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Autore: ChocolateClaire    22/10/2013    0 recensioni
{01. Scialuppe e mostri marini; Sirius Black non si era mai sentito del tutto normale, ma doveva ancora capire se effettivamente la colpa fosse o non fosse sua}
{02. Bauli, mantelli, maglioni e biscotti; Remus, nonostante i suoi undici anni, aveva un buon metodo quasi per ogni cosa. Quindi i suoi genitori non si stupirono più di tanto quando, dopo essere entrati nella camera da letto del figlio, lo videro intento ad appallottolare i calzini e a riporli con cura all’interno del vecchio baule di famiglia. Aveva persino separato i bianchi dai colorati}
{03. Iniziare nel peggiore dei modi; Il ragazzo che lo aveva salutato, lo riconobbe immediatamente, era lo Spettinato del treno}
{04. Preludio all'amicizia; La loro amicizia non era sbocciata immediatamente, ma aveva avuto bisogno di tempo per mostrarsi in tutte le sue potenzialità. Certo, James e Sirius si erano conosciuti sull’Espresso per Hogwarts, ma il primo incontro non aveva sancito da subito il solido rapporto che tra i due si sarebbe instaurato solo parecchie settimane dopo}
Raccolta di momenti riguardante la Old Generation, focalizzata in particolare su Sirius, Regulus, Remus e James.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Granelli di sabbia

 

 

 

 

 

 

Hogwarts, 1975

 

Remus aveva sottovalutato i suoi amici. Li aveva sottovalutati perché non li conosceva ancora così bene; più il là si rese conto che James e Sirius erano talmente testardi e sfrontati che sarebbero riusciti in qualsiasi cosa, anche solo per il gusto di sbattere in faccia il loro trionfo ai miscredenti. E Remus era uno dei miscredenti, o, almeno, lo era stato. Aveva perso il conto delle volte che aveva cercato di dissuaderli dalla follia assoluta, ossia dal diventare Animagi; è pericoloso, gli diceva, potrebbe andare tutto storto, e a quel punto nemmeno al S. Mungo vi vorranno. Mesi e mesi a correre dietro a quei due scavezzacollo borbottando come una vecchia comare isterica, e Remus, alla fine, aveva ottenuto soltanto scimmiottamenti e prese per il culo. Quindi, siccome un minimo di amor proprio ancora lo possedeva, aveva finito per mandare tutti a quel paese, urlando che non sarebbe stato lui a raccogliere i loro pezzettini sparsi per la Foresta Proibita.

Ma si era dovuto ricredere, e questo perché, a quasi tre anni da quella sera d’inverno, c’erano quasi vicini. Certo, non era stato tutto rose e fiori; i tentativi avevano spesso portato a risultati bizzarri, tra i quali quello più divertente era stato la lunga coda pelosa ― e scodinzolante ― che Sirius si era visto spuntare dal posteriore. Tuttavia mancava poco. L’ultima volta James era riuscito a tenersi trasformato per più di dieci secondi, prima di ritornare normale. Remus non era più né preoccupato né isterico; ormai ci credeva anche lui. Se lo sarebbe sempre ricordato; l’aria in quei giorni era elettrica, carica di attesa e di occhiate che solo loro potevano decifrare.

 

***

 

« Va bene, ci provo ancora » disse Sirius senza pazienza, la bacchetta tenuta stretta da così tanto tempo che la mano gli faceva male. « Che palle. »

 

« Forse sarebbe meglio rimandare » tentò Peter sbadigliando vistosamente.

 

« Vi ho detto che ce la faccio! » sbraitò l’altro.

 

« L’hai detto anche quindici tentativi fa… »

Remus, seduto su un ceppo da così a lungo da non sentire più le natiche, sopirò. Era buio e si trovavano nella Foresta Proibita, ancora. Quella settimana avevano provato ogni santa notte, e Remus avrebbe ucciso per un po’ di sonno. Si voleva lamentare ma non si sentiva in diritto di farlo; in fondo erano tutti lì per lui.

 

« Forse Peter ha ragione— »

 

« Zitto Remus! » sbottò Sirius. « Ci sono quasi! Lo so! »

 

Remus sopirò di nuovo. Quella notte aveva visto Sirius prendere le sembianze di un grosso cane nero per qualche istante, dopodiché un tentativo dopo l’altro andati a vuoto. James ormai riusciva a trasformarsi in cervo senza problemi, e questo non faceva che accrescere l’impazienza di Sirius.

 

« Prova a ruotare di più la bacchetta… » gli suggerì James, che, gambe conserte sul terreno e braccia all’indietro a mo’ di sostegno, assisteva alla scena con aria annoiata.

 

« Prova a ruotare di più la bacchetta! » lo scimmiottò l’altro, irato. « Smettila di fare la maestrina! »

 

« Vaffanculo Sirius, sto solo cercando di aiutarti! »

 

« Be’, ti riesce proprio male! E vacci tu a fanculo! »

 

« Bambini! » iniziò Remus alzando gli occhi al cielo, « Fate i bravi! »

 

I due si guardarono in cagnesco per un po’, poi James sbuffò e Sirius tornò imbronciato ai suoi tentativi. Andavano d’accordo la maggior parte del tempo, ma a volte i loro caratteri forti finivano inevitabilmente per scontrarsi. Paroloni, magari qualche pugno, e poi tutto tornava alla normalità; i musi lunghi duravano poco. E in tutto questo Remus a volte si sentiva come una balia, e non è affatto piacevole sentirsi come una balia quando hai quindici anni e sei un ragazzo. Ma toccava a lui calmare gli animi, rimproverare, dare consigli. Era ciò che ci si aspettava da lui e ciò che gli riusciva meglio. Il loro era un gruppo equilibrato, in fondo.

 

« Senti, Sirius, » tentò di nuovo Remus, « siamo tutti stanchi— »

 

Qualcosa fece puff; all’improvviso davanti agli occhi assonnati di Remus c’era un grosso cane nero. Remus sbatté le palpebre con violenza: davanti ai suoi occhi assonnati c’era un grosso cane nero?!

 

« Sia ringraziato il cielo. »

 

« Padfoot! » esclamò James con entusiasmo, « Ce l’hai fatta! »

 

Il cane abbaiò e si lanciò su James, leccandolo dappertutto e scodinzolando.

 

« Che schifo..! » disse James, ma rideva; il piccolo battibecco era già un ricordo lontano.

 

Dopo aver leccato per bene James, Padfoot si lanciò su Remus ― « Sirius, dai..! Mi stai leccando in maniera indecente! » ― e, infine, su Peter. Era su di giri. Era persino buffo.

Sirius era stato scontato rispetto a James; un cane. I cani sono fedeli, giocherelloni, dispettosi e affettuosi allo stesso tempo. Mordono se provocati. Ma James? Remus non si sarebbe aspettato un cervo da lui. I cervi gli davano l’idea di creature regali e composte, e James non era affatto un tipo composto

In ogni caso, Remus era felice. Ce l’avevano fatta. Non sarebbe più rimasto solo nelle notti di luna piena.

 

« Bene, bene, bene » disse allegro Sirius una volta tornato umano. « Wow, fantastico! »

 

« Te lo dicevo! » intervenne James.

 

« È… È incredibile! I sensi! È tutto diverso! Gli odori! » continuò Sirius eccitato. « Ah, Peter… Meglio non metterla più quell’acqua di colonia... »

 

« A proposito di Peter! » disse James con un sorrisetto, « Ora tocca a te! »

 

Remus aveva temuto questo momento. Peter. Trasfigurazione. Dolori.

La prima volta che il vecchio Pete aveva provato a trasfigurarsi era rimasto svenuto per ore.  Alla fine si era deliberato che prima ci avrebbero provato Sirius e James, poi, una volta capito il meccanismo, i due avrebbero aiutato il loro piccolo amico. Nessuno di loro aveva idea dell’animale in cui si sarebbe trasformato, quindi Peter era l’unico a non essere ancora stato battezzato con un soprannome. A Remus era stato affibbiato lo pseudonimo di Moony; francamente all’inizio non gli piaceva granché, gli ricordava costantemente il suo piccolo difettuccio, ma James e Sirius avevano cominciato a chiamarlo così da subito, non appena avevano scoperto il suo segreto, e Remus aveva finito per abituarcisi.

Peter deglutì. Neanche lui sembrava tanto convinto.

 

« Coraggio, Pete » iniziò Sirius, « è un gioco da ragazzi— »

 

« Hai una bella faccia tosta, lo sai?! »

 

« Va’ a quel paese, Prongs. »

 

 

Note:

Capitolo ripescato per caso e pubblicato per sfizio ;).

Claire                  

  
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