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Autore: Ausel    25/10/2013    1 recensioni
Ma ancora non vi ho detto qual era la tortura tremenda che tormentava il povero Harry, così amante del cioccolato, più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Molto, ma molto peggiore che vedere mucchi di Cioccorane nelle vetrine dei negozi o guardare gli altri bambini sgranocchiarsi le loro belle fette proprio davanti a lui. Insomma, era la più terribile tortura che si possa immaginare.
Si trattava di questo: nella sua stessa città, addirittura in vista della casa in cui abitava Harry, c’era... pensate un po’... un’ENORME FABBRICA DI CIOCCOLATO! Provate a immaginare una cosa del genere!
E non si trattava nemmeno di un’enorme fabbrica di cioccolato qualsiasi. Era la più grande e la più famosa fabbrica di cioccolato del mondo magico! Era la FABBRICA SILENTE, di proprietà del signor Albus Percival Wulfric Brian Silente, il più grande inventore e fabbricante di dolciumi e cioccolatini che sia mai esistito.

[Testo scritto interamente da Roald Dahl e tratto dal libro "La fabbrica di cioccolato]
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Sorpresa
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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«Un giorno il principe Dudley Dursley scrisse una lettera al signor Albus Silente» cominciò Bill, «per chiedergli di andare fino in India e costruirgli un colossale palazzo fatto tutto di cioccolato».

«E il signor Silente riuscì a costruirlo, Bill?»

«Certo. E che palazzo! Aveva cento stanze ed era fatto tutto, ma proprio tutto di cioccolato al latte o fondente! I mattoni erano di cioccolato, la calce che li teneva insieme era di cioccolato, le finestre erano di cioccolato, le pareti e i soffitti di cioccolato come pure i tappeti, i quadri, i mobili e i letti; e quando si aprivano i rubinetti del bagno, ne usciva fuori cioccolata calda.
«Quando il palazzo fu pronto, il signor Silente disse al principe Dursley: «Però vi avverto, maestà, non durerà a lungo, quindi vi consiglio di cominciarlo a mangiare subito»

«“Che sciocchezza!” esclamò il principe. “Non ho alcuna intenzione di mangiare il mio palazzo. Non voglio neanche sbocconcellare un po’ le scale o leccare le pareti! Io nel mio palazzo ci voglio andare a vivere!”

«Naturalmente, però, aveva ragione il signor Silente: infatti, dopo qualche tempo arrivò una giornata particolarmente calda con un sole fortissimo e l’intero palazzo cominciò a sciogliersi e ad afflosciarsi lentamente; quel matto di un principe, che in quel momento stava schiacciando un pisolino in salotto, si svegliò e si ritrovò a nuotare in un immenso lago marrone di cioccolato appiccicoso».

Il piccolo Harry se ne stava seduto immobile sul bordo del letto, tutto preso dal racconto del fratello. Aveva il volto come illuminato e gli occhi talmente sgranati che si poteva vedere il bianco tutt’intorno all’iride. «Ma questa storia è proprio vera?» chiese. «Non è che mi stai prendendo in giro?»

«Altro che se è vera!» esclamarono in coro i quattro fratelli. «Sicuro che è vera! Chiedilo pure a chi ti pare!»

«Anzi ti dirò anche un’altra cosa che è vera» disse Bill, avvicinandosi ancor di più a Harry e abbassando la voce in tono confidenziale come per sussurrargli un segreto: «Mai... nessuno... ne esce!».

«Esce da dove?» domandò Harry.

«E mai... nessuno... ci entra!»

«Entra dove?» gridò Harry.
«Ma nella fabbrica Silente, no!»
«Di che cosa stai parlando, Bill?»

«Sto parlando degli operai, è chiaro».
«Gli operai?»

«Tutte le fabbriche» spiegò Bill, «hanno operai che entrano ed escono dai cancelli la mattina e la sera - tutte, tranne quella di Silente! Di’ un po’, hai mai visto qualcuno che entrasse o uscisse da quel posto?»

Il piccolo Harry si guardò lentamente attorno, fissando una dopo l’altra quelle quattro facce. Tutti ricambiarono lo sguardo. Erano facce sorridenti e benevole, ma erano anche molto serie. Non c’era alcun segno che stessero scherzando o tentando di prenderlo in giro.

«Allora, l’hai visto o no?» insisté Bill.

«Veramente io... non lo so, Bill» balbettò Harry. «Ogni volta che passo davanti alla fabbrica, i cancelli sembrano chiusi».
«Esatto!» esclamò Bill.
«Ma ci deve pur essere qualcuno che ci lavora, là dentro... Forse usano la Smaterializzazione.»

«Sì, ma non sono persone, Harry. O perlomeno non sono persone nel senso comune della parola»

«E allora chi sono?» chiese Harry

«Ah-oh... Il segreto è tutto qui, capisci?... Questo è un altro segno della straordinaria abilità del signor Albus Silente».

«Harry, tesoro» disse la signora Weasley da dove era rimasta in piedi, vicino alla porta, «É ora di andare a letto. Per stasera basta».

«Ma mamma, devo sapere...».
«Domani, caro...».
«Proprio così» disse Bill. «Domani sera ti racconterò il resto».


   
 
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