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Autore: Giulia K Monroe    04/11/2013    14 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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~Un Particolare In Più~







 
A Stefy Salerno e a Rosa d'Aiello, che hanno continuato a seguirmi su facebook e a tempestare di "Mi Piace" e commenti ogni notizia relativa a questa storia.
A Bianca LH Curotto, che "e poi ci sono io che la so a memoria e me la rileggo ogni due mesi (...) ogni tot incomincio a sentire la mancanza di Alexis e degli altri personaggi, quindi mi butto di nuovo a leggere (: Non ti ringrazierò mai abbastanza per aver incominciato a scriverla."
Ad Alexis Lily, che su facebook ha scelto questo nickname proprio in onore della mia Alexis.
E a te, che sei ancora qui con me, con Alexis, con Draco ed Harry e tutti i personaggi di questa storia.
Grazie.
Dal profondo del mio cuore: GRAZIE.

 








Capitolo XLIV
Affrontare le conseguenze
 
 




 
- Alexis…? –
La ragazza si girò di scatto, il cuore impazzito e gli occhi spalancati. Occhi che, immediatamente, andarono a posarsi sulla figura maschile davanti a lei. Schiuse la bocca e balbettò qualcosa. Alla fine, un solo, fioco sussurro lasciò le sue labbra.
- Harry.-

 
 
 
 
 
Furono minuti di silenzio interminabili quelli che aleggiarono tra i due fratelli Potter dopo quel debole sussurro. In una sola, singola parola, in quel nome bisbigliato appena, vi era impresso tutto quello che Alexis non avrebbe saputo dire, a quel punto. Il tono era stato sorpreso, ma carico di angoscia e di dispiacere, come se quelle due semplici sillabe volessero esprimere tutte le scuse e l’amarezza che provava in fondo al cuore.
Harry Potter rimase a fissare la sorella con espressione indecifrabile; gli occhi erano completamente nascosti, perché la pioggia aveva appannato le lenti dei suoi immancabili occhiali. Ma, comunque, nebbia sarebbe stato quello che avrebbe visto davanti a sé in quel momento in ogni caso.
La pioggia continuava a scorrere su di loro, violenta ed interminabile, e bagnava i loro vestiti, appiccicava i capelli ai loro visi e sembrava creare un solido muro che li teneva lontani, separati come mai prima.
Alexis aveva ancora le labbra socchiuse e respirava lentamente, cercando di controllare  i battiti del suo cuore, ma era evidente che stesse perdendo quella battaglia. Alla fine, dopo quelli che sembrarono interminabili momenti di pura staticità, riuscì a muovere un solo, piccolo passo verso Harry.
- Harry, io… - cominciò, ma sembrò mancargli totalmente il coraggio, perché le altre parole, ammesso ce ne fossero, le morirono in gola, soffocate da un singhiozzo che le scosse violentemente il petto.
Non poteva farcela.
Inaspettattamente, anche Harry fece un passo verso di lei, ma, a differenza della sorella, non si fermò fino a quando non le fu di fronte, a pochi centimetri di distanza. La fissò, serio ed impassibile, ed Alexis fu costretta a sollevare il viso per poterlo guardare a sua volta.
Rimasero di nuovo in silenzio, a scrutarsi e studiarsi, non come se fossero due fratelli, ma quasi come se fossero due… nemici.
L’uno diffidente.
L’altra spaventata.
Alexis si umettò le labbra, anche se, effettivamente, non ce ne era alcun bisogno: erano già abbastanza bagnate a causa della pioggia che continuava ad abbattersi su di loro, come se cercasse di lavar via ogni peccato, ogni bugia… risultando però solo inutile e fallimentare.
- Mi… Mi… Mi… - sussurrò, ma ogni movimento della bocca sembrava doloroso e nessun’altra parola sembrava essere in grado di aggiungersi a quella piccola ed insignificante sillaba, ripetuta più e più volte.
Mi…
Che cosa voleva dire?
Mi dispiace, forse?
Mi puoi perdonare?
Mi ascolterai, mentre ti racconto la verità?
Mi vorrai ancora bene, dopo tutto questo?
Mi… odi?
Nessuna di quelle frasi, che tanto freneticamente le stavano vorticando nella testa, riuscì a lasciare le sue labbra. Ma non sarebbe successo nemmeno se ne avesse avuto davvero la forza, perché, all’improvviso, Harry si chinò su di lei e, semplicemente, la abbracciò.
Non disse nulla, nemmeno la guardò: si limitò a stringerle le braccia intorno alla vita e a premersela contro, come se avesse bisogno solo di ciò, in quel momento; non aveva voglia di sentire inutili parole o scuse banali: voleva solo abbracciare sua sorella, al resto avrebbe pensato poi.
Colta di sorpresa, Alexis se ne rimase immobile, in quella stretta confortante che, per la prima volta, la fece sentire davvero a casa; era calda e accogliente, come solo quella di Sirius aveva saputo essere prima di allora.
Forse, era la consapevolezza che Harry sapesse chi lei fosse davvero e quindi aveva un sentimento del tutto nuovo ad animare quel suo abbraccio.
O forse era solo lei che, libera dal peso delle sue menzogne, poteva davvero godersi l’affetto che quel petto ampio e caloroso sapeva adesso donarle.
E, in quel momento, non ci fu più alcuna pioggia, alcun vento, alcun freddo… c’erano solo loro due.
I fratelli Potter, finalmente riuniti.
Dopo qualche minuto, durante il quale Alexis aveva preso coraggio ed era riuscita a stringere il fratello a sua volta, fu proprio la ragazza ad interrompere il silenzio, non del tutto spiacevole a dire il vero, che si era creato tra di loro. Sollevò appena il capo, giusto per poterlo osservare in viso.
- Harry, io volevo dirtelo… davvero. E’ solo che… - cominciò, con un mormorio basso e dimesso.
Harry la fissò dall’alto, poi scosse la testa e le infilò una mano tra i capelli, spingendole il viso contro il suo petto e costringendola ad abbassare di nuovo il capo.
- Non ora, Alex. Non ora. – si limitò a risponderle, mentre le stringeva le dita sulla nuca, in un gesto di tenera familiarità. – Io… Non so se riuscirò mai a perdonarti per quello che mi hai fatto… E’ stato duro, per me, scoprire la verità in questo modo; insomma, mia sorella è stata sotto i miei occhi per tutto questo tempo ed io non me ne sono mai reso conto…  mi sono persino invaghito di lei. Tutto ciò è umiliante… -
Alexis sentì un colpo al cuore per ogni singola parola detta. Le sue dita si artigliarono al maglioncino ormai zuppo del fratello e tremarono.
- Mi dispiace… Non avre… - cercò di scusarsi, ma ancora una volta, Harry la strinse forte a sé, impedendole di continuare.
- Non voglio le tue scuse. Ma devi capire che mi servirà del tempo… Lontano da te. Devo riflettere, ma non stasera. – si chinò ancora, avvolgendola completamente nel suo abbraccio e poggiandole il mento su di una spalla. – Per stasera, lascia solo che ti abbracci.-
Alexis avrebbe voluto dire mille cose, in quel momento, ma capì che, forse, era meglio tacere.
Così se ne rimase lì, a farsi stringere in quell’abbraccio fraterno.
Lasciando ad Harry la possibilità di ricevere, per la prima volta in vita sua, del calore famigliare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando Alexis riaprì gli occhi si sentì riposata e leggera. Si stiracchiò pigra nel suo letto, godendosi il calore di quei raggi di sole magico che filtravano attraverso la finestra della camera da letto.
Posò la testa sul cuscino, sprofondando morbidamente, e socchiuse gli occhi.
Nello stesso istante, un pesante macigno le bloccò il respiro nel petto.
Dopo i primi attimi di smarrito benessere dato dal risveglio, il presente l’aveva investita con la forza di un uragano, costringendola nuovamente a spalancare le palpebre; con sguardo sbarrato, sentì il sangue defluire dalle sue guance e capì che doveva essere sbiancata all’improvviso; il cuore le batteva funesto in gola e contemporaneamente poteva sentirlo combattere contro le costole; le venne da vomitare e il mondo le vorticò attorno, rendendola consapevole di tutto ciò che era successo solo qualche ora prima: il suo più intimo segreto era stato rivelato ed ora tutti conoscevano la sua vera identità.
Nessuno l’avrebbe mai più chiamata Alexandra Black.
Nessuno avrebbe più temuto la sua presenza per via del suo cognome.
Tutti, ora, l’avrebbero vista come una sporca bugiarda che aveva ingannato il suo stesso fratello.
La perfida menzognera Alexis Potter, complice di aver lasciato fuggire l’assassino Sirius Black.
No! Sirius non era un assassino! E non avrebbe mai smesso di pensarlo né di difenderlo!
Mentre portava una mano ad artigliarsi la carne all’altezza del cuore, Alexis si chiese se non sarebbe stato meglio abbandonare tutto e andare via con Sirius… una parte di lei desiderava poter tornare indietro nel tempo e prendere quella decisione.
Ma, dentro di sé, sapeva quali erano i motivi che l’avevano spinta a restare.
Suo fratello, Harry Potter.
E Draco Malfoy.
Alexis si mise lentamente a sedere, passandosi una mano tra i folti capelli scombinati.
Lo aveva sempre saputo che un giorno avrebbe dovuto affrontare le conseguenze delle sue scelte… e quel momento era arrivato.
Avrebbe dovuto essere preparata, ma non lo era affatto.
Respirò a fondo e a lungo, cercando di arginare il dolore della consapevolezza e della preoccupazione che le attanagliavano la bocca dello stomaco e le si infilavano sotto pelle come mille aghi acuminati.
Quando la porta del bagno si aprì e Diamond si introdusse nella camera, Alexis alzò lentamente lo sguardo per osservarla. La compagna le riservò solo un’occhiata veloce, poi si voltò e cominciò a rovistare in modo brusco nel suo armadio.
Alexis avrebbe voluto salutarla e aprì persino le labbra per fare un tentativo, ma da esse non uscì altro che un fioco sospiro. Che cosa mai avrebbe potuto dirle?
Mi dispiace di averti mentito?
Mi dispiace di non essere la persona che credevi io fossi?
Possiamo ancora essere amiche?
Sapeva che le sue parole non sarebbero servite a molto e, in certe occasioni, forse la cosa migliore da fare è semplicemente tacere e lasciare che il tempo scorra e le ferite si rimarginino da sole.
Alexis si alzò dal letto e senza dire nulla si infilò nel bagno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’atmosfera in Sala Comune non era certo migliore di quella che aveva respirato in camera sua e ancor peggiore sarebbe stata quella dell’intero castello.
Alexis varcò la porta del dormitorio e non appena mise piede nella stanza di ritrovo dei Serpeverde tutti gli occhi corsero su di lei. Se ne rimase ferma solo per qualche istante, respirando piano e cercando di arginare il dolore che era tornato a gonfiarle il petto. Strinse le mani in due pugni e alzò coraggiosamente il viso, senza guardare nessuno in faccia.
Avanzò con passo sicuro in mezzo ai compagni della sua casata, mentre tutt’intorno a lei si accendeva un brusio fastidioso e concitato: stavano parlando di lei, l’additavano, l’accusavano.
Alexis cercò di ignorare ogni parola, ogni frecciatina, ma fu costretta a fermarsi quando i suoi occhi incontrarono la figura sempre elegante di Blaise Zabini.
La fierezza del suo sguardo di smeraldo si spense in un istante e le parve che il tempo si congelasse ed ogni altro suono  o figura scomparisse: al centro di un nero senza confini, vedeva solo Blaise.
Il ragazzo ricambiò il suo sguardo e in un primo momento parve sorpreso di vederla, come se non si fosse aspettato di incontrarla ancora.
Era così doloroso, averla lì, davanti agli occhi, e vederla sempre uguale, con il visino pallido e l’espressione triste, che sempre avevano acceso in lui il desiderio di proteggerla.
Eppure, quella ragazza che aveva di fronte non era più la sua amica Alexandra Black… non lo era mai stata.
Alexis fece un passo verso di lui, come se volesse raggiungerlo, e forse fu in procinto di dire qualcosa, di scusarsi, di giustificarsi, ma l’occhiata di totale indifferenza che Blaise le rivolse la costrinse a fermarsi e a desistere da qualsiasi intento.
La disprezzava.
Blaise Zabini la disprezzava e non aveva alcuna remore di farglielo capire.
L’istante dopo, il ragazzo le diede le spalle con un gesto di altezzoso disdegno e non la vide precipitarsi fuori dalla Sala Comune con le mani a coprirsi il volto.
Pansy Parkison scoppiò in una risata allegra e sprezzante, ma lo sguardo che Blaise Zabini le lanciò la costrinse a tacere di nuovo.
Draco Malfoy non era lì e Blaise non aveva la più pallida idea di dove fosse finito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Alexis era accasciata contro una delle pareti in pietra dei corridoi bui dei sotterranei, lontana da occhi ed orecchie indiscrete; il viso, rigato da una miriade di lacrime, era coperto da entrambe le mani; le spalle sussultavano sotto la potenza di quei singhiozzi che le stavano lacerando il petto.
Andrà tutto bene.
Andrà tutto bene.
Continuava a ripetersi nella mente.
Passerà, tutto questo passerà.
Prima o poi tutti dimenticheranno.
Tutti perdoneranno.
Il rumore di passi severi che si avvicinavano la costrinsero a sollevare il viso dalle mani: i suoi occhi rossi incontrarono la figura ammantata di nero del professor Piton, che la osservò dall’alto con espressione impassibile.
Alexis si affrettò ad asciugarsi le lacrime, con gesti frettolosi, e chinò lo sguardo, sentendosi nervosa ed umiliata.
Piton l’avrebbe sgridata, le avrebbe detto che era disgustato da lei e dalle sue bugie, l’avrebbe trattata male, proprio come tutti gli altri, o forse anche peggio e avrebbe…
- Alexis? – la chiamò.
C’era una dolcezza improvvisa e del tutto inaspettata nella sua voce, cosa che la costrinse a rialzare nuovamente il capo.
Severus Piton le stava mostrando, sul viso pallido e inflessibile, un’espressione che avrebbe quasi osato definire… addolorata.
Era mai possibile?
Alexis trattenne il fiato in un singhiozzo che la scosse violentemente e Piton fece un passo verso di lei.
- Sta’ tranquilla, andrà tutto bene. – le sussurrò mentre calava su di lei e l’avvolgeva in un abbraccio delicato.
La sorpresa fu tale che le lacrime smisero di sgorgare dai suoi occhi, che si spalancarono, mentre il professore di pozioni – quello stesso professore che l’aveva sempre punita, dandole compiti supplementari e ore di lezioni straordinarie – la teneva stretta a sé, cullandola e carezzandole i lunghi capelli.
- Andrà tutto bene. – mormorò, poggiandole il mento sulla testa.
Alexis se ne rimase in quell’abbraccio confortante, senza riuscire a capire che cosa stesse succedendo.
Perché, ora, Piton si comportava in quella maniera?
Di tutte le reazioni che aveva prospettato da parte di insegnanti e compagni, quella proprio non se l’aspettava.
- P-professor… Professor Piton…? – lo chiamò Alexis dopo qualche istante, cercando di divincolarsi da quell’abbraccio che, sebbene trovasse inspiegabilmente confortante, la stava rendendo piuttosto nervosa.
Severus la distanziò e la guardò dritta negli occhi.
Quei meravigliosi occhi di smeraldo, che tanto dolorosamente gli ricordavano Lei.
Le poggiò le mani sulle spalle.
- Ascoltami, devo portarti in Presidenza. – disse e il suo tono sembrò tornare ad essere quello duro e apatico di sempre.
Alexis spalancò gli occhi e il panico le si dipinse in viso.
- Ma… ma io… Silente lo sapeva, lo giuro! Non ho fatto nulla di male… Non volevo…! – cominciò, lanciandosi in una serie di spiegazioni confuse, che avevano poco senso persino per lei.
Piton alzò un mano e la fermò.
- Lo so, lo so. Tutti noi insegnanti sapevamo di te, Alexis. –
La ragazza spalancò le labbra e sbattè ripetutatamente le palpebre, stordita.
- Sapevate? Tutti sapevate? – sussurrò incredula.
Ma certo, come aveva mai potuto pensare che Silente non avesse informato il corpo docenti della sua situazione?
Piton annuì.
- Ma allora perché devo andare in Presidenza? E’ per Sirius? E’ per lui? Perché io non lo so dov’è, non lo so! – si sarebbe messa ad urlare, se non si fosse trovata di fronte a Piton, che al solo sentire quel nome serrò la mascella; i suoi occhi neri divennero due fessure scintillanti e pericolose, animate da una rabbia che la spaventò.
- Non è per lui. – rispose gelido, affilando lo sguardo – Per lo meno, non direttamente. Ci sono degli Auror, la notizia della tua svelata identità è arrivata alle orecchie del Ministero, così come la fuga di Black e il fatto che Silente lo abbia nascosto ad Hogwarts. E’ stato il fatto decisivo che ha spinto il Consiglio a sollevare Silente dal suo incarico.(*) –
Alexis portò entrambe le mani a coprirsi le labbra, inorridita.
- Silente è stato… cacciato? – mormorò.
Il cuore le sprofondò in un buco nero dal quale difficilmente sarebbe riuscito ad evadere.
Si sentiva terribilmente in colpa.
- Sì, ma di questo non devi preoccuparti. Cercherò di parlare con Malfoy e capire perché… -
- Draco? – domandò Alexis confusa.
Piton scosse il capo.
- No, non Draco, ma suo padre. E’ stato lui a… - disse, ma poi si bloccò e scosse di nuovo la testa – Non sono cose che ti riguardano. Ora, devo portarti dagli Auror: avranno tante domande per te. –
Alexis caddè nuovamente vittima del panico.
- E che cosa vogliono da me? Che domande? Di cosa sono accusata? Mi vogliono arrestare? Sarò espulsa? –
Severus si inginocchiò, continuando a tenerle le mani sulle spalle; la guardò dritta negli occhi e la serietà del suo sguardo costrinse Alexis a tacere.
Era così uguale a Lily, in ogni sua espressione ed in ogni lineamento del viso.
La delicatezza del naso, la morbidezza delle labbra, la linea sottile del mento.
Così bella e così fragile, con le guance ora rosse e scintillanti di lacrime.
Senza riuscire a fermarsi, Severus sollevò una mano e le asciugò il viso con il dorso, lasciandole una carezza delicata.
Era come se avesse paura di toccarla.
- Non verrai espulsa né portata via. Saranno solo delle domande. Non permetterò loro di farti del male. –
Lui l’avrebbe protetta.
Alexis, senza logica alcuna, sentì che poteva fidarsi di quell’uomo e delle sue parole, così annuì piano.
Piton si alzò e le porse una mano, invitandola a prenderla per accompagnarla in presidenza.
E lei la prese.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Blaise Zabini non aveva visto Draco Malfoy per tutto il giorno; proprio quando aveva più bisogno di lui, di parlargli di Alexandra… di Alexis Potter, di tutto quello che era successo, lui pensava bene di sparire.
Poi, proprio quando aveva rinunciato a cercarlo, eccolo entrare come una furia dal muro scorrevole nella Sala Comune di Serpeverde.
Blaise gli si fece incontro, intenzionato ad afferrarlo per la collottola della camicia e a trascinarlo in camera, dove avrebbero finalmente affrontato un lungo discorso riguardo quella traditrice della Potter, ma non potè farlo.
Draco gli sfrecciò davanti, senza dargli la possibilità di proferir parola, e si fiondò su Pansy Parkinson, che se ne stava sul divanetto, circondata come sempre dal suo gruppetto di leccapiedi.
- SEI STATA TU, NON E’ VERO?! – la attaccò, afferrandola rudemente per le braccia e tirandola in piedi.
Nella Sala Comune scese il silenzio.
Pansy fissò Draco con occhi enormi e spaventati.
- Di… di che cosa stai parlando, Draco? – si informò, cercando di non apparire troppo intimorita e patetica.
La verità era che, in due anni che lo conosceva, Pansy Parkinson non aveva mai visto Draco Malfoy più furioso di così.
I suoi occhi grigi erano nuvole minacciose e cariche di tempesta, che la spaventavano, e le sue dita si artigliavano attorno alle sue braccia, facendole male.
- NON MENTIRE, STUPIDA PUTTANA CHE NON SEI ALTRO! ME L’HANNO DETTO QUELLE SGUALDRINE DI CORVONERO CHE SEI STATA TU! – gridò, completamente fuori controllo.
Pansy strinse gli occhi, impaurita.
- Io… non capisco. – mentì, mentre il cuore cominciava a martellarle furioso nel petto.
- Ah, non capisci? – sibilò Malfoy, ad un centimetro dal suo viso – Quindi, non sei stata tu ad andare a dire alle Untouchable Ravens che avevi sentito Alexandra Black affermare di essere in realtà la sorella di Harry Potter, vero? –
La Parkinson sbattè le palpebre e deglutì.
Alexandra Black.
Era sempre lei la causa di tutto.
La causa della sua infelicità e delle sue sciagure.
Non smetteva di tormentarla neanche adesso che era quella miserabile perdente di Alexis Potter.
Le guance della ragazza si accesero improvvisamente di rabbia e con un gesto secco riuscì a scrollarsi dalla presa di Draco.
- Sì, sono stata io. – rispose gelida, assottigliando lo sguardo e incrociando le braccia al petto – E sono stata così felice di farlo! Adesso tutti sanno chi è, compreso tu, Draco, e forse aprirai finalmente gli occhi e capirai che lei non va bene per te! Che lei è solo una sporca, bugiarda Mezzos… - ma non fece in tempo a concludere la frase.
Draco Malfoy aveva estratto velocemente la bacchetta e l’aveva puntata alla gola della Parkinson.
- Non osare. Non un’altra parola, Pansy, o giuro che saranno le ultime che pronuncerai. – la minacciò.
Pansy trattenne il fiato e le sue amiche squittirono.
Nessuno respirò o si mosse.
Beh, quasi nessuno.
Blaise Zabini agguantò Draco per una spalla e lo costrinse ad indietreggiare, togliendo Pansy dalle sue grinfie.
- Si può sapere che cazzo ti prende, eh Malfoy? – lo aggredì, seppur con tono controllato.
Draco gli rifilò un’occhiataccia rabbiosa, mentre le guance gli si chiazzavano di rosso.
- Non immischiarti in cose che non ti riguardano. – sibilò di rimando, stringendo la presa attorno alla bacchetta.
Blaise respirò piano.
- Ascolta, Draco… - cominciò cauto, come se temesse che qualsiasi gesto o parola avrebbero potuto farlo esplodere definitivamente – Lo so che sei arrabbiato, per tutta questa storia della Potter e ti capisco. Lei ci ha mentito ed hai tutto il diritto di volerti sfogare, ma cerca di darti una calmata: non è con Pansy che te la devi prendere, lei ha fatto solo ciò che è giusto e dovresti anzi ringraziarla per averti fatto scoprire che la ragazza che credevi di amare non esisteva. –
Malfoy lo fissò per un lungo istante, assorbendo le sue parole; poi serrò la mascella e, inaspettatamente, le sue labbra si aprirono in un ghigno.
I suoi occhi di ghiaccio sembravano poter essere in grado di lanciare fulmini e saette.
- Ringraziarla? – sputò velenoso – Non credo proprio. Le ha rovinato la vita ed io ora rovinerò la sua! – sbraitò, lanciandosi di nuovo alla carica, con la bacchetta spianata.
Pansy si rannicchiò dietro Blaise, che non si mosse da dov’era e spinse Draco ad indietreggiare, sfoderando la bacchetta a sua volta.
- Stai vaneggiando, Malfoy. Adesso abbassiamo le bacchette, ci calmiamo ed andiamo a parlarne in privato, va bene? –
- Tu non hai capito un cazzo, Zabini! – sbraitò, pieno di sdegno – Io sapevo chi era Alexis e le cose non dovevano andare così. Lei avrebbe parlato quando sarebbe stato il momento giusto. Avrebbe potuto spiegare il perché delle sue scelte… ma LEI! – tuonò ancora, puntando la bacchetta contro la Parkinson – Lei ha dovuto spettegolare e parlare di cose che non le competevano con quelle troiette di Corvonero ed ora…-
Draco dovette fare un respiro profondo per cercare di riacquistare il controllo.
Blaise lo fissò basito e bianco in volto.
- Tu… tu lo sapevi? – mormorò incredulo, abbassando la bacchetta.
Draco gli lanciò un’occhiata obliqua, mentre Pansy emergeva da dietro la schiena del moro e lo guardava con occhi lucidi e spalancati.
Come poteva lui aver già saputo e continuare a stare con lei?
Come poteva Malfoy stare con una mezzosangue come la Potter?
Non era possibile…
- TU MENTI! – gridò la Parkinson all’improvviso, facendo sobbalzare tutti i presenti. – TU NON POTEVI SAPERLO! NON POTEVI SAPERLO E VOLER STARE ANCORA CON LEI! PREFERIRLA A ME! –
Le lacrime avevano preso a scorrerle sul viso.
Draco e Blaise la guardarono, ma fu il primo a spezzare il silenzio: proruppe in una risata agghiacciante.
- Non sto mentendo, Pansy. Io lo sapevo ed ho comunque scelto lei, avrei scelto lei sempre. Sarai anche una Purosangue, ma non hai neanche un briciolo di quello che ha Alexis, cre… - disse sprezzante.
Pansy non lo lasciò concludere: si avventò contro di lui, dimenando le mani, come se volesse colpirlo.
- BUGIARDO! SEI UN BUGIARDO!  IO NON TI CREDO! IL DRACO MALFOY CHE CONOSCO IO NON SI SAREBBE MAI LASCIATO INGANNARE DA UNA SCHIFOSA MEZZOSANGUE! – gridò, in preda alla disperazione.
Blaise Zabini l’afferrò da dietro, sollevandola da terra ed impedendole di colpire Draco, che la guardava con un’occhiata che sarebbe stata in grado di raggelare persino l’inferno.
- Fermati, Pansy, per amor di Salazar! – provavano timidamente a calmarla le sue amiche.
La Parkinson continuò a dimenarsi nella stretta di Zabini.
- Un’altra parola, Pansy, una soltanto… - la minacciò Draco e la punta della sua bacchetta scintillò pericolosamente. - Tienimela lontana, Blaise, o giuro che la amazzo. – sibilò Draco, che ora tremava per la rabbia.
Blaise lo fissò, ma non ebbe il tempo di aggiungere nulla: Malfoy si voltò ed uscì con passi lunghi ed infuriati dalla Sala Comune, sotto lo sguardo attonito di tutti i suoi compagni.
- DEVE AVERLO STREGATO! GLI HA RIFILATO UNA POZIONE D’AMORE! E’ COSI’, LO SO! – urlava ancora Pansy, ma Blaise la scaraventò sul divano senza darle retta e si infilò nel dormitorio, sbattendosi violentemente la porta alle spalle.
Se era vero quel che Draco aveva detto e se lui conosceva già la vera identità di colei che si era presentata come Alexandra Black, allora perché ancora la difendeva?
Blaise Zabini entrò nella sua camera, si strappò il mantello della divisa di dosso e lo lanciò per terra.
C’era una strana sensazione che gli premeva nel petto, qualcosa che riguardava Alexis Potter.
Le aveva voluto bene, come ad una sorella, e per tutto quel tempo lei aveva mentito.
Come poteva Draco ancora difenderla e scaldarsi addirittura così tanto per lei?
Forse, dopotutto, la Potter aveva mentito solo sul suo nome, mostrandosi comunque per quel che era realmente: una ragazza allegra e spensierata, con il sorriso sempre sulle labbra ed una fragilità che aveva sempre spinto lo stesso Blaise a provare l’inspiegabile desiderio di proteggerla sempre.
Ma lei aveva mentito.
Aveva mentito.
Era una Potter, una Mezzosangue, sorella di quell’idiota di un Grifondoro, il bambino miracolato, l’eroe del mondo magico… e complice di quell’assassino di Sirius Black.
Oh, lui l’aveva sempre saputo che c’era qualcosa di strano in Luis Cabrisk: non avrebbe mai dimenticato la notte in cui lo aveva smascherato e l’espressione atterrita del suo viso sempre arrogante.
Alexis Potter aveva mentito anche su quello.
No, non poteva perdonarla.
Non poteva proprio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Alexis era stata trattenuta nell’ufficio del Preside per tutto il giorno ed era riuscita ad allontanarsi dalle grinfie degli Auror solo a pomeriggio inoltrato, quando Severus Piton aveva decretato che le domande potevano bastare e che la Potter aveva detto tutto ciò che sapeva.
Alexis non si era mai sentita più felice di avere lui come insegnante.
E pensare che aveva sempre ritenuto che lui la detestasse!
Si era avvolta nel mantello della divisa e, sfruttando le ombre dei corridoi, si era allontanata fino a trovare l’ingresso, dal quale era uscita nella notte scura; aveva raggiunto il Platano Picchiatore, sfiorato con un incantesimo la radice nodosa e si era infilata nell’apertura in basso, percorrendo i lunghi corridoi fino alle scale che la condussero in quella stanza dove Draco Malfoy l’aveva portata quella notte di ormai tanti mesi prima… altro che mesi, ad Alexis sembravano passati secoli.
Il letto era ancora lì, in mezzo alla stanza, ma le lenzuola erano sparite, lasciando scoperto il materasso bitorzoluto e polveroso; il camino era freddo e vuoto, con ragnatele su ogni parete e cenere nel focolare.
Alexis si trascinò verso il letto e si lasciò cadere pesantemente su di esso, poi rannicchiò le gambe contro il petto e se ne rimase lì, con la testa china sulle ginocchia e gli occhi chiusi.
Le domande degli Auror continuavano a ruotarle nella mente.
“Dove sei stata, per tutti questi anni?”
“Che cosa facevi con l’assassino Sirius Black?” (e non importava quante volte lei si impuntava di precisare che loro si sbagliavano sul suo conto, che Sirius non era un omicida… quelli non parevano neanche sentirla).
“Perché hai mentito sulla tua identità?”
“L’assassino Sirius Black ti ha mai fatto del male?”
“Dove vi nascondevate?”
“Dov’è ora l’assassino Sirius Black?”
Non lo sapeva dov’era! Non lo sapeva! Ma anche se lo avesse saputo, di certo non lo avrebbe rivelato nemmeno sotto veritaserum! Si sarebbe tagliata la lingua, piuttosto che tradire Sirius!
Strinse le mani in due pugni e le braccia divennero come sbarre tremanti che avvolgevano con forza le sue gambe.
C’era così tanto dolore.
- Alexis…? –
Era stato poco più di un morbido sussurro quello che aveva interrotto il filo tormentato dei suoi pensieri, tanto che Alexis credette di esserselo solo sognato; ma, quando alzò lo sguardo, capì che non era stato affatto frutto della sua immaginazione.
I suoi occhi, stanchi ed arrossati, incontrarono la figura di Draco Malfoy.
Se ne stava lì, fermo, a guardarla dalla soglia della porta, come se non sapesse bene cosa fare.
Alexis sentì il nodo che aveva nello stomaco sciogliersi dolorosamente, mentre gli occhi le si velavano ancora di lacrime, sofferenti ed incontrollabili.
- Draco… - mormorò, con labbra umide dall’espressione piena di tristezza.
Malfoy la fissò: Alexis Potter appariva ancora più fragile di quanto non fosse mai stata prima di allora, con i capelli disordinati, il viso pallido e le guance brillanti di quelle lacrime che ora erano scese nuovamente a congiungersi sul mento.
Draco Malfoy sentì qualcosa spezzarsi nel suo petto.
Deve essere il mio cuore, pensò sentendosi male, il mio cuore che si frantuma.
Non ce la faceva a vederla così.
Senza più pensare, Draco agì: la raggiunse con lunghi passi furiosi e poi crollò su di lei, stringendosela al petto come se ne andasse della sua stessa vita.
Come se cercasse di proteggerla e farle da scudo con il suo corpo contro artigliate di demoni ed altri mostri che volevano ferirla.
- Va tutto bene, Alexis, va tutto bene. – mormorò con la bocca premuta tra i suoi capelli – Ci sono io, adesso. Ci penso io a te. Ti proteggo io.
Dopo la sorpresa iniziale, Alexis non riuscì a fare altro che scoppiare in un pianto disperato, che la scosse con violenza mentre sollevava le braccia e si aggrappava forte alle spalle di Draco; il ragazzo la strinse a sé con maggiore forza, come se volesse riuscire a fermare tutto quel tremore.
- Ho sbagliato tutto, Draco… ho sbagliato tutto! Non avrei dovuto mentire… adesso Diamond non mi rivolge più la parola, Sirius è scappato, Blaise non ne vuole più sapere di me ed Harry mi odia! – singhiozzò disperata.
Draco la cullò teneramente.
- Sssssssh. Sta’ tranquilla, Alexis, sta’ tranquilla. Risolveremo tutto, te lo prometto. Io risolverò tutto. Non devi preoccuparti. –
Alexis scosse la testa contro il suo petto, artigliandosi al tessuto pregiato della sua camicia, e continuò a piangere e a piangere.
Piangeva come non aveva mai pianto in tutta la sua vita e per Draco ogni lacrima equivaleva ad una coltellata che mandava in pezzi il suo cuore.
- Ehi… ehi: calmati adesso. – mormorò con dolcezza, sciogliendo l’abbraccio solo per poterle prendere il viso tra le mani; la sua pelle era così calda contro le sue dita gelide – Alexis, guardami.–
La ragazza sollevò lo sguardo offuscato, fino a che non incontrò quello grigio e torbido di Draco Malfoy.
- Fidati di me, andrà tutto bene. – promise.
Alexis respirò violentemente con il naso e un altro singhiozzo la scosse dal profondo, ma le sue parole sembrarono sorbire l’effetto desiderato, perché annuì e smise di piangere.
- Brava. – sussurrò Draco, accarezzandole il viso con i pollici per ripulirli dalle lacrime.
- Non… non sei più arrabbiato con me? – domandò lei, con voce flebile.
Draco sorrise e scese a sfiorarle la fronte con le labbra.
- No. Come potrei? –
In tutto quel dolore che sentiva dilaniarle il petto, quelle parole furono come un insperato raggio di sole nel bel mezzo di una tempesta, capace di ferire le nere nuvole ed illuminare un cammino tetro e dannato.
Alexis si strinse nuovamente contro il petto sempre accogliente di Draco, che la circondò nuovamente con le braccia, accarezzandole i lunghi capelli con gesti lenti e rassicuranti.
- Come hai fatto a trovarmi? –
Draco le sollevò il mento con due dita, costringendola nuovamente a guardarlo negli occhi.
- Io saprò sempre dove trovarti, Alexis Potter. Perché sei mia. –
Alexis spalancò gli occhi e schiuse le labbra, in un’espressione di genuino stupore che le fece brillare lo sguardo.
- Cosa…? – soffiò incredula, mentre il cuore le dava un colpo doloroso.
Ma non era lo stesso dolore che aveva provato fino a poco prima, nella solitudine e nel tormento.
Era quel dolore piacevole, in grado di farti stare bene e male nello stesso istante.
- Nonostante tutto…? –
Draco sorrise di uno di quei sorrisi rari, che sembrava saper rivolgere solo a lei. Si chinò verso le sue labbra.
- Ora e per sempre.
Poi la baciò.






(*)Ricordo, come sempre, che questa FanFiction è ambientata durante il secondo anno di Harry, quindi in "La Camera dei Segreti". Come ricorderete, prima della fine dell'anno, Silente viene sollevato dal suo incarico di Preside ed è Lucius Malfoy a comunicarglielo, dopo essere riuscito a convincere gli altri consiglieri della scuola.







 



Sì, lo so: è pazzesco, non è vero?
Un aggiornamento di Un Particolare In Più dopo più di un anno di completo silenzio.
Ero molto indecisa se postare o meno... ma non ho resistito. Il capitolo era pronto da qualche giorno, ormai, e il seguente è quasi concluso quindi: SORPRESA!
Non è un miraggio e non state sognando: Alexis Potter è tornata e vi terrà compagnia con gli ultimi capitoli di questa FanFiction, fino alla fine!
Non voglio dire nulla, per non rovinare questo momento, quindi mi limito a ringraziare ancora tantissimo tutte le persone che stanno leggendo queste parole: spero sinceramente che questo capitolo non vi abbia deluse... dopo un anno di aspettativa, mi auguro di essere stata ancora una volta in grado di regalarvi qualche emozione con questa storia!
Se tutto va bene, aggiornerò ogni lunedì pomeriggio: mancano pochi capitoli ormai, solamente cinque, quindi restate con me fino alla fine!
Lasciatemi un commentino, mi raccomando: spero di avervi resi felice con questa sorpresa, voi fate contenta me con tante recensioni <3
Un bacio e a prestissimo!
Giulia.

 
   
 
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