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Autore: Allyn    19/10/2013    13 recensioni
La mia prima long SasuNaru *W*, che adorabile coppietta
E se il nostro Naruto riuscisse a riportare a casa Sasuke?
Tutto bello, splendido, grandi festeggiamenti, lacrime, cuoricini ovunque, fangirl che strepitano...
Piccolo inconveniente? Dopo una lunga convalescenza all'ospedale di Konoha il caro Uzumaki potrebbe ritrovarsi un Sasuke un po' diverso, e soprattutto un po' difficile da gestire...Come si metteranno le cose per i due?
_____ note: la seguente fic trae ispirazione dalla doujinshi preesistente " la residenza del sole"
Ha pianto lacrime di sangue, prima che i suoi occhi si chiudessero celando quelle iridi rosse e innaturali divenute ormai nere. Ha pianto lacrime di sangue, e ne rimangono i segni, sulle sue guance smunte, pallide; scie scure, incrostate come il suo cuore, come i suoi ricordi più dolorosi, un rosso non più brillante, ma secco, spento, opaco.
[...]
Un Naruto innamorato alle prese con un Sasuke un po'...beh un po' fuori di sé, poverino...
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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FINALE DI STAGIONE, smetterò finalmente di tediarvi con questa LONG! XD

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Capitolo 12

[Sasuke]

“Mamma, perché Itachi porta i capelli lunghi? Non sembra una ragazza?” Mormorai alla donna dagli occhi color carbone, gli stessi che vedevo ogni giorno allo specchio fissando la mia immagine riflessa.

“Tuo fratello porterà anche i capelli lunghi come una ragazza, ma è il più forte tra tutti i ninja della sua età e anche di tanti altri dell’età di vostro padre” Mi sorrise teneramente la donna per poi darmi un buffetto sul naso.

“Eccolo di ritorno dall’allenamento, dai, vai a salutarlo, ‘Suke” Mi incitò con un gesto veloce della mano e l’espressione dolce di una madre che ama i suoi figli più di qualsiasi altra cosa.

La stanza era grande e luminosa, alle pareti era dipinto lo stesso simbolo rosso e bianco che portavamo ricamato sui vestiti, l’aria odorava di spezie e d’estate, e il vento scuoteva i nostri capelli neri, facendoli danzare ad ogni soffio in grado di entrare dalle finestre aperte.

Itachi entrò togliendosi le scarpe, mi venne istintivo, seguire le parole di mia madre e corrergli incontro, impattare contro il suo addome duro con il capo, sfregare la mia fronte contro una sua mano venuta in mio soccorso con una carezza.

Itachi, mio fratello, il mio eroe.

“Nii-san, sei stanco?” Gli chiesi, mentre i suoi occhi si posavano su di me, mentre sulle sue labbra pallide fioriva un sorriso allegro.

“Solo un po’” Rispose lui, facendo un cenno di saluto a nostra madre.

“Alleniamoci insieme, ti prego!” Lo implorai, sentendo dentro di me il fuoco di un desiderio che non si spegneva mai, quello di raggiungere le sue abilità, la sua bravura, di rendere fiero mio padre, orgogliosa mia madre.

“La prossima volta, Sasuke” Sussurrò lui, e il suo sorriso si spense in un attimo, assumendo quella nota triste che caratterizzava spesso le sue espressioni.

 

Fu facile superare gli esami per diventare ninja, avevo un obiettivo da raggiungere, ricordo che durante la prova pratica gli occhi della ragazza dagli insoliti capelli rosa non si staccarono mai da me...

 

“Sasuke, dimmi, chi è la persona che vorresti uccidere?” Naruto mi guardò con il naso puntato in alto, era almeno cinque centimetri pieni più basso di me, anche se la sua corporatura mi faceva pensare che fosse destinato a crescere molto.

Il vento ci scompigliava i capelli e il freddo dell’autunno ci obbligava a muoverci per tenerci caldi durante le missioni.

“Non sono fatti tuoi, non sono cose che i ragazzini devono sapere” Borbottai infastidito, allungando il passo.

“Ehi! Ma noi abbiamo la stessa età, stupido!” Mi gridò contro, mentre Sakura scuoteva la testa esasperata, i capelli rosa a incorniciarle il viso infantile.

Lo ignorai e ripresi a camminare per la mia strada. Era vero avevamo la stessa età, ma io ero destinato a cose orrende che non avrebbero mai dovuto sporcarlo, rovinare tutta quella luce che si portava negli occhi, nel sorriso, io e Naruto eravamo troppo diversi.

 

 

“Ti riporterò a casa, la nostra casa, tu sei la mia famiglia Sasuke...” Sembrò che qualcosa gli si stesse frantumando nel cuore, mentre lo urlava, mentre le unghie gli scavavano i palmi delle mani, mentre le lacrime di rabbia e dolore gli rigavano il viso ferito e contuso.

Era un po’ cresciuto,  forse sei centimetri buoni, dal giorno in cui il maestro Kakashi l’aveva legato a quel palo, un giorno così lontano. Era cresciuto, ed io avrei voluto sapere quanto ancora aveva  da crescere, come sarebbe diventato una volta uomo, quali sarebbero stati i suoi sogni, che odore avrebbe avuto la sua pelle al ritorno dalle missioni... Avrei voluto, ma non potevo fermarmi, non potevo vivere lì con loro e abbandonare tutto, non potevo rimanere al suo fianco, io avevo la mia strada di sangue e orrore da percorrere e lui, così bello, così buono, era troppo luminoso per percorrerla con me.

 

L’uomo dal volto pallido e gli occhi da serpente mi voleva, bramava il mio corpo, la mia carne, la mia forza. Me ne stavo lì, a contare i minuti, le ore, i giorni, i mesi e infine gli anni che mi separavano dalla vendetta. Tutto per te, Nii-san, tutto per vedere il tuo sangue scorrermi tra le dita.

 

Eri più alto, più bello, più forte, mentre il sole ti accecava gli occhi ancora troppo azzurri, troppo buoni, mentre ti guardavo dall’alto della rupe, mentre tenevo stretta l’impugnatura della mia Katana, mi tremavano le mani, avrei dovuto ucciderti, dopo tre lunghi anni. Eri divenuto un ostacolo, perché il mio cuore era ancora debole, sarebbe stato difficile scegliere tra te e la vendetta, avrei dovuto ucciderti, non lo feci.

 

Entrambi gli occhi di Itachi mi guardano senza vedermi, odoravamo dello stesso sangue, dello stesso infame destino che ci aveva condannati. Mi toccò la fronte, per l’ultima volta, prima di spegnesi. Nii-san. La vendetta era compiuta. Rimarranno le cicatrici sul mio corpo, quelle inflitte dalle mille battaglie per raggiungerti, dalle mille gioie perse per inseguire questo atroce sogno di vendetta, rimarrà il vuoto.

 

Naruto mi osservò, portava sul corpo tante ferite quante le mie, era sporco, distrutto, eppure continuava a cercarmi, tra il caos, tra la terra macchiata del nostro sudore, continuava a implorarmi di tornare a casa. Non ci sarebbe più stata nessuna casa, non quella che aveva distrutto la mia vita. Era cresciuto, tanto quanto avevo immaginato in tutti quegli anni passati a fuggire dalle sue mani. Avrei dovuto recidere ogni legame, ogni singolo filo che ancora mi tratteneva a Konoha, distruggere tutto e poi magari morire, avere il riposo eterno, dopo la terribile tortura della verità finalmente la pace. Ma lui avrebbe fatto di tutto, con quella sua luce ormai troppo luminosa per i miei occhi, lui avrebbe fatto di tutto per riportarmi a casa. E una parte di me, quella piccola che ormai non aveva più potere, avrebbe voluto abbandonarsi alle sue braccia, perdonarsi, lasciarsi perdonare, vivere.

Piansi sangue, sulle le mie guance lo sentivo scorrere caldo, mentre tutto attorno a me bruciava nel fuoco nero della disperazione. C’era anche Naruto, c’era il terrore nei suoi occhi azzurri, c’erano le sue lacrime limpide a scavargli sulla pelle scura del viso, c’era Itachi, riverso a terra, gli occhi cechi e pallidi, il suo corpo morto, per mano mia. Naruto mi osservò triste, poi si chinò a terra vicino al corpo di mio fratello, pose la mano sul suo viso, abbassò le sue palpebre.

“E’ il mio turno, Sasuke, uccidimi, dopo sarai libero” Sussurrò dopo.

***

Sasuke aprì gli occhi, si tastò le guance sporche di lacrime, guardò il corpo dell’altro, steso vicino al suo, nudo come il suo, vulnerabile.

Ricordò, si portò una mano alla bocca, per trattenere un grido, si sfiorò le braccia, le gambe, ricalcò ogni cicatrice con la punta dei polpastrelli, ricordò ogni singola battaglia, ogni singolo kunai che gli aveva scalfito la pelle pallida, ricordò le mani di Naruto sul suo corpo, le carezze leggere...

“No!” Il grido dell’Uchiha fece sobbalzare Naruto, svegliandolo dal suo sonno.

“Sas’ke, che c’è?” Chiese allarmato.

Ma Sasuke era già sceso dal letto afferrando uno dei kunai abbandonati dopo la missione.

“’Suke, era un incubo, torna a letto...” Mormorò il biondo, ancora assonnato.

Ma Sasuke si mosse nell’ombra, piano, come una folata di vento leggero.

“Che diavolo stai facendo?” Chiese il biondo drizzandosi a sedere.

Fu un attimo, la lama fredda gli sfiorò prima la guancia, lasciando un taglio superficiale da cui iniziò a colare il sangue, caldo e rosso, fin sotto la mandibola, e poi sul petto nudo, dopo gli puntò la gola, sovrastandolo e schiacciandolo con il suo peso sul materasso.

“Sasuke” Sussurrò Naruto, guardando la figura scura del compagno sopra di sé, il cuore che gli martellava nel petto.

“Mi fanno male gli occhi, Naruto” Sibilò piano.

“Le cicatrici sulla mia pelle, quante sono state lasciate dalle tue mani?” Chiese.

Naruto non rispose, continuò a osservare quegli occhi rossi, scintillanti anche nel buio.

“Ho ucciso mi fratello... Cosa credevi di fare raccontandomi tutte quelle stronzate?” Chiese il moro, mentre lacrime troppo calde  e rosse cominciavano a colare sul petto nudo dell’altro, la punta del kunai premuta sempre con più forza contro la sua gola.

“Tutta la mia famiglia, ho perso tutta la mia famiglia, ho tradito il mio villaggio... Io ci sputo sopra il tuo cazzo di coprifronte!” Gridò, con i primi fuochi neri di amaterasu che bruciavano una piccola parte del lenzuolo.

Era tornato, e con lui l’odio, la rabbia.

Naruto sapeva che prima o poi sarebbe successo, e sapeva che questo forse avrebbe comportato anche la sua morte, il vecchio Sasuke, dopotutto, non gli avrebbe perdonato tutto quello che era successo, il vecchio Sasuke lo odiava. Nonostante questo Naruto non si sentiva triste, una parte del suo cuore martellava gioia pura, anche se solo per un attimo prima della fine, aveva potuto rivedere quegli occhi, sapere che in una parte del cuore dell’altro sarebbero sempre rimasti i loro ricordi insieme.

“Dovrei bruciare tutto, bruciare questo posto, ridurlo in cenere, e poi bruciare anche la cenere, polverizzare questo inferno” Sussurrò Sasuke, sfiorando con le dita i capelli biondi dell’altro, fissandolo nella penombra.

“Cosa pensavi di ottenere?” Chiese.

“Avrei voluto...”Singhiozzò Naruto, ma le parole non venivano fuori. Avrebbe voluto dirgli che la sua intenzione era mostrargli che esisteva anche la felicità, che c’erano altri modi di vivere il resto dei loro giorni, che c’erano tante piccole gioie da assaporare insieme, che c’era una casa, almeno nel suo cuore, se avesse voluto tornare, ma non ci riuscì.

“Dimmi che mi odi e poi uccidimi” Annunciò sottovoce il biondo, alzando una mano per carezzare il viso pallido dell’altro.

Sasuke strinse con più forza il Kunai.

“Ti odio...” Sputò con rabbia.

Naruto sorrise.

“Mi sei mancato così tanto” Gemette, sentendo la lama ferire un poco la pelle delicata del collo.

Le fiamme nere si spensero, e gli occhi di Sasuke tornarono neri, con quelle lacrime rosse a sporcargli il volto ancor più pallido.

“Ricordi quando ti dissi che ti avrei riportato a casa anche a costo di morire?” Gli chiese il biondo, piangendo, eppure con il sorriso sulle labbra carnose, consapevole che adesso Sasuke ricordava e mai avrebbe dimenticato, e che aveva mantenuto la sua promessa, dopotutto, l’aveva riportato a casa, stava pagando con la vita per quello.

“Avevi detto che saresti diventato Hokage” La voce del moro lo sorprese, tremava.

“Per quello ci sarebbe voluto un altro po’ di tempo...Ma riportando te a Konoha ho già fatto quanto bastava per considerare questa vita una vita spesa bene” Annaspò, con la voce che veniva sempre meno per il pianto.

“Perchè?” E le lacrime di Sasuke lavavano via le precedenti, cacciando il sangue dalle sue guance.

“Lo sai il perché”

“Ti odio, questo non ti basta per smetterla?” Domandò Sasuke.

“No, uccidimi”

Un rumore metallico risuonò nel silenzio della stanza.

“Era vero...Ero felice” Pianse Sasuke stringendo a sé il corpo di Naruto, aveva gettato via il kunai.

“Tu mi rendevi felice, mi sentivo a casa...”

“Sei a casa, Sasuke” Gli sussurrò Naruto nell’orecchio, carezzandogli i capelli dolcemente.

“Non posso permettermi tutto questo...non posso permettermi di vivere così, non posso permettermi di amarti”

“Puoi Sasuke, sei libero”

C’erano i loro corpi, stretti tra le lenzuola macchiate di lacrime e sangue, c’era quell’amore mai svelato e corrisposto da sempre a riecheggiare nel silenzio.

C’era l’instabilità di Sasuke, la sua confusione, e in questa l’unica certezza, l’amore per Naruto.

“Sii felice, Sasuke” Continuò il biondo, mentre l’altro si faceva piccolo contro il suo petto, mentre piangeva tutta la disperazione di quegli anni di orrore.

“Non ti ho mai odiato...odiavo non poterti amare, non poterti vedere crescere accanto a me, non poter fare tutte le cose che abbiamo fatto insieme in questi ultimi mesi, credevo di non poter più ridere, potermi sentire felice.” Spiegò.

“Possiamo fare tutto ciò che vogliamo...” E Naruto pensò che avrebbe potuto finire le lacrime, che il cuore poteva pure esplodergli nel petto, non gli importava.

“Voglio te” Sussurrò Sasuke, baciandogli le labbra, bagnandogli il viso con il suo pianto, con il suo sangue.

“Voglio te” Continuò.

Fecero l’amore cercandosi, percorrendosi la pelle a vicenda con le labbra, con i polpastrelli, con la lingua, ricercando in ogni cicatrice il  ricordo di una battaglia. Si toccarono come chi ritrova la strada di casa dopo anni di oblio, riconoscendosi, mischiando i battiti. Naruto si lasciò prendere, si lasciò scavare dentro da un Sasuke che riconosceva, che sentiva suo, risero e piansero, quando l’orgasmo li trovò quasi impreparati e tremanti, mentre i loro sguardi si incrociavano, mentre perdevano il controllo, mentre consumavano qualcosa che era rimasto irrisolto da sempre.

Sasuke si sentì felice, si sentì a casa, dentro Naruto, con Naruto, vicino a Naruto.

“Ti amo” Gli disse Sasuke ad un centimetro dalle sue labbra.

“Ricordo di averti sempre amato”

 

Ricordava il passato, le lacrime e il sangue, ma soprattutto sapeva che c’era un futuro, e nel suo futuro c’era lui, c’era una casa, c’erano risate, c’era una Konoha vissuta con i suoi occhi azzurri.

Sasuke capì che poteva perdonarsi, perché Naruto l’aveva perdonato, perché alla fine, come aveva promesso, l’aveva riportato a casa.

 

Note:

HAPPY ENDING!! HAPPY ENDING!! Ahahah millemila mesi di attesa anche questa Long termina, immagino con vostra somma gioia, che non ne potevate più. Sì, smielosa fino al vomito, ma come poteva finire una fic del genere? E poi diciamocelo dopo aver pubblicato la one-shot “Un Sasuke disinibito una storia un po’ lemon – di sigarette e poltrone”, che di smieloso non ha niente, beh, dovevo rifarmi ahaha

Ma siiii, un picco IPERGLICEMICO per tutti! E ‘Suke si è riscattato su Naruto (ammiccante) Quanto amoreeee.

Insomma, spero che dopo 12 capitoli di tortura un minimo vi sia piaciuta questa Long, fatemelo sapere, se volete, lasciate commenti e pomodori, insomma, Allyn raccatta tutto... E VI RINGRAZIA DI ESSER GIUNTI FIN QUI, CON PAZIENZA

Ps: se avete voglia passate anche tra le altre fic!!

Baci baciosi

Happy endiiiiiiing

Pps: Ho un forte desiderio di cimentarmi su storie più brevi -.- ahahahah

Ok sto sproloquiando, mi inibisco....

Allyn

 

 

 

 

   
 
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