Fanfic su attori > Jared Leto
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Autore: Sherit Maatkara    10/04/2008    1 recensioni
"Erano passati un paio d'anni o forse più... ne aveva perso il conto. Nei suoi ricordi era come se fosse stato ieri."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene ^^ Ecco il secondo capitolo. Ribadisco, tutto ciò è solo frutto della mia fantasia (tranne il fatto che Jared e Shannon e I Thirty Seconds esistono veramente… meno male!)

 

 

Hitting an angel

 

Three years earlier

 

Le luci fredde dei neon che brillavano sopra il suo capo, riflettendosi sul forte bianco del pavimento e delle pareti del corridoio, sembravano bruciargli gli occhi. Jared sentiva ancora i rumori del concerto nelle orecchie, a malapena riusciva a percepire quello che il fratello, camminandogli a fianco, gli stava dicendo:

«Hai visto la folla? Santo cielo, Jay! È stato uno dei migliori concerti di quest’anno, li abbiamo fatti letteralmente impazzire!»

Jared si passò una mano sugli occhi. Le luci gli parvero meno forti di prima… certo, di sicuro meno caotiche del continuo cambiamento di quelle che sul palco. «Senza dubbio…» Le parole gli uscirono fioche, deboli dalle labbra. La voce sembrava essersi fermata in fondo alla gola riarsa e in fiamme dopo il lungo cantare e urlare ai fan. Non si era mai abituato a quella sensazione sgradevole post-concerto in cui ogni parola era pronunciata con così grande fatica.

Shannon lo guardò e sorrise, posandogli una mano sulla spalla, poi si calò nella parte del fratello preoccupato. «Anche stavolta hai esagerato, Jay!», ripeté. «Non sforzarti mai più così, quando senti che ti manca o la voce o il fiato fai cantare anche i fan, non tentare di strafare sempre. Ah, e la prossima volta che fai il crowd surfing, ricordati di lasciare il microfono sul palco.»

Jared si portò una mano alla gola. «Finita la predica?», chiese, con un sorriso. Suo fratello era sempre stato così protettivo e preoccupato, ma comprese che forse era quello il ruolo dei fratelli maggiori. Anche se non erano più dei bambini, almeno in apparenza…

Il batterista alzò il mento offeso. «Dì pure tutto quello che vuoi fratellino, ma io non ho intenzione di passare per la comare del gruppo. Ti ho solo detto quello che dovresti fare per il bene del gruppo, non per il tuo bene. Se rimani con le corde vocali lesionate, le fan ci linceranno… e noi vogliamo pur sempre rimanere un gruppo, no?»

«Certo, per il bene del gruppo…» Jared sorrise ironicamente. «Bene, quando avrai finito di dire stronzate…»

All’improvviso qualcosa, o meglio, qualcuno urtò la sua spalla costringendolo a voltarsi verso destra. Fece appena in tempo per vedere una ragazza di spalle cercare di trattenere a sé una cartellina nera, ma sfortunatamente essa si aprì e decine di fogli caddero ondeggiando a terra. Impegnati com’erano a parlare, nessuno dei due fratelli si era accorto della figura che era venuta loro incontro e nemmeno lei si era accorta di loro, impegnata a sistemare i fogli della cartellina.

«No! No! Cazzo, i fogli!» La ragazza, con uno sbuffo irritato, si chinò sul pavimento candido dei corridoi.

«Ehi, attenta a dove cammini, per la miseria!», le urlò dietro Shannon, prendendo Jared per un braccio. «Dai, andiamo, ci stanno aspettando. »  Ma il cantante gli lanciò uno sguardo di rimprovero e si chinò accanto alla giovane donna indaffarata con i fogli.

«Scusami…» La voce gli uscì piuttosto roca e provò un forte imbarazzo. Un cantante senza voce? Suonava come un paradosso!  La ragazza sembrò non sentirlo poiché proseguì con il raccogliere i fogli, cercando di metterli nell’ordine che aveva deciso e sbuffando frustrata quando si accorgeva che qualcuno mancava all’appello. «Dannazione! Dannazione!», continuava a ripetere come una cantilena.

Jared, alquanto mortificato, prese a raccogliere i fogli che gli erano caduti accanto e, dopo averli messi grossolanamente a posto, glieli porse. Lei borbottò un veloce “grazie”, prendendoglieli dalle mani e cacciandoli nella cartellina. Prima che il cantante potesse chiederle qualsiasi cosa o tentare ancora di scusarsi, la ragazza scattò in piedi e riprese a camminare velocemente per il corridoio.

“Sono sempre il solito combina guai… chissà dove stava andando…”, commentò tra sé Jared, seguitando a guardarla allontanarsi, quasi sperasse di vedere il suo volto. I capelli lunghi e neri sciolti le scivolavano lungo la schiena e ondeggiavano ad ogni suo passo.

Shannon gli diede un buffetto sulla spalla. «Ehi, Jared, ci sei? Vogliamo andare? Gli altri stanno già facendo gli autografi, non vorrai lasciare a loro tutta la gloria? E poi le fan non aspettano altro che noi… Ehi, forza!»

Jared si alzò in piedi. La ragazza si era fermata all’entrata di una stanza, dove era comparsa improvvisamente un’altra donna con i capelli raccolti dietro la nuca.  «D-d’accordo Shan… andiamo»

 

«Dannazione!»

Elisabeth riprese il cammino, la cartellina stretta forte al petto. Tutti i fogli, lo sapeva, erano in disordine. Già, poteva già vedere la faccia paonazza del capo che le gridava “Questa tua negligenza si riflette persino sul tuo lavoro! Sei pagata per far poco e non fai nulla!” E via discorrendo altre esclamazioni e sfuriate.

“Possibile che se non stai attenta tu agli altri, gli altri non stanno attenti a te?” Ovviamente si riferiva ai due contro i quali era andata a sbattere, anche se era riuscita a vedere ben poco di loro. Anzi, nulla.

Improvvisamente, da una delle stanze che si affacciavano sul corridoio, comparve quella che doveva essere una sua collega che per poco non le fece cadere nuovamente la cartellina.

«E anche tu!» Elisabeth esplose, rivolgendo un’occhiataccia alla donna. «Diamine, cosa avete tutti oggi? Volete forse farmi licenziare sul serio? Kate, per favore, cerca di non spuntare più così dai corridoi quando ci sono io a lavoro, ve bene?»

«Ehi, ehi, che nervosismo, scusa….» Katherine portò le mani in avanti. «Qualcun altro ti è venuto addosso?»

«Sì, appena adesso, un paio di screanzati che mi hanno fatto cadere i fogli a terra. Adesso sono tutti in disordine. Mr Twins mi ucciderà, come minimo», rispose lei, senza voltarsi indietro.

«Un paio di screanzati?» Kate si alzò in punta di piedi per vedere oltre le sue spalle. «Forse sono le guardie del corpo di… oh, dio!»

«Adesso non esagerare, Kate…», la canzonò Liz. «Le guardie del corpo di dio… stiamo esagerando…»

«Oh mio dio!», ripeté la donna, ignorando la punzecchiatura della collega. «Oh, mio dio! Sono i fratelli Leto!»

«I fratelli chi?» Elisabeth la guardò, perplessa.

«Leto, L-E-T-O! Shannon e Jared Leto, il batterista e il cantate dei Thirty Seconds to Mars!» Kate si portò le mani sul volto. «Oddio, sei andata addosso ai fratelli Leto!»

«Sembri una di quelle ragazzine idiote che stanno urlando là fuori, stanno urlando proprio per quei due tizi…» Elisabeth scosse la testa. «Sono i soliti teenager star con canzoni completamente prive di senso o musiche già sentite. Com’è che si chiamano? Fifty seconds…»

«Macché Fifty, THIRTY!», la corresse Kate. «Ma dove diamine vivi? Sulla luna? Non li hai mai sentiti? Hanno dei testi particolarissimi, le musiche sono molto belle e poi… il cantante è semplicemente PERFETTO! Ha due occhi… wow! E anche suo fratello non è per niente male!»

«Fatti assumere come sponsor, Kate» Elisabeth chiuse la cartellina e si voltò. Solo allora si accorse che uno dei due ragazzi la stava guardando. Incrociò i suoi occhi grigio-azzurri e vide sul suo volto comparire un sorriso. Ma furono solo pochi attimi. Il fratello lo condusse fuori e lui scomparve oltre la porta in direzione della folla che urlante lo attendeva.

«Hai visto? Oddio, Jared ti ha sorriso!»

Elisabeth non sentì il commento della collega, o almeno non ci prestò caso. Rimase ancora qualche secondo a guardare la porta che veniva richiusa con un chiaro tonfo metallico, poi superò Kate e riprese il proprio cammino.

 

 

 

 

Curiosità finali: il fatto che Elisabeth capisca "Fifty" al posto di "Thirty" è da ricondurre alla mia cara sorellona, la quale quando è venuta a sapere della mia passione per questa band, era convinta che Leto&Co fossero i "Cinquanta Secondi a Marte". XD XD XD XD XD

  
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