“Ciao, io sono Gred, il fratello di Forge”
“Hai davvero fatto una battuta, Perce... l'ultima che ti avevo sentito fare era...”
Ricordarsi a quando risalisse la famosa ultima battuta di Percy aveva improvvisamente perso d'importanza a confronto della necessità di schivare il muro che qualcuno aveva deciso di fargli cadere addosso, e di schivarlo in fretta, anche.
“E che cavolo,” esclamò, mentre una nuvola di polvere e frammenti invadeva il corridoio. “Ho capito che Perce ha fatto una battuta, ma non è che debba venir giù tutto per questo...” In quel mentre la polvere, diradandosi, cominciò a scoprire una figura riversa per terra e l'ultima sillaba di quel questo si perse in un “Oh.” imbarazzato.
Il suo primo pensiero fu che si trattasse di George: ma il corpo per terra aveva entrambe le orecchie.
Momento di sollievo: ehi, non è George.
Fine del sollievo: ehi, sono io.
Cacca. Molta, molta, molta cacca.
Qualcuno – uno dei suoi fratelli, a giudicare dalla capigliatura – stava abbracciando convulsamente il corpo in mezzo alle macerie. Ehi, questo era George. Cacca di nuovo.
SUCCEDE.
Accanto a Fred si era materializzata un'alta figura nera, incappucciata e munita di una lunga falce. Fred guardò la falce, guardò il cappuccio. Non ci voleva un genio per fare due più due, e sette interessanti anni ad Hogwarts gli avevano permesso di sviluppare un'istintiva e molto utile capacità di capire al volo le situazioni per togliersi in tempo da quelle problematiche.
Aveva il sospetto che in questo caso il momento del in tempo fosse passato un quarto d'ora prima.
Lui e la Morte se ne stettero per un lungo minuto in silenzio uno accanto all'altro, guardando George e il fu-Fred sul pavimento.
Alla fine, Fred si schiarì la voce:
“Questo si potrebbe chiamare morire dal ridere,” disse, accennando un sorriso.
Fece anche per dare di gomito alla Morte, ma ci ripensò a metà del gesto. Il gomito venne riabbassato speditamente.
Pur avendo un viso tecnicamente privo di sopracciglia da inarcare, Morte rendeva l'idea perfettamente. Fred ebbe uno sgradevolissimo deja vu di uno dei migliori sopraccigli inarcati del professor Piton: uno di quelli che ti spiegavano, senza bisogno di parole, che quel che avevi appena detto dimostrava che eri un imbecille.
Spinto dall'impulso del momento, Fred aprì bocca per chiedergli se conoscesse Piton e se fosse stato lui ad insegnargli il trucchetto del sopracciglio. Poi la richiuse: un sopracciglio alzato era più che sufficiente.
Morte piegò il capo verso di lui:
C'E' QUALCOSA CHE VORRESTI CHIEDERE?
Fred alzò entrambe la mani e scosse energicamente la testa:
“A posto così, grazie.”
Note degli AutorI: Salve! Sapete che giorno è oggi?
E non rispondeteci “due giorni dopo Halloween” perché vi togliamo il saluto.
Se c'è un giorno dell'anno in cui dovevamo pubblicare qualcosa, è oggi. È venuto un capitolo corterello, ne siamo coscienti, ma proprio non riuscivamo a prolungare la scena. Ci sembrava di rigirare il dito nella piaga. Alzino la mano quelle/i di voi che hanno avuto almeno uno spettro di lacrimuccia sugli occhi. Vale anche un occhio solo.
Abbiamo una buona notizia: per il prossimo capitolo vi basterà aspettare un mesetto o poco più.
Contenti?
Bene, fa piacere sapere di tanta gente felice di leggere di persone morte. Bravi, eh!
d-: :oP
Ma sì, stavamo scherzando!