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Autore: Pan17    20/10/2013    5 recensioni
"Sei molto più carina quando sorridi"
Io mi fermo, rimango indietro di qualche passo e sconvolta, ti guardo.
Cavoli.
Il tuo viso così bello sotto tutti gli aspetti non riesco a vederlo, ma nella mia mente già lo immagino.
Arrossisco poi quando ti volti verso di me e prendendomi per le spalle mi porti dinanzi a te.
"Rimani dove posso vederti." mi dici.
"So badare benissimo a me stessa!" Ti urlo contro, mascherando la mia timidezza.
"Certo certo"
Porca miseria.
Non pensavo oggi facesse così caldo..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Goten, Pan, Trunks | Coppie: Bra/Goten, Pan/Trunks
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti!  (Della serie chi non muore si rivede).

Mi voglio scusare con tutti quanti per questa assenza parecchio prolungata per cui voglio sperare che almeno il nuovo capitolo sia per tutti di gradimento.

Allora parlerò subito del capitolo. 

È un alternanza di momenti del passato e del presente. 

La ragazza protagonista presa da un momento di insonnia comincerà a pensare un po' al suo passato, facendosi risalire alla mente vari momenti della sua vita, dall'infanzia all'adolescenza. 

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto il capitolo ma in particolare chi ha recensito: 

-amore mio ti amo;

-kira16;

-Nannola98;

-Yoake;

-Solydea;

-heavenly97;

-Emanuela balsamo 01;

-Nana Kudo.

Mi scuso ancora per il terribile ritardo! 

Un bacio a tutte voi... E tutti. 

Vorrei dedicare questo capitolo al mio cagnolino Gohan, che è volato in cielo due settimane fa per una brutta malattia. 

Sebbene fosse solo un cucciolo di tre mesi è stato per me l'amico più caro fra tutti. E per me essere stata la sua "mamma" è stato l'orgoglio più grande.

Mi ha dato tanto, è grazie a lui che ho superato i momenti più duri! 

*Ti adoro amore mio! Spero che li dove dei tu sia libero di correre e giocare proprio come piaceva a te*

Adesso vi lascio! 

Buona lettura e se vi va lasciate un commentino!





Avorio. 
Bianco antico. 
Bianco titanio e... Bianco zinco! 
Con qualche piccola sfumatura di bianco tradizionale. 
Quello splendente, che ti da una sensazione di leggerezza e purezza; quello che sta d'incanto a tutte le donne e che, di rimando, tutte sognano di indossare.  
Anche io, sebbene nasconda gelosamente questo minuscolo dettaglio, sogno un bell'abito romantico e principesco, di quel bianco così perfetto da far invidia alle nuvole stesse. 
E poi... 
Alt! Sto andando troppo in la con l'immaginazione, così tanto da sfiorare il limite.
Piedi a terra, Mi chan! E ricominciamo... 
Forse qualcuno di voi ricorderà l'immagine di una bella bambina, graziosa e cordiale; dai folti codini biondi e la gonna svolazzante! 
Bene. 
Eliminatela. 
Bruciatela. 
Nascondetela negli angoli più insidiosi della vostra mente. 
Chiudetela in un forziere e buttate la chiave. 
Insomma, fatene quel che volete ma allontanatevi dalla figura di quella eretica bambina perfetta ed insignificante. 
Per chi non mi conoscesse, e per chi mi conosce ma intende scoprire l'attuale me, mi presento: 
Il mio nome è Kotomi, detta Mi-chan SOLO ed UNICAMENTE per i familiari ... e amici!
 Che, fra parentesi,  vi assicuro: possono essere contati su metà delle dita delle mia mano destra!
Ho 17 anni e frequento l'Orange Star High School a Satan City. 
Pur avendo abitato sin dalla nascita sull'Isola Papaya con la mia famiglia e il Maestro Muten, per ragioni pressoché inesistenti sono stata costretta a prendere un piccolo appartamento vicino scuola. 
E per la cronaca: le mie pareti hanno bisogno di una bella rinfrescata.  Dicevamo. 
Perché ragioni pressoché inesistenti? 
Beh...  Prendere un appartamento quando hai un padre che potrebbe scarrozzarti dovunque, una nonna Cyborg e un nonno terrestre capaci di volare, può mai non passare per 'ragione inesistente'?  
Tutto questo perché dopo la tenera età di dieci anni mi sono rifiutata di volare! 
E così ecco la mia punizione: vivere da sola, al freddo e al gelo, al buio la mia vita da adolescente! 
Ed i miei genitori sono davvero stupidi. 
In realtà vivere da sola è praticamente la cosa più bella che mi sia capitata, con le spese pagate poi...
Mi reputo inoltre abbastanza matura da riuscire a pormi dei limiti da me, per cui niente pericoli! Dopo un anno di allontanamento dalla casa natia sono ancora viva e vegeta!
Li ho fatti fessi tutti. 
Poi casa mia era troppo... Allegra? 
No, non rende nemmeno l'idea.
Io invece adoro il silenzio: ricordo che il più delle volte mi rintanavo nell'angolo di casa più isolato con mia nonna. 
Adoro mia nonna; adoro i suoi occhi, capaci di incutere timore al primo sguardo, e adoro il fatto che sia una donna di poche parole. 
Non parla moltissimo, ma durante la mia vita è riuscita a comunicarmi molte più cose di quanto non abbia mai fatto quel gran chiacchierone di mio padre; oppure mia madre, così dolce e premurosa. 
Nonno Crilin spesso mi ripete come io le somigli, e sotto sotto non posso non ammettere quanto la cosa mi faccia felice. 
"Hai i suoi stessi occhi" non fa che ripetermi la mamma. 
Il Maestro.. Beh Muten si concentra sempre su altro; non credo che sia mai riuscito ad osservare nulla che non sia il corpo della nonna, per cui non mi soffermerò nemmeno su quel che dice. 
Dal mio punto di vista però, io non ho niente che possa minimamente ricordare la nonna! 
L'aspetto estetico... Beh si forse, ma non è quello che a me interessa sinceramente. 
Vorrei essere forte e sprezzante come lei, dura come appare quotidianamente, fiera e potente. 
Avere queste qualità sarebbe per me un grande dono. 
Ma la verità è che sin dalla nascita io non sono mai stata nemmeno minimamente paragonabile a lei. 
Ve la ricordare sul serio la bambina chiacchierona dal bellissimo sorriso, graziosa e, perché no, assillante? 
Io la ricordo molto bene, e nonostante cerchi di allontanarla quanto più possibile da me, il suo ricordo non fa altro che perseguitarmi. 
Non che mi dispiaccia sia chiaro, ma inevitabilmente assieme al ricordo della piccola Mi-chan, mi risale alla mente l'immagine di un bambino pacato dai capelli neri come la pece, e gli occhi grandi ed espressivi. 
Pensarci adesso, così come ogni volta, fa crescere dentro di me una rabbia così grande da annebbiarmi la mente. 
Da quando me ne sono resa conto, ho cercato sempre di evitare quanto più possibile questa spiacevole sensazione.
Ed è in quei momenti che penso maggiormente a noi: a quell'amicizia così pura e bella. 
Nonché forte.
Davvero molto forte.
 
 
 
La cosa che mi piace tanto della mia amicizia con Goren è che nessuno dei due riesce a fare qualcosa che potrebbe far dispiacere l'altro. 
Ad esempio ieri è successo che la mia mamma ci ha preparato un dolce buonissimo e noi l'abbiamo mangiato tutto! Ci siamo ritrovati a volerne ancora e quando siamo andati in cucina ne abbiamo trovato solo un'ultima fetta. 
E questa per due bambini golosi di quasi 9 anni è una tragedia!
Dopo avermi guardato per un secondo, tu, Goren, dici subito che ti è venuto mal di pancia, e che non puoi mangiarne più. 
So che hai detto una bugia, lo fai spesso per proteggermi!
Io, che ti voglio tanto bene, ho subito detto che non avevo più fame e che in fondo il dolce non era poi così buono.
Scusami mamma se ti ho dato questo dispiacere con la mia bugia, ma io la faccia triste di Goren non riesco proprio a vederla.
L'ho vista una volta e ho avuto tanta paura... Paura di non riuscire più a vedere il suo bellissimo sorriso.
 
 
 
 
Penso che le donne abbiano un istinto meraviglioso: vedere al di là delle cose. 
Peccato che magari osservando oltre ciò che vedono, non si accorgono di non riuscir a prestare attenzione all'ovvio.
Io che sono nata donna, ho peccato allo stesso modo. 
D'altronde cosa mai potevo aspettarmi... Che tu rimanessi accanto a me per il resto della nostra vita? 
Da bambina mi sembrava la richiesta più semplice del mondo; oggi invece capisco quanto in realtà fosse impossibile, e anche un po' egoista.
 
 
 
 
 
Non so il perché, ma tua mamma, Goren, è molto felice oggi. 
Canticchia e vola per la casa in modo strano. 
Io e te ci mettiamo a ridere perché questo strano comportamento mette tanta allegria, ma soprattutto perché era da tanto che non riuscivamo a vederla così. 
Balla, ride e non fa altro che abbracciarci; finché di svelta non ci lascia dei forti baci sulla guancia e vola via. 
È da giorni che si comporta così ma oggi è particolarmente felice... e bella. 
Non me lo so spiegare ma quando, entrando in casa, questa mattina l'ho guardata in faccia ho visto una strana luce nei suoi occhioni grandi. 
Oggi, Goren, tua mamma è proprio bella ma noi non sappiamo perché. 
Prima di andarsene abbracciandoti ha urlato gioiosa: "ho una sorpresa per te!" 
Forse il suo buon umore è causato dalla sorpresa?
Ti guardo divertita ed eccitata, ansiosa, quasi quanto te, di scoprire cosa Pan nasconde; tuttavia a quelle parole sul tuo viso non trovo la stessa allegria e curiosità che invece ci sono sul mio. 
Sei preoccupato Goren? 
 
 
 
È da poco tempo che ho capito quanto in realtà siano curiosi i rapporti fra le persone. 
Più ci si unisce, più si pretende. 
L'amicizia, l'amore e qualsiasi rapporto comprenda anche il minimo coinvolgimento emotivo sono tutti caratterizzati da egoismo puro.
Dopo un po' non ti basta più quel che hai, ne vuoi ancora e ancora e ancora. 
Più ricevi e più desideri. 
Ed anch'io in tutta la mia infantile innocenza non desideravo altro che tenerti accanto a me, come un povero cagnolino legato al collare a vita. 
Il vero problema stava nel fatto che pretendevo di stringere rapporti come se fossero dei semplici nodi; oggi, però, anche solo il pensiero mi porta i brividi. 
 
 
 
 
"Mi-Chan andiamo" mi dice mio papà.
Lo guardo truce e incrociando le braccia lo rispondo.  "Lui verrà" 
Papà si arrabbia. 
Ma lui non capisce. Non può capire quanto Goren abbia bisogno di me! 
Avevamo promesso di vederci e lui verrà. 
Io ne sono convinta. 
"Mi Chan." Mi dice, inginocchiandosi e prendendomi per mano "Goren è partito. Starà via per un po' di tempo." 
Sento uno strano dolore in gola, non riesco a capire cosa tu, babbo, mi stai dicendo. 
Eppure papà, tu non menti mai. 
"Ma ieri aveva promes.." provo a spiegare, ma tu non mi lasci finire. 
"Forza Mi-Chan torniamo a casa."
Goren, davvero sei andato via? 
No, tu avevi promesso.
Son Goren mantiene sempre la parola, e poi noi dovevamo parlare, dovevamo capire. 
Goren verrà. 
Lascio la mano del mio papà, e più veloce che mai corro alla panchina dove ci siamo dati appuntamento. 
Mi dispiace, papà. 
Ma Goren ha promesso. 
   
 
 
 
 
Per me, che ero sempre stata sola durante i miei primi anni di vita su un'isoletta sperduta, Goren e Junior erano come una boccata d'aria fresca. 
Il loro ottimismo e la loro allegria riuscivano sempre a trasmettermi grande entusiasmo! 
E così presi a comportarmi come loro, a combattere come loro e a volare come loro. 
Però più tentavo di imitarli, più loro ne sembravano infastiditi: questa cosa mi faceva arrabbiare così tanto che avrei voluto picchiarli entrambi. 
E di zuffe ne abbiamo fatte davvero tante. 
Però ai miei occhi loro erano sempre i  miei più grandi eroi, che anche da lontano mi regalavano forti emozioni.
Col passare degli anni persi interesse in Junior, probabilmente data la differenza d'età non indifferente, e mi concentrai unicamente su Goren. 
Spesso mi domandavo se con il lieve allontanamento di Ju potesse sentirsi solo anche lui, se potesse comprendere almeno un po' il mio stato d'animo in quegli anni. 
Non passò molto tempo prima di trovare risposta positiva alla mia domanda. 
Parlare con lui, riderci insieme, veder crescere il nostro rapporto mi rendeva la bambina più felice del mondo. 
Anche solo sapere che le nostre famiglie condividevano un glorioso passato insieme mi faceva sentire più forte. 
Perché in fondo in questo posso sintetizzare i miei vecchi sentimenti: Goren era la mia forza. 
Non che io non fossi autosufficiente, anzi sarei potuta andare avanti benissimo anche da sola... Ma essere insieme a lui mi faceva sentire invincibile. 
Mi inebriai di questa sensazione per un paio d'anni; la felicità di Goren era la mia felicità, condividevamo di tutto: le pene, le punizioni, il cibo, lo studio, la felicità. 
Tutto ciò che due semplici bambini potevano fare... Beh.. Noi l'abbiamo fatto. 
Ma tu rifaresti tutto ciò che abbiam fatto insieme, Goren? 
Anche col senno di poi, io lo farei e rifarei altre mille volte.
 
 
 
 
"Mamma" mi lamento assonnata nel letto.  "Quando torna Goren?" 
Sono giorni che il mio migliore amico non è presente a scuola. Il banco vicino al mio è sempre vuoto e mi mette tanta tristezza; però io lo sto aspettando perciò ho detto alla maestra che non voglio cambiare posto.
Però Goren non mi ha nemmeno chiamata. 
Non so niente di lui. 
"Presto, amore mio" mi dice la mamma sorridente. 
Il sonno mi è passato, adesso mi trovo concentrata solo su di lei. 
Mi arrabbio. 
"È quello che stai dicendo da settimane" urlo piangendo forte. 
La mia mamma prova a calmarmi, dandomi tanti abbracci; mi scosta i capelli dagli occhi e dopo avermi lasciato tanti baci mi sussurra: "Adesso chiamo Chichi e glielo chiedo. Aspetta qui"
La mamma esce dalla stanza, ed io nel silenzio più assoluto mi accuccio sotto le coperte. 
Ho freddo. 
La sento parlare, sento la sua voce non molto forte. 
Sta bisbigliando. 
Incuriosita mi alzo, e ascolto le poche parole che riesco a capire. 
"Non li avete sentiti?... Cosa?... Quindi non si sa se torneranno... 
Capisco... Mi-Chan ne sarà ferita tantissimo." 
L'ho sentita. 
Questa verità che nessuno voleva dirmi l'ho sentita sul serio. 
Dove sei, Goren? 
Te ne sei andato? 
Ma non dovevamo stare sempre insieme noi?
Sento i passi leggeri e lenti della mamma avvicinarsi alla mia stanzetta e veloce corro ad infilarmi sotto le coperte. 
Mi viene da piangere. 
Ho voglia di piangere. 
La mia mamma entra come avevo pensato in camera, e accarezzandomi la testa, chiama il mio nome. 
"Quando torna Goren?" le chiedo di nuovo, nella speranza di avere altre notizie.
La mamma sorride e guardandomi in volto mi dice: "Goren tornerà prestissimo! Me l'ha detto Chichi" 
Ma... Non è quello che ho sentito.
Non l'avevo mai notato prima ma... 
I grandi quando dicono le bugie sorridono. 
 
 
 
 
Preservare la propria felicità è importante, ma essere felice fra persone tristi non è proprio il massimo. 
Per questo ritengo che sia molto più importante proteggere il benessere dei propri amici; perché quando si è tutti allegri è molto più bello. 
Sono passati otto anni da quel giorno in cui promettemmo di vederci la mattina dopo per distrarci, otto anni da quando non vedo più il tuo viso sorridente ogni mattina. 
A pensarci bene non ho ancora saputo quale fosse la "sorpresa" che Pan stava nascondendo, ma dentro di me ho sempre pensato che fosse una delle cause per il quale tu non sei qui con me. 
Che poi fondamentalmente io non ce l'ho con te perché te ne sei andato; in fondo cosa può un bambino di nove anni contro il volere della propria madre? 
Io sono furiosa con te perché non sei tornato. 
Nemmeno una volta. 
Perché non mi hai chiamata. 
Mai più da quel giorno. 
Però... ti dirò di più.
Ogni anno nello stesso giorno della tua partenza, mi metto tutta in ghingheri e corro in città davanti la stazione vicino al chioschetto, là dove avevamo detto di incontrarci quella mattina. 
Con due bibite fresche in mano, seduta sulla "nostra" panchina come quel giorno lontano, lancio sguardi furtivi tutt'attorno a me nella speranza di vederti sopraggiungere. 
Come ogni anno, il ghiaccio delle bibite si scioglie, la loro temperatura diventa calda e tu non arrivi.
Mi alzo, ripetendomi che l'anno dopo andrà meglio. 
Lo faccio ancora. 
Anche quest'anno mi sono ripetuta le stesse parole, e lo farò anche l'anno prossimo e quello dopo. 
Finché tu non tornerai. 
Non so perché ma continuerò ad andarci, nonostante dentro di me stia covando un vecchio rancore da tanto tempo. 
Ma si sa i vecchi amici ritornano. 
Io sarei disposta a tornare. E tu?
 
 
 
 
Oggi il sole è più caldo del solito. 
Sento un piacevole tepore sulla mia pelle, che mai come oggi può farmi piacere.
Quest'anno sono fiduciosa.
Quest'anno lui verrà. 
Sono passati ormai cinque anni da quando non c'è più, e la vita qui è cambiata un bel po'!
Cosa diresti, Goren, vedendomi così? 
Non sono più quella ragazzina vivace e dolce di un tempo, tant'è che, sono sicura, vedendomi adesso non saresti capace nemmeno di riconoscermi. 
Un po' più cupa, silenziosa e solitaria ma pur sempre la tua Mi-Chan. 
La panchina sulla quale sono seduta è sempre la stessa, non sbagliarti.
Come ogni anno attendo impaziente il tuo arrivo guardandomi intorno e scorgendo sempre gli stessi visi conosciuti. 
Ci sono tutti: la signora scorbutica che "ci ha sposati" da bambini in una lingua a noi sconosciuta, il signore che ci regalava le palline, la donna ci raccontava le storie del figlio prodigio, e poi c'è Bò. 
Bò che come sempre, non si risparmia di passare cinque minuti con me, donandomi due delle sue bibite più buone e fresche. 
Avevamo appena otto anni quando lo conoscemmo, e solo nove quando abbiamo smesso di recarci li dopo la tua partenza; eppure questo signore paffuto dai modi un po' grezzi conserva un ricordo vivido e preciso di te. Ogni volta parliamo molto. 
Tutta questa gente é un po' come testimone della nostra storia, della mia sofferenza. 
Però venire qui e vedere i loro visi speranzosi, quasi quanto il mio, di vederti correre da me mi da, in un certo senso, grande forza. 
Perciò continuerò a sperare.
E ad aspettarti.
 
 
 
 
Che poi l'allontanarmi dagli altri è stato un riflesso incondizionato. 
Non ne avevo la minima intenzione, ma pian piano la paura prese possesso di me ed inevitabilmente cominciai a chiudermi sempre più in me stessa. 
Se avessi parlato, avrei discusso di te. Ed io a te non volevo nemmeno pensarti. 
Peccato però che nessuno fra le mie compagne capì che quel silenzio non era altro che la più assordante delle richieste d'aiuto, mentre io ero troppo debole e infantile per dirlo apertamente.
Così, allontanata da tutte, e approfittando di ogni attimo di solitudine per pensare e perché no... maturare, assunsi un atteggiamento che solo ora riconosco essere stato sbagliato.
Volevo essere strana, volevo incutere timore perché accanto a me non volevo nessuno. 
Vestivo di nero, lanciavo sguardi freddi e camminavo lentamente, risultando anche superba. 
Tutti a scuola mi odiavano, ed io invece non mi curavo di loro. 
Ero sola e la cosa mi provocava al quanto piacere.
Davanti allo specchio ogni sera, imitavo mia nonna, nella speranza di risultare sempre più cattiva e fredda.
 
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Prendo uno dei due bicchieri poggiandolo alla guancia. 
È caldo. 
Ormai è quasi ora di pranzo e di te nemmeno la traccia! Il copione, per ironia della sorte, è sempre lo stesso: sei anni fa però, il mio papà a quest'ora mi aveva già portato via con la forza nonostante io fossi scappata, avessi pianto e pregato. 
Oggi però sono qui, pronta ad accoglierti qualsiasi cosa tu faccia.
Per dirti cosa? Non lo so. 
Per vomitarti addosso tutta la rabbia che provo da tempo? Forse. 
Però lo giuro: oggi non andrò via, Goren. 
 
 
 
 
 
 
La cosa più bella dell'essere sola era che avevo tanto tempo per osservare le persone, e così mentre ti aspettavo su quella fredda panchina, provavo ad immaginare la gente come si sentisse, dove andasse, a che vita appartenesse. 
C'era chi aveva un lavoro soddisfacente, chi una moglie buona e gentile, chi invece era insoddisfatto della propria vita, chi costretto ad un mestiere faticoso, e poi c'erano coloro che invece erano freddi proprio come me. 
Ricordo che impulsivamente pensai che quelle persone erano i feriti, che a differenza di altri non avevano saputo trovare via d'uscita. 
Io facevo parte di loro. 
Ricordo che nello stesso giorno vidi anche lui. Tuo padre. 
E sua figlia. 
L'ho conosciuta, si chiama Iku: avevo saputo della sua nascita quasi subito in realtà. 
E da subito l'ho odiata. 
Parliamoci chiaro, non avevo nulla contro quella povera creatura contesa fa due genitori impossibili... Ma avevo capito da subito che lei era un'altra motivazione per la quale tu non eri più con me.
Ed assieme alla piccola Iku presi ad odiare Trunks, tua madre e te. 
Non saprei spiegarlo ma volevo che i tuoi sparissero, che chiarissero, o per lo meno che fossero persone normali quanto lo sono i miei due genitori. 
Come fai a sopportare due genitori così, Goren? 
Però.. Chissà a te quanto ha fatto male la situazione.
Io ho imparato a salvarmi da sola! 
In paradiso ci vado con le mie gambe, ma questo l'ho capito dopo un po'.
Al tempo, infatti, tutta la mia rabbia era dovuta soprattutto al fatto che, in fondo, volevo essere salvata. 
E così fu. 
 
 
 
 
 
 
"Alzati" mi dici. 
"Non voglio" rispondo acida.
Il perché tu, proprio tu, con quell'odiosa aria da 'so tutto io' ti sia fermato proprio qui, non lo so. 
Nè intendo saperlo, chiariamoci. 
Ti guardo con sguardo truce, per farti intendere che il mio di dietro rimarrà su questa dannata panchina fino al calare della sera. 
Hai un'espressione divertita in volto e questo non fa altro che aumentare la mia stizza. 
Aggiungiamoci poi l'antipatica snob che ti sei portato dietro.
"Junior. Andiamo?" Non fa altro che ripetere quella. 
La osservo. 
Le scarpe alte devono fargli male, in fondo sarà tipo un'oretta che dopo avermi intravisto, Junior si è avvicinato a me chiedendomi di tornare a casa con lui.
Impara l'oca a vestirsi decentemente. 
Lei mi guarda con altrettanto astio. 
"Lasciala perdere" continua. 
Sento il mio "caro amico" alzarsi. 
Poco male. 
In fondo io e lui non siamo mai andati d'accordo, perciò sapevo avrebbe rinunciato. 
"Come potrei lasciarla perdere?! Lei fa parte della mia famiglia!" 
La voce, molto più alta rispetto al normale, di Ju sovrasta tutte quelle dell'ambiente circostante. 
Il mio cuore, lo ammetto, perde un battito e lo stupore prende possesso della mia mente. 
Lo guardo: mi da le spalle, ma posso percepire la sua rabbia. 
Contro quella ragazza, che pare ancora più stupita di quanto non lo sia io.
"Vattene" le dice il figlio di Gohan indifferente. 
"Ma noi stav.." 
"Vattene!" Urla sempre più autoritario. 
Lei fa come dice, e forse troppo stupita o magari anche triste, va via in silenzio mentre io, ammutolita dalla situazione, rimango ad osservare il ragazzo di fronte a me. 
Ti siedi vicino a me, come se nulla fosse successo, poi sospirando mi dici: 
"Lo aspetterò con te"
Incredibile a dirsi ma...
Adesso mi sento meno sola. 
"Grazie" sussurro, porgendoti una delle due bibite. 
Non credo Goren si arrabbierà se cedo la sua allo zio. 
In fondo lui adesso non c'è. 
Qui con me, c'è qualcun altro.
 
 
 
 
 
Ancora oggi, se ripenso a quei giorni non posso non ricordare l'oscurità e la tristezza, tanto da annaspare eccessivamente e piangere. 
Però ho un segreto.
Junior, se ricordo la tua mano protesa verso la mia, allora tutto acquista un senso.
È grazie a te se oggi so cavarmela da sola. 
Da quel giorno ho imparato a rialzarmi, ed è stato per merito tuo poiché sapevo che tu saresti sempre stato li a guardarmi.
 
 
 
 
 
 
"Non c'è alcun bisogno di seguirmi dovunque." 
Negli ultimi giorni la presenza del soggetto accanto a me, è diventata quasi asfissiante! 
Sono tipo due mesi che non mi da tregua ma ultimamente ha superato ogni limite. 
A ciò si aggiunge mia madre poi, la quale non finirà mai di ringraziarlo per avermi tirato fuori di casa. 
Adesso vado persino a scuola quasi tutti i giorni. 
"Ma tu una volta non mi odiavi?!?!" Gli urlo contro, voltandomi verso di lui. 
"Odiarti? Ma no. 
Eri solo troppo... Ehm... Allegra? 
Avevo mal di testa ogni volta che tu eri attorno!" 
Ridacchio. Per la prima volta dopo tanto tempo. 
Ju mi guarda, e poi in tutta la sua naturalezza esclama: 
"Sei molto più carina quando sorridi"
Io mi fermo, rimango indietro di qualche passo e sconvolta, ti guardo. 
Cavoli. 
Il tuo viso così bello sotto tutti gli aspetti non riesco a vederlo, ma nella mia mente già lo immagino. 
Arrossisco poi quando ti volti verso di me e prendendomi per le spalle mi porti dinanzi a te. 
"Rimani dove posso vederti." mi dici.
"So badare benissimo a me stessa!" Ti urlo contro, mascherando la mia timidezza.
"Certo certo"
Porca miseria. 
Non pensavo oggi facesse così caldo.
Stupido Junior!
 
 
 
 
 
Sono  convinta che prima di avere degli amici, bisogna imparare a star da soli. 
In fondo se non si riesce a star da soli, l'amicizia potrebbe essere scambiata per bisogno. 
Io da semplice bambina qual ero, avevo bisogno del mio amico Goren, ma di certo non mi rattristavo se per qualche giorno non riuscivamo a vederci. 
Continuavo la mia vita forte e fiera, in attesa di un futuro incontro. 
Nel momento in cui però lui partì, inspiegabilmente incominciai a diventarne ossessionata: ogni giorno era faticoso alzarmi, andare a scuola, vedere gente. 
Avevo bisogno della sua presenza e del suo affetto: man mano che il tempo passava, io avvertivo questo desiderio sempre più intensamente. 
 
 
 
 
 
"Tu hai davvero tanti amici..." 
Stesa sul tuo letto a pancia in su, osservo il soffitto bianco. 
Tu, seduto a terra, mi affianchi.
È un po' di tempo che frequento casa tua, e devo dire che non mi dispiace. 
Per quanto tu sia stupido, asfissiante, arrogante, bambinone... Beh sei proprio una brava persona. 
E stare con te e con la tua grande famiglia mi rende, in un certo senso, quasi contenta. 
In fondo fra queste persone ci sono cresciuta. 
 "Potresti averne tante anche tu!" mi dici, cogliendo la palla al balzo, ed io come mio solito cambio discorso.
"Ultimamente hai troppo tempo libero, Junior. 
Da quanto tempo non esci con qualcuna? Non è da te."
"Mi-Chan" 
Per la cronaca. 
Sei l'unico a poter chiamarmi ancora così. 
Ritieniti fortunato e non abusare di questo privilegio.
 
 
 
 
Diciamo che inizialmente Junior mi porse la mano con molta gentilezza ed io, al principio un po' riluttante, la strinsi sempre di più... Volta per volta. 
E così cominciai a dipendere anche da lui. 
E lui da me. 
Incredibile a dirsi, ma ne ero felice. 
Almeno in questo modo ero sicura: nessuno dei due avrebbe abbandonato l'altro.
 
 
 
 
 
"Sei proprio una bambina" mi canzoni tutto felice. 
Tossisco e ti guardo truce. 
"Scusa se sono una semplice umana" provo a dire fra uno starnuto e l'altro. "Ed è colpa tua che mi hai fatta cadere nel lago!" 
Tossisco di nuovo. 
Stavolta più forte e tu mi guardi con un filo di tenerezza negli occhi. 
Mia mamma, in preda ad un'adorazione senza mezzi termini nei confronti di Junior, ha saggiamente deciso di farmi rimanere a casa di Chichi per non lasciare che la temperatura si alzasse maggiormente durante il lungo tragitto fra casa mia e di Gohan. 
Che poi mi chiedo: mio padre non dovrebbe essere assolutamente contrario? 
In fondo sono a casa di un ragazzo! 
Anche se ripensandoci... Nessuno può essere peggiore del Maestro Muten; per cui in parte posso comprendere il loro comportamento.
Però sono contenta.
Anche se questa casa è lo scrigno all'interno del quale sto vivendo, anche se in questa casa aleggia l'odore di Goren e della sua spontaneità. 
Mi sento un po' triste nel ripensare a quei giorni, che, lo ammetto, mi sembrano ormai più lontani che mai. 
Affondo la testa nel cuscino e trovo rifugio fra le coperte pesanti, finché una tua mano ricade teneramente sulla mia adorata bandana.
Scivolo nel sonno, coccolata dal calore delle tue carezze. 
Nella mia mente non riesco a non chiedermi il perché del tuo gesto, così troppo gentile. 
Il mio cuore prende a battere come un forsennato: è da un po' di tempo che inaspettatamente accelera il battito. 
Eppure io non ne capisco il perché.
 
 
 
 
La realtà è mutevole. 
E fin qui ci siamo. Voglio dire: è probabilmente la prima cosa che ogni essere umano può cogliere nella realtà quotidiana. 
Un fiore nel pieno della sua fioritura non rimarrà mai tale col passare dei giorni; noi stessi non rimaniamo mai uguali, ma subiamo cambiamenti dal punto di vista caratteriale, fisico e intellettuale. 
Anche i sentimenti mutano. 
Che sciocca... Dovrei dire SOPRATTUTTO i sentimenti. 
Non possiamo aspettarci che le cose rimangano immuni allo scorrere del tempo, anzi è giusto sapere che ogni scatto di lancetta di un orologio segna un cambiamento. 
Qualunque esso sia. 
Io essendo materia vivente di questo complicato universo ero cambiata, e con me stessa anche i miei più intimi pensieri. 
I momenti in cui la mia mente volava alla ricerca del mio Goren erano diminuiti sempre di più e anche se ci misi un po' di tempo a capirlo, Junior aveva ormai occupato un posto speciale nel mio cuore: era diventato il mio migliore amico a tutti gli effetti. 
Non che avesse surclassato Goren, ma era con Ju che passavo le giornate, che uscivo, che scherzavo. 
Era lui il mio supporto, ed io ero il suo. 
Quando feci notare al mio nuovo migliore amico questi piccoli particolari, lui sembrò rimanerci alquanto male. 
Rimase per un secondo impaurito, come se avesse fatto quanto di più sbagliato ci fosse al mondo. 
Non riuscivo a comprenderne il motivo... 
ma Junior da quel giorno cominciò a trattarmi differentemente.
 
 
 
 
 
"Forza corri" mi urli dall'altura. 
Il trekking non è mai stato il mio forte... Diciamo che non mi è mai passato per la testa di salire un'altura di fretta e furia per vedere chissà cosa poi. 
A Junior si. Ovviamente. 
"Non mi lasciare indietro" ti urlo io di rimando, sudata e senza fiato. 
Osservo la tortuosa strada che abbiamo appena percorso, poi guardo le mie scarpe ormai infangate, rotte e sicuramente inappropriate per eventi del genere. 
Stupido Junior. 
Appena rialzo il capo per poco non perdo l'equilibrio, spaventata dalla tua mano improvvisamente rivolta verso di me.  "Se mai dovesse succedere, contaci che io sarò indietro con te, Mi-chan" 
Rimango un secondo sbalordita e perché no, emozionata. 
Poi afferro con decisione la tua mano, sgridandoti per non aver pensato prima di arrivarci in volo a destinazione. 
"Era più bello vederti faticare" mi dici sorridente tu. 
Sto quasi per risponderti, ma prima che possa aprir bocca vengo catturata dallo splendore del paesaggio. 
Avevi fretta perché non c'è cosa più bella del tramonto visto da quassù, ed io con le mie lagne e la mia acidità stavo per perdermelo. 
"Grazie" ti dico ancora catturata dalla bellezza del luogo. 
Rimaniamo così finché il sole non cala completamente, stesi a terra, con le spalle praticamente unite.
"Dicevi sul serio?" Ti chiedo improvvisamente. 
Il tuo sguardo incuriosito mi dice che non capisci a cosa mi riferisco. 
"Non mi lascerai mai sola?" 
Sorridi, poi guardando il cielo rispondi: "mai" 
"Provalo" continuo io, nella speranza di avere un barlume di sicurezza. 
Tu ti alzi, ti stiracchi e prendendomi per le braccia mi attiri a te, mi guardi negli occhi per poi dire tutto d'un fiato:
"Diventa la mia ragazza.
Dammi un anno e vedrai che riuscirò a darti serenità e a farti dimenticare Goren!
Non posso cancellare l'amicizia che vi lega ma.. Concedimi un anno, ed io saprò renderti felice, anche senza di lui. 
Sì la mia ragazza Mi-chan!"
Il colore scuro delle tue pupille si presenta davanti ai miei occhi come un'ondata di calore. 
Ti guardo per i successivi secondi, minuti senza riuscire a dire nulla, mentre tu invece hai gli occhi puntati nei miei. 
Sgrano gli occhi, praticamente sconvolta dalla tua proposta e soprattutto dal batticuore e dal formicolio alle mani che posso avvertire in me. 
Che diavolo mi succede?!  
Che diavolo TI succede?! 
"Eh?" esclamo senza riuscir ad aggiungere altro.
 
 
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Ho imparato che il segreto della vita sta nel non soffermersi mai troppo sulle cose. 
A volte è necessario ascoltare l'istinto, il cuore e mandare un po' a quel paese quella dannata ragione che tante volte non ci permette di fare ciò che in realtà vorremmo. 
Io non voglio rimpianti. 
Se avessi ascoltato la ragione, Ju, io e te non saremmo arrivati a questo punto.
Perciò grazie cuore, sofferte o no, le tue scelte sono sempre le migliori!
 
 
 
 
Non sono mai stata particolarmente amante dei posti affollati. 
Forse da bambina quando io stessa ero un vulcano in eruzione; ma col passare del tempo l'eccessivo numero di gente mi ha sempre più dato fastidio, ho sempre sentito un senso di soffocamento che proprio non riesco a sopportare. 
Anche in questo momento ad esempio. 
Junior è partito in quarta: é davanti a me silenzioso, e forse un po' intimidito! 
Insomma come primo appuntamento non è stato proprio il massimo. 
Il fatto è che avendo sempre pensato a noi stessi come dei 'compagni', passare da quel grado al titolo di fidanzati é sembrato ad entrambi un passo azzardato, e ricco di complicazioni. 
E poi gli atteggiamenti intimi... Quelli non ci sono mai stati! 
Ma in fondo un po' me l'aspettavo che la nostra storia si sarebbe limitata a questo. 
Non posso chiedere di più, questo è ovvio.
Rallento il passo, persa come sono nei meandri della mia mente; ma quando rialzo il capo nella speranza di trovarti ancora a due passi da me, noto che non ci sei. 
Vado avanti più veloce e scorgo dopo un po' una folta capigliatura scura.
Stupido di uno Junior. 
Mi avvicino e mi appoggio alla tua camicia.
"È proprio necessario prendermi per la camicia?" Mi chiedi, ignaro di quanto accaduto.
"Ci divideremo altrimenti." Ti spiego, incredula che tu non ti fossi accorto che non ero più dietro di te fino ad un istante prima.
Mi guardi insistentemente e nei tuoi occhi non posso che scorgere un lampo di tenerezza; mi accarezzi prima la testa e poi le bionde punte dei miei capelli.
Infine mi prendi la mano, e intrecciandola alla tua mi chiedi divertito: 
"Va bene così?" 
Lo sfiorare la tua pelle mi provoca un brivido e con dolcezza, chiaramente colpita dal tuo gesto, rispondo:
"Molto meglio"
In fondo come primo appuntamento... Beh... non è stato poi così male.
 
 
 
 
Non è che mi andasse bene chiunque. È solo che quando Goren era sparito io ero stata inevitabilmente risucchiata in un vortice nero e oscuro, e sebbene annaspassi alla ricerca di qualcuno che mi aiutasse, nessuno riusciva a comprendermi.
Beh questo finché non è arrivato lui. 
Perché accettai il suo aiuto? 
Guardandolo per la prima volta dopo anni e anni in cui l'avevo evitato, Junior sembrava risplendere di una luce abbagliante e quando mi porse la mano io non potei evitare di afferrarla perché nel profondo  anch'io volevo essere avvolta dalla stessa luce.
 
 
 
 
 
L'odore di vaniglia annienta completamente la mia capacità olfattiva, ed un leggero venticello, così tipico delle serate sui Monti Paoz, non fa altro che condurre verso di me il terribile e asfissiante profumo di quella ragazza. 
È in piedi sull'uscio di casa, superba e sprezzante come sempre, chiedendomi di Junior. 
Sarei tentata di dirle che Ju non è ancora tornato, ma la voce del mio ragazzo, entrata in scena forse troppo presto, mi tradisce: 
"Mi-chan, chi è alla porta?" 
Irrompe dietro di me con la solita frenesia e rimane per un secondo fermo alla visione della ragazza che ho di fronte.
Lei le chiede di parlare, forse un po' impacciata ed emozionata ed io, in tutto il mio stupore non dico nulla. 
Taccio ed attendo quella risposta negativa, che tarda ad arrivare. 
"Si" 
Quella parolina così piccola e veloce mi si scaglia contro con una potenza da titani.
Rimango ferma mentre Junior, promettendomi di tornare subito, la conduce verso la sua stanza da letto. 
Mi siedo, riluttante, sul comodo divano in salone e attendo. 
I minuti passano e tu, Junior, non torni. 
Le mie mani cominciano a sudare ed il mio cuore ad accelerare per la troppa rabbia. 
Mi alzo, furiosa più che mai per correre in camera tua. 
Quanto tempo può impiegare scaricare una ragazza?
Forse un minuto se non pochi attimi e mi ritrovo come una pazza ad aprire furtivamente la porta di camera di Ju. 
Un'immagine, una sola ed i miei piedi scattano verso l'uscita. 
Corro sull'erba quanto più posso con l'intenzione di lasciarmi indietro quel verme e tutta la sua folle idea di farmi dimenticare il mio migliore amico. 
Avrei voglia di picchiarlo sotto gli occhi inorriditi di quell'ochetta e di picchiare anche lei. 
Ma non lo faccio. E non perché contro Ju non avrei speranze, ma perché ritornare a quella visione sarebbe per me un dolore troppo grande. 
Lo stava toccando: la mano piccola e delicata di quella dannata stava delineando il profilo del MIO ragazzo. 
Ed io questo non l'ho mai fatto.
Non mi è concessa una carezza ne nulla, non siamo una coppia come tante altre.
La nostra é una semplice relazione riparatoria e forse questa è la cosa che mi rende più nervosa.
Cado sull'erba fresca dei monti Paoz ormai stordita dalla stanchezza, e con un dolore non indifferente ai polpacci.
Prendo aria ai polmoni e mi concedo cinque minuti di riposo prima di ricominciare ad allontanarmi.. Da qui... Da lui. 
In men che non si dica e senza che io me ne fossi accorta le mie mani sono strette a pugno sull'erba. 
Stupido Junior. 
Stup...
"Ghiro Ghiro"
Alzo lo sguardo riconoscendo quel suono robotico dall'aria vagamente dolce e comprensiva, ma invece di trovarmi solo Gill come mi ero aspettata e augurata, ho di fronte a me il ragazzo per il quale il mio corpo pesante giace tipo morto sull'erba bagnata.
"Grazie Gill" dice lui sorridendo al nostro piccolo amico robotico. 
Un complotto. Ecco cos'è. 
Un complotto contro di me.
Non parlo per non dargli soddisfazioni.
"Ti sei arrabbiata? Che carina!"Ridacchia. 
Ok non posso parlare ma sono sicura che un bel pugno posso darglielo senza problemi, giusto?
"Mi-chan" la sua voce addolcita cattura per un secondo la mia attenzione, facendomi desistere dal mio obbiettivo. "Scusa" 
Ok. 
Questo non me l'aspettavo. 
Quasi mi fa tenerezza. 
"Lei ti stava toccando. Io.. Io non posso farlo." ammetto con un po' di vergogna. 
"Non puoi farlo?" 
Sembra adirato ed io, forse un po' timorosa, non l'ho rispondo. 
Poi in un secondo senza rendermene nemmeno conto mi ritrovo fra le sue braccia, con le labbra posate sulle Sue. 
Il mio primo bacio. 
Sa di... Di Junior. 
E di meraviglia, stupore. 
Presa da queste sciocchezze, dimentico di chiudere gli occhi finché poi tutto viene da se. 
Continuiamo a baciarci ancora e ancora, alternando poi qualche sonora risatina nervosa. 
Lui mi prende le mani e le posa ai lati del suo viso, facendole scivolare sulla guancia, sul collo, sul petto. 
 Emozione e tremiti avvolgono il mio corpo. 
"Sei la mia ragazza: non dire più che non puoi far qualcosa. Puoi fare tutto"
Sul mio viso si fa spazio un'accenno di sorriso.
Sono stata una sciocca. 
Poi improvvisamente lui aggiunge: 
"Così come io posso fare quel che voglio" e assieme a queste strane parole allunga la mano fino al nodo che tiene ferma la mia bandana, sciogliendolo. 
Quella mi cade lentamente sulle gambe. 
Mi ha tolto la bandana... Io lo ammazzo!
"Sei bellissima così, naturale." Mi dice dolcemente.
Ed io.. Beh io muoio.
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Ricordo che da quel momento in poi abbandonai la mia amatissima bandana. L'oggetto che più mi aveva dato sicurezza in quegli anni fu rintanato in una scatola nell'angolino di camera mia. 
E, incredibile a dirsi, non indossai più la miriade di vestiti scuri e cupi che mi avevano accompagnato in quegli anni bui. 
Cominciai a legare i capelli, a mostrare le mie emozioni e ad indossare indumenti colorati per tutto il tempo. 
Non me ne resi conto subito ma, man mano che passava il tempo, la vicinanza a Junior mi cambiava. 
In positivo ovviamente. 
Cominciai a parlare, a ridere, a muovermi e a scherzare come lui. 
Talvolta anche a pensare allo stesso modo.
Al tempo ammetto di essermi chiesta più volte il motivo per il quale avvicinandoci ad una persona, tendiamo a mutare ciò che siamo realmente, fino a quasi non riconoscerci più.
Oggi, invece, posso dire quasi con certezza che non sono le persone a  mutarci: piuttosto esse fanno venire a galla quei comportamenti, quelle emozioni o pensieri che probabilmente nemmeno pensavamo di possedere.
Ancora una volta, non posso non esserti grata, Ju, per avermi accompagnata alla scoperta di me stessa.
 
 
 
 
"Guarda come sono belli" urlo in preda all'emozione.
Sento l'odore di salsedine penetrare prepotente nelle mie narici e un'inaspettata iperattività prende possesso del mio corpo. 
Corro verso l'acqua così limpida ma profondamente agitata e aspetto che le onde si scaglino contro le mie gambe: il contatto col mare freddo mi porta brividi sulla pelle che, misti all'eccitazione del momento, mi conferiscono una bella dose di buon umore. 
Tu mi guardi e ridi, forse divertito dal mio lato inaspettatamente infantile.
Sento le tue leggere risa e mi volto verso di te raggiante: era tempo che non mi sentivo così. 
Era tempo che non ridevo così. 
Ed era tempo che i miei occhi non si abbandonava a queste spontanee emozioni. 
"Sono belli, vero?" Ripeto.
Tu sorridi. Ed io, così estranea a me stessa, comincio a battere le braccia.  "Assomiglio agli uccelli?" 
Potrei giurare di aver visto una traccia di meraviglia sul tuo viso. 
Solo per oggi voglio tornare la bambina di un tempo. 
Solo per oggi voglio risalire le buie fogne nelle quali mi ero nascosta. 
Per oggi vorrei essere la vecchia 'me stessa'. 
Perché tu hai sempre cura di me, e rivelarti un po' della vecchia Mi-chan non sarebbe poi così sbagliato. 
Ridendo, mentre la mia mente così affollata dai pensieri risale in superficie, mi rispondi: "no" 
Io ti lancio un finto sguardo inviperito e corro fra le tue braccia. 
"Dì che sono un uccello" dico non appena mi accogli in un abbraccio. 
Mi neghi questo piccolo piacere, ma dopo un singolo sguardo cedi divertito alla mia richiesta. 
"E va bene. Sei un uccello." 
Ti guardo entusiasta. "Adesso dì che sei anche tu un uccello" 
Non potrei, nemmeno volendo, descrivere l'espressione che mi stai donando in questo momento; l'unica cosa che mi sento di dire è che mi trasmette amore e sicurezza. 
Le nostre labbra su incontrano furtive e la tua voce si propaga nell'aria con una dolcezza infinita: "Se tu lo sei, allora lo sono anch'io.
E finché non imparerai a spiccare il volo, io sarò le tue ali"
"Ah adesso capisco... 
È così che conquistavi tutte quelle ragazze, eh Ju?"
 
 
 
 
 
Una luna non abbastanza piena. 
Pur stando con Junior era la mia sensazione. 
Per quanto ci si ami profondamente, nessuno mi completa davvero.
Non so se fosse l'effetto dell'infanzia o la mia adorazione per Goren, fatto sta che solo quando ero con lui mi sentivo sul serio integra.
A Ju questo non l'ho mai detto perché lo amavo, e avrei fatto di tutto per preservare la sua felicità.
 
 
 
 
Le nostre risate si propagano allegre nell'aria circostante, le tue mani sono sulla tua pancia, quasi tentassero di lenire il dolore dato dal troppo riso. 
È questo  che adoro di te, Junior. 
Con il tuo sorriso e il tuo ottimismo riesci sempre a tirare il meglio di me, e quell'allegria spontanea che mi ero lasciata indietro da un po' di tempo. 
E pensare che una volta ti ritenevo uno stupido dongiovanni arrogante e cattivo. 
E invece no. 
Mi prendi la mano e portandomi fra le tue braccia
Riesco a vedere una facciata che nessuno ha mai saputo scorgere in te.
È questo quello che mi dici sempre, ed io nel profondo non posso non sentirmi fiera di me stessa per come riesca a volerti bene oggi e ogni giorno sempre di più. 
Addio fantasmi del passato. 
Adesso sono felice. 
Lo sono sul serio. 
 
 
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Per quanto continui a ferirti, voler bene a qualcuno non è mai inutile.
Oggi, forse con quel pizzico di esperienza in più, posso razionalmente constatare la verità che racchiude questa affermazione.
Mi era capitato ai tempi di dannarmi infinite volte per l'attaccamento che sin da bambina avevo provato per Goren, ma solo ora capisco quanto in realtà il mio atteggiamento fosse sbagliato. 
Gli attimi passati insieme, Goren, li custodisco ancora nel mio cuore, momento dopo momento; sono tutti lì pronti a riaffiorare e concedermi qualche momento di serenità, e perché no divertimento misto ad una leggera punta di amarezza.
Che quella ci sia ancora oggi non l'ho metto in dubbio. 
Il nostro passato lo porterò sempre con me fino alla fine dei miei giorni.
I nostri momenti sono stati fantastici, la nostra amicizia è stata fenomenale.
Solo che probabilmente non esiste più.
Tu rimarrai per sempre il mio migliore amico, solo che il MIO Goren non è il 17enne estraneo con una nuova vita, ma sarà sempre e solo il bambino infinitamente carino, dai modi gentili e posati. 
In fondo al mio cuore questa é l'unica verità che conosco su di noi.
 
 
 
 
 
 
 
"Facciamo un gioco" mi proponi entusiasta, lanciandomi una pietra con la quale giocherellavi da fin troppo tempo. 
Io, che ancora sono furiosa per la litigata avvenuta pochi minuti prima, ti lancio uno di quegli sguardi 'se parli ancora ti ammazzo'. 
"Avanti" mi incoraggi. 
"Sparisci" ti rispondo acida. 
Prendi fiato ed io con la coda dell'occhio, mi cibo almeno un po' della tua bellezza. 
I capelli ti sono cresciuti ancora di più, e le punte ti solleticano la schiena e le braccia. 
Adoro i tuoi capelli, sono morbidi e lucenti; e sebbene tu non faccia altro che portarli raccolti in quella stupida coda, riesco sempre ad intravederne la bellezza. 
Giro la faccia, incontrando il tuo sguardo divertito. 
Dannato Junior. 
"Mi-Chan, lo dico per te. Devi farti degli amici!" Mi guardi, serio stavolta.
Rispondo intristita, intravedendo la voglia di allontanarmi nelle tue parole: "Io ho già te." 
Non l'avevo detto finora, né per orgoglio né per presunzione.
Semplicemente ne volevo fare a meno per timidezza. 
La tua espressione, dura fino a quel momento, si rilassa improvvisamente. 
Mi sorridi dolcemente, e avvicinandoti a me mi stringi in un abbraccio. 
Poggio la testa sul tuo petto e ascolto le tue parole. 
"Io sono il tuo fidanzato. 
Vorrei che tu avessi delle amicizie.
Femminili possibilmente." 
Quante volte abbiamo fatto storie del genere? 
Un'infinità, credo.
E torniamo sempre allo stesso punto. 
"Io non credo nelle amicizie" sottolineo, cantilenando. 
"Non tutti ti tradiscono, Kotomi. 
Provaci." 
Provarci?
Io affezionarmi ad una persona, nella possibilità  che essa possa tradirmi un giorno?
No! Però... 
In fondo lui ha fatto tanto per me. 
Potrei.. Si che potrei.
Potrei iniziare un'amicizia in punta di piedi stavolta. 
Non tutti tradiscono. 
Junior non mi ha mai tradito! 
"Ci provo" mi arrendo dopo una lunga pausa in silenzio. 
Nella felicità del momento, tu mi lasci un caldo bacio sulle labbra, poi aprendomi la mano mi lasci la pietra con cui poco prima stavi giocando.
Mi spieghi che il gioco consiste nell'affermare in cosa si crede, quando si ha il sasso in mano. 
Non capisco dove vuoi andare a parare ma gioco lo stesso.
Inizio io. "Ehm... Credo... Nel potere restauratore del cibo!" 
Ti lancio la pietra. E tu sorridendo affermi: "credo nel potere della famiglia." 
"Credo nei Saiyan"
"Credo nel ritorno di mio nonno" 
"Credo nel ritorno delle persone" dico, ormai presa dalla velocità del gioco. 
Senza accorgermene ho capito di credere nelle persone che ritornano. 
Beh ... È una rivelazione, lo ammetto. 
Mi sento a disagio. Vorrei trucidarti, furbo di un fidanzato che non sei altro.
Ti prendi la pietra dalle mie mani immobili e dici: "Credo nel perdono" 
Ecco lo sapevo.
Imbroglione.
"Credo nell'amore". Cambio rotta.
"Credo negli abbracci."
"Nei sorrisi" 
"Nei mal di pancia post-attacchi di risate" 
Rido ricordando un po' del nostro passato. "Credo nel calore delle emozioni."
"Credo nelle parole.. Quelle confortanti" 
Le tue parole, così vere, fanno nascere nella mia mente l'immagine del mio vecchio Goren, sempre pronto a confortarmi nei momenti di bisogno. 
Nasce sul mio volto un sorriso spontaneo, e quando quel sasso trova un punto di appoggio sul palmo della mia mano, senza pensarci mi lascio sfuggire qualcosa a cui da tempo non pensavo. 
"Credo nell'amicizia" 
Accorta dell'ammissione troppo tardi, non posso far altro che arrendermi. 
Credo nell'amicizia, non ho mai smesso di farlo; ci credo così tanto da odiare Goren per aver infranto un legame così bello. 
E nel mio cuore da sempre spero di poter continuare a vivere quei momenti che hanno reso fantastica la mia infanzia.
"Il sasso... Passamelo" mi ordini, ed io forse un po' arrabbiata per avermi costretto a tanto, te lo passo con eccessiva forza. 
Tu e i tuoi maledetti riflessi anormali, però, avete la meglio sul mio tiro.
"Credo che ti amo" mi dici. 
Ti guardo, sconvolta e felice. 
Sento qualcosa dentro di me. 
È il mio cuore, che come un forsennato ricomincia frettolosamente a battere.
Se è con te, Ju, posso continuare a credere... In qualunque cosa.
 
 
 
 
 
 
Sai, Junior anche se eravamo sempre insieme, e la nostra relazione continuava da mesi ormai, io non avevo capito niente di te.
Oggi posso dirlo con certezza, credo di aver imparato più cose di te nell'ultimo anno che non nei mesi precedenti, quando eravamo un tutt'uno.
Al tempo non mi rendevo neppure conto che con i miei pensieri e le mie parole non facevo altro che ferirti. Perdonami, amico mio.
 
 
 
 
 
 
 
 
"Ciao Ju" 
Prendo la rincorsa e crollo fra le tue grandissime braccia. 
Mi abbracci forte e poi mi lasci un bacio sui capelli; sono emozionata e tu non puoi non notarlo. 
"Devo farti conoscere una persona!!!" 
"Saranno tipo sei mesi che ci frequentiamo e già mi tradisci, piccola Mi-Chan?"
Scoppio a ridere, forse troppo elettrizzata per questa bellissima novità, mentre ti stringo ancora più forte. 
Qualche mese fa avrei riso di questi comportamenti futili, adesso però mi sembrano quasi naturali. 
"Sto parlando della mia amica"
Silenzio. 
"Cosa?" Dici incredulo, allontanandomi per scorgere il mio volto. 
Non posso dirlo con precisione ma... 
Nei tuoi occhi ho visto qualcosa di nuovo. 
Forse per la prima volta ho saputo renderti fiero di me. 
Questo pensiero mi rende così felice da far invidia al mondo.
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"Che nome è Zoey?" 
"Ma perché il tuo? Junior?!" 
"Il mio è un nome molto bello. Non capiresti nemmeno se te lo spiegassi." 
Il mio ragazzo e la mia migliore amica, ogni qual volta siamo tutti insieme, passano le giornate in questo modo. 
E, sembrerà strano, ma io rido. 
Rido perché attorno a me si è finalmente creata un'atmosfera serena. 
"Ma sei sicura di essere umana? Sei troppo bassa!"
"Potrei ammazzarti se volessi, Son" 
"Ma se ti chiamassi formica?"
"TI UCCIDO"
Soffoco una risata. 
Grazie, ad entrambi. 
 
 
 
 
 
 
Che io sia sempre stata strana, non lo metto in dubbio. 
Anche nella storia con Junior, dimostravo la mia stranezza in tutto e per tutto, e forse è grazie a questo e al suo carattere esuberante e aperto che siamo rimasti insieme per così tanto tempo. 
C'era però in me un desiderio così forte che minacciava di uscire ogni qual volta parlavamo di argomenti seri. Da allora mostrare serietà dinanzi a  lui per più di cinque minuti.
Perché se avessi detto ciò che mi stava lacerando, Junior sarebbe corso via ed io non volevo rimanere di nuovo da sola all'improvviso.
 Perché sono fatta così: paragonata alla tristezza di perdere tutto preferisco il dolore di una crepa che va aprendosi. 
Solo che ero troppo poco egoista per condannare il mio ragazzo ad un dolore del genere. 
Io non parlavo ma lui capiva, ed è per questo che quando me lo chiese direttamente io scoppiai.
 
 
 
 
 
 
Mi guardi negli occhi, e con una dolcezza infinita allunghi le mani fino a sfiorarmi il viso. 
Un piacevole brivido percorre il mio corpo, e a quel contatto così delicato non posso che avanzare un sorriso imbarazzato; mi ritrovo così a fissare il pavimento, dandomi della stupida senza sosta per non riuscire a sostenere il tuo sguardo. 
Eppure tu come al solito sai come prendermi: quella mano che fino ad un secondo prima sfiorava la mia pelle, é giunta, non so come, alle punte dei miei biondissimi capelli. 
Il movimento è sempre lo stesso: nonostante gli anni, i mesi ed i giorni passati, tu non fai altro che accarezzarli continuamente, dall'alto verso il basso mentre gradualmente alcune ciocche sfuggono alla tua presa. 
Ti sorrido, guardandoti negli occhi, incapace, ingrata come sono, di esprimere a parole il bene che ti voglio. Vorrei sul serio dirti qualcosa, vorrei davvero ringraziarti non solo per questa sera ma per tutti gli splendidi momenti passati insieme, in particolar modo vorrei ringraziarti per avermi ridato non il sorriso, perché quello non è mai mancato, ma la serenità. 
Vorrei ringraziarti per avermi insegnato a volermi bene, ad amarmi.
Eppure con mia grande sorpresa, sei tu il primo a parlare! Tu e il terribile vizio di non lasciare che il silenzio faccia tutto da sé.
Casinista come sei, avrei dovuto aspettarmelo.
"Mi-Chan" mi dici con dolcezza. 
Ok comincio ad avere paura. 
Il momento è arrivato.
"Si?" rispondo cauta, pronta ad ascoltare le tue parole.
"Pensi di essere felice qui con me?" 
Sento chiaramente il mio cuore perdere un battito.
Caspita.
Non so che razza di espressione abbia assunto in questo momento, ma deve essere davvero terribile a giudicare dal volto del mio ragazzo. 
Mi affretto a rispondere, per evitare che tu possa scambiare il mio stupore per insicurezza. 
"Si." Ti dico convinta. 
 Sospiri come se ti fossi appena tolto un peso di dosso; sembri più bambino di quanto non lo sia già. 
Tuttavia, se a primo impatto quest'immagine così tenera avrebbe dovuto suscitarmi un leggero sorriso, ecco che invece fa sì che il peso delle mie parole mi si piombi addosso senza pietà. 
Sono felice? 
Ho una bella casa, una famiglia amorevole, una migliore amica fantastica e un ragazzo, a dispetto delle credenze generali, d'oro. 
Si, sono davvero felice. 
Però... 
Però... 
Guardo altrove, riflettendo su quello strano turbine di emozioni che mi sta assalendo. 
"Mi-Chan" mi prendi per il mento, costringendomi a guardarti in volto. 
Non farlo. 
Così non posso assolutamente proteggerti, idiota. 
Non guardarmi così, lo dico per te. 
Non resisto. 
I miei occhi si riempiono di lacrime, che cattive come sempre non accennano a scendere per liberarmi di quella sensazione fastidiosa, così come il groppo in gola. 
Vomito tutta la mia angoscia. Quello che mi tiene bloccata da tanto. 
"Se solo potessi rivedere Goren. 
Mi manca così tanto." 
E sul tuo viso appare la tipica espressione da cane bastonato; è come se ti avessi dato uno schiaffo improvviso e tu, che tanto ti sei sacrificato per me, ne sia rimasto scottato. 
Avere davanti agli occhi il tuo dolore è la migliore delle punizioni per me, il ricordo di te addolorato e deluso lo porterò dietro ovunque. 
Poi l'impensabile. 
Rompi lo scambio di sguardi che da tanto ci tiene vicini... Tanto vicini, eppure così distanti. Guardi l'orizzonte, poi come se un'illuminazione ti avesse catturato, mi guardi e col tuo sorriso da ragazzino mi dici: "C'è un modo!" 
Le tue mani sono sulle mie ed improvvisamente l'ampio salone della casa che affianca quella di Chichi si erge dinanzi i miei occhi. 
 
 
 
 
 
 
La verità è che avrei tanto voluto essere come mia nonna, e magari c'ero stata vicino al diventarlo. 
Man mano che mi avvicinavo al suo essere, sentivo il bisogno di allontanarmene riprovando vecchie sensazioni. 
Eppure se fossi stata come te, nonna 18, all'epoca non avrei provato tutte quelle emozioni. 
E tu, Junior, se non mi avresti mostrato quelle cose, avresti avuto la possibilità di essermi ancora accanto. 
Avremmo potuto stare ancora insieme, lasciando che la nostra storia degradasse a tal punto da contenere un misto di menzogne, di falsi sentimenti e sbagliate convinzioni. 
Perciò... Sebbene l'impatto col tuo "modo" non è stato proprio dei migliori, ti ringrazio Junior. 
Grazie di avermi dato la possibilità di scegliere. 
Di chiarirmi. 
E di amarmi. Nonostante tutto. 
Non eravamo destinati ad essere una coppia; fra noi non è mai scattata la molla che ci permetteva di avere un qualcosa di realmente serio, ma ora come ora posso dire che... Se la vita mi avesse concesso la possibilità di avere un fratello, allora tu saresti stato senza alcuna ombra di dubbio la mia prima ed unica scelta.
 
 
 
 
 
La stanza di Goren è esattamente come la ricordavo. 
Nei miei ricordi di bambina, però, quella camera era immensa; adesso, rivedendola, con gli occhi di una sedicenne mi rendo conto che  non è stata mai chissà quanto grande. 
Eppure a me e Goren era sempre bastata! 
Quel piccolo spazio era stato un accampamento, una navicella, un ristorante, un stanza della gravità, un campo di battaglia: un luogo dove le ansie e le preoccupazioni potessero essere spente.
Adesso non è nulla di tutto questo, se non un luogo triste e desolato, però essa risplende ancora nel suo ordine impeccabile: penso che Chichi o Videl provvedano a mantenerla in condizioni accettabili. 
Però rivedere tutto come una volta... Fa male. 
I giochi, gli oggetti, i libri sono rimasti sempre nello stesso posto e tutto questo, non può che darmi la sensazione che tu, Goren, non sia mai andato via dalla mia vita. 
Già ti vedo aprire frettolosamente la porta e sbucare dietro di essa, col tuo bel sorriso contagioso.
Già ti vedo saltarmi addosso, pronto a combattere per dimostrare a me, eterna e debole umana, quanto la forza di un Saiyan possa essere micidiale. 
Faccio qualche passo avanti, poi con molta lentezza lasciò che il mio corpo trovi sollievo al contatto col pavimento freddo, prendo ad accarezzare quelle mattonelle ghiacciate e penso. 
Quello è stato il punto in cui, angosciati e tristi, abbiamo tanto pianto l'una fra le braccia dell'altro per la verità riguardo i tuoi genitori. 
Com'eri triste... ed io, che forse ancora cercavo un barlume di orgoglio nei tuoi occhi, mi sono fatta coraggio, consolandoti per un po'. 
Poi sono crollata anch'io in tutta la mia ingenuità. 
E insieme, uniti nel dolore, abbiamo pianto, finché di lacrime non ne sono rimaste più. 
Ma abbiamo continuato a stringerci, perché il solo sapere che l'uno c'era sempre per l'altro rendeva le cose un po' più semplici.
Dove sei adesso Goren?
È da tanto che non me lo chiedo.
È da tanto che non conosco la risposta.
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"Mi-Chan chiudi gli occhi" mi ordini improvvisamente, Ju. 
Faccio come mi hai chiesto e poco dopo sento le tue mani sui miei polsi, mi porti in giro per la stanza lasciandomi toccare appena tutti gli oggetti di Goren con i palmi delle mani. 
L'odore del mio migliore amico è sovrano nella stanza; sento le lacrime salirmi agli occhi ancora serrati come hai chiesto tu, Junior.
"Lo sento" ammetto con voce tremante "adesso sarà felice, con tanti amici, con una bella ragazza, sempre sorridente e molto semplice, come suo solito ma... Ma io non sono con lui" 
Apro gli occhi, rendendomi conto che ormai le lacrime scorrono copiose e insistenti ed incontro il tuo sguardo angosciato; porti istintivamente una mano dietro la nuca ed io sono qui immobile a fissarti. 
Senza far nulla se non lasciarmi divorare dai sensi di colpa. 
Quanto dolore ti sto provocando,Ju? 
Improvvisamente ti avvicini alla scrivania del tuo piccolo nipote, e come se ormai avessi imparato a memoria la disposizione dei suoi oggetti, prendi dal cassetto un foglietto e una matita; scrivi qualcosa e poi gentilmente mi porgi il misterioso pezzo di carta. 
Abbasso lo sguardo e vedo dei piccoli segni neri sull'immensa distesa bianca. 
Un numero. Di cellulare. 
Prima che possa chiederti spiegazioni, tu ti avvicini prendendomi per le spalle; mi lasci due casti baci sugli occhi ancora inondati dalle pozze d'acqua che mi rigano il volto. 
Poi come se non fosse successo nulla, col tuo solito modo di fare dolcissimo mi dici: "Vai" 
"Cosa?" ti chiedo confusa. 
Guardi il foglio e mi sorridi. "Chiamalo e corri da lui, Mi-chan. Sei libera." 
Libera? Perché parli come se finora mi avessi tenuta legata con catene? 
Io con te mi sono sentita più libera che mai, Junior. 
"Io servivo a placare la tua solitudine. Ora che ti ricongiungerai con Goren, io non ti servo più. Non credi?" 
"Non è così. Tu sei molto di più di un comunissimo conoscente. 
Io non mi sono servita di te!" La mia voce, alzatasi di qualche ottava, rimbomba fra le mure domestiche. 
Tu in tutta la tua sospettosa calma mi rispondi e mi accarezzi delicatamente, come se fossi l'oggetto più fragile di questo mondo. "Scusa mi sono espresso male. 
Volevo dire che adesso devi prendere la tua strada.
Ma ti sarò sempre accanto." 
Sarà mia impressione o c'è un velo di tristezza nei tuoi occhi? 
Stupido. 
Sei troppo leale Junior, ed è a causa di questo tuo pregio che stai andando via... vero?
Se mi penetrassi nel cuore ancor di più di quanto tu non abbia già fatto, allora per Goren significherebbe essere vittima di un rimpiazzo. 
Significherebbe che il mio migliore amico saresti tu! E invece da sempre hai fatto di tutto per non soffiargli il posto, addirittura rinunciare per due anni della tua vita alle malefatte, alla vita da ragazzino predatore per stare con me, ed essere il mio ragazzo. 
Non amico. 
Perché sapevi che quello era il ruolo del tuo adorato nipote. 
Perciò... Grazie. 
È tutto quello che vorrei dirti, ma le parole sembrano essersi bloccate in gola. 
Provo ad esprimere la mia gratitudine accarezzandoti il viso e lasciandoti un morbido bacio sulla guancia. 
Tu capisci ma non dici nulla. 
Mi accompagni a casa, e mentre io vedo la tua figura scomparire oltre l'orizzonte, strappo quel maledetto foglio, lasciando che i pezzi cadano a terra e mi dirigo nell'appartamento, senza voltarmi indietro.
Sospiro, avvolta in un turbine di tristezza, ripensando alla nostalgia di te che già avverto.
Quando mi hai concesso un ultimo abbraccio tremavi. 
Io me ne sono resa conto, ma non ho detto nulla, sebbene la voglia di averti con me per sempre era davvero grande.
Scusami.
Sono davvero una stupida.
Ma tu... Tu sei troppo leale, Ju.
 
 
 
Il tempo cancella ogni cosa.
Il tempo guarisce le ferite. 
Il tempo da soddisfazioni. 
Queste frasi, sebbene agli occhi degli altri siano ricche di speranza e di buoni propositi per una nuova vita, a me sono sembrate sempre e solo futili pretesti per giustificare la mancanza di coraggio e di reazione di una persona. 
Perché aspettare che sia il tempo ad alleviare i dolori?
Le persone deboli si appellano al 'provvidenziale aiuto' del tempo; io, come sempre, faccio affidamento unicamente sulla mia forza di volontà. 
Anche se, devo ammetterlo, se non fosse stato per il mio 'fratellone' non sarei andata molto lontana in questi anni. 
E alla fine, ho compreso che poggiarsi sulla spalla di un buon amico non è poi una cattiva idea.
Un amico per lo meno si fa carico del peso che stai portando, concedendo invece una totale sensazione di pace e leggerezza. 
Ho iniziato a capirlo anni addietro, quando presuntuosamente ritenevo ancora che le mie spalle fossero le uniche su cui poter contare.
Che poi non è vero che il tempo guarisce ogni cosa. 
Perché oggi alle parole 'Io sono Goren', ho chiaramente avvertito un fremito al cuore. 
Perché ancora non mi sono arresa?  Non riesco proprio a spiegarmelo. 
 
 
Quel giorno mi resi conto quasi subito del folle gesto. Non appena varcai la soglia di casa, corsi fuori a riprendermi ciò che mi spettava di diritto e che da anni bramavo.
Passai tutta la notte a ricomporre quel piccolo pezzo di carta; ossessivamente frammento dopo frammento riuscii a ricostruirlo. 
E lo conservai. Per davvero. 
Lo conservo ancora oggi.
Solo che ancora non l'ho utilizzato. 
Tutto qui. 
 
 
 
 
 
 
"No Mi-Chan  noi non possiamo sposarci!" 
"E perché?" 
"Sei la mia migliore amica: sarebbe troppo strano!"
"Hai ragione.." 
"Però ti sarò sempre vicino come amico!"
"Davvero Goren?"
"Certo. Per sempre."
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