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Autore: Miss J    31/10/2013    0 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Jane_Austen]
[http://it.wikipedia.org/wiki/Jane_Austen]Juliet è una ragazza che vive agli albori dell'800 in una grande casa, che è il suo mondo. Ma qualcosa da fuori giunge a turbarlo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Juliet si infilò il cappello di fronte allo specchio del salone, cercando di porlo nel modo più confortevole per la testa, ma che fosse allo stesso tempo in una posizione graziosa a chi l’avrebbe guardata. In fondo era un po’ vanitosa, ma quale giovane ragazza non lo è un poco?
Terence le portò il cappotto e l’aiuto a infilarselo. Ormai ottobre era alle porte e l’aria si faceva fredda, soprattutto al mattino.
Si sedette sul divano aspettando la zia per prendere la carrozza e dirigersi verso il paese. Mancavano due giorni al ballo, ma le sembrava dovesse aspettare un’eternità. Chissà se avrebbe visto Brett? Probabilmente no, i giardinieri non vengono invitati alle feste, o almeno non quelle dei signori per cui sono a servizio.
Magari sarebbe potuta andare a fare una passeggiata in giardino e sperare di vederlo, ma non conosceva quella casa e le sembrò non solo scortese, ma anche poco prudente.
In quel momento la zia scese le scale.
-Buongiorno, mia cara.-
-Buongiorno, zia Elizabeth.-
-Vedo che sei già pronta. Sei proprio entusiasta per questo ballo.- Juliet lesse una nota maliziosa nella voce della zia, ma pensò di esserselo immaginato, quindi non rispose.
-Dov’è Andrew?-
- Credo sia già alle stalle a preparare i cavalli per la carrozza. Perché non lo raggiungi?-
- Ho preferito aspettare te.-
-Che cara che sei, Juliet. Beh, io sono pronta.- disse infilandosi i guanti frettolosamente.
La zia prese a braccetto Juliet e insieme uscirono dal portone. Di fronte a loro la carrozza era già pronta e Andrew le aspettava, tenendo la portiera aperta.
- Buongiorno, signore.- disse Andrew tutto allegro.
- Buongiorno Andrew.- disse la zia.
Salirono entrambe, seguite da Andrew, e la carrozza partì. Il viaggio fu estenuante. La zia e Andrew parlarono dei suoi studi, di Londra e delle diverse professioni che avrebbe potuto intraprendere finiti gli studi. Juliet però non si sentiva molto tranquilla e non aveva aperto bocca per quasi tutto il viaggio. Guardava il paesaggio fuori dalla carrozza, osservando il grande parco di Windmills Place che pian piano si chiudeva dietro di loro, i grandi campi pieni di mulini da macina, risultato della grande arte da imprenditore del padre, gli alberi che man mano diventavano più radi lasciando lo spazio, prima a piccoli cottages, poi a più ampie abitazioni da due o tre piani, fino alla piazza di Highbury.  Si fermarono di fronte alla chiesa, con il campanile che in quel momento aveva iniziato a scampanare per segnare le dieci del mattino. Juliet scese dalla carrozza con l’aiuto del fratello e iniziò a guardarsi attorno; vide le botteghe e le osterie, le grandi vetrine dei sarti e dei calzolai, l’abitazione del parroco con accanto i giardini pubblici, ma nulla la colpì. Sentiva che doveva parlare con la zia, era l’unica cosa che importava, ma ancora non aveva trovato un modo per allontanare Andrew.
- Andrew? Andrew Spencer?-
Ma all’improvviso la fortuna fu dalla sua parte.
- William? Non ci posso credere. Sei qui. E’ un piacere vederti. Non ti vedo dall’inverno scorso a Oxford.-
- Sì, mi sono trasferito a Lime per poter continuare gli studi in marina.-
- Oh, ne sono molto contento. Ma permetti che ti presenti mia zia, la signora Darcy, e mia sorella, la signorina Juliet Spencer. Care zia e sorella, vi presento il capitano William Wentworth, un mio compagno di Oxford e figlio dell’ammiraglio Frederick Wentworth.-
- Volevi dire commodoro Wentworth.- e in quel momento si presentò da gentiluomo,prima alla signora Darcy e poi a Juliet, su cui indugiò qualche secondo di troppo.
- Davvero? Sei commodoro?- A quel punto il signor Wentworth mostrò il distintivo sulla spallina e Andrew lo stette ad ammirare quasi in estasi.
- Non ci posso credere. Sono davvero contento per te.-
Zia Elizabeth lo scrutò attentamente. Quel nome non le era nuovo, ma non riusciva a ricondurlo a nessuna persona conosciuta. Tuttavia furono evidenti gli sguardi che il commodoro rivolse a Juliet nel momento in cui le baciò la mano per presentarsi.
Nel frattempo Andrew continuava la sua rimpatriata parlando di come si erano svolte le ultime settimane a Oxford e qui Juliet vide la sua occasione.
-Andrew, se ti fa piacere puoi rimanere con il commodoro Wentworth, mentre io e la zia andiamo a guardare le stoffe?-
-Sì- aggiunse zia Elizabeth con tono ironico- così potrete parlare delle vostre cose da uomini e noi donne ci dedicheremo alle nostre noiose compere.-
- Trovo che sia un’ottima idea.- rispose Andrew- Sicure che non vi crei disturbo?-
- Nessun disturbo.- sorrise Juliet.
- Bene Andrew, direi che le signore non ci vogliono proprio fra i piedi.- disse il commodoro cercando di rispondere all’ironia di zia Elizabeth.
- Bene. Ci troviamo alla carrozza per mezzogiorno?- chiese Andrew.
-Va benissimo.- rispose la zia. E così i due gruppi si allontanarono.
Juliet, mentre camminava, si girò un secondo per dare un ultimo sguardo al fratello e al suo amico e si rese conto che il commodoro la stava fissando. Presa da vergogna, si rigirò di scatto e si diresse con la zia verso la bottega del sarto.
Appena entrate, la zia chiamò la commessa per chiedere quali fossero le stoffe appena arrivate e di mostrargli quelle più in voga in quel periodo. Juliet la seguì e iniziò a guardarsi attorno. Vi erano milioni di nastri e stoffe incastrate negli scaffali, di ogni sorta di colore e fantasia. La incantava sempre quel caleidoscopio di disegni e a volte la varietà era così ampia che non riusciva proprio a decidersi. La commessa arrivò con molte stoffe di diverse tessiture e colori. La zia iniziò a passarli in rassegna davanti a Juliet, ma vide che c’era qualcosa di insolito nel viso della giovane, così chiese alla commessa se potevano essere lasciate un minuto da sole per poterle osservare.
- Juliet, va tutto bene?-
-Ss..sì. Perché?-
- Perché ora che mi hai risposto, son certa che ci sia qualcosa che ti turba.-
Juliet non era ancora certa se parlare con la zia fosse una cosa ragionevole, ma decise di provarci.
- Sai, ho dei pensieri.-
-Pensieri?-
- Su qualcuno.-
-Su qualcuno? Non pensavo che un commodoro potesse colpirti così a prima vista.-
- Non parlo del commodoro, zia.-
- E di chi allora?-
Juliet continuò a guardare le stoffe. Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo. Aveva paura che potesse scatenarsi una tempesta da un momento all’altro e aveva paura.
-Non sarà mica..?- ma non ebbe il tempo di finire la frase che Juliet reagì.
- Lo so, zia. So cosa pensi. –
-Tesoro, non devi biasimarti. Un sentimento è un sentimento. Non è controllabile. Tuttavia è compito della mente ponderare o no quel sentimento.-
Juliet si sentì sollevata perché la zia non era arrabbiata, ma aveva capito che comunque la cosa non era proprio di suo gradimento.
- Lo so. Ma sto bene con lui.-
- Sì, lo capisco. Ma prima di giungere a conclusioni affrettate, cerca di capire quale sia la tua vera posizione. Io un tempo non avevo nulla e grazie all’amore di tuo zio ho ottenuto qualcosa in più, anche se  la sua ricchezza non era quello a cui puntavo. Tuttavia mi rendo conto che quando uno nasce con una ricchezza già acquisita è difficile liberarsene, in tutti i sensi, perché essa ti vincola, ma allo stesso tempo  senti che ti è necessaria. Io meglio di tutti so cosa significa passare da povera a ricca, e inoltre posso bene intendere cosa possa compromettere il contrario. Quindi ti dico, sii cauta. Innamorarsi alla tua età è semplice tanto quanto disinnamorarsi.-
Quelle parole colpirono molto Juliet. Da una parte capiva quali fossero le responsabilità dell’essere un’ereditiera, ma al contempo come faceva a capire se quella era solo un’infatuazione o qualcosa di più?
Tutto quello che aveva percepito e sentito, quando Brett era con lei, era frutto di un’immaginazione giovanile? Si era immaginata tutto?
Ma quello che la sconvolse di più fu la reazione della zia; era inaspettata. Juliet si aspettava che si arrabbiasse, ma invece era stata gentile e comprensiva. Forse credeva davvero fosse un’infatuazione.
Tuttavia si rese conto che quella conversazione non poteva essere di grande aiuto. Juliet non sapeva che cosa Brett provasse per lei. Forse non l’aveva neanche notata come lei aveva fatto con lui. E a quel punto, presa da un poco di sconforto, decise di non toccare più l’argomento e si concentrò sulle stoffe.
Dopo un’oretta uscirono dal negozio e decisero di dare un’occhiata alle altre vetrine, finchè non incontrarono per caso Andrew con il suo amico William Wentworth.
-Avete fatto buoni acquisti?-
- Sì- disse la zia – ma ora sono esausta. Juliet hai fame?-
- Sì sono molto stanca e affamata.- concordò Juliet.
-Allora torniamo a casa.- disse Andrew. Poi si girò verso l’amico.
-E’ stato un piacere vederti, allora ci vediamo al ballo dei Knightley.-
- Sicuramente. Non vedo l’ora. Arrivederci signore. E’ stato un piacere fare la vostra conoscenza.- E si allontano sempre indugiando con lo sguardo su Juliet. Lei distolse subito lo sguardo, anche se si sentiva incuriosita da questo commodoro, che di certo era molto affascinante.
Si diressero alla carrozza e, saliti tutti, si diressero verso casa.
  
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