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Autore: sswagonlou    20/10/2013    3 recensioni
Mamma adorava Harry. Non me, Harry. Si ricordava di tutto quello che faceva, mentre se dovevo fare una cosa io aveva degli impegni.
Non sopportavo Harry.
«Hazelle?» mi fermò la mamma prima che potessi chiudermi in camera.
«Fai ancora una volta la lotta nel fango con Harry e ti metto in punizione fino a quando non sei maggiorenne.» mi minacciò.
Entrai in camera con le lacrime agli occhi e quel giorno decisi che non sarei mai più stata la Hazzie carina e dolce.
Quel giorno decisi che sarei diventata la ragazza ribelle che i miei odiavano.
Quel giorno decisi che Hazelle Anne Rebecca Bloowood non si sarebbe mai più fatta mettere i piedi in testa da nessuno.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Giorno millecinquecentonovantaquattro di prigionia. Harry salta sul letto, lo romperà. Mamma darà la colpa a me.» lesse ad alta voce Zayn dal mio "diario segreto" iniziato la sera prima.
«Haz, è da ieri che siamo qua, non sono passati millecinquecentonovantaquattro giorni.» esclamò Liam alias capitan ovvio.
«E' il pensiero che conta.» borbottai, seduta a gambe incrociate sul mio letto.
Harry guardò all'insù, trovando solo uno sguardo omicida da parte mia. 
Mi ero rintanata in camera per stare calma e quei cinque erano piombati nella stanza, cominciando a parlare. Avevo vietato loro di salire sul nocciolo e quindi per farmi scendere avevano cominciato a minacciarmi, fino a quando Zayn non aveva trovato un adorabile diario segreto rosa di hello kitty, cominciandolo a leggere ad alta voce. 
Il problema era che se scendevo a tirare qualcosa in testa a Zayn, gli altri mi avrebbero preso con la forza e mi avrebbero portata chissà dove. 
Ma non finiva qua. Quella testa vuota di Louis aveva anche avuto la bella idea di chiudere la porta con la chiave di fuori, e dato che la serra si apriva dall'interno solo con la chiave eravamo chiusi tutti in camera mia.
«Ehi, guardate cosa ho trovato!» gridò un Niall molto entusiasta che sventolava un quaderno con la copertina bianca piena di ghirigori. 
Appena lo vidi, sbiancai. Nessuno doveva sapere cosa c'era lì dentro. 
Più in fretta della luce, scesi dal letto e dal nocciolo, recuperando il mio quaderno. Feci per risalire sull'albero, ma Harry mi si piantò davanti impedendomi di arrivare alla mia meta.
«Plebeo, fammi passare.» sussurrai acida stringendomi il quaderno ancora di più al petto.
«Fammici pensare.. No.» disse lui sfilandomi con facilità il quaderno dalle mani. 
Merda. 
Lì dentro c'era tutta la mia vita. Le mie storie, il mondo che volevo vivere. 
«E così, scrivi storie. Sempre la solita Sheila o hai cambiato nome?» domandò sfogliando le pagine. 
Sheila era la ragazzina di cui parlavo in tutti i temi o racconti che dovevo fare per scuola da piccola. Quando mi chiedevano di raccontare una storia, la protagonista si chiamava Sheila. 
Ma i tempi in cui Sheila era una principessa felice e perfetta erano finiti. La mia protagonista di adesso si chiamava Charlotte, aveva diciotto anni un passato da tossicodipendente, anoressica e autolesionista. 
«Charlotte, eh?» Harry, con un sorrisetto strafottente, si fermò a leggere a metà del quaderno. Sapevo esattamente cosa stava leggendo. Era una delle ultime pagine che avevo scritto: Charlotte che tentava per l'ennesima volta il suicidio.
«Oddio, Ellie, ma le leggi le cose che scrivi?» Harry mi guardava con gli occhi sbarrati. 
Lasciò il quaderno a Liam e preoccupato mi levò tutti i braccialetti che avevo sul polso sinistro, non trovandoci altro che un tatuaggio con scritta la parola "Fake" e un polso senza tagli. 
«Hazzie, certo che hai una mente contorta.» commentò Zayn, che aveva letto anche lui la pagina. 
Harry intanto mi stava tirando su la maglia per controllare i fianchi, candidi anche loro e quando tentò di abbassarmi i pantaloni della tuta per vedere le coscie, mi opposi.
«Facevamo anche il bagnetto insieme da piccoli, ti ho già vista nuda.» borbottò lui cercando ancora di tirarmi giù i pantaloni.
«Cazzominchia, Harry! Non sono anoressica, non sono autolesionista, non ho un passato da tossicodipendente!» urlai rimettendomi i bracciali e risistemandomi i vestiti.
«E allora perchè Charlotte è così?» domandò Niall. 
«Perchè Charlotte è Charlotte!» urlai alzando le mani al cielo.
«Aspetta, ma non è che sei una psicopatica?» domandò Harry squadrandomi.
«Smettila di guardarmi così!» urlai ancora una volta.
«Non mi va.» Harry scrollò le spalle con nonchalance. 
Caricai il pungno, diretta verso lo stomaco del riccio, ma Louis mi fermò appena in tempo. «Smetti di picchiare il mio ragazzo.» mi sussurrò all'orecchio minaccioso. 
«Io lo uccido!» urlai dimenandomi nella presa di Louis.
«Io non ne posso più di voi due!» urlò fuori di se Liam. Ci girammo tutti a guardarlo: lui urlava poche volte. «Non ne posso più che Haz e Harry litighino un secondo sì e l'altro pure!» continuò. 
«Quindi?» domandò Niall.
«Vi propongo una cosa. Hazelle trascorrerai una settimana nella vita di Harry e viceversa.» 
«Vuoi dire che io devo andare a scuola mentre lei va in giro ad incontrare fan?» domandò Harry cadendo seduto sulla sedia della scrivania.
«Oh, non se ne parla proprio. Non voglio aver a che fare con dodicenni con gli ormoni a palla.» obbiettai.
«Eri anche tu una dodicenne con gli ormoni a palla.» mi fece notare Niall.
«Sì, quando esistevano ancora i Tokio Hotel.» borbottai.
«Non divaghiamo! Domani è mercoledì. Giovedì e venerdì Hazzie racconterà a Harry come passa la sua giornata e com'è la scuola, mentre nei due giorni successivi Harry racconterà la sua vita a Hazzie.» spiegò Liam.
«Ti va di culo che i due giorni che devo passare nella vita del riccio siano sabato e domenica, se salto scuola i miei mi mettono ai lavori forzati.» borbottai, tentando ancora di liberarmi dalla presa ferrea di Louis.
«Parlo io con i tuoi genitori, Haz. E con il preside. Farò in modo che le ore che farà Harry a scuola siano contate per te.» mi rassicurò Liam.
«Quindi sarà come se fossi a scuola?» domandai perplessa. Liam si limitò ad annuire. 
«Mi sembra un'ottima idea, Liam. Magari la smetteranno davvero di litigare a questo giro.» commentò Zayn.
«Da quando ci conosciamo è la sesta volta che proviamo a farli smettere di litigare.» borbottò Louis che mi teneva ancora stretta.


Spalancai gli occhi guardando le foglie del nocciolo sopra di me. 
C'era qualcosa che non andava. Era tutto troppo.. Calmo.
Mi girai a vedere l'ora: le sette e trenta.
Volai letteralmente giù dal letto e afferrai il telefono, facendo il numero di Andrew, un ragazzo che avevo conosciuto due settimane dopo aver chiuso con Simon. 
«Andrew, lo so che probabilmente mi odierai per averti svegliato a quest'ora, ma mi serve un favore.» esclamai mentre saltellavo per la camera infilandomi i collant neri e successivamente i pantaloncini neri.
«Haz, datti una calmata. Ero già sveglio.» mi rispose lui.
«Ok, vieni sotto casa mia con un cappuccino e una ciambella: sono in ritardo per scuola.» ordinai praticamente, dopo essermi infilata la maglia a maniche corte con il logo dei Nirvana, sopra una maglia nera a maniche lunghe.
«Rilassati piccola, sto salendo in macchina con il tuo cappuccino adesso.» rise Andrew, mentre sentivo il motore della macchina accendersi. 
«Ti voglio bene!» sputacchiai mentre mi lavavo i denti.
«Oggi ti devo accompagnare a fare il tatuaggio, ti ricordo.» strabuzzai gli occhi mentre mi finivo di passare il rossetto rosso sulle labbra. 
«Vero. Vado a dopo!» esclamai chiudendo la chiamata. 
Scesi giù per le scale con gli anfibi in mano, che indossai seduta sull'ultimo gradino delle scale. 
Andai in cucina a prendere lo zaino, trovando un bigliettino attaccato al frigo. 
"Amore, io sono andata ad una riunione e tuo padre è partito stamani presto, è dalla nonna in Galles. Emma è a fare la spesa. I ragazzi sono per la casa. Ti voglio bene, mamma."
«Ellie, chi è quel ragazzo fuori di casa in macchina?» sobbalzai quando Harry entrò in cucina, indicando con lo spazzolino la porta di casa. 
«Il mio pseudo-ragazzo.» gongolai, afferrando la borsa a tracolla e mollando un bacio sulla guancia del riccio. 
«Saluta gli altri, ci vediamo alle tre fuori da scuola!» urlai correndo verso la porta d'uscita.
Saltai sull'auto di Andrew, afferrando cappuccino e brioches. 
«Buon giorno anche a te, piccola.» scherzò Andrew, mettendo in moto l'auto.
«Buon giorno.» gli sorrisi, prima di buttarmi a capofitto nella mia colazione. 
Arrivammo davanti a scuola puntualissimi.
«Vengono anche dei miei amici oggi dal tatuatore.» gli dissi mentre scendevamo dall'auto. 
«Nessun problema.» Andrew mi passò un braccio sulle spalle, avvicinandomi il più possibile a lui.
«L'importante è che ci siamo la mia piccola.»
«Ovvio che è importante. Devono farlo a me il tatuaggio.» borbottai alzando gli occhi al cielo. 
Andrew scoppiò a ridere e si fermò non appena avemmo raggiunto Claire, Erik, Megan e Morgan. 
«Hachi, dov'eri finita ieri sera? Ho provato a chiamarti venti volte.» gli occhi azzurri di Megan si fissarono nei miei. 
«Quell'idiota di Louis ci ha chiusi tutti in camera mia.» borbottai.
«Comunque, stavamo organizzando il compleanno di Chachi.» esclamò Morgan. «Ci sarai vero, And?» aggiunse poi guardando il ragazzo. 
«Insomma, sei il ragazzo di Hazzie, no?» esclamò Erik.
«Veramente noi non stiamo davvero insieme.» balbettai diventando bordeaux.
«Da adesso stiamo insieme, piccola.» Andrew mi strinse ancora più forte, facendomi diventare ancora più rossa.
«La mia piccola Zizì ha il ragazzo?» una voce fin troppo familiare mi giunse alle orecchie facendomi cambiare colore da fucsia a bianca. Mi voltai lentamente. 
«Che cazzo ci fai qua Liam?» sibilai con gli occhi chiusi. 
«Io ti consiglierei di aprirli, gli occhi.» mi sussurrò Erik all'orecchio.
Seguii il cosiglio di Erik e quando aprii gli occhi mi ritrovai i Cugini di Campagna più uno al gran completo.
«Riformulo la domanda. Che cazzo ci fate voi qua?» mi trattenni dall'urlare solo perchè eravamo ancora davanti al cancello della scuola.
«Siamo venuti a parlare con il preside. Sai per quella storia.» mi rispose Liam. 
«E ti dovevi portare dietro tutta la combricola?» Claire mi si posizionò di fianco, indicando i ragazzi dietro Liam.
«Scusa.» borbottò lui.
Le gemelle mi trascinarono a forza in classe, evitando uno spargimento di sangue.



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be, non volevo per niente pubblicare. 
però l'ho fatto.
ditemi se vi piace,
addio.
  
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