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Autore: _Takkun_    02/11/2013    8 recensioni
Una piccola storiella basata sul primo incontro avvenuto tra Gol D. Roger e Portuguese D. Rouge a Baterilla.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bagy il clown, Gold D. Roger, Portuguese D. Rouge, Shanks il rosso, Silvers Rayleigh
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'About Roger'
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Roger&Rouge~
 
Sentire le strida dei gabbiani che volavano intorno all’albero maestro della Oro Jackson fu un ottimo modo per risvegliarsi da quel rigenerante sonnellino. Rayleigh si stiracchiò portando in alto le braccia e sbadigliando notò che il sole stava ormai calando.
“Ehi Roger! Avvisa il cuoco, deve cominciare a preparare la cena!” Urlò non rendendosi conto dell’assenza del proprio capitano. “Roger!” Lo chiamò ancora, stranito. Di solito, se si parlava di cibo, era il primo a fiondarsi in cucina con l’intento di stressare l’anima al povero cuoco.
“Che strano, a quanto pare non è ancora tornato.” Sussurrò tra se e se con un velo di preoccupazione nella voce. “Bah, forse dovrei avvisare Crocus…” Decise infine, cominciando a dirigersi verso la cabina del medico. Si ritrovò davanti alla porta con la mano a pugno pronto a bussare venendo però preceduto. La porta in legno si aprì di colpo rivelando il volto preoccupatissimo di Crocus.
“Rayleigh!” Urlò cadendo addosso il vice che per lo spavento era caduto a sua volta sul ponte. “È una catastrofe! Perché diamine non mi hai svegliato?!” Lo prese per il colletto della camicia bianca cominciando a scuoterlo con vigore.
“Cosa diavolo ti prende?!” Sbottò il Re Oscuro scansandoselo di dosso con poca delicatezza.
“Roger! Dov’è Roger?! È tornato, vero? Vero?!” Lo guardò con fare omicida. Era stato uno sciocco a dar retta a quello scansafatiche del loro vice. Sapeva che avrebbe dovuto seguirlo o perlomeno mandare qualcuno insieme a lui.
“Volevo parlarti proprio di questo.” Si alzò da terra aiutando anche il suo compagno. “Non è ancora tornato alla nave.” Rispose finalmente, voltando lo sguardo da un’altra parte. “Ma non preoccuparti si sarà fermato in qualche locale a mangiare qualcosa, ne sono certo.” Scrollò le spalle sbadigliando nuovamente.
La fronte del medico si corrugò, portò le mani tremanti a qualche centimetro di distanza dal collo di Rayleigh e, mantenendo un tono di voce che potesse risultare vagamente tranquillo parlò.
“Tu… sei il suo migliore amico…” Prese fiato e continuò. “Come puoi essere così tranquillo sapendo in che stato si trova?! Sei un irresponsabile altro che vice-capitano!” Aggiunse mandando tranquillamente a quel paese il suo autocontrollo.
“Se tra un’ora non torna vado a cercarlo, non scaldarti così tanto.” Si portò un mignolo all’interno dell’orecchio cominciando a pulirlo. “Alla tua età non fa bene alterarsi in questo modo.” Concluse picchiettandogli una mano sulla spalla, non appena ebbe finito la pulizia.
“Rayleigh…” Crocus fu pronto a dirgliene quattro quando le urla dei due mozzi di ritorno alla nave, riuscirono a placare i suoi istinti omicidi contro il Re Oscuro.
“Rayleigh-san! Crocus-san!” Urlarono Shanks e Buggy visibilmente agitati.
“Uh? Che avete da urlare così tanto?” Chiese con pacatezza Rayleigh.
“I-il…” Cominciò a dire Buggy con il fiatone. “I-il capitano!” Continuò Shanks ansimante.
“Cosa è successo a Roger?!” Pretese subito delle spiegazioni il medico.
“Ora vi raccontiamo ciò che abbiamo visto.” Disse Shanks abbassandosi il fidato cappello di paglia sugli occhi. “Stavamo camminando per le vie del paese, subito dopo aver finito le commissioni e…”
 
 
-Ahhh! Quella spugna di Rayleigh si è fatto una bella scorta di whisky! Hai sentito il venditore? Uno tra gli alcolici migliori del mare meridionale. – Si lamentò il pirata pagliaccio con il rosso che nel frattempo ascoltava in silenzio il compagno. –Non trovo giusto che se le debba bere solo lui quando siamo stati noi ad andarle a comprare! – Sbuffò portandosi le mani dietro la testa. 
-Andiamo Buggy, sai com’è fatto e due mozzi non possono certo disobbedire agli ordini di un loro superiore. – Gli ripeté per la terza volta. –Quando avrò la mia ciurma e tu sarai il mio vice potrai avere tutti gli alcolici che vorrai, ok? – Disse sbirciando la sua reazione con la coda dell’occhio. 
-Questo non succederà! Mettitelo bene in testa, non farò mai parte della tua ciurma, Shanks! -Sbraitò contro il rosso per la milionesima volta.
-Ahahah! Vedremo se più avanti cambierai idea! – Rise di gusto immobilizzandosi all’istante appena non avvertì più la presenza del cappello di paglia sulla sua testa. –Buggy! Ridammelo subito! – Urlò cambiando il tono di voce, rendendolo più aggressivo. Il compagno lo ignorò totalmente e approfittando del fatto che il rosso avesse le mani occupate dalla cassa di bottiglie, cominciò a giocherellare con il cappello. –Questo è il regalo del capitano, vero? – Domandò retoricamente accennando ad una smorfia. 
-Sì, quindi gradirei che me lo restituissi. Ho fatto una promessa al capitano e quel cappello è molto importante. – Disse appoggiando al terreno la cassa con gli alcolici allungando poi una mano verso il copricapo, ora sulla testa del pirata dai capelli azzurri.
-Una promessa? Che genere di promessa? – Chiese alquanto incuriosito allontanando la mano del compagno. 
-È una cosa tra me e lui, non ti riguarda. – 
-Allora qualcosa mi dice che non riavrai il tuo amato cappello! – Fece buttandolo a terra con l’intento di calpestarlo.
-Se me lo ridai te lo dico! – Disse tutto d’un fiato lasciando il piede di Buggy a mezz’aria.
-Bene- si abbassò riprendendolo in mano –ti ascolto. – Disse porgendoglielo.
-Grazie. – Sorrise. –Vedi, è una storia lunga ma cercherò di essere il più sintetico possibile. Una sera mi ritrovai sul ponte della nave, era notte fonda e non riuscivo a prendere sonno. Quella notte anche il capitano aveva avuto il mio stesso problema e mi raggiunse cominciando a fare quattro chiacchere. Non ricordo bene da dove nacque il discorso ma gli dissi, quasi urlando, che sarei riuscito a diventare un grande pirata, temuto e rispettato in tutti i mari e che niente e nessuno sarebbe stato in grado di fermare il mio sogno. – Si fermò, voltandosi ed abbassandosi per riprendere la cassa. –Il capitano davanti la mia determinazione rimase per un secondo in silenzio e poi si mise a ridere, per un attimo non ti nascondo che mi sentii ribollire il sangue. Insomma, credevo stesse deridendo il mio sogno. – Continuò mentre Buggy, stranamente, rimase ad ascoltarlo in silenzio con notevole interesse. –Subito dopo sbadigliò e si diresse verso la sua cabina lasciandomi lì come un fesso. Non sapevo in che modo reagire, il carattere del capitano è imprevedibile e lo sai, ma passati alcuni minuti ritornò da me con un sorriso smagliante e questo cappello tra le mani. Mi scompigliò i capelli e disse: “Sono orgoglioso di te, ragazzo. Mi ricordi me da giovane! Ascoltami attentamente, questo cappello è il simbolo di una promessa che feci molto tempo fa ad una persona importante.” In quel momento vidi i suoi occhi diventare lucidi. “Però il mio sogno sta per realizzarsi e beh, ormai mi serve a poco, no? Quindi, se veramente credi in questo sogno, promettimi su questo cappello che ce la farai.” Mi sorrise ampliamente appoggiandomelo sulla testa e seppur un po’ sorpreso annuii senza sapere cos’altro fare in una situazione simile. “Perfetto. E ora credo sia meglio andare a dormire, se Rayleigh ci becca svegli a quest’ora nessuno è in grado di salvarci dalle sue ramanzine.” Mi disse ritornando nuovamente in cabina come se nulla fosse. – Finì di raccontare il rosso con un lieve sorriso sul viso.
-Che storia sciocca. – Riprese a camminare Buggy riportandosi le mani dietro la testa, non nascondendo un po’ di gelosia. –Secondo me l’ha fatto per pietà. –
-Comunque sia- riprese la parola Shanks. –farò in modo di non deludere la sua fiducia. -         
-Quanto sei noioso, Shanks… - Disse Buggy fermandosi di colpo facendo sbattere il rosso, appena dietro di lui, contro la sua schiena.
-Buggy cosa…? –Shanks si avvicinò al compagno e allo stesso modo si immobilizzò rimanendo di stucco davanti alla scena che gli si parava davanti. Roger era accasciato a terra con il respiro affannato ed al suo fianco una donna lo aveva fatto rialzare cominciando ad incamminarsi per chissà dove. –Capi… - Shanks provò a chiamarlo ma la mano di Buggy sulla sua bocca glielo impedì. Rimasero nascosti e zitti fin quando non ebbero visto i due girare l’angolo. 
-Cosa diamine stai facendo?! Era il capitano e stava male! – Urlò Shanks contro il pirata pagliaccio, subito dopo essersi liberato.
-Lo so, ho visto. – Rispose semplicemente lui, adocchiando qualcosa nel punto in cui vi erano poco prima Roger e la donna. Incuriosito si avvicinò, seguito dalle urla del rosso.
-Allora perché mi hai fermato?! – 
-Hai mai visto il capitano insieme ad una donna? Forse è la volta buona che si trova una compagna. – Spiegò.
-Buggy… - Pronunciò Shanks spazientito colpendolo in testa con un pugno.
-Cosa diavolo fai?! – Rispose anche lui al colpo.
-È gravemente malato e tu pensi a queste cose?! – 
- Non ha importanza, ormai. L’abbiamo perso di vista. – 
-E ora cosa dovremmo fare? E se gli succede qualcosa? Oddio, e se cade in acqua?! Non conosciamo nemmeno quella donna! Forse è una strega e ha voluto approfittare della debolezza del nostro capitano per portarselo a casa e mangiarselo! – Entrò nel panico Shanks, cominciando a sparare cose senza senso dalla sua bocca.
-La vuoi piantare?! Non eri tu quello sempre ottimista? - Lo riprese Buggy abbassandosi per prendere il cestino che aveva visto prima e che, molto probabilmente, era stato lasciato lì dalla donna. 
-Torniamo alla nave, Rayleigh saprà cosa fare! – Decretò in fine Shanks afferrando la manica della maglia del compagno per poi cominciare a correre. 
-Non così veloce, dannazione! – Urlò Buggy rafforzando la presa sul cestino.
 
 
 
“Ed ecco perché siamo qui.” Finì di raccontare Shanks seguito dall’annuire di Buggy.
“Ci state prendendo in giro?!” Vennero colpiti entrambi dai pugni di Crocus e Rayleigh.
“Perché non lo avete riportato alla nave?! E se quella donna fosse stata della marina?!” Sbraitò il medico.
“Te l’avevo detto!” Disse a denti stretti Shanks rivolto al pirata pagliaccio.
“Te l’avevo detto…” Lo scimmiottò Buggy.
“Comunque, il cestino del quale avete parlato è quello lì?” Chiese Rayleigh indicando ciò che stava tenendo il ragazzo dai capelli azzurri tra le mani.
“Esatto.” Glielo porse.
“Rayleigh non mi sembra il momento di pensare a quel cestino!” Lo riprese Crocus.
“C’è un biglietto tra la frutta.” Notò il Re Oscuro.
 
Per Rouge,
grazie del tuo aiuto alla locanda.
 
Lesse Rayleigh osservando poi la frutta.
“Proprio un bel nome Rouge.” Disse prendendo una pera dal cesto.
“Pezzo di idiota!” Gli sequestrò il frutto dalle mani prima ancora che potesse dargli un morso.
“Ehi, la mia…” Fu pronto a ribellarsi Rayleigh ricevendo un pugno in risposta.
“Stammi bene a sentire. Ora tu vai alla ricerca di questa Rouge e riporti indietro quell’idiota del tuo amico così che io possa curarlo, sono stato abbastanza chiaro?”
 
“È abbastanza in gamba da cavarsela da solo.” Gli rispose molto tranquillamente fin quando Buggy ebbe la sfortunata idea di parlare.
“Rayleigh-san, le dodici bottiglie di whisky che ci hai chiesto dove le mettiamo?”
Il vice rabbrividì avvertendo lo sguardo di rimprovero di Crocus addosso.
“Quindi hai chiesto che ti prendessero dodici bottiglie di whisky, nonostante io ti abbia detto di diminuire le dosi con gli alcolici, eh?” Incrociò le braccia al petto severo.
“Bene, io vado a prendere Roger, voi dite al cuoco di far in modo che la cena sia pronta al nostro arrivo!” Scese di corsa giù dalla nave, portandosi con sé il cestino di vimini.
“È sempre il solito…” Sospirarono i tre sconsolati.
 
§§§§§
 
Roger e Rouge dopo aver camminato lungo un sentiero appena fuori dal paese, giunsero finalmente ad una casa in cima ad un promontorio.
“Eccoci arrivati.” Gli disse Rouge aprendo la porta d’ingresso dirigendosi poi verso la sua stanza, dove lo fece sedere sul proprio letto. Roger con l’aiuto della donna cominciò a togliersi la lunga giacca rossa che ormai era solito portare, il foulard bianco, divenuto troppo soffocante per i suoi gusti e infine il cappello con il suo Jolly Roger.
“Uh? Ehi, cosa vogliamo farne di questa bandana?” Disse in tono di rimprovero Rouge, indicando la fascia gialla a pois.
“Questa non la tolgo…” Si portò le mani alla testa per evitare che gliela togliesse.
“Ah, ho capito. Non preoccuparti, ne ho visti di uomini pelati non devi vergognarti.” Scrollò le spalle Rouge appoggiando gli indumenti del pirata ai piedi del letto.
“Io non sono pelato!” Urlò Roger offeso.
“Ah sì? Dimostramelo, allora.” Lo sfidò lei, che nel frattempo si era diretta in bagno per riempire una bacinella d’acqua fresca.
“Certo! Ecco, guarda!” Se la tolse con un colpo secco, lasciando cadere qualche ciuffo ribelle sulla fronte imperlata di sudore.
“Oh, già avevi ragione tu. Ora sdraiati e lascia che provi a farti calare la febbre.” Lo spinse facendogli sprofondare la testa sul morbido cuscino.
“N-non vorrai darmi qualche medicina, vero?” Chiese titubante mentre Rouge cominciò a scostargli i capelli dalla fronte in modo delicato.
“No, nessuna medicina.” Sorrise rassicurandolo. Era proprio come un bambino capriccioso. “Come ti senti?” Gli chiese poggiandogli un panno bagnato sulla fronte sudata ed incredibilmente calda.
“U-un po’ meglio, grazie…” Disse accennando un sorriso, stringendosi con forza la maglia blu all’altezza del petto. “Comunque, è pericoloso lasciar entrare in casa tua uno sconosciuto. Se fossi un malintenzionato? Cosa faresti?”
“Sei un malintenzionato?” Gli chiese immergendo nuovamente il panno nell’acqua per poi riposarglielo sulla fronte.
“Ma se lo fossi?”
“Quindi non lo sei. Bene, mi fido.” Rispose lasciandolo spiazzato.
“Sei strana… ah!” Gemette rafforzando la presa sul tessuto della maglia, riprendendo a respirare con affanno.
“Anche tu sei strano, facciamo una bella accoppiata, no?” Scherzò cominciando ad accarezzargli una guancia per provare a rilassarlo. Il che sembrò funzionare.
“Che ne dici di raccontarmi qualcosa di te, pirata?” Accavallò le gambe seduta al lato del letto.
“Cosa vorresti sapere?”
“Prima, quando mi hai fatta cadere…” Si fermò guardandolo con un sopracciglio alzato. “Hai urlato: -Il futuro Re dei pirati-, devo dedurre che sei un famoso ricercato se ti consideri tale.”
“Diciamo di sì.” Rilassò il viso prima contratto dal dolore. Fargli domande per distrarlo stava funzionando. “Mai sentito parlare dei pirati Jolly Roger?” Ampliò il suo sorriso al solo nominare della ciurma.
“Certamente, sarebbe da sciocchi non…” Si interruppe osservandolo con più attenzione. “Tu sei…” Provò a chiedere dopo aver evidentemente realizzato l’identità del pirata.
“Gol D. Roger, piacere.” Le porse a fatica una mano che, Rouge, ancora sconvolta dalla notizia strinse.
“Bene, se la marina scopre che sto curando uno come te finirò in grossi guai.” Sospirò cambiando di nuovo il panno ormai caldo. “Pazienza, il danno è fatto.” Gli sorrise, non curandosi realmente delle conseguenze.
“E posso sapere perché vuoi diventare Re? Per fama o ricchezza, magari?”
“N-no, sarebbe troppo s-scontato e non è ciò che v-voglio realmente…” Rispose a fatica mentre il battito del cuore si faceva sempre più irregolare.
“E cosa desidera lei?”
“Ciò che voglio e che ho sempre sognato è vivere la mia vita più libero di chiunque altro, e chi può se non il Re dei pirati?” Lo sguardo di Roger si perse a contemplare il soffitto della stanza mentre Rouge era rimasta colpita da quelle parole. Era di sicuro una persona speciale.

§§§§§
 
“A chi posso chiedere? È un piccolo paesino dovrebbero conoscerla…” Rifletté pensieroso il Re Oscuro grattandosi la nuca.
“Oh, ehm signora!” Chiamò una donna in carne, bassa, dai capelli castani, lunghi e ricci legati in una coda di cavallo. Indossava una vestito lungo fino alle caviglie dal colore rosa spento e legato ai fianchi vi era un grembiule bianco. L’espressione spazientita aveva fatto capire a Rayleigh che aveva scelto la persona sbagliata a cui chiedere informazioni.
“Che vuole? Devo andare a preparare la cena. Vede che ora si è fatta?!” Partì subito infastidita la donna.
Rayleigh prese un respiro profondo e con tutta la gentilezza in suo possesso chiese: “Lei per caso conosce una certa Rouge? Vede ha perso questo cestino e vorrei riportarglielo ma purtroppo non so dove abiti.”
Il volto della donna sembrò rasserenarsi al nominare della ragazza.
“Oh, Rouge l’ha perso? Bene, in questo caso segua questa via sempre dritto, ad un certo punto comincerà un sentiero in salita appena al di fuori del paese. Lei prosegua seguendolo, in cima ad un promontorio troverà un’abitazione dove abita appunto Rouge. Non può sbagliare.” Gli spiegò gentilmente la donna regalandogli persino un sorriso. “Le auguro una buona serata, arrivederci.” Si congedò infine la donna chinandosi leggermente in avanti, per poi andarsene.
“A-arrivederci.” Rispose il Re Oscuro sorpreso dall'improvviso cambiamento d’umore di quella signora. “Deve essere ben voluta questa Rouge… bene, in marcia.” Cominciò ad incamminarsi seguendo le indicazioni dategli in precedenza.

§§§§§
 
“Ehi, Roger.” Lo chiamò Rouge di ritorno dalla cucina.
“Mh?” Rispose lui riaprendo gli occhi dopo essersi addormentato poco prima.
“Ti ho preparato una zuppa calda, spero ti rimetta in forze.” Disse avvicinando una sedia al letto dove si sedette con la ciotola fumante in mano. “Riesci ad alzarti leggermente?” Domandò levandogli il panno, non più umido, dalla fronte.
“Credo di sì.” Si aiutò con le braccia appoggiandosi alla testata del letto. “Ti ringrazio… ancora.” Sorrise.
“Prego… ancora.” Gli rispose lei a sua volta, sorridendo, cominciando poi a soffiare sopra il cucchiaio con il primo boccone. “Ora apri la bocca…” Disse portando il cucchiaio vicino ad essa.
“Ehm… Rouge, c-credo di essere in grado di ehm, mangiare da solo…” Disse Roger visibilmente imbarazzato dalla premura della ragazza.
“Come?” Fece lei non capendo.
“Il cucchiaio, posso…?” Provò a dire rosso come non mai.
“Il cucchi- Oh… oh!” Realizzò finalmente ciò che, per lei, era stato un gesto completamente naturale. “S-scusa, cioè non… io non volevo… tieni!” Voltò lo sguardo da un’altra parte assumendo un’intensa colorazione di rosso, porgendogli la ciotola con all’interno il famoso cucchiaio.
Roger si mise a sghignazzare sotto i baffi.
“C-che c’è? Se non la smetti chiamo la marina!” Lo minacciò incrociando le braccia al petto offesa.
“No, niente. Pensavo solo che mi piace vederti così impacciata e il rosso ti dona.” Continuò senza smettere di ridere.
“Senti un po’ chi parla, signor pomodoro!” Sbuffò facendogli notare che, lui, era rosso almeno quanto lei.
“È- è la febbre!” Provò a giustificarsi.
“Certo, e io sono un vice ammiraglio della marina.” Scherzò.
“Di certo sei più carina di Garp.” Rise nuovamente facendo arrossire più di prima, per quanto possa essere possibile, la ragazza.
“A-ascolta… prima stavamo parlando di te…” Provò a cambiare discorso il più velocemente possibile. Roger annuì cominciando a gustarsi la zuppa.
“C’è forse qualcos’altro che ti ha spinto a diventare pirata?” Chiese vedendo Roger con un’espressione sorpresa. “Prima, quando mi stavi parlando del tuo sogno ho visto una luce nei tuoi occhi… sì, era proprio una luce. E mi ha fatto pensare che ci sia qualcun altro dietro questo.” Spiegò lasciandolo sempre più sorpreso. “Ma se non vuoi rispondere non è un problema, lo capisco…” Disse poi.
“No, anzi, mi fa piacere parlartene. Sono rimasto colpito da come tu l’abbia capito, tutto qui.” Abbassò la ciotola portandola sulle sue gambe e alzando lo sguardo sospirò sorridendo. “Quanti ricordi ritornano alla mente…”
“Una persona importante?”
“Sì, molto importante.”
“U-una donna?” Domandò con un velo di gelosia nella voce.
“No, nessuna donna, solo un grand’uomo.” A quella risposta Rouge si sentì stranamente sollevata e, ovviamente, fu curiosa di sapere chi fosse questo grand’uomo. La risposta non tardò ad arrivare.
“Mio nonno… Gol D. Ace, la persona più straordinaria che io abbia mai conosciuto.” Sorrise ampliamente socchiudendo poi gli occhi, riportando alla mente tutti i ricordi passati in sua compagnia.
“Sei molto legato alla tua famiglia, allora.”
“No, solo a lui. Non ho avuto nessun altro oltre mio nonno.” Si incupì per un breve istante ritornando poi a sorridere. “Ma non devi preoccuparti, ormai l’ho passato.”
“Mi dispiace.” Abbassò lo sguardo sentendosi colpevole di aver trovato un argomento doloroso per lui.
“Su, su! Ti ho detto che non devi preoccuparti!” Rise gioioso provando a scacciare via dal viso lentigginoso di lei quell’espressione triste. “Sul serio, non ne hai motivo…” Le prese una mano cominciando ad accarezzarle il dorso. “Vedi, mio nonno era un sognatore nato. Era considerato un pazzo ma a lui non importava, ciò che desiderava realmente era vedere il suo sogno realizzarsi e gridarlo a chiunque incontrasse per strada non era di certo un problema. Diceva che il mondo intero avrebbe dovuto sapere cosa sarebbe riuscito a fare Gol D. Ace!”
“Ora capisco da chi hai preso.” Rise portandosi una mano davanti la bocca ascoltando attentamente il racconto del pirata.
“Già, eravamo molto simili.” Abbassò lo sguardo. “Purtroppo però, morì prima che potesse vedere il proprio sogno realizzarsi. La causa non era dovuta alla vecchiaia, no. Una malattia me lo portò via.” Strinse i pugni fino a far diventare bianche le nocche, ripensando al fatto che anche lui avrebbe presto lasciato questo mondo per la stessa causa. Rouge non ebbe il coraggio di dire nulla e decise quindi di rimanere in silenzio. “Rimasi solo a soli sette anni. L’unica cosa che mi rimase di lui fu un cappello di paglia.”
“Un cappello di paglia?”
“Già, il mio tesoro più prezioso sul quale feci una promessa. Decisi di realizzare non solo il mio sogno ma anche quello di mio nonno. E ho intenzione di mantenere fede a questa promessa, a costo della vita.” L’intensità del suo sguardo si fece più profonda ma la vista stava cominciando lentamente ad annebbiarsi.
“Roger, qual era il sogno di tuo nonno?”
“Oh, lui sognava in grande. Voleva… lui voleva…” Gli occhi gli si chiusero, la testa gli si inclinò di lato e il viso si rilassò in un sorriso.
“R-Roger?” Lo chiamò preoccupata togliendogli la ciotola ancora tra le mani del pirata. “Roger!” Urlò questa volta più forte cominciando a scuoterlo con forza.
Nel frattempo Rayleigh era finalmente arrivato a destinazione, si avvicinò alla porta per bussare rimanendo con un pugno a mezz’aria non appena sentì delle urla provenire dalla casa. Per sua fortuna la porta era aperta e, senza pensarci due volte, entrò dirigendosi di corsa verso la stanza dalla quale sentiva provenire le urla della donna. Arrivato in camera il suo cuore perse un battito. Roger, era sdraiato su un letto con gli occhi chiusi e non sembrava dare segni di vita. Si avvicinò lentamente alla donna che ancora invano, stava cercando di fargli riprendere conoscenza.
“E lei chi è?!” Chiese Rouge accortasi della presenza del Re Oscuro non appena quest’ultimo le ebbe poggiato una mano sulla spalla.
“Sono un compagno di Roger, signorina.” Rispose abbassando lo sguardo.
“Allora lei saprà cosa fare! Cos’ha?! Perché non si sveglia?!” Lo riempì di domande disperata. Non poteva morire, no, non poteva!
“Vede, Roger soffre di una grave malattia che deve essere costantemente tenuta sotto controllo ma, quando questo non succede…” Si fermò notando in quel momento una ciotola con all’interno della zuppa. Non ci mise molto a fare due più due conoscendo l’amico.
“Può spostarsi un attimo?” Chiese educato allontanando subito dopo la sedia dal letto.
“C-certamente.” Non esitò ad allontanarsi nemmeno per un istante.
Rayleigh avvicinò l’orecchio al viso del compagno. Il silenzio regnava padrone, Rouge senza accorgersene era rimasta senza respirare a causa di tutta la tensione che si era creata e Rayleigh aveva assunto un’aria incredibilmente seria, cosa che non riuscì a tranquillizzare la donna.
“Forse mi sto sbagliando ma…” Un profondo russare confermò le teorie del vice. Quell’idiota si era addormentato.
“Sta d-dormendo?” Chiese ormai sul punto di svenire.
“Lo immaginavo. Il suo solito attacco di narcolessia.” Sospirò sconsolato alzandosi in piedi.
“N-narcolessia… lui soffre di narcolessia.” Si lasciò cadere a terra portandosi una mano alla testa.
“Già, sembra morto, vero?” Rise Rayleigh portando un braccio del suo capitano attorno al proprio collo, prendendolo in braccio. “Grazie per ciò che ha fatto per lui e scusi per il disturbo.” Si congedò dirigendosi verso la porta d’ingresso.
“Un attimo!” Lo richiamò raccogliendo velocemente gli indumenti che Roger si era tolto in precedenza. “Questi sono i suoi vestiti.” Gli appoggiò sul corpo ancora addormentato di lui.
“Come le ho già detto la ringrazio. Arrivederci.”
“Posso chiederle un favore?” Chiese Rouge con le guance leggermente arrossate per l’ennesima volta durante quella giornata.
“Mi dica.”
“Riferisca a Roger di venirmi a fare visita una volta diventato Re dei pirati. Io sarò qui ad aspettarlo. E gli dica anche che se non ci riuscirà non lo perdonerò tanto facilmente. Solo questo.” Si chinò in avanti regalando al vice capitano un magnifico sorriso, rientrando poi nella propria casa senza aspettare una risposta positiva da parte dell'uomo.
“O-ok…” Si limitò a dire rivolto alla porta ormai chiusa.
“Cosa hai combinato, amico?” Sussurrò osservando il volto beato del capitano.
“Rouge… te lo prometto…” Disse nel sonno Roger, sorridendo.
 
 
Angolo autrice:

Rieccomi! A quanti di voi sono mancata? A molti spero! ^^
Ecco l’ultimo capitolo di questa storiella che, devo ammetterlo, mi soddisfa molto :D
Ringrazio tutti coloro che l’hanno messa tra le seguite e le preferite e se volete farmi sapere cosa ne pensate mi farebbe molto felice ^^
Per i lettori che seguono l’altra mia storia (della quale riuscirò a postare il terzo capitolo, lo giuro!) in questo capitolo c’è una sorta di idea che mi è venuta in mente appunto per l’altra storia. Chiamiamolo spoiler ma non proprio… insomma, capirete se la seguirete! ;)
Ora devo scappare! Ci sentiamo presto, carissimi!
Un bacione! ;3
 
 
 
 
  
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