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Autore: ChildrenOfTheBarricade    02/11/2013    3 recensioni
Parigi, Modern AU
Tra chi non sa chi è, chi non sa cosa vuole e chi non sa come ottenerlo. Tra non riesce a far pace col passato, chi fatica a fermarsi a vivere il presente e chi non riesce a prospettarsi un futuro. Tra i Les Amis, l'Università, e le domande senza risposta.
- E/R- Eponine/Combeferre -Courfeyrac/Jehan -Joly/Musichetta/Bossuet -Marius/Cosette
(Per la serie "le storie non finiscono mai com'erano iniziate" : iniziata come raccolta di shot)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Eponine, Grantaire, Marius Pontmercy
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7. Enjolras/Grantaire

Cosa hai intenzione di fare con noi?

 

 

Grantaire imprecò tra sé, accartocciando l'ennesimo foglio e lasciandolo cadere sul pavimento assieme ai precedenti. Ormai era almeno un quarto d'ora che imbrattava di carboncino i fogli dell'album da disegno, tentando di riprodurre le fattezze del ragazzo addormentato nel suo letto. Peccato che Enjolras continuasse a muoversi, mandando a puttane tutti i suoi sforzi.
"Sta fermo, maledizione!" mugugnò a denti stretti, incrociando le gambe e sistemandosi meglio nella sua postazione in fondo al letto. 
Riprese a schizzare con tratti nervosi, riproducendo col carboncino le stesse linee percorse dalle sue mani la notte precedente: disegnò le labbra che aveva baciato, le braccia che lo avevano avvolto, i capelli che aveva stretto tra le dita. Disegnò persino la piccola cicatrice bianca alla base del collo, talmente sottile da essere quasi invisibile, ma che a Grantaire non era sfuggita. 

"Che stai facendo?"
Era incredibile come la sua voce, anche se assonnata, riuscisse a risuonare decisa e autoritaria. Grantaire sorrise, senza alzare lo sguardo o smettere di passare le dita sul disegno per sfumarlo. Cosa stava facendo? Non lo sapeva.

Stava cercando di fermare quell'istante da qualche parte, in qualche modo. Stava tentando di metabolizzare tutte le emozioni di quella notte, gettandole su un foglio, perché altrimenti sentiva che sarebbe esploso. Stava disperatamente provando a convincersi che quella era la realtà. Perché lui aveva immaginato una situazione del genere notte dopo notte, bicchiere dopo bicchiere, rendendola ogni volta più vera e realistica, tanto che adesso gli era difficile scindere la fantasia dal concreto. Gli era difficile accettare che forse, per quella volta, era valsa la pena di sperare in qualcosa.
"Ti disegno" rispose semplicemente, scrollando le spalle " e lasciami dire che non mi hai reso il compito facile".
In tutta risposta ottenne un borbottìo indistinto  che interpretò come un "magari non volevo essere disegnato" e che gli strappò inevitabilmente un sorriso.

Da quando Enjolras si era svegliato, Grantaire non aveva mai alzato gli occhi dal proprio disegno, continuando ad aggiungere linee e sfumature inutili, rimandando quanto più possibile il momento in cui avrebbe dovuto fronteggiare la realtà. La concretezza era qualcosa da cui lui aveva sempre cercato di fuggire: da bambino si chiudeva in camera sua, da ragazzo aveva cercato conforto nell'arte, ed ora l'acool gli aveva mostrato una via di fuga tremendamente semplice ed efficace. Forse le cose sarebbero state diverse se Grantaire fosse stato in grado di sognare; forse, se avesse saputo nutrire la speranza di poter cambiare quel mondo che tanto odiava, avrebbe smesso di fuggire davanti alle atrocità che lo popolavano; forse, in quel caso, sarebbe stato più simile al suo Apollo, più degno del suo amore.
E invece era vissuto nel più irreversibile scetticismo, incapace di credere in qualcosa che non fosse un bicchiere pieno d'alcool. Non aveva speranze per il futuro, non vedeva altro che un presente nauseante e doloroso. Tutta la sua vita era stata così, fino a quella notte che aveva stravolto ogni cosa, ribaltato cielo e terra, unito quel che sembrava destinato alla separazione, portato la luce dove non c'era niente da illuminare. E se anche quella mattina avesse dovuto significare la fine di tutto, e Grantaire sperava di no, per lui sarebbe stato abbastanza; perché ora Grantaire sperava.


Nel frattempo Enjolras si era alzato a sedere e si stava passando le mani sul volto nel tentativo di svegliarsi, schermandosi gli occhi dalla luce del sole che inondava la stanza. Era bellissimo.
Sarebbe sempre stato bellissimo, Grantaire non aveva dubbi; anche coi ricci scompigliati dal cuscino e gli occhi lucidi per il sonno, era tanto perfetto da togliere il respiro. E quando infine i suoi occhi incontrarono le iridi azzurre dell’altro, il ragazzo credette sul serio che qualcuno gli avesse sottratto tutta l’aria dai polmoni, perché accidenti, Enjolras era davvero lì, era rimasto e non sembrava dispiaciuto o pentito, lo stava semplicemente guardando con un lieve imbarazzo che aumentava mano a mano che gli tornavano alla mente ricordi della notte passata. 

Aprì la bocca per dire qualcosa -senza sapere esattamente cosa- ma Grantaire lo zittì sporgendosi in avanti e posando con impeto le proprie labbra su quelle dischiuse del biondo, bloccandogli il viso con una mano.
Dopo un attimo di sorpresa, l’altro rispose al bacio e afferrò il moro per i fianchi, avvicinandolo a sé e facendo irrimediabilmente cadere l’album da disegno che stava ancora sulle sue gambe. Il blocco scivolò a terra e parecchi fogli si sparsero sul pavimento già pieno di cianfrusaglie, ma nessuno dei due se ne curò particolarmente.

“Buongiorno” soffiò Grantaire a un centimetro dalle labbra del biondo, che non riuscì a trattenersi dal sorridere di rimando, chiedendosi dove accidenti fosse finito il suo buonsenso, o quantomeno la sua capacità di formulare pensieri logici. 
Probabilmente la risposta stava nel fatto che nella sua mente non c’era spazio se non per un unico, incasinato pensiero, riassumibile in: “Ommioddiocosahofattolosapevosonofregato”.
Se il giorno prima gli avessero detto che quella mattina si sarebbe svegliato terribilmente più tardi del solito, in un letto che non era il suo, e tra le braccia di quel cinico bastardo piantagrane che era Grantaire, lui... beh, probabilmente gli avrebbe fatto un occhio nero.
Eppure...
Sospirò, allontanandosi un po’ dal moro, e fece per togliersi le coperte di dosso: salvo poi accorgersi di essere nudo. Lanciò uno sguardo allarmato in direzione dell’altro ragazzo, che lo osservava divertito.
"Qualche problema?" domandò sghignazzando.
"Tu.... potresti, ecco... girarti? Devo rivestirmi."
"Non dovresti vergognarti. Sai, non so se ti ricordi ieri notte, ma sono abbastanza convinto di averti già vist..."
"Ieri notte era diverso." affermò con un tono che non ammetteva repliche.
"Okay, okay" rise Grantaire, sistemandosi con la schiena contro la testiera del letto e nascondendo il viso tra le braccia "Va bene così?"
"Mhh" assentì, recuperando i suoi indumenti sparsi per la stanza e infilandoseli il più velocemente possibile.
Quando tornò a voltarsi verso il moro però, Enjolras si scontrò con un paio di occhi per niente chiusi e un insopportabile ghigno malizioso. Tipico.

"Avevi ragione sai, ieri notte era diverso. Sei molto più bello alla luce del sole."
"Grantaire sei impossibile" decretò sbuffando, e andò alla ricerca delle proprie scarpe, misteriosamente scomparse nel caos della stanza.
"E tu sei antipatico! Sei sempre così scontroso dopo il sesso?"
Enjolras, che aveva appena recuperato una scarpa solitaria da sotto la scrivania, a quelle parole arrossì violentemente, e si irrigidì tanto che il suo bottino gli scivolò di mano. Maledizione. A volte avrebbe davvero voluto essere fatto di marmo, giusto per evitarsi queste pessime e palesi reazioni, di cui Grantaire si accorgeva sempre, e, a giudicare dalla sue espressione interrogativa, quella volta non aveva fatto eccezione.
“I-io...” annaspò, incerto, spostando il peso da una gamba all’altra “non... non avevo mai...”
Ci fu un terrificante attimo di silenzio, in cui Enjolras prese in seria considerazione l’idea di non parlare mai più per il resto della sua vita, prima che Grantaire si degnasse di togliersi quell’aria sconcertata dalla faccia e dire qualcosa.
“Oh.” fu il suo esauriente commento “non lo sapevo.”
“Non importa.” disse sbrigativo l’altro, passandosi nervosamente un mano tra i capelli e riprendendo la ricerca.

“Non sentite mai il bisogno di mettere in ordine qua dentro?” si affrettò ad aggiungere, sapendo di non poter sopportare ulteriori silenzi imbarazzati.
“Io trovo sempre tutto.” affermò Grantaire con soddisfazione, incrociando le gambe “penso sia un ottimo modo per disporre le cose in maniera... espositiva.”
Enjolras osservò dubbioso l’oggetto della sua ricerca, nascosto sotto un libro aperto, decidendo seduta stante che era meglio non farsi troppe domande su come potesse essere finito lì.
“E’ anche un ottimo modo per rubare i vestiti del compagno di stanza.” decretò. “Quei jeans non sono tuoi.”
Il moro osservò confuso lo stoffa che gli ricopriva le gambe. “Ah, ecco perché sono così larghi... okay beh, confesso il furto, Vostro Onore, ma in mia difesa posso affermare che è stato fatto inconsapevolmente e che comunque stanno meglio addosso a me.”
Enjolras rise piano e si sedette accanto a lui sul bordo del letto. A poco a poco, l’agitazione che lo attanagliava dal momento in cui aveva aperto gli occhi si stava dissipando, e, considerando che nessuna entità superiore era ancora discesa a maledirlo per aver anteposto i propri interessi a quelli della Francia, forse poteva concedersi di tranquillizzarsi per un po’.
“Cosa mi ha tradito?”
“Sono macchiati di sangue” rispose, passando le dita sulla stoffa ruvida dei jeans, nel punto in cui spiccavano due macchie più scure del resto. Grantaire trasalì a quel contatto, ma l’altro non sembrò accorgersene.
“E’ successo mentre andavamo ancora al liceo, durante una manifestazione che poi è degenerata e, beh, sai com’è fatto lui, se c’è da buttarsi in una rissa non ci pensa due volte. I nostri genitori non dovevano sapere dove eravamo andati, così abbiamo tentato in ogni modo di risistemarci i vestiti, ma questi non sono mai venuti puliti. ”

Quando infine si riscosse dai suoi ricordi e sollevò nuovamente lo sguardo sul ragazzo, lo trovò pericolosamente vicino al suo viso. Il cuore prese a battergli furiosamente nel petto, senza che potesse fare niente per impedirlo; odiava, odiava quella sensazione, e Grantaire era sempre in grado di fargli perdere il controllo in qualche modo. Da una parte era spaventoso, dall’altra era anche una piacevole novità, abituato com’era alla propria ostentata compostezza e imperturbabilità. Solo che ad Enjolras le novità non andavano per niente a genio.
“Devo andare...” sussurrò con quel poco di fiato che gli era rimasto, riuscendo in qualche modo ad allontanarsi da quel ragazzo così intossicante e ad alzarsi in piedi.
Grantaire, che dal canto suo non aveva idea dei conflitti mentali che stava scatenando, lo imitò, afferrandogli un braccio prima che potesse raggiungere la porta della stanza.
“Aspetta! Dimmi solo... cosa facciamo adesso? Voglio dire... cosa hai intenzione di fare con... noi?”
Lo stomaco di Enjolras si strinse in una morsa dolorosa a quella domanda. Non che non se l’aspettasse, però l’avrebbe evitata volentieri, soprattutto perché non aveva un risposta e forse non l’avrebbe mai avuta. 
In qualche modo riuscì a sostenere lo sguardo carico d’attesa di Grantaire, ma non riuscì a formulare nessuna frase. Probabilmente perché non esisteva nessun modo gentile per dire “ho intenzione di fingere che non sia mai successo, mentendo a tutti quelli che mi stanno vicino e a me stesso, mentre cerco di sistemare il casino che ho in testa.” 
No, non poteva dirlo. Non poteva ammettere una tale debolezza, non davanti agli occhi smarriti di un ragazzo che palesemente dipendeva da lui, dalla sua approvazione, dall’amore che non era in grado di dargli. Enjolras sapeva che Grantaire lo amava, e sapeva che stava soffrendo a causa sua, ma non riusciva a fare niente per impedirlo. 
Si limitò a rivolergli un’occhiata mortificata, prima di uscire dalla stanza e richiudersi la porta alle spalle.

 

 

 

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Guess who’s back??
Okay, linciatemi, ma non ho davvero avuto tempo,
stavo anche per abbandonare tutto!
Spero comunque che il capitolo vi piaccia, 
e non arrabbiatevi troppo con Enjolras, è diviso tra due amori dopotutto!
Grazie a chi leggerà ecc... ecc... Siete tutti fantastici <3

 

 

  
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