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Autore: kishal    05/11/2013    1 recensioni
La guerra magica è finita da tempo e Lord Voldemort ha vinto. Insediatosi sul trono del mondo magico, domina sui suoi sudditi grazie all'aiuto della Veggente Bianca, sua prigioniera, le cui profezie involontarie vengono da lui usate per prevedere e bloccare l'avanzata dei ribelli capeggiati da Harry Potter e la sua schiera. Proprio nel tentativo di proteggere la sua arma più potente, è costretto ad affidare la veggente al suo più oscuro collaboratore, il Primo Alchimista. Da qui ha iniziato questa storia di magia e oscurità, di speranza e rancore, di amore e paura.
Una storia di mostri.
Genere: Azione, Generale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Luna Lovegood, Un po' tutti | Coppie: Draco/Luna
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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Mostri

 

 

 

-          Capitolo 2     -

 

 

 

Buio,

Non una stella in cielo, non una fiaccola sulla terra.

Oscurità fitta, tetra, palpabile.

Densa di vita colma di male.

 

Freddo.

Ghiaccio brillante a ricoprire ogni superficie.

Impossibile respirare. Impossibile parlare. Impossibile vivere.

 

Grida,

Urla strazianti, disumane, bestiali, provenienti da antri cupi pregni del dolore primordiale.

Cantano la sofferenza, incitano alla vendetta, proclamano la morte.

 

Caos.

Magia potente. Magia oscura.

Spaventose creature invadono la terra, l’aria, l’acqua.

 

L’inferno sulla casa dell’uomo che uomo non è più.

 

E lui lì, mostro fra i mostri, padre di figli non generati da un grembo di donna.

Grida con loro. Combatte per loro.

Piange.

 

Lacrime di sangue gli scivolano sul viso. Continua a guardarsi attorno, a cercare fra la sua prole colui che placherà l’angoscia del suo cuore.

 

Lo cerca.

Lo cerca.

Ma non c’è.

 

Furore. Rabbia. Dolore.

Vendetta.

Sì!

E quelle bestie, quelle creature deformi e orripilanti – i suoi amati, amati figli! – sono con lui! Non lo abbandoneranno mai! Lo aiuteranno a trovare quel che ha perduto! Lo aiuteranno a distruggere il mondo!

 

“Guardami!”

Gli grida una voce.

 

Il caos aumenta, tutti cercano chi ha parlato.

 

Guardami!”

Grida ancora, con più forza. E’ un ordine. Dov’è costei che osa intromettersi nella sua festa maledetta?

 

Eccola. E’ sulla sponda del lago, coperta da un manto di azzurro fulgente.

 

“Chi sei?” Urla lui con la sua voce bassa, minacciosa, mostruosa.

Guardami!” Ripete ancora. Lo implora. “Guardami!” Piange.

 

Lo fa, la guarda. Cerca di discernere sotto quel cappuccio il suo volto.

Invano.

Scompare nel nulla, lasciandogli un senso d’ansia nel cuore.

 

Nel cuore.

Sì.

Lui ha un cuore.

 

Che violentemente riprende a battere, uccidendolo fra spasmi raccapriccianti, riportandolo alla vita fra dolori inenarrabili.

 

 

 

 

Sbatté le palpebre una, due volte. Tre.

Cazzo, chi aveva aperto le tende alle sue finestre?

Quel cerebroleso del suo elfo domestico gliel’avrebbe pagata cara quella volta. Era la prima cosa che gli aveva detto: “Non toccare le tende!”. Le tende erano affare suo. Aveva un rapporto altalenante con la luce del sole, motivo per cui di rado lasciava che i suoi raggi passassero liberamente e invadessero l’interno della sua dimora. Vero, c’erano vetrate ovunque. Adorava ammirare il paesaggio esterno. A determinate ore del giorno, però. Di certo non all’alba, con gli occhi affaticati dalle sue notti insonni.

 

“Sono stata io.”

 

Si voltò lentamente, un occhio semiaperto e l’altro ben strizzato, cercando di inquadrare meglio la figura seduta sulla sedia nell’angolo più illuminato della stanza.

Giusto. Da ieri a pranzo non era solo in casa.

Vaffanculo.

 

Respirò profondamente, passandosi una mano sulla barba. Era lunga, molto lunga. Ormai quasi gli toccava il petto. Ed era ispida. Toccarla, pungersi con essa gli permetteva di distrarsi quanto bastava per non ammazzare la Veggente Bianca all’istante e decretare, insieme a quella di lei, pure la sua morte certa per mano del Signore Oscuro.

Chissà che ore erano. Visti i raggi del sole, non doveva essere proprio l’alba.

 

“Sono le undici.”

 

Si voltò di scatto a fissarla. “Togliti quest’abitudine del cazzo, Veggente. Non mi piace avere ospiti in casa, figurati nella mia testa! Te lo ho già detto, non usare la legilimanzia su di me!”

Si alzò in piedi, incurante della sua totale nudità. Afferrò la vestaglia disposta con cura sul divanetto al fianco del letto e se la mise con stizza.

Avrebbe voluto perlomeno vederla sconcertata dal suo gesto impudico, o rapita dalla vista del suo magnifico corpo privo di veli. Avrebbe voluto vedere qualsivoglia tipo di emozione riflessa in quegli occhi vuoti. Ma niente. Niente di niente. Tabula rasa. Nada totale.

Che rottura di coglioni. Con quella frigida albina non c’era proprio modo di divertirsi.

 

“Perché sei qua?” le chiese poi, scrutandola con la fronte aggrottata.

“Aspettavo che ti risvegliassi.”

“Non vedevi l’ora di darmi il buongiorno? Che ospite premurosa!” La prese in giro lui. In verità l’avrebbe voluta strozzare: come cazzo si era permessa di introdursi in camera sua? L’idea che fosse rimasta lì, vigile, al suo fianco, mentre lui era in uno stato di incoscienza lo stava facendo ribollire di rabbia. Ma, soprattutto, lo faceva rabbrividire il pensiero di non essersi accorto di nulla. Merlino! Lei non era della loro fazione, era una prigioniera i cui poteri venivano utilizzati da lui e dai suoi compari per distruggere i suoi stessi amici! Lo avrebbe potuto uccidere e andarsene. Sarebbe morto nel sonno senza accorgersi di nulla. Come aveva potuto lasciarle libertà completa perfino la notte? Quella volta l’aveva scampata, ma la prossima? Doveva correre ai ripari.

Ciò che lei disse, tuttavia, rovinò all’istante tutti i suoi progetti futuri.

 

“Temevo di non riuscire a darti alcun buongiorno, ad essere sincera.”

Draco si voltò di scatto, fissandola.

La studiò attentamente. Pareva stanca, provata. I suoi lunghi capelli erano sempre perfetti, la sua candida veste ugualmente. Ma i suoi occhi – Merlino! Come potevano essere così grandi e così azzurri?! – erano velati, circondati da occhiaie, e perfino un po’ gonfi. Sembrava avesse passato l’intera notte a piangere, a dirla tutta.

Non capì il perché, ma ebbe una stretta al cuore.

“Parla.” Le disse con voce roca, scossa. Cosa era successo quella notte?

 

“Dubito sia un evento circoscrivibile a questa sola notte.”

“Continui a leggermi la mente?” Domandò, colpito dalla sua risposta. “Eppure ho attivato ogni barriera!”

“Mi spiace, ma qualsiasi filtro imponga ai tuoi pensieri non sarà mai sufficiente.”

Lovegood, mi stai dicendo che ogni forma di occlumanzia è nulla con te?”

Lei assentì.

“Sei in grado di percepire qualsiasi mio pensiero?”

“E’ un’empatia estesa, non una vera e propria legilimanzia...”

“In altre parole percepisci pure quello che provo?!” Un brivido freddo gli percorse la schiena. Le aveva tolto i poteri per lasciarla inerme e invece aveva quasi raddoppiato la sua potenza. Poi, un pensiero vibrò tetro nella sua mente. Spalancò gli occhi, fissandola con stupore.

“Come cazzo facevi al Castello Oscuro? Lì, fra mille e mille Deatheaters, prigionieri, demoni… come cazzo facevi?!

 

La vide abbassare il capo, tremare. Vide nei suoi occhi il riflesso di un’emozione orribile, profonda, così potente da fare sobbalzare perfino il suo animo.

Li preferiva vuoti, quegli occhi. Decisamente.

“Ci è voluto un po’ perché mi abituassi.” Mugugnò, abbattuta.

“Ti ho tolto i poteri un anno fa, prima di trasferirmi qua.” Quanto le ci era voluto?

“I primi mesi sono stati i più duri. Ero… troppe persone assieme.”

 

“E quante di loro erano te?” La vide alzare gli occhi di scatto e puntarli nei suoi, sorpresa. “Come ho fatto a capire che il flusso non è a senso unico?” Le disse, avvicinandosi a lei con la sua andatura strascicata.” Molto semplice: i tuoi poteri sono troppo vasti.”

Le porse una mano – gesto galante che gli venne spontaneo e di cui si domandò il perché – e lei la afferrò, alzandosi dalla sedia su cui era ancora accomodata.

“Cosa è successo questa notte?” Le chiese di nuovo, fissandola in quegli occhi immutabili.

“I tuoi demoni ti hanno portato via.”

“Cosa significa?”

“Significa che sei conteso fra due mondi, Primo Alchimista.”

“Quali mondi?”

“L’inferno e la terra.”

“E la terra non è un inferno ormai?”

“Sì.”

“Perché farla così tragica allora, Veggente?” Le sussurro all’orecchio, con fare sensuale. Merlino, quanto gli piaceva giocare con lei? Tentare di portare al limite la sua immensa e flemmatica pazienza? “Non vedo per quale motivo un inferno dovrebbe essere migliore di un altro.”

Come sempre accadeva, tuttavia, la sua risposta repentina lo gelò all’istante.

 

“Perché nell’altro non troverai mai quello che cerchi.”

 

 

 

Era sceso in laboratorio quasi subito dopo la colazione, abbandonando la sua ospite senza dire una parola. Tanto, qualsiasi cosa volesse sapere poteva semplicemente andarsela a cercare nella sua testa, fanculo a lei, ai suoi poteri e a lui stesso che aveva creato quel mostro.

Era dunque rimasto ore a frugare fra le sue boccette, sfogliare libri e pergamene alla ricerca di neanche lui sapeva cosa. Poi, teso e nervoso, era finito davanti al grande specchio ovale posto in un angolo riservato della stanza, unico elemento barocco – con la sua ricca cornice d’oro – presente in tutta la casa. Ovviamente non si trattava di uno specchio come tutti gli altri. Malgrado riflettesse perfettamente la sua immagine, quello specchio era in grado di connettersi a un altro che stava a qualche centinaio di chilometri di distanza da Shadow Lake. Il proprietario del quale, oltre a essere probabilmente il suo unico amico, era pure una grandissima testa di cazzo.

 

“Oh, Draco! Alla buon’ora!”

 

Si voltò, fissando con sguardo assassino gli occhi topazio dell’uomo comparso davanti a lui. “Alla buon’ora?! Brutto figlio di puttana, mi avevi detto che saresti stato qui in cinque minuti!”

“E per l’appunto…

“Un’ora fa!”

Beh… sono stato… trattenuto” Replicò lui, maliziosamente, scostandosi per lasciare intravedere al suo interlocutore il letto sfatto nella vasta camera di un palazzo in palese stile vittoriano.

“Trattieni l’uccello la prossima volta, se non vuoi rimanerne privo.”

Uuuuh, come siamo suscettibili quest’oggi!” Ridacchiò il giovane. Era bello di una bellezza mascolina ed elegante, esotica, coi lunghi ricci scuri, la carnagione color cioccolato e i grandi occhi passionali brillanti del colore del mare delle calde isole atlantiche. “Cosa ti è successo, dunque, mio carissimo amico?” Lo studiò per qualche istante e poi, corrugando la fronte, concluse. “Scommetto che il problema è quella barba, non riesci proprio a tagliartela, Il fantasma di qualche tuo antenato vichingo ti trattiene la bacchetta!”

“La barba sta bene com’è.”

“Sembri un orso. Fai cagare.”

“Non vedi l’ora di succhiarmelo da quando sono comparso sullo specchio.”

Fanculo, amico. Tieniti quello schifo e arrangiati!”

 

Draco rise e Blaise fece altrettanto. “Come stai, eh? Ma dove cazzo eri finito in questi mesi?”

“Sempre qui a Villa Zabini, ovviamente! E, come ti sarai immaginato, sto sempre alla grande! Tu piuttosto, da quando ti sei trasferito nel buco del culo dell’Inghilterra non si sa più niente di te! Cosa cazzo stai facendo laggiù? E perché non te ne ritorni qua, alla civiltà?”

“E’ civiltà quella?”

“E dai, Malfoy, che cazzo! Non riniziare con questa storia! Considerando com’è messo il mondo oggi, noi siamo dei privilegiati!”

“Lo siamo sempre stati!”

“E continueremo a esserlo! Dunque, perché ti vuoi privare di quel che hai? Perché ti vuoi privare di quel che sei?!”

“Non mi sto privando di nulla… anzi.”

Ahhh, sai come la penso. Dovresti mollare quella robaccia con cui ti diletti. Sono giochi pericolosi. Dai retta a me, Draco: si gioca fra le gambe di una donna, non coi coglioni del diavolo!”

Malfoy scoppiò a ridere. “Morgana! Quanto mi mancavano le tue perle di saggezza!”

“Non per niente sono il fido consigliere del Grande Signore Oscuro!”

“Ed è proprio per questo che ti cercavo, a dire il vero.”

“Sì, lo avevo immaginato. La Veggente Bianca.”

“Mi hai tirato un bello scherzo.”

Vide il sorriso dell’amico spegnersi, il volto farsi serio. “Non avevamo altre soluzioni, Dra. Rischiava di morire.”

 

Malfoy sbarrò gli occhi nel sentire ciò. “Cosa?!”

“Come cosa? Tuo padre non ti ha spiegato la situazione?” Poi scosse la testa, correggendosi. “Ah, cazzo, che coglione sono stato! Certo che no! Ti avrà detto che devi tenertela e fare il bravo, giusto? Dovevo occuparmene io, maledizione!”

“Immagino fossi troppo impegnato con la tua amichetta.”

Amichett-e.”

Coglion-e.”

Blaise ridacchiò, riprendendo però immediatamente la sua aria composta. Sembrava che l’argomento gli stesse particolarmente a cuore. “Partiamo dall’inizio. Ti sarai accorto dei suoi poteri, immagino.”

“Mi sono accorto di aver fatto un grande casino. Mi chiedo come mai in quest’anno Voldemort non mi abbia cercato per ridarle i poteri e rimediare all’errore.”

“Perché a lui andava benissimo così.”

“… come?”

“La Veggente Bianca ha passato i mesi successivi alla tua invadente menomazione chirurgica in stato comatoso. I troppi pensieri e le troppe emozioni che percepiva all’interno del Castello Oscuro la mettevano costantemente ko. Non solo: inconsciamente trasferiva il suo stato a tutti coloro che stavano intorno a lei. Abbiamo perso validi Deatheaters fra urla disumane e dolori atroci. Chi li ha visti morire dice che sembravano in preda al più potente dei Cruciatus.”

Draco, scioccato, assimilava quelle informazioni a bocca aperta. “E lei, in tutto questo, non si è mai ripresa?”

Blaise scosse la testa. “Mai. Anche perché, come già ti ho detto, la sua incoscienza era uno stadio che Voldemort gradiva assai: significava averla sotto il suo completo giogo. Quasi subito trovò il sistema per incanalare in lui le sue visioni.”

Voldemort poteva prevedere il futuro?!”

 “Detta così no, Dra! E che cazzo! Sarà pure il mago più potente di tutti i tempi, ma non può prevedere il futuro! Vedeva quel che vedeva lei… rimanendo quasi completamente cosciente, nondimeno. Sai bene che la Veggente Bianca quasi non ha ricordo delle previsioni che fa. Lui invece, assumendo quelle visioni per via indiretta, poteva permettersi il lusso di non fondersi il sistema nervoso ogni qual volta il libro del destino decideva di piombargli sulla testa.”

 

“Fino a quando in una visione non ha visto il rapimento di lei.”

Blaise assentì. “Tre mesi fa.”

“Tre mesi fa?! Cazzo, pensavo fosse roba più recente!”

“Sì. Beh… Dra, di certo non sei stato la nostra prima scelta! Vivi circondato da bestie inferiche e molti ti considerano fuori di testa! Chi mai ti avrebbe affidato il tesoro più prezioso dell’Esercito Oscuro?!“

“Quindi è stata sballottata qua e là, ospite di molti.” L’idea lo rendeva incomprensibilmente furibondo.

“Ci tieni parecchio a lei per averla lì da sole ventiquattr’ore!” Lo canzonò lui, osservandolo con attenzione.

Draco scosse la testa, passandosi nervosamente una mano fra i capelli. “No, sono un po’ teso di mio. Non ho avuto un buon risveglio… né una buona notte, da quanto mi è stato raccontato.”

“Non è passata fra molte mani, se questo ti può fare rimanere tranquillo. Il primo mese successivo alla fatidica visione le è servito per riprendere coscienza. Dopodiché è stata mia ospite… e, in seguito al mio fallimento, ha vagato per un po’ pure per i lunghi corridoi rinascimentali della splendente Malfoy Manor.”

“Non ce lo vedo proprio Lucius alle prese con quella pazza!” Se la rise Draco, d’improvviso più leggero.

“Tuo padre sa essere un eccellente ospite, quando lo reputa necessario.”

“E la Lovegood sa essere un’eccellente ficcanaso, quando lo reputa necessario. Ossia sempre.”

Blaise assentì. “Uno dei motivi per cui non poteva stare nelle nostre dimore… oltre che per la mancanza di protezione cui spesso andava incontro. Io e tuo padre siamo membri attivi dell’Esercito, spesso e volentieri scendiamo in campo. Ci serviva qualcuno che non l’abbandonasse mai, che le stesse vicino ventiquattro ore su ventiquattro. Abbiamo vagliato diverse ipotesi, ma spedirla da te alla fine è risultata l’unica soluzione valida.”

Draco corrugò la fronte. “Perché è necessario che qualcuno le rimanga fisicamente al fianco?”

“Perché la sua visione non si è ancora avverata. E, a Shadows Lake, è molto probabile non si avvererà mai: perfino i Dissennatori temono di entrano nello spazio aereo che sovrasta le tue terre, figurarsi dei maghi.”

 

“In tre mesi quella visione non si è avverata?!”

“Ti dirò di più: da allora non ne ha più avuto nessun’altra!”

Cadde fra loro un silenzio carico di tensione: la situazione era ancora più grave di quanto Draco si fosse immaginato.

“Le sue previsioni erano piuttosto frequenti in passato.”

“Lo so.”

“Come l’ha presa lui?”

“Non bene. Le esecuzioni sono aumentate in questi ultimi tempi… teme ci sia qualche traditore fra di noi. Qualcuno che aiuterà Potter e i suoi polli nell’impresa.”

“Quell’evento sarà centrale per la sorte di entrambe le fazioni…

“E probabilmente decreterà la nostra fine. Per questo la Veggente deve essere protetta con tutte le forze disponibili e a ogni costo. Ah… e, mi raccomando: tieni il riserbo sulla faccenda. Si tratta di informazioni top secret, solo noi che facciamo parte della sua cerchia ristretta sappiamo.”

“Con chi cazzo vuoi che ne parli? Con le anguille del lago? Per cortesia, Blaise…

 

Il moro scoppiò a ridere, riprendendo quell’espressione leggera che da sempre lo caratterizzava. “Ora che abbiamo parlato a sufficienza di affari, dimmi di te!”

“Un attimo, non abbiamo parlato a sufficienza proprio di un bel niente!” Lo bloccò il biondo, ricordando un passaggio del suo discorso che gli aveva fatto venire la nausea. “Mi hai detto che è qui perché rischiava di morire, non di essere rapita!”

La maschera da funerale in cui si tramutò il volto dell’amico gli fece sbarrare gli occhi.

Blai, perché quella faccia?”

“Cosa pensi che ne sarà di lei se anche tu fallirai e non riuscirai a tenerla sotto la tua stretta sorveglianza?”

 

Silenzio.

 

A Draco si seccò la bocca. “Ha deciso di ucciderla?

 

“L’ho salvata non so… non so neanche come cazzo ho fatto! Sì, Dra, la ucciderà! Piuttosto che dare i suoi poteri in mano a Potter, la ucciderà!” Si agitò, gridò quelle parole con rabbia.

“Perché ci tieni così tanto a lei?” Gli chiese Malfoy, come in trance.

“E tu? Tu perché ci tieni così tanto?”

“Non mi frega un cazzo di lei.”

Certo!” Sarcasmo puro.

 

Il silenzio scese ancora fra loro. Draco, scosso, non capiva nulla di quanto stava provando; Blaise, dall’altra parte dello specchio, pareva invece sapere perfettamente troppe cose, ed esserne oltremodo preoccupato.

 

“Mi hai detto di non avere passato una buona notte.” Disse poi, blando tentativo di riportare la conversazione a toni più pacati.

Lui scosse la testa. “Sciocchezze della Lovegood.”

“Che c’entra la Lovegood?”

“Ficca il naso ovunque, lo sai.”

“Ebbene? Che sciocchezze avrebbe detto a proposito della tua notte?”

“Dice che sono conteso fra l’inferno e la terra.”

 

Gli occhi di Blaise si aprirono ancora di più, il sorriso scomparve del tutto. “Stai alla larga dalla magia oscura!” Gridò, serio.

“Ma che cazzo, Blaise! Sono un Alchimista! Come fai a chiedermi questo?” Sbottò Draco, saltando sulla sedia.

“Tu ci scherzi troppo con quei mostri, Dra! Finiscila!”

“Lord Voldemort…

“Tu vai oltre quello che lui ti comanda! Da quando è che non ti da un incarico, eh? E comunque sei sempre lì a fabbricare! Non metterlo in mezzo, perché per una volta non c’entra nulla!”

“Mi piace quello che faccio, non lo ho mai negato.” Affermò l’uomo, gelido. Se pensava di portargli via così la sua magia, si sbagliava di grosso. Poi Blaise disse una cosa che gli fece nuovamente venire i brividi. In quel periodo sembrava che tutti si fossero messi d’accordo per sconvolgergli l’esistenza, cazzo.

 

“E’ inutile che continui così, ok? E’ inutile! Non lo riavrai mai indietro! Mai! Consideralo perduto, ok?”

 

“Di cosa cazzo stai parlando?” Era la stessa cosa che gli aveva detto la Veggente.

“Non lo saprai mai!”

“Perché no?!”

“Perché no! E, in ogni caso, faresti meglio a darmi retta!”

“Stai vaneggiando.”

Vaffanculo.”

“Torna a trombarti le tue troie, sei un po’ isterico questa sera.”

“Anche a te non farebbe male una trombata ogni tanto, almeno staresti alla larga da tutte quelle stronzate.”

“E chi mi dovrei portare a letto? La Lovegood?”

“Non credo le dispiacerebbe.”

“Come minimo è ancora vergine. E se ha visto qualche pisello in vita sua, lo avrà considerato senza dubbio qualche esemplare di parassita non ancora studiato degno di essere messo in prima pagina sul Cavillo.”

 

Blaise scoppiò a ridere di gusto e Draco lo seguì a ruota. La tensione scemò via, i due amici – malgrado le turbolenze interiori – ripresero a canzonarsi allegramente.

“Merlino! Se sapessi, Dra! Se solo sapessi!” Bofonchiò Zabini fra una sghignazzata e l’altra.

 

 

 

 

To be continued…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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