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Autore: swiindii    17/10/2013    0 recensioni
Immagini il futuro come una promessa, la promessa di un'esistenza migliore, di una casa più grande, di una famiglia magari. Sei convinto che il futuro sia la promessa che fa il Dio Denaro ai poveri, la promessa della guarigione ai malati, la promessa di una mamma che mai è stata presente al proprio bimbo ormai cresciuto, ma che ha ancora bisogno d'affetto. Il tuo presente ti logora, dunque sei certo che il futuro sia la promessa che ti ha fatto questa vita, e che non può non mantenere. Ma cosa succede quando la promessa del futuro comincia a diventare una minaccia?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE. Wendy tornava umiliata come sempre dalla sua Arte. Erano chiamati così la maggior parte dei lavori che si dovevano fare all'interno del Dipartimento, solo pochi venivano denominati Mestieri. Ogni Anima aveva una propria Arte, ed ogni Anima gli orari e gli obblighi annessi: era all'età di cinque anni che raccoglievano i bambini e li mandavano nella Camera Degli Impegni. Ed è lì che decidevano verso cosa erano orientati dopo una minuziosa analisi attuata da medici e psicologi nel corso della cresciuta. Ogni Dipartimento sulla faccia del pianeta era organizzato come un piccolo stato, dunque ogni Arte era utile e legittima, le cose funzionavano per quello; in cambio di fedeltà e impegno nel proprio lavoro si ricevevano cibo, un tetto, controlli sanitari, svaghi ed ogni sorta di confort immaginabile. Inoltre ricevevamo protezione dall'Ultima Guerra.
Sono 94 anni che questa lotta al potere porta via con se milioni, forse miliardi di persone sempre più violentemente. Dal 2231. Le Ex-Nazioni sono diventate interi continenti. Cinque grandi potenze, cinque grandi governi, in una parola Terre. L'era delle Cinque Terre iniziò nel 2050 circa quando la Terza Guerra Mondiale scoppiò, così come scoppiarono diverse bombe, ma non le bombette nucleari che stai immaginando... La viscidità dell'uomo nel 2050 aveva raggiunto livelli estremi già da tempo; le imposte erano elevatissime e la vita di un lavoratore medio diveniva di giorno in giorno più misera. La povertà cominciò a dilagarsi a macchia d'olio, i cosiddetti Popolani si ritrovavano spesso a dover fare i conti con la realtà giorno per giorno, dopo ore di lavoro massacrante a ritmi impensabili, il malcontento e l'ostilità crescevano, la criminalità aumentava a braccetto con la mortalità. Intanto i Migliori pensavano solo alla loro pancia, con le mani sporche portavano alla bocca bocconi e bocconi di egoismo, mentre fuori dalla finestra la gente moribonda con le mosche in faccia piangeva verso un Dio, non il Dio che credi, un Dio concreto, evidente, che è passato fra le mani di tutti e che ne è scivolato via altrettante volte: il Dio Denaro. La fede era morta insieme alla speranza del popolo.
Nonostante i milioni di insurrezioni domate abilmente dalle sporche dita dei Migliori, i Popolani non rinunciano alla ribellione, i Popolani insorgono ancora. In tutto il mondo le scene sono le stesse, in tutto il mondo sembra che i prati verdi siano spariti e che le farfalle abbiano smesso di volare per lasciare il posto ad asfalti neri come l'odio e a delle scie di fumo così dense da non lasciar intravedere l'azzurro del cielo. E poi…
Anni ’40, un nuovo virus comincia a diffondersi tra le strade di ogni Stato sul pianeta, senza un apparente paese d’origine; lentamente comincerà a lasciare i corpi inermi e prosciugati di poveri innocenti sul ciglio della strada, freddi, soli. Quando la causa che fai è contro la natura non c’è difesa, non c’è accusa, non servono prove, né testimoni, serve solo coraggio, perché non ci sono assolti, ma sono solo condannati. Il caso non sarà un punto interrogativo, non una cauzione da pagare, non una riduzione della pena per buona condotta, non cadrà mai in prescrizione. La malattia sarà colpevole e giudice di sé stesso, non potrai vincere, sei un piccolo uomo davanti ad una giuria di cannibali.
Nessuno Stato ammise inizialmente la diffusione di questo nuovo parassita, ma la gente sapeva, in qualche modo, la gente vedeva. Lo chiamavano CASSYOPEA. La malattia fantasma mieteva vittime ogni giorno, ma le morti erano così rare da non lasciar spazio alle preoccupazioni. Bizzarro come l’uomo creda di essere in pericolo solo ad un passo dalla morte. Volti che andavano in giro stanchi, borse sotto gli occhi degli uomini magri che con le lunghe dita affusolate andavano in giro a cercare qualcosa di più. Gli occhi insensibili dietro quei capelli spenti, denti così deboli da non potersi strappare un boccone di pane senza cedere, l’odore di rogna che respiravi minuto dopo minuto. E poi i primi sintomi. Le prime lacerazioni cutanee. Le prime complicazioni a livello polmonare. Le prime pustole purulente e dolorose, il liquido al loro interno torbido, infetto se a contatto diretto con la pelle di un altro innocente. Ascessi. Anemia. E sempre più progressivamente i sintomi che cominciano ad aggravarsi. Arrivammo al coma. Collasso cardiaco. Embolie. Tumori. Anche pazzia. Su un pianeta dove la speranza si era già spenta da un pezzo, ora si spengevano anche delle vite, dei cuori smettevano di battere, qualcuno anche sulla disperata richiesta del suo vecchio proprietario.
Sarà nel ’48 che qualcosa spererà di poter cambiare: CASSYOPEA era andata a bussare anche alle porte dei Miglioro, perciò si cominciarono a cercare delle soluzioni. Il caos dilagava e dunque ogni Nazione fornì equipes mediche e chimici, e biologhi, e quant’altro, permettendo la formazione di un team chiamato Y.A.Z per cercare la cura contro CASSYOPEA. Un instancabile anno e mezzo e diversi milioni di morti dopo i ricercatori riuscirono ad individuare ciò che avrebbe salvato il mondo, chiamandolo con il nome del suo stesso nemico: la cura si chiamava CASSIOPEA, con la sola modifica di una lettera. Alla gente piaceva, credevano fosse un affronto al virus, una sfrontatezza per intimorirlo, forse. Poveri illusi: al virus non interessava il nome dell’ipotetica cura e della sfida dall’uomo lanciata, il virus bramava solo l’ennesima cellula ospite da penetrare e da uccidere ferocemente, niente di più. La cura iniziò a diffondersi, ma la paura nella popolazione tornò a graffiare le anime stanche di Popolani e Migliori quando la situazione non migliorava. Piuttosto, studi successivi, dimostrarono che la promessa fatta ai malati e alle vittime successive non era stata mantenuta. CASSIOPEA non era la cura. CASSIOPEA era una nuova epidemia, un’epidemia che una volta giunta fra le mani di uno non si sarebbe più arrestata.
Wendy tornava umiliata come sempre dalla sua Arte, ma era ad ogni modo felice, perché dopo una settimana, finalmente, le sue ore libere coincidevano con quelle del suo ragazzo: Tommy. Insieme si sentivano completi, ma guardarlo negli occhi dopo aver fatto ciò che la sua Arte prevedeva era sempre difficile. Quegli occhi, quegli occhi che non celavano l’amore profondo che provava per lei, quegli occhi cioccolato che facevano promesse senza parlare. Era l’unico che ci riusciva; in quegli occhi pieni di bontà c’era la tristezza dell’Arte di Wendy, era chiaro: lei era bella. Davvero bella, nella sua semplicità. Una semplicità indescrivibile, la spontaneità che c’è in un bambino che abbraccia la mamma. Allo stesso modo il suo carisma, un carattere difficile, ma che sapeva dare tutto. E Wendy l’amava. Ma sorridere al suo fidanzato dopo aver soddisfatto i desideri repressi e le perversioni del suo Migliore la logorava, come logorava lui che però capiva che era un lavoro che lei doveva assolutamente assolvere. Era importante perché non le capitasse del male, e a lui questo bastava. L’Anima Bionda non si era fatta rivedere a distanza di tre giorni e Wendy si era dimenticata del loro primo incontro, in quel momento tutto ciò che le ronzava rumoroso in testa era il viso di Tommy.
Lui era lì, davanti all’uscita 3 dell’Ala 1 che dava sul cortile; si incontravano spesso in quel posto, il prato che aveva fatto loro da letto centinaia di volte era sempre rigoglioso e verdissimo, raro a vedersi negli ultimi decenni. Wendy corse verso di lui, allargò le braccia e lo abbracciò più forte che poteva. Non dissero niente, si guardavano, sorridevano e si baciarono a lungo. Le labbra fragoline di Tommy sulle morbide di Wendy.
“Ciao amore” disse lui. E lei dimenticò il pompino dell’ora prima al suo Migliore, Tommy aveva il dono più pericoloso e allo stesso tempo dolce di tutti: Tommy poteva farle dimenticare tutto.
  
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