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Autore: Cruel Heart    31/10/2013    3 recensioni
“Avril! Avril!”
Eccolo, lo sento.
“Sei qui…” mormoro appena.
“Sì, amore, sono qui, sono qui…”
“Ti amo…” ho solo la forza di dirgli.
Poi, finalmente, il buio cala su di me.
*********
Una ragazza con una corazza forte e menefreghista, ma con un'anima fragile e bisognosa d'amore, si trasferirà in una città che odia, con la madre di cui non ha notizie da dieci anni, e il nuovo patrigno.
Le sue giornate saranno una battaglia continua, sia a casa, ma soprattutto a scuola.
Cosa succederà, se incontrerà un antipatico testardo e strafottente?
Cosa succederà, se quel ragazzo capace di tenerle testa, sarà un biondino con uno skate?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon giovedì, little black stars!

Ringrazio chi ha messo questa ff tra:

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Alluora, per il nuovo album… mi sono innamorata anche di Falling Fast, non so se l’avete sentita anche voi.

E’ bellissima *-*

Poi, passando al capitolo.

Scusatemi, ma è venuto uno schifo, e in più è più corto rispetto agli altri, causa compito di filosofia T.T (Glaphyra, mi dici in cosa consiste la filosofia eraclitea? xD)

Non sono riuscita a fare di meglio.

La canzone sarà When You’re Gone (pianti tra 3…2…1…), ed è importantissimo che la ascoltiate!

Questa, però, non sarà la versione normale, ma una versione maschile *-*

Fate finta che sia Evan, così sarà ancora più commovente ç.ç

Il cantante ve lo dirò alla fine, così non vi rovinerò la sorpresa.

Buona lettura!

                                       

Avril Lavigne – When You’re Gone (Male Version)

 

 

 

Due mesi dopo...

 

Pov Evan

 

 

 

La solita fredda e dura sedia di plastica accoglieva il mio corpo, vuoto da più di due mesi ormai.

Le tenevo la mano, come sempre, accarezzandone dolcemente il dorso con il pollice.

La sua pelle era ancora liscia e profumata, ma, adesso, completamente priva di una qualsiasi forma di vita.

Quella vita che mi aveva permesso di conoscerla, quella vita che mi aveva permesso di ammirarne pregi e difetti, portandomi ad aprirle tutto il mio cuore e a confessare i sentimenti che provavo per lei.

Quella stessa vita che, adesso, era appesa ad un filo.

Un filo sottile, invisibile, quasi lacerato, come la mia anima, che non trovava pace tra le fiamme insuperabili che il destino aveva posto sul nostro cammino.

Era bastato un minuto, uno solo, per rovinare tutto.

In fondo, cosa rappresentava, per me, un minuto?

Era solo una stupida unità di misura, inventata da chissà chi, chissà quando e chissà dove, in cui l'essere umano non poteva svolgere una determinata attività, perché il lasso di tempo era troppo breve.

Avrebbe potuto essere una buona risposta, se non fosse stato per il fatto che fosse completamente sbagliata.

In quella stupida unità di misura, tutto era cambiato.

In quel lasso di tempo troppo breve, il mondo mi era crollato addosso, senza che me ne accorgessi.

 

Fissai, ma solo per un attimo, il piccolo monitor che segnava le funzioni di Avril, e che scandiva ogni pulsazione del suo piccolo cuore con un "bip".

Ricordavo ancora quel dannatissimo giorno in cui successe tutto.

Era scolpito nella mia memoria.

Ogni volta che quei secondi mi ritornavano in mente, cercavo di scandirli, immagine per immagine, fotogramma per fotogramma, affinché la vista di ogni maledettissimo frammento mi perforasse la pelle del petto come un coltello e mi facesse male.

Perché, dopotutto, la colpa era solo mia.

Perché, nel più stupido dei modi, non ero riuscito nell'unico compito che mi ero ripromesso di adempiere.

Quello di renderla felice.

 

La caduta dal corrimano all'asfalto era stata breve, ma era il modo in cui aveva subìto l'impatto, che rendeva la situazione critica.

Il verdetto dei medici era stato uno solo: trauma cranico dovuto ad un danno celebrale grave.

Tempo previsto per la guarigione: indefinito.

Esito finale: dal recupero completo di tutte le funzioni, fino alla disabilità permanente oppure... alla morte .

Deglutii a vuoto, stringendo forte il lenzuolo verde scuro che contrastava con il bianco pallido e marmoreo della sua pelle.

No, non dovevo neanche pensarla una cosa del genere.

Non sapevo se credere alla speranza, che mi diceva che tutto sarebbe andato per il meglio.

Non sapevo se credere a tutte le persone che mi stavano vicine, che mi dicevano che non dovevo mai smettere di avere fiducia in un possibile miglioramento.

Oppure, non sapevo se credere a quell'entità malvagia e crudele che era la realtà, che mi ricordava di secondo in secondo, di minuto in minuto, di giorno in giorno, che la mia piccola e dolce stella, nonostante tutto, stesse ancora in quello stato di coma.

Incrociai le braccia sul lettino, continuando a tenerle la mano con la sinistra e appoggiando placidamente la testa sulla destra.

Chiusi per un attimo gli occhi, nella speranza che la mia mente si liberasse da tutti i pensieri e mi lasciasse un po' riposare.

Negli ultimi mesi, l’insonnia era diventata la mia unica compagna di viaggio.

Un viaggio che speravo potesse concludersi il più presto possibile...o che poteva durare per tutta la vita.

 

Quando te ne sei andata, i pezzi del mio cuore hanno sentito la tua mancanza.

Quando te ne sei andata, mi è mancato il volto che conoscevo ed amavo.

Quando te ne sei andata, mi sono mancate le parole che avevo bisogno di sentire per farmi andare sempre avanti fino alla fine della giornata.

Mi manchi, Avril.

 

***

 

Tutto a un tratto spalancai gli occhi, poiché avevo sentito di un forte rumore dietro di me. Sembrava come se una porta fosse stata chiusa.

Mi resi conto di essermi addormentato, e alzai di scatto la testa.

Mi guardai intorno, e vidi mia sorella Annie che, alle mie spalle, mi fissava addolorata, più alcuni medici, dall'aria comprensiva, ma allo stesso tempo molto distaccata.

 

"Signor Taubenfeld, io e la mia squadra dovremmo effettuare dei controlli sulla signorina Lavigne."

 

Feci un profondo respiro ed espirai lentamente, lasciando che il mio sguardo percorresse il corpo di Avril.

Strinsi forte la sua mano nella mia, sperando che, all'ultimo secondo, potesse ricambiare la mia stretta.

Speranza che, naturalmente, non si avverò.

Mi alzai lentamente dalla sedia, con le gambe che mi formicolavano, per il molto tempo ero rimasto lì seduto nella stessa posizione.

Abbassai la testa, e, avviandomi verso l'uscita, sussurrai con la poca voce che mi era rimasta:"Bene. Vi lascio soli."

 

Uscii da quella stanza infernale, con gli occhi che incominciarono a pizzicare, mentre mi aggrappavo alla mano che mia sorella mi stava tendendo.

 

 

 

Pov Annie

 

Evan, negli ultimi mesi, era stato travolto da una molteplicità di emozioni e sentimenti totalmente contrastanti, che lo avevano portato a passare varie fasi.

All’inizio, fu la negazione a sovrastarlo. Tentava di negare l'accaduto.

Si chiedeva spesso se la causa del mancato risveglio di Avril fosse l'intervento sbagliato dei medici, o di farmaci non idonei, o ancora del modo, secondo lui "sgarbato e privo di tatto", con cui i medici la trattavano.

 

Poi era comparsa la rabbia e la paura. Si condannava per quello che aveva fatto.

A volte se la prendeva con me, con Matt o con chiunque gli capitasse a tiro, e non sapevamo come calmarlo.

Spesso si era chiesto perché era toccato proprio a lui, perché il destino si fosse accanito  così tanto contro di loro.

 

Finita la fase della rabbia e della negazione, comparve un forte senso di sconfitta, di rifiuto e la chiusura in sé stesso. Aveva preso consapevolezza del corpo di Avril e del suo stato di salute, e si rendeva conto che, contro quel male, non aveva nessun potere decisionale.

Aveva capito che la ribellione era inutile, e che niente dipendeva da lui.

Per questo, tutta la rabbia che aveva dentro, venne sostituita dal senso di abbattimento e dalla depressione.

 

Ora, era nella fase di accettazione. Era consapevole di ciò che le stava accadendo, e alternava spesso momenti di silenzio e riflessione con se stesso, a momenti di comunicazione con me e Matt, che eravamo le persone più vicine a lui.

Con questi suoi continui sbalzi di umore, era impossibile capire in pieno quello che stava pensando, malgrado vivessi tutto il suo dolore direttamente con lui.

 

Volevo iniziare un discorso, ma mandò all'aria tutto, poggiandosi sulla mia spalla, e cominciando a singhiozzare pesantemente per un paio di minuti.

 

"Ehi, Evan, basta piangere." sussurrai.

 

 

Pov Evan

 

"Evan, basta piangere. Non ti devi arrendere, trova la forza in te stesso per andare avanti. Fallo per te. Fallo per lei." disse, facendomi sollevare la testa dalla sua spalla.

"Asciuga quelle lacrime, lei non avrebbe mai voluto vederti così.

Devi essere forte.

Devi lottare per tutti e due e superare quest'ostacolo grazie all'amore che vi ha unito e che vi unisce tutt'ora.

Continua a tenere duro, perché sai che ce la farà, e che ce la farai anche tu.

Non sei solo, e non lo sarai mai.

Siamo insieme, ed io sarò al tuo fianco. Sempre."

 

All'improvviso, nella stanza, vidi i medici farsi sempre più irrequieti, più agitati, più frenetici nei loro movimenti...

Non sapevo il perché, ma continuavano a fissare il monitor che segnava le funzioni vitali di Avril

 

Poi, lo capii, il motivo.

Tutto...era diventato così semplicemente surreale. Solo in quel momento, mi resi conto di cosa fosse davvero la vita.

Un bip...più lungo degli altri.

 

La vita era un dono.

"Dottore, presto! È in arresto cardiaco!"

 

La vita era un regalo inaspettato e non richiesto.

"Datemi un defibrillatore, ora!"

 

Era una farfalla che, se non l'acchiappavi in tempo, ti sfuggiva tra le dita.

"Libera!"

 

Era un'esperienza meravigliosa, che si meritava soltanto giorno dopo giorno.

"Ancora, libera!"

 

Azione dopo azione.

 

"Dottore, la stiamo perdendo…Faccia qualcosa!"

 

Lacrima dopo lacrima.

 

 

 

Allora, se siete ancora vivi dopo questa fine, vi dico chi è il cantante.

Il cantante…è…Avril!

La versione era l’originale di WYG, ma l’audio è stato modificato e abbassato di qualche ottava, per rendere la voce maschile ^_^

Ok, ci vediamo al prossimo capitolo, perché la ff non è ancora finita!

Preparatevi psicologicamente, la canzone del prossimo sarà Slipped Away.

Non mi scannate!

Cruel Heart.

P.s. Anna, viva le cime di rapa! (?)

   
 
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