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Autore: youaremydrug    20/10/2013    15 recensioni
Paziente, che brutta parola, sembra indicare una persona con dei problemi che devono per forza essere risolti, ma io preferisco rimanere per sempre imprigionata in questa mia solitudine senza coinvolgere nessuno, non voglio sentirmi la colpevole della sofferenza di qualcun altro perché nessuno può capire cosa voglia dire stare in questa dimensione oscura, fredda, triste nella quale anche il sole sentirebbe il gelo che c’è. Non nego che sia una cosa malata, perché d’altronde, non penso esista un legame tanto forte che se si spezza ti fa provare tutto ciò, eppure io , con Niall, avevo questo legame sconosciuto da tutti, questo legame che ora non c’è più e mi fa stare male da morire.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Everytime I close my eyes
It’s like a dark paradise
No one compares to you
I’m scared that you won’t be waiting on the other side
Everytime I close my eyes
It’s like a dark paradise
No one compares to you
I’m scared that you won’t be waiting on the other side
-Dark Paradise (Lana Del Rey)
 

Cap.2

I WANNA BE HER LIGHT

Nuovo giorno, stesso schifo.
Il mio risveglio non è mai piacevole, ho sempre la testa che rimbomba per il troppo alcool e ho le lacrime facili per la foto che mi ritrovo davanti agli occhi ogni volta che alzo appena la testa dal cuscino. Oggi però c’è qualcosa che mi fa odiare ancora di più questa giornata. L’idea geniale di mia madre si svilupperà proprio oggi, l’unica cosa che so del mio nuovo psicologo è che è bravo e simpatico. Mi sentirei sollevata e in un certo senso quasi positiva se non fosse che è il terzo psicologo che mia madre descrive così. Ormai ho perso le speranze. Nonostante sia il loro lavoro immedesimarsi nei loro pazienti, cercare di capire il fatto dal nostro punto di vista, loro non potranno mai capire cosa provo io. Fa paura persino a me. Ho paura che un giorno cederò, ma c’è quel minuscolo spiraglio di luce che mi fa credere che una piccola speranza di uscire da questo buio infernale esista, ho solo bisogno di qualcuno che non abbia paura di porgermi una mano e tirarmi fuori. Qualcuno di speciale, qualcuno che non ha nulla da perdere, magari qualcuno che mi possa amare davvero, solo che Niall era l’unico che mi amasse davvero.
 
*-Lea andiamo su quella ruota panoramica? Ti prego- Odio l’altezza, ne sono terrorizzata, il terreno è troppo lontano da me, ma come potrei dire di no a un ragazzo come lui, con quel sorrisone sempre stampato sulla faccia.
-Niall ci andiamo, ma solo una volta- sembrò quasi deluso dalla mia ultima affermazione, ma sapeva della mia paura e pur di non farmi provare nessuna sensazione lontanamente diversa dalla felicità avrebbe anche fatto un solo giro su quella ruota.
Stavamo per entrare nella cabina, lui era qualche passo più avanti a me e quando si voltò, rendendosi conto della mia insicurezza, mi tese la mano e mi sorrise.
-Giuro che non mollerò mai la tua mano e ti farò pensare a tutto tranne all’altezza-
Ero sempre spaventata, ma quando quel perfetto sorriso comparve sul suo volto tutte le mie paure ed insicurezze sparirono di colpo. Lui era una sorta di medicina, in grado di guarirmi da ogni forza cattiva.
Era il mio angelo, in grado di difendermi e di dirigermi verso la strada giusta, certo capitava anche a lui di sbagliare, ma non avrebbe mai permesso che io soffrissi  o sbagliassi. Lui amava vedermi felice spenderebbe anche ventiquattro ore al mio fianco se dovesse vedere una lacrima scorrermi sul viso.
Lui mi vuole bene più di ogni persona presente sulla Terra.*
 
Se mi dovesse vedere in questo stato, con le lacrime sempre sul volto, con gli occhi gonfi, con un viso che non sorride da tanto, ci starebbe male, quasi peggio di me. Il problema è che ormai ciò che mi fa ricordare di lui sono foto e video, i ricordi ormai stanno sparendo, lentamente, ma spariscono e quando saranno andati via per sempre e l’unica cosa che mi farà ricordare di lui saranno le foto, io cadrò e non mi rialzerò più. Per quanto odi sentirmi dipendente da una persona, pur troppo io sono completamente e incondizionatamente dipendente da Niall.
-Posso entrare?-
La voce di mia madre,  la voce di una madre preoccupata ed esasperata.
-Dimmi- La mia voce invece, era piatta, priva di emozione, fredda.
-Dobbiamo andare- Ed ecco che il pensiero di un’altra noiosa e inconcludente seduta dal nuovo psicologo mi passò per la testa.
-Sai vero che questa sarà l’unica seduta? Sai che non risolverò nulla? Sai che tu dovresti accettare che tua figlia sia cambiata?-
Con una semplice alzata di spalle e un’occhiata triste mi lasciò di nuovo sola.
 
Psychologist’s POV
Oggi avrò il piacere di conoscere un nuovo paziente, avrò il piacere di entrar a far parte della vita di una nuova persona, avrò il piacere di conoscere questa persona. La mia segretaria mi ha detto che questa sarà una paziente difficile, la madre si è raccomandata di avere pazienza con lei, ma anche se ogni paziente ha una storia diversa da raccontarmi hanno tutti bisogno solo di una cosa, qualcuno pronto a sedersi e ascoltare attentamente tutto ciò che succede e, perché no, magari anche aiutare a risolvere tutti i problemi che incontra nella propria vita. A volte ho paura di non essere all’altezza di ciò che mi si pone davanti, ho paura che non esista rimedio, ma c’è sempre quella piccola luce, anche nel buio c’è sempre una luce, e mi piace pensare che quella luce sia io, mi piace pensare che i miei pazienti riescano a identificare in me la luce che illumina la loro oscurità.
-Dottore, la sua paziente sarà qua a minuti-
Il mio studio era vuoto a tal punto da far rimbombare quelle semplici parole uscite dal telefono.
Non mi sono mai piaciute le stanze piene di oggetti inutili, mi bastava una sedia, una scrivania e il silenzio.
 
Lea’s POV
Ero seduta su una sedia rossastra ad aspettare di entrare nello studio del nuovo psicologo. Intorno a me c’erano solo quadri e una foto probabilmente dello psicologo quando era giovane data la faccia molto giovanile e priva di rughe. Devo dire che non era brutto da giovane. Aveva un non che di famigliare con Niall, occhi azzurri, sorriso a trentadue denti, e capelli di un colore chiaro.
-Signorina se vuole può entrare, il dottore l’aspetta-
Questa è una frase che ormai conosco fin troppo bene, è da sette mesi che la sento.
Quando varcai la soglia dello studio fui subito colpita dal vuoto che lo circondava. C’erano due sedie, una scrivania e proprio come la sala d’attesa, qualche quadro. Una sedia era occupata da un uomo, probabilmente lo psicologo che contro ogni mia aspettativa era proprio il ragazzo raffigurato nel quadro visto precedentemente, era davvero molto giovane per essere uno psicologo e questo era un punto a mio favore, mi libererò anche di lui e forse più velocemente degli altri.
Indossava una giacca nera, una camicia bianca stirata alla perfezione e un pantalone nero più casual rispetto al resto dell’abbigliamento. I capelli erano rivolti verso l’altro in maniera disordinata e gli occhi azzurri si notavano perfettamente grazie alla luce forte del sole che entrava dalla portafinestra dietro la scrivania.
Presi posto sulla sedia davanti a quella del dottore e aspettai tranquillamente che quest’ultimo iniziasse a parlare facendo il solito terzo grado chiedendo nome, età, esperienze e bla bla bla.
-Ciao, tu devi essere Lea-
-Wow fai Sherlock Holmes di secondo nome?-
Solitamente le persone sono pronte ad essere aiutate eccetera, ma io sinceramente no, forse perché credo che questo dolore che mi porto dentro sia come un pizzico di adrenalina alla mia quotidianità che senza il mio dolore sarebbe solo la solita noia mortale. Il mio comportamento con questo psicologo sarà tutto tranne che cordiale, voglio farlo allontanare da me, voglio farlo arrendere, voglio farlo rinunciare al suo nuovo caso che, per la logica degli psicologi, deve sempre essere risolto, perché è come un corridore che vuole sempre vincere, loro vogliono andare avanti nella loro vita con la consapevolezza di aver risolto anche i casi più enigmatici che gli si sono presentati davanti e io lo posso dire con certezza, il mio caso è più complicato di qualsiasi altro e penso che appena questo ragazzo si renderà conto di dove si è andato a cacciare rinuncerà.
-Una paziente simpatica non mi era mia capitata, comunque io sono Louis e sarò quello che vedrai praticamente ogni giorno a partire da oggi-
Paziente, che brutta parola, sembra indicare una persona con dei problemi che devono per forza essere risolti, ma io preferisco rimanere per sempre imprigionata in questa mia solitudine senza coinvolgere nessuno, non voglio sentirmi la colpevole della sofferenza di qualcun altro perché nessuno può capire cosa voglia dire stare in questa dimensione oscura, fredda, triste nella quale anche il sole sentirebbe il gelo che c’è. Non nego che sia una cosa malata, perché d’altronde, non penso esista un legame tanto forte che se si spezza ti fa provare tutto ciò, eppure io , con Niall, avevo questo legame sconosciuto da tutti, questo legame che ora non c’è più e mi fa stare male da morire.
-Ti va di parlarmi di te?-
-Mi chiamo Lea e ho vent’anni invece tu, non pensi di essere giovane per essere un dottore?-
-Lea ho quasi ventotto anni, non sono poi così giovane, comunque puoi chiamarmi Louis, non dottore-
Ora una persona che ha quasi trent’anni è vecchia, wow non lo sapevo. Louis, che bel nome, è un suono dolce quello che esce dalla bocca mentre lo pronunci.
 
Louis POV
Mi sono preparato a tutto per affrontare questa seduta, ma non mi sarei mai aspettato di vedere una persona tanto distaccata dal  mondo reale, una persona tanto fredda e priva di sentimenti da usare il sarcasmo per scappare ai suoi problemi. Avevo pensato fosse una persona che aveva un semplice bisogno di qualcuno che la ascoltasse, ma lei non vuole, lei vuole stare da sola, vuole rimanere nella sua solitudine, quasi per paura di ferire gli altri se provasse a coinvolgerli nella sua vita.
Sembra quasi un atto di protezione nei confronti degli altri, è una sorta di masochista che pur di difendere gli altri decide di soffrire nella sua solitudine.
Appena si è seduta non ho potuto fare a meno di  notare il suo continuo arricciarsi i capelli con l’indice il che è un segnale di nervosismo e un sottospecie senso di smarrimento, come se essere qua in un posto estraneo da casa sua l’avesse scombussolata, le avesse fatto capire, nel profondo del suo cuore, che una speranza di riprendersi ci sia e io spero davvero di essere quella speranza.
Aveva sempre le braccia attaccate al petto e lo sguardo puntato verso il basso, da quando era entrata non aveva osato fissarmi negli occhi per più di cinque secondi, quasi terrorizzata che l’avrei potuta ferire in qualche modo.  Aveva degli occhi molto scuri, quasi non si distingueva qual era la pupilla e quale l’iride.
-Ti va di parlarmi di te?-
Era la domanda standard per rompere il ghiaccio, ma la sua risposta mi lasciò di stucco.
-Mi chiamo Lea e ho vent’anni, invece tu, non pensi di essere giovane per essere un dottore?-
Lei non solo voleva evitare il suo problema, voleva allontanarmi da lei, dal suo mondo, ma a me questo suo comportamento fa’ l’effetto contrario, mi fa venire ancora più voglia di addentrarmi nella sua vita, scoprire ciò che le è successo, ciò che la fa soffrire tanto, ho voglia di conoscerla a tal punto da sapere ogni minimo dettaglio di lei.





HOLAAAAAAAAA :)
Io lo so che mi odierete perchè ho aggiornato dopo mille anni e vi chiedo scusa, quando ho visto tutte le recensioni ci sono rimasta benissimo, c'è mi sono commossa, davvero.
Non pensavo che questa storia potesse attirare tante persone, grazie.
Il capitolo non è lunghissimo, ma piano piano gli allungherò, lo prometto. Per chi segue 'My epic love' be in questi giorni l'aggiornerò :)
Grazie mille a tutti.

Twitter:
https://twitter.com/itstheirv0ice
 
  
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