettendo sull’opportunità di abbandonare quel campo ostile, quando il flusso dei suoi incoerenti pensieri fu brutalmente interrotto.
- Piantala di guardare in quel modo quella Tassorosso. – sibilò una voce insolente alle sue spalle. A parlare era stata una ragazzina seduta di fronte alla bella Ludovine; lo stava fissando con aria sprezzante.
- Che hai detto?
- Quella è mia sorella, e vorrei farti notare che ha dodici anni. Finiscila di fissarla in quel modo o ti infilo la tua bacchetta su per il sedere! – aggiunse con evidente perfidia.
- Complimenti a chi ti ha insegnato le buone maniere. – ribattè lui, gelido. Ci era rimasto male, ad essere sinceri, mai più avrebbe pensato che quella bambina potesse essere così giovane; non poteva certo correrle dietro.
- Parla per te. – lo rimbeccò l’altra, acida. Black si voltò a guardarla in viso per la prima volta. Era un tipetto quantomeno curioso. Aveva corti e mossi capelli neri a mettere in evidenza il viso piccolo e tondo. Gli occhi scuri e leggermente allungati lo stavano fissando, mentre le labbra erano contratte in una smorfia nervosa: sembrava pronta ad entrare in guerra con il mondo.
- Ma sentila. Cosa vorresti fare, Lingualunga, eh?
- Silenzio, Black! – ululò Madama Pince mentre passava, interrompendo i due.
La ragazza cominciò a ridere sommessamente, mostrando i denti. La bibliotecaria l’aveva completamente ignorata, per sua fortuna. Che piccola bastarda, pensò Sirius.
- Metti via quel libro, Casanova, non ti serve. – sussurrò poi lei, appoggiando la testa su una mano.
- Tu dici? – chiese il ragazzo, incuriosito.
- Non penso che il saggio del monaco tedesco Drogone sull’amor cortese in versione originale possa aiutarti.
Appena sentite quelle parole Sirius allontanò il volume da sé come se fosse stato incandescente; era veramente inorridito. Affranto, sentì che anche Ludovine si era unita alla lieve risata.
- Smettetela anche voi due! – tuonò la strega, avvicinandosi minacciosamente al tavolo.
- Ci scusi, - disse la giovane, - ma è colpa di Sirius Black che fa battutacce.
- Mi ascolti bene signor Black. – iniziò la donna, concentrandosi su di lui, - Se deve rimanere qui per disturbare le consiglio caldamente di andarsene!
Scocciato da quella situazione, in cui sembravano avercela tutti con lui, Felpato si alzò senza aggiungere una parola. Si riappropriò del suo noto auto-controllo solo quando si ritrovò nuovamente nei corridoi.
Aveva finalmente una ragazza a cui pensare che non fosse Lily Evans. In un certo senso per lui era un sollievo. No, non stava pensando al bel viso di Ludovine la Corvonero; era evidente che non avrebbe cavato un ragno dal buco con lei. Si concentrò invece sulla sua logorroica compagna di banco. Per essere una mocciosetta di era dimostrata davvero scurrile. Senza contare che, la carogna, aveva fatto ricadere su di lui una colpa che non aveva. La Pince le aveva pure creduto! Ripensò a quella sua risatina da iena a lungo, mentre faceva ritorno verso il dormitorio.
- Ehi, che fine avevi fatto? – chiese James, vedendolo entrare.
- Ho fatto un giro. – replicò lui, laconico, senza fornire altre spiegazioni.
Remus fu dimesso la sera stessa, permettendogli così di potersi recare a cena con gli altri. Aveva ancora l’aria stanca e malata, ma nessuno oltre ai Malandrini ci fece caso: tutti conoscevano di fama la sua salute cagionevole.
Lupin fu ben felice di potersene tornare alla sua solita compagnia dei compagni di stanza e al suo comodo letto a baldacchino, anche se la battaglia di cuscini tra Peter e James gli stava impedendo di prendere sonno rapidamente.

La domenica che ne seguì fu molto pigra. Dopo un risveglio faticoso e vergognoso verso le undici e mezza, che aveva ovviamente annullato l’esistenza della mattinata, e un lauto pranzo per riempire gli stomaci brontolanti, Remus e Sirius si erano messi a giocare a scacchi, pur senza molto impegno, sotto lo sguardo di Peter che faceva rumorosamente il tifo. James aveva preferito farsi consolare da Lily, dopo l’ennesimo, estenuante allenamento mattutino; perché lui, come aveva urlato “casualmente” a pranzo, non oziava! I pigolii dei piccioncini in amore disturbavano molto il povero Felpato. A voler essere sinceri stavano distruggendo ciò che rimaneva della sua pazienza.
- Oh, questo sottofondo è insopportabile, io me ne vado. – disse Sirius alzandosi.
- Deve essere in astinenza. – commentò Remus, abbandonato a tradimento dal suo avversario. Potter e compagna, dal canto loro, non davano segno di essersi accorti di nulla, troppo impegnati dai loro affari.
Sirius si trovò, come il giorno prima, solo e scocciato. Fu quasi ovvio per lui tornare a mettere piede in biblioteca. Vi ritrovò così la sua “amica” del giorno prima, intenta a scrivere alacremente sulla sua pergamena. Lui considerò che in fondo aveva un conto in sospeso con quella ragazza, tanto valeva raggiungerla e sedersi di fronte a lei.
- Stai studiando? – chiese lui.
La ragazza alzò lo sguardo per fissarlo, quasi feroce. – A dire la verità sono in pausa. – ammise – sto scrivendo una lettera.
- E’ una lettera d’amore? – domandò Sirius trattenendosi a fatica dallo scoppiarle a ridere in faccia.
- Stai facendo delle insinuazioni? – lei si mise subito sulla difensiva, pronta a colpire.
- Insinuazioni? Quali insinuazioni? – il malandrino si guardò attorno, fingendo di cercare qualcosa. La sua interlocutrice rise.
- Ridi spesso tu, vero?
- Sei tu che mi fai ridere. – fece notare lei, posando la piuma.
- L’ultima volta che hai detto una cosa del genere sono stato invitato ad andarmene dalla bibliotecaria.
- E te la sei data a gambe, - precisò lei – comunque ora Madama Pince non c’è. I suoi libri sono incustoditi.
- Ti abbandonerai al vandalismo?
- Non prima di aver finito questa lettera per i miei. Cosa dici, glielo scrivo che Sirius Black aveva pensato di fare avances alla mia sorellina?
Il ragazzo si irrigidì un attimo, perché sapeva lei sarebbe stata capace di farlo davvero.
- Cornelia Lethifold, ti dispiacerebbe passarmi il tuo libro? Mi serve. – domandò un ragazzo, avvicinandosi.
- Lo sto usando, Cullen. – rispose lei, voltandosi appena.
Lui glielo sfilo quasi con forza, sibilando: - Bugiarda.
Sirius lo riconobbe immediatamente, perché era il Prefetto di Grifondoro di quell’anno. La scelta doveva essere stata molto scarsa se Silente aveva nominato un cretino come lui.
- Ma guarda se bisogna essere scocciati così… - aveva cominciato a borbottare la ragazza, alzandosi; Black la precedette.
- Cullen vai a dare noie a qualcun altro, ti va?
- Senti io…
- Sono sicuro che ci sono un sacco di bambini del primo anno che non vedono l’ora di farsi disturbare.
- Senti Black… - tentò nuovamente l’altro, invano.
- Gira al largo. – minacciò, posando la bacchetta sul banco, bene in evidenza. Il Prefetto, sconfitto, lasciò il libro e se ne andò con aria pomposa. – Com’è che lo conosci?
- Non lo conosco, semplicemente sembro avere una calamita per gli idioti. – ammise lei lanciando una lunga, significativa occhiata verso Sirius. Lui capì al volo l’allusione.
- Così ti chiami Cornelia, bel nome.
- Già, lo è in teoria, diventa mostruoso quando frequenti una scuola Babbana.
- Sei Babbana? – chiese lui, alquanto sorpreso. - Mia madre fa l’architetto, vedi un po’ tu. – rispose tranquillamente lei, rimettendosi a scrivere.
- Oh. – mormorò lui.
- Oh. – gli fece il verso lei, imitando alla perfezione il tono sorpreso della sua voce. Non si era nemmeno presa la briga di alzare lo sguardo. Ne seguì una lunga pausa durante la quale nessuno dei due aprì la bocca. Si sentiva solo il ruvido scorrere della penna sulla pergamena. Felpato la fissava, incuriosito.


Ringraziamenti:Grazie a tutti coloro che hanno letto e gentilmente commentato *_* Bene, dopo la suspence che vi ha attanagliato l'ultimo capitolo avete l'occasione di scoprire l'identità di questa sconosciuta. Vi consiglio poi di cercare il cognome della donzella su "Animali fantastici, dove trovarli" o su wikipedia... scommetto che sarete sorpresei, soprattutto dopo aver pensato al Velo del ministero XD
  
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