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Autore: elyl    05/11/2013    6 recensioni
"Tu mi chiedi perché dovresti essere diversa, perché non sei una < schifosa Mezzosangue >.” Deglutì, alla ricerca delle giuste parole. “Tu sei diversa da qualsiasi maga abbia mai conosciuto, Mezzosangue o Puro Sangue. Non mi importano le tue origini, mi importi tu.” Sbatté un paio di volte le palpebre, incredulo per quanto aveva appena detto.“Sei diversa da tutte perché io ti amo.” "
Lily Evans e Severus Piton stanno finalmente insieme e subito dopo la fine del loro settimo anno vanno a vivere insieme. Dopo 9 mesi nasce loro figlio, Alistair. Sono felici, ma la loro felicità non è destinata a durare. Infatti Severus decide di unirsi ai Mangiamorte e Lily si sente costretta a lasciarlo. Così Severus si ritrova solo con suo figlio e a lavorare per il Signore Oscuro, Lord Voldemort. Una sera è al Testa di Porco e assiste all'enunciazione della Profezia di Sibilla Cooman. Subito riferisce a Lord Voldemort ciò che ha sentito e questi crede che il bambino sia Harry Potter ed è deciso ad uccidere chiunque si metta contro di lui. Severus allora si rivolge ad Albus Silente e lo prega di salvare la madre di suo figlio, l'unica donna che ama, l'unica donna che abbia mai amato. Silente accetta, ma i suoi sforzi non valgono a nulla, poichè quando Harry ha solo un anno Lord Voldemort ucciderà i suoi genitori. Questa è la storia di Harry Potter e il suo fratellastro, Alistair Piton.
Quinto anno per Harry, Hermione e Ron, settimo per Alistair Piton. Il Signore Oscuro è tornato, ma nessuno crede a Harry. Severus è alle prese con il suo doppiogioco e deve proteggere il proprio figlio e quello di Lily Evans e James Potter. Cosa farà quando il Signore Oscuro gli chiederà di Alistair? Come reagirà Alistair quando scoprirà la verità?
Ormai il destino del giovane Piton è segnato. Cosa succederà?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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E a distanza di tre mesi e qualche giorno, ecco qua che faccio il mio ritorno! Non sono sparita ma… indovinate un po’? Altre grane, altri problemi, altri impedimenti a scrivere. Purtroppo non è stato un bel periodo poiché sono stata di nuovo male, seriamente male. Inoltre ho anche alcuni problemi a casa, quindi non sono riuscita a concentrarmi molto, almeno fino al 31 ottobre. E perché proprio il 31 ottobre! Beh, semplice: il 31 ottobre Alistair ha compiuto gli anni! E quale miglior modo di festeggiarlo se non iniziare a scrivere il nuovo capitolo? Così mi sono messa alla scrivania e ho iniziato a scrivere. Risultato? Ho finito da poco il capitolo e ora lo sto pubblicando.

E’ un capitolo molto intenso, molto forte: è arrivata la resa dei conti, si può dire. E ormai siamo anche quasi alla fine del settimo anno per Alistair. Cosa succederà dopo? Eh chi lo sa! Non dovete far altro che continuare a seguire Father Be With Me Tonight per scoprirlo u.u Ok, ora posso tornare seria. Ormai abbiamo passato la metà della storia da un bel pezzo. In totale Father conterà 53 capitoli. E noi siamo arrivati al 38… Eh sì, ormai direi che non manca molto!

Ma non voglio annoiarvi ulteriormente.

Un’ultima cosa. Se qualcuno volesse seguirmi maggiormente, può farlo iscrivendosi al gruppo “Elyl Fanwriter” su facebook. Questo è il link del gruppo in cui pubblicherò spoiler, anticipazioni e vi terrò aggiornati su tutte le mie storie: https://www.facebook.com/groups/495293153902934/

 

Beh, che altro dire? Buona lettura!

 

Chapter XXXVIII:

You Broke Her Heart, Now I Break Your Ass

 

"You're a great actress Satine. Make him believe you don't love him."
"No."
"Use your talent to save him. Hurt him. Hurt him to save him. There's no other way. The show must go on, Satine. We are creatures of the underworld: we can't afford to love."

-Moulin Rouge-

 

Lo scompartimento dell’Espresso per Hogwats era immerso nella più totale oscurità, eccezion fatta per le fioche luci alle pareti, quelle usate anche negli ospedali per dare un minimo di illuminazione e permettere al personale medico di osservare i pazienti anche quando essi dormivano. Alistair Piton dormiva sì profondamente, ma il suo era un sonno agitato e dominato dagli incubi. Spalancò gli occhi quando sentì l’avambraccio sinistro bruciare e la mano del Signore Oscuro sulla propria pelle. Si svegliò di soprassalto e ci mise qualche secondo a capire dov’era e che ciò che aveva sognato non era frutto della sua immaginazione ma bensì ricordi molto freschi di ciò che aveva dovuto subire. Si grattò con foga là dove albergava il Marchio Nero e appoggiò la fronte al finestrino senza riuscire a scorgere null’altro che buio dato che la sera era già calata. In lontananza, però, vide parecchie luci, segno che Hogsmeade si stava avvicinando e ormai era giunto a destinazione. Sospirò e chiuse gli occhi per un attimo, per poi passare una mano sul viso e in quel preciso istante fece il suo ingresso suo padre, Severus Piton. Lo guardò qualche istante, poi gli diede le spalle.

“Preparati.” Disse freddo, ormai tornato a interpretare il ruolo del glaciale professore. “Siamo praticamente arrivati.”

Il ragazzo non fece in tempo ad annuire che l’uomo era già uscito, lasciandolo solo coi propri pensieri. Sbuffò irritato ed eseguì l’ordine abbandonando gli abiti babbani per indossare la divisa della scuola.

Il treno si fermo e Alistair uscì dallo scompartimento avviandosi infine per il corridoio e raggiungendo l’uscita. Sulla banchina trovò suo padre ad aspettarlo. Insieme lasciarono la stazione e presero una carrozza che li attendeva e che li portò al castello. Per tutto il viaggio Alistair non fece che pensare a Hermione: a quanto l’amasse, a quanto era un verme per averla tradita con Selene, a quanto le avrebbe fatto male lasciandola, a come avrebbe potuto considerarsi ancora un uomo. Pensando a tutto ciò, il giovane si sentiva letteralmente morire: ma come si può morire, quando il cuore e l’anima sono già morti?

Scesero dalla carrozza ed entrarono nel castello ritrovandosi nel Salone d’Ingresso. Alistair si fermò dopo pochi passi e Severus si volto a guardarlo.

“Che cos’hai, Alistair?” Domandò guardandolo attentamente e celando la propria preoccupazione e il proprio dolore pari a quelli del figlio, se non addirittura doppi.

“Non ho fame.” Rispose atono il ragazzo, come improvvisamente svuotato d’ogni emozione.

Si voltò e prese le scale che lo condussero ai sotterranei.

Severus lo osservò sparire e trattenne a lungo il respiro, per poi sospirare e serrare appena la mascella. No, non avrebbe mostrato il dolore che provava, quella morsa allo stomaco che lo attanagliava ormai da mesi. Severus Piton si sarebbe mostrato impeccabile come sempre, freddo e distaccato.

Entrò in Sala Grande e andò a sedersi al suo posto dove alcuni suoi colleghi gli diedero il ben tornato e la Umbridge lo scrutò attentamente, come a voler scoprire quali segreti l’insegnante di pozioni celasse. Cenò velocemente e quando vide Eric Heartmann alzarsi lo raggiunse. Non appena furono nella Sala d’Ingresso, l’uomo si avvicinò a lui.

“Eric.” Lo chiamò.

Il biondo si fermò e lasciò cadere il capo sul petto, per poi rivolgersi agli amici e dir loro di iniziare ad andare in Sala Comune e che presto li avrebbe raggiunti.

“Sì, signore?” Domandò con reverenza.

“Stai vicino ad Alistair.” Disse semplicemente il pozionista e, senza aggiungere altro, sparì anche lui prendendo la scala che conduceva ai sotterranei dove si trovava il suo ufficio.

Eric sbatté le palpebre un paio di volte a quella richiesta, poi si strinse nelle spalle e si incamminò verso la Sala Comune Serpeverde. Non salutò nemmeno i compagni e si diresse nella propria stanza dove sapeva che avrebbe trovato Alistair. Senza bussare, entrò: Alistair era seduto sul suo letto, addosso solo la canottiera e i pantaloni della divisa, mentre si osservava l’avambraccio sinistro su cui spiccava ben evidente il Marchio Nero.

“Per tutti i Sangue Sporco ammazzati da Salazar.” Sussurrò estasiato chiudendo immediatamente la porta e appoggiandoci contro la schiena.

Il Caposcuola sollevò lo sguardo sul proprio migliore amico, poi lo riabbassò su quel tatuaggio che aveva da pochi giorni e che già odiava. Fece una smorfia, poi se lo massaggiò. Si alzò e si tolse la canotta buttandola a terra.

“Com’è il Signore Oscuro?” Domandò Eric con tono reverenziale. “E com’è la cerimonia? Ha fatto male? Salazar, non vedo l’ora di farlo anche io.”

Scosse il capo senza rispondere ad alcuna domanda e lo guardò negli occhi.

“Perché ti comporti così?” Chiese stizzito. “Se fossi in te sarei al settimo cielo, diamine!”

“Sono andato a letto con tua sorella.” Mormorò dopo qualche attimo di silenzio.

“Sei stato anche con quella là?” Domandò chiudendo le mani a pugno.

Ok, Alistair era il suo migliore amico, ma Selene era pur sempre sua sorella e non è che gli facesse poi così tanto piacere che fossero andati a letto insieme. Certo, non immaginava che fosse pura e casta, ma lei era già promessa sposa a un bel rampollo scelto da loro padre. Non che lui avrebbe fatto diversamente, ma la cosa gli dava lo stesso fastidio.

Dopo parecchi istanti, Alistair annuì senza guardarlo. Eric sorrise a trentadue denti, corse da lui e lo abbracciò forte.

“Così sì che ti riconosco, vecchio mio.” Mormorò entusiasta.

Alistair accennò un sorriso e gli diede una pacca sulla spalla come a volerlo ringraziare.

La porta si spalancò improvvisamente e nella stanza fecero il loro ingresso Kain, Claudius e Adrian. Immediatamente Alistair diede loro le spalle, raccolse la canotta e la posò sull’avambraccio per nascondere il Marchio.

“Ciao ragazzi.” Borbottò in saluto.

Afferrò la maglia e i pantaloni del pigiama, poi si fiondò in bagno ove rimase a lungo senza fare niente. Quando fece il suo ritorno trovò solo Eric.

“Gli altri?” Domandò.

“Kain è con Pansy mentre Claudius e Adrian sono andati a scopare da qualche parte.” Rispose.

“Capito.” Mormorò andando a sedersi sul proprio letto.

“E’ tutto a posto? Sei pallido come il Barone Sanguinario.”

“Sì.” Sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto. “Va tutto che è una meraviglia.”

“Se lo dici tu.” Disse il biondo stringendosi nelle spalle. “Comunque devo vedermi con Sarah Huntigton, del quarto anno. Vuoi unirti a noi? E’ sempre aperta alle cose a tre. E credo che farsi scopare da te le piacerebbe parecchio, dato come ti guarda.

“No, va’ pure. Io sono stanco.” Rifiutò.

“Come vuoi tu. Ci si vede.”

Lo salutò e uscì dalla camera fischiettando allegro.

Alistair chiuse gli occhi e si lasciò cadere sul letto. S’infilo sotto le coperte e si raggomitolò su se stesso com’era solito fare quando era un bambino e aveva gl’incubi.

“Mi dispiace.” Sussurrò. “Mi dispiace tantissimo.”

Strizzò gli occhi per impedire alle lacrime di sfuggire al suo controllo e, finalmente, dopo quelle che gli parvero ore, scivolò in un sonno agitato e pieno di incubi.

Il mattino dopo si svegliò tutto sudato e con il respiro affannoso. Si alzò di scatto, andò in bagno e vomitò persino l’anima. Si alzò a fatica, si sciacquò la bocca e osservò il proprio riflesso nello specchio: era pallido come non lo era mai stato. Quel giorno sarebbe finito tutto, avrebbe messo fine alla storia con Hermione: al solo pensiero gli venne ancora da vomitare. Odiava la piega che la sua vita aveva preso, odiava tutto ciò che il destino gli aveva riservato. Passò la mano sul viso e sentì le lacrime sotto le dita.

“Maledizione.” Borbottò tirando su col naso.

Scosse il capo, poi s’infilò in doccia e rimase a lungo sotto il getto caldo dell’acqua. Quando uscì afferrò subito un asciugamano e si asciugò. Tornò in stanza, prese dei boxer e l’indosso, seguiti immediatamente dalla divisa. Fece il tutto al buio dato che i suoi compagni ancora erano profondamente addormentati ed era presto, forse nemmeno le sei. Sospirò e abbandonò la camera, uscì dalla Sala Comune e si ritrovò nei sotterranei: tutto il castello era ancora nel sonno più profondo e questo rendeva l’atmosfera ancora più surreale come se esistessero solo lui e il suo dolore. Percorse lentamente i corridoi come se li stesse percorrendo per la prima volta, poi uscì in cortile e osservò il sole sorgere, infine rientrò. Quando raggiunse la Sala Grande la trovò ancora deserta. Sollevò il capo e osservò il soffitto incantato per qualche istante, poi accennò un triste sorriso e tornò da dove era arrivato: nonostante avesse digiunato la sera prima, mangiare per lui era impensabile, tanto che al sol pensiero gli venne la nausea e lo stomaco serrato da una morsa. Abbandonò la Sala Grande e andò direttamente in aula prima di poter incontrare chiunque. Voleva ritardare ancora la fine, sebbene sapesse che non c’era scampo, ma così, ancora per qualche ora, avrebbe potuto fingere che tutto era normale, che avrebbe finito le lezioni e si sarebbe visto con lei: peccato che ogni volta le sue fantasticherie venissero interrotte dal prurito che provava perennemente all’avambraccio sinistro.

Sospirò e si sedette al posto che occupava sempre. Afferrò il libro di Trasfigurazione e s’immerse nella lettura, tanto che non s’accorse nemmeno che l’aula, lentamente, s’era riempita ed Eric s’era seduto accanto a lui.

“Ehy, ma mi stai ascoltando?” Domandò in un sussurro il biondo dandogli una gomitata nel costato.

“Eh?”

Alistair sollevò il capo dal libro e si rese conto che la lezione era ormai iniziata. Grugnì, poi estrasse una pergamena dalla propria borsa e iniziò a prendere appunti senza realmente riuscirci: tra tutti i pensieri che aveva in testa ed Eric che continuava a tormentarlo, la cosa risultava parecchio difficile.

Esasperato, si alzò e cambiò posto lasciando di stucco il proprio migliore amico. Una volta finita la lezione, uscirono insieme. Quando raggiunsero la Sala d’Ingresso, Alistair si bloccò all’improvviso: Hermione era appena sbucata dalle scale che portavano ai sotterranei.

Deglutì a fatica e il suo istinto fu quello di scappare, ma i piedi sembravano essere incollati al pavimento.

Eric sorrise e gli diede una gomitata.

E’ arrivato il momento, amico.” Ghignò soddisfatto e divertito.

Hermione sollevò lo sguardo e lo vide. Subito il suo volto s’illuminò e gli corse incontro buttandogli le braccia al collo e fece per baciarlo.

Alistair fu tentato di ricambiare il bacio, ma se lo avesse fatto sarebbe saltato tutto e lui non avrebbe più trovato le forze di far ciò che doveva essere fatto. Fu perciò con grande sforzo che la evitò. Da grande Occlumante quale era, allontanò ogni pensiero e si fece di ghiaccio. Si scostò bruscamente e l’allontanò da sé.

La ragazza corrugò la fronte e provò a baciarlo di nuovo, ma la scena si ripeté esattamente allo stesso modo.

“Ali?” Domandò sbattendo le palpebre. “Che succede?”

“Oh, ma allora sei rincoglionita.” Intervenne Eric dal momento che Alistair non aveva ancora detto una parola. “Levati e lasciaci in pace.”

Hermione, dal canto suo, lo ignorò completamente e posò la mano sulla guancia di Alistair, che subito si ritrasse come se fosse stato scottato. Lo guardò stranita e corrugò la fronte senza riuscire a capire cosa stesse succedendo.

“Senti, vattene.” Disse atono.

“Scusa?” Domandò incredula. “Si può sapere che succede, Ali?”

“Che succede?” Ringhiò rabbioso. “Succede mi sono rotto e devi lasciarmi in pace.” Continuò mettendo nelle proprie parole tutta la cattiveria di cui era capace mentre dentro di sé piangeva e il suo cuore si frantumava ancor di più. < Perdonami. Perdonami, amore mio, ma devo. Devo farlo. E’ per il tuo bene. Devo farlo per salvarti. E per salvare mio fratello. > disse nella propria testa.

Se qualcuno avesse scattato una foto ai due, avrebbe catturato l’esatto momento in cui il cuore di Hermione Granger si spezzò. Com’era possibile che Alistair parlasse in quel modo? Com’erano potute uscire quelle parole dalla bocca del ragazzo che amava e con cui neanche una settimana prima aveva fatto l’amore?

“L’hai sentito, Sangue Sporco? Non ti vuole più tra le palle. Smamma, sparisci: è finita.” Rincarò la dose Eric. “Devi andartene a quel paese insieme a Sfregiato e Lenticchia.”

Alistair incrociò le braccia al petto e la guardò gelidamente, quasi come se fosse schifato dalla sua presenza.

Dietro di lei, Harry e Ron osservavano increduli la scena. Harry non si sarebbe mai aspettato un tale comportamento e Ron, per quanto lo detestasse, non credeva sarebbe stato in grado d’essere così crudele.

“Allora, vuoi smammare?” Sbottò ancora Eric.

Tutt’attorno a loro s’era ormai radunata una piccola folla che stava assistendo alla rottura tra Alistair Piton e Hermione Granger: ben presto quella notizia si sarebbe diffusa per tutto il castello grazie ai pettegolezzi. Da lontano, attirato dal trambusto, Severus Piton osservava tutta la scena tenendo lo sguardo fisso sul proprio figlio: solo lui sapeva quanto stesse soffrendo, solo lui riusciva a vedere il dolore oltre la maschera.

“Alistair…” Sussurrò Hermione con gli occhi lucidi, allungando la mano per sfiorargli la guancia, ma si fermò prima che egli potesse ritrarsi. “Si può sapere che succede?”

“Non mi toccare, Sangue Sporco.” Sibilò furioso alzando la voce e chiudendo le mani a pugno.

Il suo cuore batteva rapido, forse fin troppo. Com’era possibile che battesse ancora nonostante stesse morendo? Come poteva battere ancora dopo quel che aveva detto? Se avesse potuto, Alistair si sarebbe ucciso seduta stante.

Eric si lasciò sfuggire un urlo di pura goduria e posò lo sguardo quasi famelico su Hermione ghignando soddisfatto. Oh, quanto avrebbe desiderato prendere e farle ancora più male. Quanto desiderava prenderla e sbatterla letteralmente contro un muro, torturarla e infine ucciderla. No, ancora meglio sarebbe stato renderla pazza a suon di Cruciatus, così come avevano fatto Bellatrix e Rodolphus Lestrange con i coniugi Paciock. La odiava, ma al tempo stesso desiderava averla sotto le proprie mani e farla soffrire come mai aveva sofferto. E ora che non stava più con Alistair, ora che la verità era venuta a galla, avrebbe potuto farlo: prima o poi Hermione Granger sarebbe finita sotto le sue grinfie. E a quel punto, la Sangue Sporco avrebbe pianto tutte le sue lacrime e lo avrebbe pregato di porre fine al tormento.

Harry spalancò la bocca incredulo mentre le orecchie di Ron divennero rosse per la rabbia. Hermione, invece, aveva il cuore letteralmente a pezzi e le lacrime avevano iniziato a rigarle le guance.

“E’ inutile che mi guardi con quella faccia da cane bastonato.” Sibilò ancora Alistair.

“T-tu… t-tu…” Iniziò lei balbettando. “N-no… tu… tu m-mi hai… mi hai d-detto c-che mi ami.” Singhiozzò.

Alistair scoppiò a ridere, una risata che pareva quella di un folle.

“Non ci sei ancora arrivata, Granger?” Sibilò. “Ti ho presa in giro. Era tutta una bugia.”

“No. Non ci credo.” Sussurrò coprendosi la bocca con le mani.

“Non vuoi crederci? Fatti tuoi, lurida Sangue Sporco.” S’intromise Eric. “Ma la verità è che lui ed io avevamo fatto una scommessa.”

“Avevamo scommesso…” Iniziò Alistair guardandola dritta negli occhi. “… che sarei stato in grado di illuderti, di farti credere che ti amavo. E che dopo tutta la recita ti avrei portata a letto.” Ghignò malevolo e allargò le braccia facendo un giro su se stesso. “E così è stato, mia cara Hogwarts!” Esclamò rivolgendosi alla folla. “Mi sono portato a letto Miss So Tutto Io. L’ho illusa e me la sono scopata.”

A quel punto, Hermione lo spintonò e scappò via di corsa tenendo il capo chino, le guance rigate dalle lacrime.

“Ti credevo diverso.” Disse schifato Harry. “Ma sei come tutti gli altri: mi fai schifo.” Sibilò, per poi correre dietro all’amica.

Alistair lo guardò con fare di sfida mentre dentro di lui era in corso una battaglia all’ultimo sangue tra il dovere e la voglia di correrle dietro, abbracciarla e dirle tutta la verità.

“E voi che avete da guardare?” Ringhiò alla folla che s’era radunata e che aveva fatto da spettatrice al suo bello spettacolino. “Levate le tende.” Aggiunse furioso, per poi incamminarsi di gran carriera.

Sollevò lo sguardo e vide suo padre. Severus annuì lentamente, poi gli diede le spalle e sparì nel corridoio che conduceva ai sotterranei.

Fece un respiro profondo, poi fece un cenno ai propri compagni e insieme si avviarono verso le serre. Eric gli mise un braccio attorno alle spalle e quasi cantava dalla gioia.

“PITON!” Urlò Weasley quando furono a metà strada tra le serre e il castello.

Alistair e i suoi amici si fermarono. Il Caposcuola si voltò e vide il rosso correre da lui.

“Che vuoi?” Domandò acidamente.

“Questo.” Ringhiò accompagnando le sue parole con un bel pugno che colpì il moro in pieno viso.

Barcollò e sbatté le palpebre un paio di volte, poi portò la mano destra al naso e vide del sangue.

Immediatamente i suoi amici sfoderarono le bacchette, pronti ad attaccare il Grifondoro.

“Fermi.” Ringhiò. “Ho detto di stare fermi. Andate avanti.”

Lo guardarono basiti, senza capire, poi Adrian, Kain e Claudius si avviarono parlottando tra loro.

“Vattene.” Gli ordinò Alistair dopo aver sputato del sangue a terra. “Ti ho detto di andartene, se non vuoi che cambi idea e ti ammazzi.” Lo minacciò.

Ron lo guardò qualche istante, poi gli diede le spalle e si allontanò correndo diretto sicuramente da Harry e Hermione: solo Salazar sapeva quanto avrebbe desiderato essere al suo posto.

“Ma sei rincoglionito?” Domandò Eric.

“Perché?” Chiese atono il moro.

“Perché? E me lo chiedi anche? Ti sei lasciato menare da Lenticchia.” Rispose agitato. “perché diamine non hai reagito? Avresti potuto ammazzarlo.”

Alistair abbassò lo sguardo, poi estrasse un fazzoletto e lo posò sul naso.

“Mi vuoi rispondere?” Lo esortò ancora una volta Eric.

Alistair serrò la mascella e sollevò lo sguardo posandolo sul castello che tanto amava: la sua vita era appena finita.

“Perché me lo meritavo.”

 

   
 
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