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Autore: endlesshope    27/10/2013    0 recensioni
una ragazza, come tante altre, con una vita, come quella di tante altre.
inizia a diventare speciale, conoscendo un amore speciale. riesce a inseguirlo,
lo raggiungerà?
di voi, di me, di July,
sta a chi leggere decidere di cosa parla.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Fred. Quanto aveva pianto per Fred….
Quante notti da sola a chiedersi fra le lacrime il perché lui le aveva fatto così male, perché aveva voluto prendersi gioco di lei…
July aveva pianto ogni giorno per mesi interi, cercando di capire il motivo per cui quel ragazzo l’aveva presa in giro in quel modo.
Le aveva detto “ti amo” tante volte, sorridendole, e lei, povera sciocca ragazzina, aveva creduto davvero significasse qualcosa. Non aveva pensato che lui lo dicesse solo per poi ridere alle sue spalle del fatto che lei gli avesse creduto.
Fred era andato avanti per parecchi giorni.
I “ti amo” facevano sentire July giusta, felice, ma quanto era stata ridicola!
Lui si era solamente divertito a vedere che July era stata così idiota da credere a quello scherzo… ma passato qualche giorno aveva deciso di smetterla con la presa in giro, e aveva iniziato a dire a July di odiarla, senza la minima spiegazione. July era terribilmente confusa, era distrutta, non sapeva più cosa fare. Non aveva capito ancora cosa era la verità, o forse solo non voleva crederci. Avrebbe semplicemente voluto parlare a Fred, capire… ma non era così coraggiosa da chiedere spiegazioni al ragazzo che teneva fra le mani i cocci del suo cuore appena spezzato.
Così scrisse un messaggio, su un piccolo foglio di carta colorato, e lo mise sul banco di Fred, facendo sì che lo trovasse.
Quando il ragazzo si accorse del foglietto, lo lesse lentamente, mentre July credeva di star morendo lentamente, dentro.
Poi lui stacco  gli occhi dal foglio di carta la sua risata divertita uccise molti battiti del cuore di July. Fred rideva do gusto, come se avesse appena visto la cosa più buffa che mai.
Come era stata stupida, come poteva non aver capito che lei per Fred era solo una sciocca, ridicola ragazzina…
Fred mostrò a tutti il messaggio e in pochissimo tempo l’intera scuola canzonava July per aver creduto che qualcuno potesse amarla.
Ogni volta le persone si avvicinavano ghignando e facendo battute crudeli, mentre nella mente di lei scorrevano le sue parole scritte nel messaggio…
 
Ciao Fred,  sono la ragazza a cui hai detto tante volte “ti amo” senza un perché.
Perché  l’hai fatto? Mi ami?
Io so solo che il mio cuore si ferma se vedo i tuoi occhi, e che se sento la tua voce non esistono parole per descrivere la felicità che mi si allarga dentro.
Credo di amarti davvero, io.
Ti amo.
Perché hai cominciato a dire di odiarmi? Non capisco…
Ma io ti amo, ti amo con tutta me stessa
-J.O.
 
Continuava a ripetersi di come era stata una completa idiota a credere qualcuno potesse innamorarsi di lei, lo pensava ogni mattina di fronte alla specchio, e ogni notte mentre piangeva.
Si chiedeva perché il suo primo amore era dovuto essere così, perché invece di ricordarlo sempre come la felicità di essere amata, avrebbe portato sempre il ricordo del rancore di essere stata una stupida, brutta ragazzina che era stata presa in giro così facilmente…
 
 
Ritornò alla realtà, e velocemente si asciugò gli occhi umidi con il dorso della mano, ma senza che ci fosse il pericolo che qualcuno notasse quel suo gesto.
Per il resto della sera cercò di distrarsi, ma i suoi pensieri, nonostante tentasse di reprimerli, tornavano a Fred, e a volte a Christopher, seppure lui non fosse presente.
Rifletteva sui due ragazzi, sui suoi unici due amori. Si chiedeva se sarebbe stato meglio che Christopher fosse lì… lei sentiva assurdamente la sua mancanza.
Lei amava quel ragazzo, nonostante fosse cambiato tantissimo, troppo per lei. Lo vedeva pochi secondi al giorno, non gli parlava da mesi, lei, che era abituata a passarci ore accanto, essere “la sua compagna di banco”, ad avere il braccio a pochi centimetri da quello di lui, a respirare veramente solo quando guardava i suoi occhi, a sorridere al solo suono della sua voce…
Ora aveva quasi paura di lui, quel ragazzo che credeva di conoscere le incuteva timore, e lei non era più sicura di sapere chi fosse diventato e forse nemmeno di voler scoprirlo.
Si era fatta tagliare i capelli per quella sera, aveva comprato dei vestiti carini, si era passata i capelli con la piastra, truccata bene…- forse- pensava – forse così Christopher mi guarderà… anche solo uno sguardo…-
Ma lui quella sera non era venuto e lei ne fu quasi sollevata scoprendolo.
Si era sentita carina, quella sera, quando prima di uscire si era guardata riflessa, ma nessuno aveva notato quel suo cambiamento, nessuno le disse nulla a riguardo, neppure per scherzare.
 
 
La serata passò abbastanza lentamente, con July sempre un po’ presa dai suoi pensieri, e gli altri compagni che non le prestavano la minima attenzione, ad esclusione di Sabrinne, si intende.
Anche Tamara scambiò qualche frase con lei, su come stava, sulla scuola, un accenno al taglio di capelli… ma July notò quasi un tono di velato disprezzo, un distacco che le dispiacque molto riconoscere in Tamara.
Poco a poco i compagni iniziarono ad andarsene, quasi tutti dimenticandosi di rivolgere un semplice “ciao” anche a July, troppo occupati a salutare Lizzie, Ayrinne, Erika, Tamara, o addirittura Sabrinne.
July non ci rimase poi così male…in fondo da una parte se lo aspettava, ma dall’ altra dovette ammettere a se stessa che sperava nel contrario.
Dopo non molto rimasero solo Lizzie, Fred, Mattew e Ayrinne. July si sedette ad un tavolo vicino all’uscita, aspettando che suo padre arrivasse per portarla a casa. Nessuno obbiettò. Lei era invisibile, come al solito. Lizzie le rivolse un debole sorriso, ma nulla di più…
Lei ascoltava. Ascoltava Lizzie parlare a Fred, ascoltava Mattew e Ayrinne ridere alle loro battute…
A volte tentava di dire una frase, ma nessuno la degnava di uno sguardo e le sue parole incerte sfumavano nel vuoto, così dopo pochi tentativi rinunciò.
 
 
Le sembrava di essere tornata a quando Fred, dopo averle spezzato il cuore, aveva preso una cotta per Lizzie e ogni volta che loro due erano assieme July si sentiva inutile, distrutta, come non avesse un posto nel mondo.
Si ricordò di quando Fred stava per chiedere a Lizzie di “mettersi insieme a lui”…
July era aggrappata ad un banco per cercare di non svenire e di reggersi sulle sue gambe senza tremare troppo visibilmente. Non sapeva se stesse respirando troppo o troppo poco, ma le mancava l’aria, e anche la terra sotto i piedi…
 
Erano passati più di tre anni da quei momenti, ma lei sentiva ancora una morsa attorno al cuore a pensarci.
 
Per i successivi dieci minuti lottò contrò se stessa per non piangere. Poi Fred si alzò per uscire e tornare a casa, salutò “molto” Lizzie e Ayrinne, e non degnò di uno sguardo July.
Lei non sapeva perché, forse per uno slancio di coraggio, forse per rabbia, o forse semplicemente per il troppo dolore che aveva dentro, lo seguì attraverso la porta, bofonchiando ai rimasti un “vado pure io, ciao” e quando fu fuori, abbastanza lontana dall’ingresso, disse a voce alta, con tono sprezzante –E io? A me non saluti? Giusto! Grazie mille- alla schiena di Fred.
Lui si voltò lentamente, le si avvicino, la guardò negli occhi con quello che a July parve puro ed esplicito disgusto e sibilò un “ciao.” talmente tagliente che July senti il suo petto trafiggersi.
Sostenne per pochi secondi lo sguardo di lui, poi si girò e prese a camminare velocemente via.
Credette di averlo sentito ridere.
Iniziò a correre, alcune gocce di pioggia le bagnarono il viso.
Corse via, non sapeva nemmeno lei dove, né perché. Forse fuggiva dai ricordi, forse solo da lui.
Si fermò a fianco di alcuni alberi, sentì dei tuoni sopra di lei e sempre più gocce cadere. Sedette ai piedi di uno degli alberi e scoppiò a piangere.
Quando suo padre passò a prenderla, scambiò probabilmente le sue lacrime per gocce di pioggia, e non fece domande.
Appena tornata a casa, July si chiuse in camera, con le sue canzoni, e pianse l’anima, finchè non cadde addormentata abbracciando il cuscino.
 
  
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