Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: gwapple    26/10/2013    3 recensioni
Il sole soccombe alla carica delle tenebre, e quando perfino il tempo, che mai niente e nessuno è riuscito ad arrestare, si ferma, significa che qualcosa è in atto, sulla Terra o oltre essa.
Quattro cavalieri cavalcano in silenzio i loro sinistri destrieri: le ombre, dapprima ripudiate e scacciate dalla Terra, stanno prendendo possesso dei luoghi giudicati pieni di Luce.
Questa volta non sono gli angeli e i demoni a contendersi un pezzo di cielo o un lembo di terra... ma un'apocalisse è in atto, e solo una persona può fermarla: Dio. Ma Dio è sulla terra, e c'è qualcuno che lo sta cercando.
Tra angeli caduti, la sfortuna di due fratelli, una demone molto sexy, un cerbero addestrato, un Lucifero metallaro e un viaggio straordinario attraverso tre grandi regni, nasce questa storia.
Una storia di lacrime e sangue, dove il protagonista non è il solito bravo ragazzo ma un donnaiolo incallito ed è spalleggiato da un angelo con la fissa per le giacche di jeans.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Timeless'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Timeless 19
Augurissimi RITA, questo capitolo è tutto per te!! *____*


Nel capitolo precedente...

Il nostro Denver in compagnia del criptico Felix ha finalmente varcato le terrificanti porte dell'Inferno, precedute da una serie di corpi carbonizzati e pietrificati che Jay aveva inizialmente scambiato per statue, ma che si rivelano essere i corpi dei Primi Dannati posti lì come monito.
Dopo aver percorso un buio e inquietante cunicolo in pietra, accompagnati solo dal suono dei loro respiri, il frusciare dei mantelli dei Mietitori e lo scoppiettare delle torce, Jay e Felix hanno fatto la conoscenza del Guardiano del Velo che trasporta direttamente nella dimensione dell'Inferno. Egli è Dante Alighieri, uno dei primi profeti di Dio, il cui compito è quello di appuntare i nomi di tutte le anime che valicano il velo. Al suo fianco vi è il fido Virgilio, il suo angelo custode, ad assicurarsi che svolga correttamente il suo lavoro.
Dopo aver rischiato di essere scoperti, Jay alias Harry Potter e Felix hanno oltrepassato il velo, ritrovandosi catapultati dall'altra parte...

Now...







Capitolo 19




Ci fu un accecante lampo di luce rossa e Jay venne violentemente sbalzato al di fuori del velo, rotolando su un terreno rosso come il sangue.
Il ragazzo pensò che niente avrebbe potuto arrestare la sua caduta, ma poi una mano lo afferrò per la giacca e Felix lo tirò indietro e lo rimise in piedi, pronto come sempre.
«Grazie» borbottò Jay quando l'angelo mollò la presa: aveva chiuso gli occhi senza nemmeno rendersene conto ma, quando li riaprì, si pentì amaramente per non averli tenuti chiusi.
Lui e Felix si trovavano, infatti, sull'orlo di un altissimo precipizio, una sporgenza alta più o meno quanto il Burj Dubai fatta interamente di una roccia rossa all'apparenza molto fragile.
Forse avrebbe dovuto prenderne un campione e portarlo ad Archie per delle ricerche... pensare a suo fratello gli diede un po' di coraggio. Quello necessario, almeno, per guardare e non indietreggiare ancora, terrorizzato, di fronte a quella che era la realizzazione di ogni suo incubo di bambino.
La prima cosa che pensò fu che quel vento caldo, fin troppo caldo, avrebbe potuto scioglierlo, liquefacendo la pelle, la carne, i muscoli. E che le lingue fiammeggianti che vedeva erigersi danzando con il vento sferzante lo avrebbero raggiunto nel loro cammino di morte.
Ma poi, riuscendo faticosamente a distogliere la sua mente da quel vortice di pensieri neri e fuligginosi come l'Inferno stesso, riuscì a vedere oltre il fumo delle fiamme, oltre il vento che gli sferzava il volto come uno schiaffo: e vide, percepì, la vera essenza dell'Inferno.
Certuni hanno dell'Inferno un'idea decisamente sbagliata: un luogo perfettamente ordinato, dove ogni peccatore ha il suo posto, la sua punizione.
Forse influenzati dalla lettura della Divina Commedia immaginiamo che l'Inferno debba essere come il Grande Poeta lo ha descritto: un luogo che sprofonda verso il basso, attratto da quell'oscurità da cui è stato generato, fuggendo una luce che lo ha abortito.
Eppure, quello che si presentava davanti agli occhi sconvolti di Jay, gli occhi di un bambino impaurito, era tutt'altro che un luogo ordinato nella sua spietata crudeltà verso le anime che vi abitavano.
E improvvisamente divenne chiaro, nella sua mente, il perché Dante avesse scelto di rappresentare tutto quello.
Il perché non avesse parlato del sangue che si mischiava alla terra, il perché avesse ordinato l'Inferno, quando esso era tutt'altro.
C'era -da un lato- l'urgenza di raccontare quel viaggio che lo aveva scosso dal profondo. E c'era -dall'altro- la necessità di poter descrivere agli uomini ciò che non avrebbero potuto capire: Jay deglutì, scosso, incapace di muovere un altro passo.
«Jay?» la voce atona di Felix fu ciò che lo strappò definitivamente a quei pensieri tormentati e, voltandosi verso il suo amico piumato vide, tra le pieghe di quel volto apparentemente impassibile, impercettibili scaglie di nervosismo.
Aveva paura anche lui?
La possibilità lo rese ancora più nervoso ma annuì, tentando un sorriso che ovviamente non venne ricambiato.
E poi qualcos'altro attirò la sua attenzione.
Lontano, quello che sembrava essere un tempio, bruciava di una fiamma perenne.
Alzando lo sguardo deglutì.
Il cielo aveva la stessa tonalità del sangue.
Poi, il fumo denso sembrava raccogliersi sul soffitto, assumere consistenza e una forma ben definita: quella di un demonio ghignante, i cui occhi assottigliati e rossi seguivano con maligna soddisfazione lo spettacolo che aveva scena proprio sotto di lui tra il fuoco, il vento e il fumo, e per un breve istante Jay pensò che fosse davvero un demone vivo, intrappolato lassù come un guardiano sin troppo zelante.
Inoltre, il ragazzo notò qualcosa svolazzare intorno alla faccia ghignante e, aguzzando appena la vista, individuò degli stranissimi esseri dal corpo di uccello e la testa di... donna?
Aveva già visto un'immagine simile in uno dei suoi libri di scuola...
Arpie, gli suggerì il suo cervello, una vocina spaventosamente simile a quella di Archie quando si lanciava nelle sue spiegazioni di irritante ''so tutto io''.
Dio, quanto gli mancava.
Deglutì, ricacciando indietro quel groppo insistente che si era formato nella sua gola, un accumulo di terrore e nostalgia, abbassando lo sguardo.
In effetti -come abbiamo già detto- l'Inferno non aveva la forma di un luogo preciso ed ordinato. Non c'erano gironi perché, in effetti, gli bastava una sola occhiata per rendersi conto -da quella posizione privilegiata- dei dettagli di quel luogo, come un critico d'arte che scruta con attenzione una delle opere che hanno fatto la storia del mondo.
Gli alberi, notò Jay, erano effettivamente scarsi: erano secchi, neri, i rami privi di foglie, dalle venature che parevano lampeggiare, come se un incendio le stesse divorando da dentro.
Esattamente come dei carboni ardenti. Se avesse acuito l'udito avrebbe potuto avvertire lo scoppiettio che avveniva all'interno dei tronchi.
 Era come vedere una riproduzione in piccolo della Foresta Nera o ciò che rimaneva di un incendio: anche la terra era scura e secca, arida come se fosse stata incendiata più e più volte, e in alcuni tratti era sprofondata in quella che aveva tutto l'aspetto di essere lava.
L'aria era impregnata del calore delle fiamme che ardevano, ma anche delle urla dei dannati e dalle loro imprecazioni, dai versi delle Arpie -simili in tutto e per tutto ai versi striduli degli avvoltoi- e dal cupo ringhiare di...
Cani?
Jay scorse le familiari figure di alcuni cani, delle dimensioni di un cavallo, incatenati agli alberi o impegnati nell'inseguire le anime dei dannati perché si affrettassero verso le loro punizioni e non tentennassero come bambini prima di confessare un peccato alla mamma: ma no, non erano cani normali...
Se con una testa si chiamano Cani Infernali, con tre sono...
«Cerberi» completò Felix, come se gli avesse letto nel pensiero, gli occhi puntati sulle creature grandi quanto cavalli. C'era qualcosa nella sua fissità che confermò l'ipotesi di Jay, che l'angelo non solo avesse paura, ma fosse terrorizzato tanto quanto lui.
«Ah» la voce di Jay suonò moderatamente tremante mentre i suoi occhi scorrevano ancora sul luogo di desolante terrore che era l'Inferno, cogliendo -più in là- le rovine di quello che a prima vista gli era parso un tempio -o che forse lo era stato, secoli prima-. «E quello?»
«La riproduzione di quello che è stato il più grande smacco che l'Impero di Roma fece a Dio» rispose Felix, ora una nota di rabbia nella voce. Tuttavia i suoi occhi non tradivano nessuna emozione, e rimasero perfettamente tranquilli. «La distruzione del tempio di Gerusalemme, i pagani che tentarono di dimostrare la loro superiorità sul Dio che non riconoscevano.»
Vide le anime -di quella consistenza che aveva visto prima, che sembrava renderle uguali ai corpi che si erano lasciati alle spalle- contorcersi tra le fiamme, le loro urla di dolore che riempivano quel luogo, le loro bestemmie rivolte a un Dio in cui non avevano mai creduto, legate a un egoismo che niente e nessuno al mondo avrebbe mai potuto cancellare:  e tra loro, come vigilantes, c'erano altre persone.
Avevano volti umani, ma il loro corpo era coperto da una spessa armatura nera come il fumo che usciva dalle fiamme, nera forse come il peccato stesso: e tuttavia, finemente elaborata. I guanti di metallo, le spalle, il busto e le gambe: ogni pezzo dell'armatura era decorata e lasciava ampie porzioni di pelle scoperte.
Ma non era pelle, quella.
Somigliava più a lava incandescente che ribolle nelle viscere stesse della Terra. Jay se ne sentì terrorizzato, benché sapesse che a quel punto le armature non fossero il vero problema: lo preoccupavano più che altro le persone che le indossavano!    
«Felix?»    
L'angelo scrutava con attenzione il paesaggio sotto di loro, quasi fosse perso in chissà quali considerazioni: probabilmente si stava chiedendo da dove iniziare a cercare qualsiasi cosa dovessero cercare. E tuttavia Jay colse l'occhiata che per qualche secondo l'angelo gli rivolse, facendogli capire di avere la sua completa attenzione.
L'umano si schiarì la voce, leccandosi il labbro inferiore. Indicò con discrezione le persone che si dividevano in gruppetti lungo il perimetro dell'Inferno: certune erano accanto alle fiamme che ardevano le anime, mentre altre...
Deglutì, rendendosi conto che le fiamme non fossero l'unica tortura che l'Inferno riservava alle anime. Alcune di esse erano infatti legate a delle ruote infuocate che giravano all'infinito e preda delle armi e delle frustate di alcune di quelle persone che, appostate accanto a loro, le pugnalavano, tiravano fuori i loro organi dopo aver squarciato i loro corpi e ridevano, ridevano sadicamente, dando un morso a cuore, polmoni, fegato come chiunque altro avrebbe mangiato una gustosa mela.
«Jay... Jay! Guardami!»
La voce di Felix lo strappò da quella visione raccapricciante e si rese conto di stare per vomitare; deglutì per scacciare la sensazione acida nella sua bocca e si forzò a distogliere lo sguardo.
Per alcuni secondi, mentre lui era impegnato a calmarsi, Fel non disse una parola e Jay gli fu grato per quella che -pensava- fosse una piccola premura nei suoi confronti: nonostante tutto, nonostante quel muro di ghiaccio, era profondamente convinto che quell'angelo che aveva intravisto, quello che gli aveva dato la sua giacca e che aveva riso, ci fosse ancora e che fosse anzi ben presente.    
Ma perché Felix si ostinava a dominarsi, a tenerlo a distanza?
«Quelle non sono persone, Jay» la voce di Felix interruppe i suoi pensieri. Il ragazzo vide l'angelo stringere gli occhi. «...non pensare nemmeno per un momento che lo siano. Sono i così detti ''angeli caduti'', coloro che servirono Lucifer e i suoi generali nella guerra che portò alla loro caduta. E se anche sono mai stati umani... non ricordano più che cosa voglia dire.»    
«Stai dicendo che...»
«Sì, sto dicendo che quelli sono demoni.»
Jay restò in silenzio qualche secondo, passandosi una mano sul volto.
Demoni. Se li era sempre immaginati diversi ma -rifletté- cosa in quel casino che lo aveva investito con la potenza di un treno rispecchiava ciò che conosceva?
Si sentiva confuso e spaventato, era vero, sapeva  di non essere il ragazzo più coraggioso al mondo eppure...
Eppure voleva salvare i suoi cari. Voleva salvare ciò che chiamava casa, le persone che erano il suo tutto.
Non era pronto ad andare fino in fondo ma voleva farlo.
E se voleva essere minimamente preparato, sapeva di dover sapere.
Per cui sospirò.
«Perché hanno quelle armature?»
«Serve a impedire loro di trasformarsi... Se prendessero la loro vera forma, con i loro veri poteri, potrebbero liberare Lucifero. O quello che è peggio, potrebbero eleggere qualcuno peggiore di lui e allora sarebbe il Caos» rivelò Felix, composto come sempre.
Le labbra di Jay si ridussero a una linea sottile.
«E non potrebbero liberarsi in alcun modo?»
«Solo se riuscissero a corrompere un angelo. Solo la magia angelica può liberarli... o Dio stesso.»
«Sono demoni, potrebbero tranquillamente farlo.»
«Vero» rispose Felix, impassibile. «Ma nessun angelo è così stupido. E in genere non mandiamo i novellini a combattere.»
Jay incrociò le braccia.
«Sono un novellino anche io» gli ricordò. Non si sentiva né arrabbiato né offeso, solo molto stanco.
E aveva bisogno di sapere, capire. Perché Felix non gli aveva solo cancellato la memoria con un abracadabra angelico, quando ne aveva avuto l'occasione?        
«No, non lo sei. Te l'ho detto, c'è qualcosa in te che ricorda la luce del Paradiso» Felix gli aveva voltato le spalle e procedeva verso la discesa di quella montagna. «Sei molto più coraggioso di altri. Sono sicuro che in qualche modo mio Padre abbia voluto che tu fossi lì, su quel marciapiede, unico tra tanti a ricordare»
«E se semplicemente non fosse così?» Jay allargò le braccia, esasperato e... solo. Lo era?
Probabilmente sì.
Felix si fermò. Poi voltò appena la testa da sopra la spalla.
«Impossibile» la sua voce risuonò gelida.
«Lui decide tutto. Lui ha un Destino per tutti noi»
«Tu hai solo bisogno di crederci!»
«Hai due scelte Jay» replicò Felix, dopo qualche attimo di silenzio. «Crederci e avere un'ancora in mezzo alla tempesta. Non crederci e impazzire: qualunque sia la tua scelta, falla in fretta. Come piace dire a voi umani, stiamo andando dritti alla bocca del leone.»
Detto questo, continuò il suo cammino.
Jay lo raggiunse quasi correndo. Lo affiancò, regolando i propri passi con i suoi.
Tuttavia, come poteva essere prevedibile, il ragazzo non aveva esaurito le domande: si sentiva piuttosto confuso dall'insieme e probabilmente anche stordito dal fumo delle fiamme.
Sapeva che in fondo fosse del tutto normale -forse anche Dante lo era stato la prima volta in cui aveva messo piede in quel luogo- ma non poteva fare a meno di sentirsi spaventato. Era terrorizzato sia dal luogo che lo circondava che dalla confusione opprimente che sentiva nella sua testa: un gomitolo di nozioni e visioni raccapriccianti che lo stordiva un po' come il fumo delle fiamme.    
Si sentiva come un bambino che si sveglia al buio, dopo un incubo, con l'impressione di essere ancora immerso nella dimensione che la sua mente aveva creato.
Ma quella non era una semplice dimensione onirica. Era la dura realtà.
«E quella demone, allora? Quella che abbiamo incontrato scesi dal treno?»
La ricordava ancora dettagliatamente: i capelli lisci e di un biondo quasi bianco, gli occhi fiammeggianti, il sorriso astuto.
Felix alzò un sopracciglio, invitandolo a continuare.
«Voglio dire... perché non indossava l'armatura? Perché non ha tentato di squartarci? Perché non è all'Inferno?»
Felix alzò semplicemente le spalle mentre i suoi occhi frugavano ogni centimetro dell'altopiano su cui si trovava: cosa stava cercando?
Forse tra quella terra rossa era nascosta una leva?
Jay non seppe perché, ma immaginò un ascensore che li avrebbe comodamente trasportati al livello dell'Inferno vero e proprio.
«Perché si è pentita» spiegò Felix, con una voce che sembrava remota nel tempo. Una folata di vento afoso e scintille gli solleticò i capelli e la giacca di jeans, quasi come scia delle sue parole.
Jay sussultò, guardando l'angelo che si avvicinava alla parete rocciosa, esplorandola con le dita.
«I demoni possono pentirsi?»
«Tutti possono pentirsi, Jay. Persino Lucifer, se non fosse così assuefatto dal peccato.»
Jay lasciò correre lo sguardo lungo la rossa valle dell'Inferno, dove alcune anime erano state legate a degli alberi neri e venati di fuoco pulsante: c'erano degli avvoltoi che strappavano ai dannati le membra, facendoli urlare dal dolore, sotto le risate crudelmente divertite dei demoni.
Esseri come quelli potevano pentirsi?
 Difficile, pensò Jay, ma a quanto pareva non impossibile.
«Catherine» iniziò Felix, le dita eleganti che continuavano a scorrere sulla roccia «ha giurato di servire la causa di Dio e di adoperarsi per la riuscita del suo disegno.»
Fece una pausa.
«Per questo gli angeli le hanno tatuato il simbolo di Dio e del suo profeta Salomone.»
«Il simbolo di Salomone?»
«E' una stella a sei punte, formata da due triangoli incrociati che indicano i quattro elementi.»
«Oh» Jay strabuzzò un po' gli occhi. Aveva come l'impressione di averlo già visto da qualche parte...
Forse in uno dei libri di religione delle elementari?
«E com'è che non l'ho notato? Era trasparente, per caso? O fatto della vostra maledetta magia piumosa razzista che solo voi potete ammirare? Oppure...» ghignò, malizioso «era tatuato lì dove non batte il sole?»
«Portava i guanti» lo informò Felix, come se ciò spiegasse tutto. Poi inclinò appena il volto, corrugando la fronte. «Che significa dove non batte il sole? All'Inferno non batte mai il sole perché non c'è un so-»
«Lascia perdere» lo interruppe Jay esasperato dalla mancanza di perspicacia dell'altro. A dispetto delle sue aspettative, Felix obbedì.
Jay si regalò qualche attimo per riorganizzare la mente.
Catherine... così ecco svelato il nome della nostra Lara Croft!
Probabilmente ridacchiò, perché l'angelo gli rivolse un'occhiata incredula. Un attimo dopo, però, la sua attenzione fu richiamata da qualcos'altro.
Finalmente Felix, infatti, sembrò trovare ciò che cercava: premette una parte della roccia e quella -con un fragore assordante- arretrò.
Contemporaneamente, alzando polvere rossa ovunque, si alzò un arco della stessa roccia di cui la montagna era composta; Jay arretrò, spaventato, gli occhi incollati su quello spettacolo, come un archeologo che scopre gli antichi sistemi di un'antichissima piramide egiziana.
Volendo, sotto quell'arco spuntato da chissà dove, sarebbero potuti passare comodamente cavalieri di due metri seduti sui loro cavalli: gli occhi di Jay, spalancati, ne osservarono le decorazioni della pietra, delle incisioni che sembravano fatte con il sangue.
Un brivido di terrore gli attraversò la spina dorsale, potente come una scarica elettrica.
 Fel gli fece cenno di seguirlo, silenzioso come sempre e Jay obbedì, lieto di non dover prendere decisioni di sorta.
Tra le rocce spuntava uno stretto passaggio; ai lati dell'imboccatura c'erano due legni splendidamente intarsiati, decorati con due teschi dagli occhi fiammeggianti. Qualcuno, forse un demone, si era divertito a disegnare sulle pareti rocciose qualcosa.
Jay assottigliò gli occhi, allungando una mano verso la roccia, e accarezzò con le dita le linee tracciate in rosso. Quando le ritirò, erano viscide di...
«Sangue?»
«Sì» ammise Felix, con una smorfia.
Jay deglutì. Sembrava ancora fresco.
In fretta si asciugò le dita sulla maglietta, e alzò lentamente lo sguardo sui disegni. Rappresentavano angeli -almeno a giudicare dalle ali-, ma anche altre creature munite di corna, che forse erano demoni? Jay non lo sapeva.
Jay non sapeva più nulla ormai.
Sembravano disposti in sequenza, come a raccontare una storia.
E come se fosse stato proiettato indietro nel tempo, Jay aveva appena abbassato la macchina fotografica che teneva appesa al collo con un nastro di corda nero, scorgendo il volto di suo fratello che lo occhieggiava perplesso.
«La vuoi mettere giù?»
Stavano camminando in un museo, e Archie era impegnato a passeggiare con le mani dietro la schiena, come un accademico.
Molto più avanti, Susan stava ammirando un quadro di Van Gogh.
«Gli affreschi...» stava spiegando Archie, indicandogli il quadro che bagnava la parete per un lungo tratto «...raccontano una storia. Non sono come i quadri normali, e alcuni...» si allontanò dall'affresco -che rappresentava un porto con delle barche ormeggiate e più dietro i profili di una città che doveva essere Firenze- «...o meglio, i primi, si ritrovavano nella preistoria...» gli afferrò il polso e lo condusse davanti alla vetrina che indicava l'ingresso alla sezione antica «... e rappresentavano scene di caccia, o di pesca, o di raccolta dei frutti. Scene di vita, insomma.»
All'interno, la sezione era illuminata da alcune lampade al neon che, insieme alle pareti di pietra, regalavano al tutto un insolito color seppia.
Jay si ritrovò a guardarsi intorno meravigliato: i vasi -o cocci di vasi- all'interno delle loro teche di vetro, vecchi pettini d'osso, utensili di tutti i tipi.
E poi, quando si voltò, scorse ciò di cui stava parlando Archie: un affresco lungo quanto tutta una parete.
Si avvicinò.
Mostrava degli omini appena abbozzati, armati di lance, che rincorrevano dei Mammut.
Ma non era finita qui...
Jay continuò a camminare, lasciando scorrere i polpastrelli della mano sinistra sulla superficie ruvida, e sulle figure in tempera scura.
Più avanti, gli omini erano riusciti a uccidere uno dei Mammut. Ancora più oltre, stavano portando la preda al villaggio. All'estremità del dipinto, erano seduti attorno ad un fuoco, mangiando carne.
Jay si scoprì con le dita che accarezzavano anche quella pietra mano a mano che lui avanzava, seguito da un Felix confuso.
La differenza era che qui le figure erano più delineate. All'inizio vi erano due fiamme, o almeno Jay pensò fossero tali, e più avanti da esse emergevano due creature alate. Angeli.
E poi i due uomini alati parvero prendere vita... Jay si chiese se non se lo stesse solo immaginando, ma gli parve di vedere le due figure, piccole e non troppo dettagliate, correre verso destra. Le seguì istintivamente, correndo appresso alla pietra, e le due figure, mano a mano che si avvicinavano all'altra estremità, crescevano di dimensioni.
Quasi come se stessero diventando adulte.
Poi una delle due si bloccò di colpo, come se non volesse più correre, e l'altra si voltò a guardarla, attendendo.
In quell'istante, qualcosa accadde.
La figura che era rimasta indietro fu artigliata da molte paia di mani arcuate spuntate dal terreno.
Quella più avanti cercò di andarle incontro, per aiutarla, ma una grande mano proveniente dall'alto -da quella che aveva tutto l'aspetto di una nuvola- gli afferrò il braccio e l'angelo fu costretto a fermarsi.
L'angelo che era rimasto indietro veniva tirato verso il limite della pietra.
Giù, giù, giù, sempre più giù.
L'altro angelo finalmente riuscì a sfuggire dalla presa e corse incontro al primo, ma era ormai troppo tardi.
L'angelo rimasto indietro si ritrovò letteralmente spinto verso un dirupo, in bilico... e la zolla di terreno in cui si trovava sembrava abbassarsi, inabissarsi ancora e ancora.
Jay non si accorse nemmeno di aver iniziato a camminare curvo, per seguire i movimenti.
L'altro angelo corse ad aiutare il secondo, ma egli indietreggiò e cadde.
Il primo gli allungò una mano.
Il secondo l'afferrò.
Forse non era la fine...
Ma poi il secondo mollò la presa...
E cadde, nel baratro.
Jay sentì distintamente un urlo, e sobbalzò. In quell'istante, le immagini tornarono immobili come prima -solo disegni fatti col sangue su una parete- e lui si rese conto di essere letteralmente in ginocchio.
Si rimise in piedi, scosso, continuando a tastare la parete.
«Che diavolo...? Si stavano muovendo!» guardò Felix, in cerca di aiuto «Ti giuro che si stavano muovendo!»
Non me lo sono immaginato...
Felix rispose in maniera altrettanto enigmatica.
«A quanto pare agli umani da' questa impressione.»
Jay batté le palpebre, poi tornò a scrutare il dipinto.
Nulla era cambiato.
Nulla si era mosso.
«Che cos'è?» chiese immediatamente, col fiato corto.
Il cuore gli batteva nel petto. Il pensiero dell'urlo atroce lo fece rabbrividire.
Felix non parlò subito.
Aveva un'espressione strana, quasi dispiaciuta.
Avanzò fino a fermarsi al suo fianco, poi, come lui, alzò un palmo e lo adagiò delicatamente sulla figura che era caduta, di cui ormai si vedeva solo la testa, essendo il resto del corpo sommerso dalle mani.
«Lucifer...» soffiò.
Jay si irrigidì. Se quello era Lucifer, allora...
«L'altro è Michael» realizzò, prima ancora che Felix parlasse. Lasciò guizzare lo sguardo da un angelo all'altro.
«Sì» disse di nuovo Felix, tetro.
Jay annuì, poi si inumidì le labbra mentre la sua mente riordinava i pezzi del puzzle.
«E' la caduta del diavolo, vero?» pretese di sapere, senza guardarlo.
«Già» Felix incrociò le braccia al petto, sempre guardando il dipinto «Il trauma più grande del paradiso. Il peccato mai dimenticato. Una terribile perdita... per tutti noi
«E Michael gli ha... teso la mano» continuò Jay, tracciando con le dita lo spazio intorno all'altro angelo.
«Così narra la leggenda» Felix si voltò finalmente a guardarlo «Ma nessuno sa cosa realmente successe quel giorno. Solo Michael, Lucifer e Dio erano presenti, durante la cacciata dal Paradiso.»
Jay annuì, ancora perso nei suoi pensieri.
Quelle mani munite di artigli...
«Uno tirato verso il basso...» indicò Lucifer «L'altro verso l'alto...» spostò il dito su Michael. «E' un po' come Inferno e Paradiso?»
«E' più come peccato e purezza» lo corresse Felix, e poi lo osservò come se volesse comunicargli qualcos'altro.
Jay lo fissò a sua volta, attendendo nuove spiegazioni, ma alla fine Felix sospirò come se ci avesse rinunciato, in un modo così umano che Jay per un attimo si chiese se per caso non stesse male.
«Comunque...» lo superò, ignorandolo «dobbiamo andare avanti, non abbiamo molto tempo.»
«Suppongo che mettere il film della caduta di Lucifero sia un modo carino di dare il benvenuto in Horrorland, dico bene?» scherzò Jay, cercando di sotterrare l'inquietudine.
«E' un monito.»
«Sì, già. Quello. Lo sapevo. Era la mia seconda ipotesi» farfugliò.
Felix gli rispose col silenzio e Jay si affrettò a seguirlo prima che si allontanasse troppo.
«Non c'è che dire, Lucifer ha gusto» commentò ironico mentre iniziavano lentamente la loro discesa, aggrappandosi alla parete per non cadere e sforzandosi di non guardare giù perché -se si conosceva bene- avrebbe corso il rischio di inciampare. Ancora.
E in un momento del genere era meglio evitare, grazie mille.
«L'angelo più bello del Paradiso» riprese Felix, senza voltarsi nemmeno un momento ad assicurarsi che stesse tenendo il passo. Ed era impressione sua o c'era qualcosa di simile alla malinconia in quella voce?
«E ora la vanità è il suo primo peccato.»
«Il suo aspetto è mutato, che tu sappia?»
«No» rispose Felix, cupo. «E' ancora dotato della bellezza sfolgorante di un angelo, perché il male si presenta sotto forme allettanti. No. Ma era un traditore e come tale è stato sottoposto alla peggiore umiliazione che un angelo possa mai soffrire.»
Jay non era sicuro di volerla conoscere, ma la lingua si mosse prima che il cervello potesse impedirglielo.
«Cioè?»
«Michael gli ha... strappato le ali.»





Nel frattempo, a molti metri ed una dimensione di distanza, un uomo col naso adunco ed una corona di alloro in testa, stava picchiettando nervosamente la punta della piuma d'oca contro il legno della scrivania.
In circostanze normali, l'angelo al suo fianco l'avrebbe pregato di smetterla, aggiungendo che quel suono fastidioso stava molestando i suoi timpani, togliendogli la concentrazione.
Ma quelle non erano circostanze normali. E l'angelo sembrava pensieroso quanto lui.
«'Gil?» domandò l'uomo col naso adunco, titubante.
L'altro finalmente distolse lo sguardo dal velo scuro, rivolgendogli la sua più completa attenzione.
«Sì, Dante?»
«Quel ragazzo... Harry Potter» Dante si umettò le labbra, cercando una posizione più comoda sulla sedia, e le parole giuste.
«Hai notato anche tu quello che ho notato io?»
Virgilio sollevò un sopracciglio, in silenzio.
Poi parlò.
«Che è umano?»
Dante annuì, partecipe.
L'angelo accennò un sorriso. «Dante, Dante, Dante... secondo te dopo averti fatto da guida per tanto tempo, non riconosco il battito del cuore?»
Dante però non sembrava trovare la questione divertente.
Era nervoso e preoccupato, e continuava a tormentarsi l'interno della guancia e le mani.
«Che cosa ci fa un essere umano quaggiù? E che cosa sta complottando quell'angelo? Felix non è un nome da angelo!»
«So che vorresti delle risposte, davvero. Ma la realtà è che... non ne ho idea.»
Dante lasciò finalmente andare la penna d'oca che rotolò sulla scrivania scandendo quel silenzio teso, e infine irrigidì la schiena, puntando gli occhi su quelli dell'altro.
«Che cosa facciamo?!»
Potevano quasi sentire il respiro caldo dell'Inferno dietro il velo.
«Dobbiamo avvertire gli altri angeli?»








To be continued ~





Next >>
Capitolo 20

«Devi perciò mantenere un profilo basso. O almeno giurarmi che ci proverai. Non fidarti dei demoni, per nessuna ragione al mondo... e su tutto ricordati che non sei pronto per affrontarli da solo. Nè loro né gli angeli che ci danno la caccia. Non ne hai le capacità fisiche.»
Jay non si offese, semplicemente perché era quella la realtà dei fatti, e annuì. Poi si schiarì la voce.
«E di te posso fidarmi, invece?» indagò. Era serio, non c'erano giochetti o battutine stupide di mezzo: voleva davvero fidarsi di Felix, nonostante a volte gli sembrasse che l'angelo stesse facendo di tutto pur di evitare che ciò accadesse.
Fel si esibì in una smorfia che Jay, semplicemente, non seppe come definire.







~ Angolo Autrici { ovvero quelle folli di Lady Holmes e Miss Watson } ~

Vegonunmed a tutti, lettori! :D [--> per chi si stesse chiedendo che diavolo significa questa parola, sappiate che è il corrispettivo Enochiano di "Ciao" *-*] {in corsivo le frasi di Miss Watson, normali quelle di Lady Holmes}
Salve a tutti

Sì lo sappiamo siamo persone orribili e probabilmente non meriteremmo il vostro affetto e tutto quello che ci date ogni giorno, ma lasciatemi dire che è un periodo un po' pesante (tra università e altre cose che non sto qui a spiegare) e che abbiamo avuto diverse incomprensioni.
Ho quasi rischiato di mollare tutto, come alcuni di voi già sanno, ma Lady Holmes è riuscita a convincermi a tornare indietro, sapete com'è fatta sa essere ben persuasiva, ed eccoci qui ad aggiornare XD
Che ve ne pare del capitolo?
Pochi passi all'azione, dunque! Non siete emozionati?
Non vi tremano le gambe?**
C'è da dire che questi capitoli sprizzano Jalix da tutti i pori...
*va a prendere un secchio per contenere la bava*
Anyway, io spero che da qui in poi le cose di facciano più interessanti per tutti voi ** Noi siamo qui e vi aspettiamo pazientemente come sempre u.u
Salve a tutti anche da me!! :D
Sì, io e Miss Watson abbiamo avuto un brutto litigio che ha rischiato di rovinare sia la nostra amicizia che Timeless, ma per fortuna, come Jay imparerà, i miracoli esistono e quindi siamo riuscite con un po' di buona volontà a sistemare le cose :3
Questi capitoli sono stati per lo più introduttivi, e forse da questo vi aspettavate qualcosa in più, ma abbiamo preferito concentrarci un po' sui retroscena angelici :P c'è una bella storia da raccontare sulle motivazioni che hanno spinto gli angeli ad agire in un certo modo, e la Caduta di Lucifer è solo la punta dell'iceberg.
Un'altra cosa che mi piacerebbe farvi notare, è che la storia è un POV di Jay, che si fida di Felix, ma non sempre Felix sa tutto, e non tutto quello che è convinto di sapere poi magari è vero, e tutto ciò che è considerato una leggenda MAGARI potrebbe davvero essere SOLO una leggenda ;)
Anyway, prima di lasciarvi vi anticipo che nel prossimo capitolo finalmente faremo la conoscenza di un personaggio molto importante che si unirà alla nostra Squadra :D
Detto questo, alla prossima! ^^ Spero che non abbiate smesso di leggere per il ritardo :(
Il prossimo cap arriverà tra due settimane! <3
E ricordate: la musica è la voce dell'anima! *^*


Image and video hosting by TinyPic


 
†††

1. L'Inferno popolato da Arpie:

Image and video hosting by TinyPic

2. The HELL:

Image and video hosting by TinyPic

3. La faccia del Demone in cielo (con la serie di anime dannate + Jay e Fel sotto):

Image and video hosting by TinyPic

4. Demone con Cerberi:

Image and video hosting by TinyPic


5. Jay terrorizzato:

Image and video hosting by TinyPic



-Ci scusiamo per l'assenza di Gif ma oggi tinypic si rifiuta di funzionare per quelle O__O



Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
 
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: gwapple