Film > Now You See Me / I maghi del crimine
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Autore: Lynx96    05/11/2013    1 recensioni
Questa storia è nata come una Denley, poiché scarseggiano in italiano.
Partendo dal presupposto che la vita - e l'amour - siano pieni di magia, attraverso intricati giochi temporali, si sviluppa la storia dei due protagonisti secondo i punti di vista di tutti e quattro i Cavalieri (sebbene in particolare di Henley e di Atlas).
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Henley Reeves, J. Daniel Atlas, Jack Wilder, Merritt McKinney
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera, cari lettori.
Questo ritaglio della vita dei protagonisti è totalmente di mia invenzione, quindi chiedo perdono se non rispettano alcuni riferimenti che mi sono sfuggiti, se i personaggi sforano nell'OOC o se ho esagerato a tal punto con la fantasia da rendere questo testo poco credibile. Io ho fatto del mio meglio.
Vorrei tanto sperare nella vostra comprensione e che vi spogliate di qualsiasi vena pignola, permettendovi di divertirvi, almeno un poco, leggendo questo capitolo.
Come sempre: recensite!
Buona lettura.






Capitolo quinto


 

La cosa importante nel mondo è non tanto dove stiamo,
quanto in che direzione stiamo andando”

Oliver Wendell Holmes

 

 

Chicago, 11 novembre 2007

 

Nel primo pomeriggio di quella domenica nuvolosa, il vento forte di Chicago cercava di rischiarare il cielo con tanta violenza da costringere i passanti ad utilizzare i numerosi sottopassaggi per attraversare la città.

Henley era avvoltolata nella sua sciarpa preferita color vinaccia. Con una mano teneva una cartellina stracolma di crediti e certificati, con l'altra cercava di contrastare il freddo tenendo premute le dita sul colletto del suo giaccone. Il vento le aveva intorpidito le mani e i piedi, causato spasmi di freddo e le aveva momentaneamente accecato gli occhi, che vedevano tutto sfocato.
Era in ritardo e avrebbe perso il lavoro ancora prima di presentarsi, lo sapeva. Tuttavia preferiva tentare la sorte; il vento poteva aver causato ritardi anche ai suoi datori.
Ma non poteva certo aspettarsi che gli abitanti di Chicago fossero inesperti quanto lei! Sicuramente erano già sul proprio posto di lavoro affaccendati con le loro pratiche, i loro numeri, le loro prove.
La giovane si rabbuiò a quel pensiero e decise di fermarsi a prendere fiato e a bere qualcosa di caldo. Sarebbe stata in ritardo comunque, tanto valeva esserlo di cinque minuti in più.
Fu mentre si stava girando verso la direzione opposta che si scontrò con un passante.
Caddero rovinosamente a terra. Henley poteva sentire il viso dello sconosciuto a pochi centimetri dal suo, la sua barba lunga gli solleticava la mandibola.
Con un'abile mossa si liberò e aiuto il passante ad alzarsi.

-Oh, mi scusi, non l'avevo vista, questo vento mi ha praticamente accecata, spero di non averle fatto male...-

-Non si preoccupi signorina, è stato un piacere!- Le rispose una voce flebile e gentile. -La prossima volta si premuri di mettere degli occhiali da sole!-

-Grazie, me ne ricorderò!-

Scombussolata, Henley ritornò sulla sua strada e si diresse in un cafè tranquillo e molto pittoresco all'angolo del sottopassaggio.
La sua vita sembrava sempre sul punto di decollare, ma puntualmente perdeva il suo volo e rimaneva a terra.
Stanca di pensare si godette quei pochi momenti di tranquillità, poi uscì, intenta a raggiungere la sua prossima sconfitta.
Non aveva ancora percorso tre metri che un ragazzo dinoccolato che passava lì vicino le afferrò i polsi e le legò stretta una benda sugli occhi.
Completata questa prima azione la spinse in un vicoletto, dove la legò ulteriormente con qualcosa di metallico ad un bidone.
Per tutto il tempo trascorso Henley non aveva avuto il coraggio di dire niente. Non si sentiva in pericolo, sapeva destreggiarsi bene grazie alla sua perfetta coordinazione.

-Non devi essere di Chicago per andare in giro senza occhiali da sole con questo vento, oppure devi essere molto stupida-

La sua voce era arrogante,ma suadente, calma e intrisa di mistero.
Quella voce era più rivelatrice in realtà, nascondeva una tenera incertezza e una dolce timidezza abilmente nascoste dalla presunzione. Provo un certo affetto per quello sconosciuto.

-E tu non devi essere molto modesto, ma sicuramente molto sfrontato-

-Ti ho vista prima-

-Di cosa stai parlando?-

-Prima, quando sei sfuggita con maestria alla morsa di quello con cui ti sei scontrata-

-Ebbene?-

-Credo che tu abbia delle potenzialità-

-In che cosa? Scontrarmi con le persone? Perdere un lavoro prima di presentarmici? Fare tardi? Farmi rapire? -

Il ragazzo allampanato le mise la mano sulla bocca e avvicinò la propria a pochi centimetri dal suo orecchio.
In quel momento Henley decise di liberarsi e con grande abilità si svincolò da quel marasma di fili, cavi, nodi, braccia e gambe.
Si tolse la benda dagli occhi e si girò verso il suo “aggressore”.
Due occhi celesti la fissarono da uno sguardo profondo e scrutatore.

-Sono Daniel Atlas-

Le tese la mano.

-Sono un illusionista e vorrei che diventassi la mia assistente?-

Tutto questo era profondamente irragionevole e privo di senso.

-Piacere, sono Henley Reeves-

  
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