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Autore: Ale e Mika    03/11/2013    1 recensioni
Salve popolo di Efp!
Ebbene sì, siamo ancora noi, Ale2000 e Mikashi e siamo qui per proporvi un'altra nuovissima fic.
La domanda è: interesserà a qualcuno?
" -L'altra parte presumo sia la nostra vero?- chiese Taiyou avviandosi verso un corridoio che sbucava in una terza stanza, sotto risposta affermativa della bionda.
-Buona fortuna.- mi sussurrò divertita Sakura lanciando un'occhiata al fratello che sorrise. La osservai confusa, ma lei non disse altro, limitandosi ad indicare Taiyou che mi osservava con faccia completamente stupita.
-Che succede?- gli chiesi preoccupata avvicinandomi.
Lui per tutta risposta indicò la camera. Era uguale a quella dei due fratelli se non per il fatto che invece di un letto a castello c'era un letto matrimoniale.
Mi girai lentamente verso Taiyou che si limitò a dire:
-Io dormo per terra. -.
Genere: Comico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Kruger, Nuovo personaggio, Taiyou Anemiya, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. The strange players
 
Qualcuno mi scosse violentemente, tanto che caddi per terra.
Inzuccarmi con il pavimento di legno di prima mattina, non era certo il risveglio che speravo per la prima notte a Tokyo!
Mi rialzai lentamente mormorando alquanto infastidita:
 -Mark...non potevi lasciarmi dormire almeno di domenica?-
 -Ti volevo solo dire che vado all'allenamento. -rispose lui divertito dopo essersi seduto sul mio letto.
 -Buon divertimento. -dissi spingendolo via per farmi spazio e infilandomi nuovamente sotto le coperte.
 -Eh no, signorina. Hai delle faccende domestiche da svolgere!- .
 Io per tutta risposta gli lanciai un'occhiataccia e con un calcio, lo cacciai definitivamente fuori dal mio morbido giaciglio .
 Doveva solo provarci a dire cose del genere di prima mattina!
-Scherzo! - si giustificò lui prevedibilmente.
 -Devi solo farti un giro del quartiere per capire un minimo dove ti trovi.- disse quasi in un sussurro leggermente sconcertato dal mio caratteraccio dovuto alla sveglia chi mi aveva inflitto.
 Pensai per un attimo di girarmi dall'altra parte e far finta che non fosse mai venuto a svegliarmi, ma una vocina dentro di me mi disse che era il caso di ascoltarlo.
 In fondo avremmo abitato lì per diverso tempo: tanto valeva sapersi orientare nella zona!
 Così dopo aver fatto colazione afferrai il mio amato pallone americano firmato da tutti i miei ex compagni di squadra ed entrambi uscimmo di casa separandoci.
 Quell'oggetto era per me estremamente importante, nonché uno dei ricordi più significativi della mia infanzia.
 Cominciai a camminare un po' spaesata maledicendo mio fratello e le sue splendide idee.
 Dopo qualche minuto che giravo iniziai ad annoiarmi terribilmente, girare per la città era molto meno entusiasmante di quello che immaginavo, e le mie aspettative erano davvero scarse!
Quel punto della città sembrava tutto uguale. Decine di case e palazzi dai colori spenti e annacquati costeggiavano i vicoli del quartiere.
La villetta però si trovava ad un paio di chilometri dal centro della capitale perciò le strade erano molto meno trafficate che nel centro New Yorkese dove fino alla settimana scorsa abitavo.
 Perciò quando vidi un parchetto deserto la cosa più  logica da fare mi sembrò allenarmi un po'.
 Cominciai a calciare il pallone a destra e a sinistra senza seguire un ordine logico.
 L'importante in quel momento era muoversi un po' per distrarsi!
 Ad un tratto presa dall'entusiasmo diedi un colpo al pallone direzionandolo verso un albero con la certezza che tornasse indietro.
 Con mio sgomento non andò come sperato e la sfera di cuoio sparì tra i cespugli dietro alla pianta.
 Quando attraversai gli arbusti mi accorsi con mia sorpresa di un fossato affiancato da un torrente, alla cui base c'era un campo da calcio.
 Sul taxi mi pareva di averlo già notato ma sulle prime non ci avevo fatto molto caso
 Scesi giù dal pendio stando attenta a non perdere l'equilibrio.
 Notai uno dei giocatori che in quel momento occupavano il campo, intento a massaggiarsi il cranio. Solo qualche secondo dopo capii di averlo colpito, vedendo il mio pallone ai suoi piedi.
 -Scusa ti sei fatto male?- domandai preoccupata, alzando con la punta del piede il pallone e palleggiandolo un paio di volte in modo che mi arrivasse in mano.
 Intanto con mio grande imbarazzo il resto della squadra si radunò attorno a me sorpresa dall'interruzione.
-No tranquilla! - mi rassicurò il ragazzo dai capelli grigi che avevo atterrato.
 -Sono Shindou Takuto, il capitano qui! - mi disse sorridendo.
 -Crystal molto piacere! E scusa ancora! - mi presentai ammiccando.
-Non dovreste aver già iniziato l'allenamento? - domandò una voce alle mie spalle.
-Oh, sei tu Tsurugi! - lo salutò Shindou: -Ecco... c'è stato un contrattempo! - concluse tastandosi il bernoccolo appena procurato, facendomi diventare paonazza.
 Io e il ragazzo che presumevo chiamarsi Tsurugi ci osservammo alcuni secondi sorpresi.
 Aveva i capelli color blu marino acconciati in un modo che nemmeno in America avevo mai visto. Certo che i giapponesi sono strani!
 Il suo sguardo non mi sembrò molto amichevole, ma sicuramente non si avvicinava minimamente a quello di Mark quando era arrabbiato.
 -Ehm...allora io vado.- dissi a disagio.
 Diedi un calcio al pallone in modo che arrivasse sul marciapiede sopra di noi; prima che toccasse terra lo stoppai con il ginocchio.
 E fatto questo con un cenno di saluto mi avviai verso casa.
 Se Mark mi propone un'altra delle sue brillanti idee gli tiro una scarpa.
 Entrai in casa. Uno strano silenzio aleggiava nella villetta; perfetto, mio fratello non era in casa.
 Buttai lo sguardo sull'orologio; Mark non sarebbe tornato prima di un ora.
 Indecisa sul da farsi lessi un indirizzo sul frigorifero che indicava il luogo di allenamento di mio fratello.
 Chissà come si starà trovando nella sua nuova squadra.
 Uscii velocemente, questa volta però decisi che era il caso di non portare la palla.
 Mi avviai nuovamente per le stradine intricate di Tokyo, leggendo attentamente il nome delle varie vie che incontravo.
 Alla fine trovai il campo in questione.
 Rimasi ad osservare l'allenamento da fuori la recinzione, per paura che gli amici di Mark non approvassero un intrusione a bordo campo.
Essendo un allenamento di serie A mi aspettavo esercizi super complicati, pieni d’ostacoli e particolarmente faticosi.
Al contrario non riuscii a trovare nemmeno l’allenatore della squadra.
I calciatori infatti si stavano allenando per conto loro nei rigori, in modo totalmente disordinato per giunta!
Però, che tiri! Erano uno più forte dell’altro.
Con mia grande soddisfazione però, Mark non era da meno!
Dopo una decina di minuti, uno degli atleti si girò verso di me e rivolto a mio fratello esclamò: -Quella è la tua sorellina?-.
 -Oh, sì! Dai Crystal, entra!-  mi propose il castano allegramente.
Io con il viso arrossato, gli lanciai un’occhiata infuocata.
 -No no! Passavo qui per caso...ma ora vado. Ciao!- risposi imbarazzata facendo dietrofront.
 Sentii mio fratello acconsentire un po' deluso: fantastico! In meno di un giorno avevo trovato due posti da evitare ad ogni costo.
Stavo per incamminarmi sullo stradellino terroso quando un urlo alle mie spalle mi fece sobbalzare.
Mi voltai di scatto e vidi un uomo sulla trentina che correva verso il campo da calcio con due lattine di soda in mano gridando a squarciagola: -Eccomi ragazzi, sono tornato! -.
Guardai stranita quello strano individuo abbigliato con colori sgargianti, sul retro, la sua felpa recava la scritta “Mister”.
E io che consideravo strambi gli Americani!
 
 
ANGOLO AUTRICI
 
Ale: Ed eccoci ritornate! *applauso*
Mika: No dai, mi commuovo *Silenzio* -_-‘
Ale: Va beeeene… non ho abbiamo molto da dire a parte…
Ale e Mika: RECENSITE IN TANTI
Mika: Dobbiamo allenarci…

Ale: concordo:)
 
Ale e Mika

  
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