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Autore: xmiriam    30/10/2013    1 recensioni
Un corpo troppo piccolo per contenere una vita così grande, per concedersi la libertà, l'autonomia.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Why my heart is so broken?
A loro, ai ragazzi, ai miei salvatori, 
che se non ci fossero stati loro la mia vita adesso sarebbe una rovina,
proprio come quella di Noa in questo momento;

a Harry, Liam, Louis, Niall e Zayn, perché senza di loro adesso non sarei qui a scrivere.
 
Era passato un mese; il passaggio da un mese all’altro è molto importante per uno studente: l’interrogazione del mese, il compito del mese; i giorni passano velocemente, molto velocemente, un mese, trenta giorni composti da ventiquattro ore che a loro volta sono composte da sessanta minuti e sessanta secondi di un minuto, un tempo molto lungo, ma se pensiamo alle vite frenetiche dei ragazzi impegnati con la scuola, ma per me non fu così, quello fu il mese più lungo della mia vita, in cui furono successe tante di quelle cose che non saprei neanche spiegare come trenta giorni siano bastati per contenerle tutte.
Mio padre era andato via di casa, lo vedevo molto di rado; la mia migliore amica mi aveva lasciata sola, si era trasferita a Dublino, eravamo lontanissime e dal momento in cui se n’era andata non l’avevo più sentita e nemmeno io l’avevo cercata, perché si stava facendo una nuova vita e io non c’entravo niente.
Alla fine del mese di novembre mi ritrovai sempre più magra, si vedeva a vista d’occhio e anch’io lo vedevo: guardandomi allo specchio notavo che le scapole cominciavano a essere sempre più pronunciate e le gambe sempre più strette. Nessuno si prendeva più cura di me come una volta: a mia madre non interessava più se non scendevo in cucina per cena, o se non mi fermavo a fare colazione prima di andare a scuola.
Ero rimasta sola, con me non c’era più nessuno, facevo ormai fatica persino a parlare con le altre persone a mensa o a scherzare con i miei compagni di corso, avevo perso l’abitudine; usavo la voce solo per dire ‘io vado’ quando abbassavo la maniglia della porta principale per andare a scuola e ‘sono tornata’ quando rientravo a casa, dopo era tutto una noiosa routine: facevo i compiti, mi distendevo sul letto a fissare il soffitto bianco della mia camera aspettando con impazienza che il sole sparisse, come quella sera del primo giorno di dicembre: il sole aveva dato posto alle stelle. Mi alzai dal letto e mi affacciai alla finestra; il cielo sopra di me era ornato da piccoli puntini luminosi, qualcuno più brillante degli altri, ma ognuno di loro occupava un posto importante nel sistema, come ogni essere umano nel pianeta, ma il problema era proprio questo: c’era la piena certezza che io occupassi un posto importante nel mio sistema? Mi ero rassegnata e avevo abbandonato le speranze di ottenere la risposta certa a questa mia domanda, ma l’unica speranza che mi era rimasta era quella di sparire; sparire ogni volta che qualcuno mi guardava, sparire quando mia madre mi ignorava, sparire quando mi sentivo umiliata e mi vergognavo di ciò che ero.
Mi affacciai alla finestra aspettando che qualcuno venisse a salvarmi da quel tormento che era diventa la mia vita, aspettando che mia madre venisse a svegliarmi per far cessare quell’incubo e rassicurarmi dicendomi che era tutto okay, ma questo purtroppo non accadeva mai e dovetti accettare le cose come stavano.
Continuai a guardare imperterrita le stelle sopra la mia testa, non so neanche che ora era. All’improvviso scorsi qualcosa o meglio qualcuno; cercai di riconoscere l’identità e quando lo capii, scoprii di conoscerla fin troppo bene; con un corpo imponente, un ciuffo di capelli corvini perfettamente ritto sul capo e le mani nelle tasche dei jeans scuri: Zayn Malik era lì a guardare non so neanche cosa. Si guardò intorno furtivamente, poi prese una sigaretta, la incastrò tra le labbra e l’accese, e quando si accorse che lo stavo osservando andò via a passo svelto e deciso. Cosa ci faceva lui lì? Per la prima volta non mi sentii sbagliata, anzi l’errore lo riconobbi in un’altra persona e quella persona era Zayn che lì non c’entrava niente e io invece ero indispensabile in quel contesto – o forse no – perché quel luogo era pur sempre casa mia; ancora una volta io e il moro ci ritrovammo su due sponde completamente differenti, opposte, ma – comunque vada – legate tra loro, io ancora non avevo trovato una via di collegamento tra di noi, ed effettivamente non avevo torto: lui era il giorno e io la notte, lui era il caldo, io il freddo, lui era il Sole e io ero… una stella che ancora non aveva compreso di essere indispensabile nella sua galassia.
Sole e stelle, ecco cosa eravamo, due elementi completamente differenti ma legati in qualche modo da qualcosa, forse dalle loro caratteristiche? Sì, il Sole brilla di luce propria e le stelle anche, ma cosa succede quando una stella si spegne? Quando si trasforma in un inutile buco nero? Quando si abbandona tra le braccia del buio diventando un tutt’uno con esso? Quando l’unica speranza per continuare a esistere è quella di vivere a spese altrui? Come un buco nero “risucchia tutto ciò che trova attorno a sé stesso”. Io stavo diventando un buco nero, o magari lo ero già diventata da un mese a quella parte, ma io non ero un buco nero, io non vivevo a spese degli altri, io non risucchiavo tutto quello che mi stava attorno; la verità è che il buco nero abitava dentro di me, sopravvivendo a mie spese, risucchiando tutto ciò che lo circondava: la mia vita.
Chiusi la finestra e ritornai a guardare la mia stanza, ma non appena lo feci, scorsi mia madre con la spalla appoggiata al cornicione della porta. Non l’avevo sentita entrare, la guardai interrogativamente, lei mi fissava per poi passare a osservare la mia stanza prima di «la tua stanza è stranamente ordinata oggi, Noa.» asserire e guardarsi intorno. Io alzai gli occhi al cielo; non aveva tutti i torti in realtà, perché io non ero per niente ordinata e la mia stanza era sempre una baraonda, era strano vedere la sedia sgombera di vestiti, i libri ben riposti sullo scaffale della libreria, il letto fatto; non c’era niente che stonava.
«Sei sicura di stare bene?» rise riferendosi sempre alla quiete e soprattutto all’ordine che regnava tra le quattro mura di quella camera. “Sei sicura di stare bene?”: aspettavo tanto quella domanda, l’avevo attesa con pazienza, ammazzando il tempo leggendo un libro, ascoltando la musica o fissando il soffitto com’ero solita a fare tutti i pomeriggi, e adesso era arrivata senza preavviso, nel momento meno opportuno. “No, sto malissimo, mi manchi, mi manca papà, mi manca quello che eravamo: una vera famiglia, mi manca tutto; ti prego, aiutami, ho bisogno di te; mamma, guardami, sono qui!” urlavo dentro di me, ma la mia testa mi fece articolare tutt’altra frase.
«Sì, sto bene.» sorrisi leggermente, mordendomi le guance per non sputare fuori tutto quello che stavo gridando tra me e me; sentii le gote andare a fuoco. Seguirono attimi di silenzio incolmabili, dove gli occhi erano gli unici a parlare – nel mio caso a gridare – i suoi vagavano nel nulla.
«Beh… ero venuta per dirti che la cena è quasi pronta» mi ammonì sorridendo appena, io annuii indecisa e mi sedetti sul letto, lei girò le spalle e fece per andarsene.
Non avevo intenzione di mangiare perché – come ogni sera – non ne avevo voglia né tanto meno di mangiare invano, perché una volta finita la cena, mi sarei chiusa in bagno con un solo scopo: quello di eliminare tutto il cibo che secondo il mio parere era superfluo.
Dopo una buona mezz’oretta mia madre mi chiamò dalla cucina, una volta, la seconda volta, la terza e poi si accorse che era inutile e smise di farlo.
Andai a letto; senza cena per la trentaquattresima volta, perché, sì, li contavo i giorni.
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Salve a tutti!
Scusate per il mio rovinoso ritardo, ma da quando è cominciata la scuola non ho avuto nemmeno un attimo di respiro,
sono qui con un nuovo capitolo in ritardo perché improvvisamente non ho più le idee chiare su questa fanfic!
Ci riuscirò? Speriamo di sì!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto,
se mi cercate sono su twitter
Spero recensiate,
Un bacio!
Miriam.

 
  
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