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Autore: Kimmy_chan    05/11/2013    1 recensioni
Il trapianto di organi.
La medicina conta molto sul trapianto per salvare vite umane ma ormai c'è un grave calo nelle donazioni.
Alice, giovane studentessa di medicina, aspetta un fegato compatibile con la madre.
Marco, un padre di famiglia rimasto vedevo, deve decide se donare gli organi della moglie.
Con questa storia vorrei spiegare almeno un po' i sentimenti di una famiglia ricevente e di una di donatori.
Alla fine dopo tutte le avversità si va avanti a testa alta lottando contro ogni avversità...
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                       Capitolo 02
Scritto dal punto di vista del Signor Franchi Marco

Aprii gli occhi, non vedevo bene, era tutto appannato. Sbattei le palpebre più volte fino a quando non riuscii a vedere lucidamente. Cercai di muovere le gambe per mettermi seduto ma non ci riuscivo, forse si erano addormentate, chissà da quanto tempo ero fermo lì.
Guardai intorno a me e quello che vidi fu una semplice stanza grigia di 50 m quadrati. Io ero disteso su di un letto con fodere e coperte bianche inamidate, alla mia destra c'era un comodino e su di esso c'era un bicchiere d'acqua e alcune pasticche; davanti al letto attaccato al soffitto c'era una piccola televisione, in un angolo a destra vidi una poltrona marrone di pelle e a sinistra c'era un piccolo armadietto. 
Dove mi trovavo!? Dov'erano Marta e Josh?! Cos'era successo?! Mi stava prendendo il panico, così iniziai ad urlare il nome di mia moglie e mio figlio, e continuai, e continuai, anche quando furono entrate nella stanza delle donne in camice bianco; cercavano di calmarmi, ma io continuai a chiamarli fino a quando non sprofondai nuovamente nel buio più totale a causa di un'iniezione, che un'anziana donna mi aveva fatto al braccio sinistro.

Quando mi svegliai per la seconda volta mi guardai in torno, chiusi gli occhi e cercai di ricostruire i ricordi più recenti nella mia mente...

Io, Marta e Josh stavamo tornando a casa dopo una festa nuziale di un nostro amico; non eravamo rimasti in albergo a dormire perchè il nostro J aveva la febbre e voleva tornare a casa. Vennero via con noi altri due invitati mi sembra...Silvia e Giovanni Martelli credo. 
Avevamo preso l'autostrada per Napoli, da quel paesino che si trovava tra le montagne nei pressi di Salerno, di cui non ricordavo il nome; io ero seduto dietro e tenevo Josh tra le braccia, tremava, e Marta guidava. La pioggia era fitta ma non potevamo fermarci ad aspettare che diminuisse perchè ormai continuava così da giorni; visto che era inutile attendere che l'acqua si attenuasse continuammo il tragitto. 
Poi da lì in poi era tutto più confuso...ad un certo punto Marta si girò per dirmi qualcosa, chissà cosa, d'un tratto vediamo spuntare dal nulla un grosso container davanti a noi; è troppo tardi per frenare, anche se fossimo stati sull'asciutto sarebbe stato impossibile evitare di scontrarci con quel tir, ma comunque Marta ci provò. Inchiodò e cercò in qualche modo di fermarsi, ma il risultato fu quello di ritrovarci a girare vorticosamente su noi stessi avanzando sempre più velocemente verso quel muro d'acciaio. 
Era finita. 
Le probabilità che sopravvivessimo ad un incidente simile erano basissime, ma volevo proteggere almeno il nostro bambino, così lo strinsi tra le braccia e lo coprii con il mio corpo e poi il nulla...
Non ricordavo più niente.

Riaprii gli occhi e cercai intorno a me un bottone, un qualcosa per chiamare qualcuno; ma niente.
La porta della stanza era chiusa.

-Marta!Josh! Voglio sapere dov'è la mia famiglia! Qualcuno mi risponda!!- urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. 
Nessuna risposta...

Non riuscivo ancora a muovere la gambe, ma dovevo alzarmi; così cercai di abbassare le sbarre di protezione e dopo qualche minuto ci riuscii, presi tra le mani la gamba destra e la misi di lato sul bordo del letto poi feci lo stesso con la sinistra. Erano pesanti, mi sentivo debole e confuso ma sapevo una cosa...dovevo trovare la mia famiglia.
Mi feci coraggio e mi tirai su con le braccia. Rimasi in piedi per qualche istante poi caddi per terra. 
Cosa era successo alle mie gambe?! 
Dovevo trovare qualcuno; assolutamente! Perciò iniziai a trascinarmi, con i gomiti cercai di avanzare, ma era faticoso. La mia fronte grondava di sudore, ma non mi fermai e raggiunsi la porta. 
Quando fui davanti alla soglia, mi misi di lato e cercai di arrivare alla maniglia; quando ci fui arrivato tirai la porta e così riuscii ad uscire.

-Aiuto! Qualcuno mi aiuti!- cercai di urlare con quel poco fiato che mi restava.

Qualcuno finalmente udì le mie grida ed accorse.
-Signore, perchè si è alzato dal letto!- esclamò una donna sulla trentina.
-Dov'è la mia famiglia?! E dove mi trovo ora?! Cosa è successo alle mie gambe?! Non me le sento più!- domandai angosciato, ero sull'orlo della pazzia. Cosa era successo?!
-Signore si calmi. Aspetti un attimo qui, torno immediatamente- rispose la donna gentilmente.
Dopo pochi istanti l'infermiera tornò con una sedia a rotelle.
-Venga. Le do una mano a sedersi- disse la trentenne facendomi cenno di appoggiarmi a lei per riuscire a sedermi sulla carrozzella.
Quando fui seduto su di essa la donna mi spinse vicino al letto e poi mi aiutò a sdraiarmi sul materasso.
-Ora che è di nuovo sul suo letto mi prometta che non cercherà più di muoversi da solo; si potrebbe far male la prossima volta- disse la donna preoccupata.
-Voglio sapere dov'è la mia famiglia e cosa è successo. Dove sono?!- insistetti.
-Signore si calmi. Si trova all'ospedale Cardarelli di Napoli. Chiamo subito un dottore che risponderà a tutte le sue domande; ma fino al suo arrivo deve aspettare e stare calmo. Va bene?- rispose con dolcezza l'infermiera prima di uscire dalla stanza.
Ero rimasto di nuovo solo e quella strana sensazione che sentivo al cuore, simile ad una fitta era sempre più forte.
D'un tratto però la porta si aprì ed entrò un uomo alto con i capelli brizzolati e gli occhiali a mezza luna.
Salve sono il Dottor Moretti, mi spiace che mi abbia atteso. Lei e la sua famigli ha avuto un brutto incidente sull'autostrada...-
-Dove sono Marta e Josh!? Cioè dove sono mia moglie e mio figlio?! Stanno bene vero?!- lo interruppi ansioso.
-Signor Franchi, suo figlio...mi dispiace...- iniziò a dire l'uomo con voce affranta.
-No! No! Non può essere! Mi dica che non è vero! Mi dica che è tutto un sogno! Non può essere! Il mio bambino!- urlai disperato.
Cercavo di trattenere le lacrime ma non sapevo quanto avrei retto.
-Mi dispiace. Ma deve farsi coraggio-
-E Marta?!Lei come sta? Dov'è? Voglio vederla!- dissi con fermezza.
-Sua moglie è in condizioni critiche. E' in terapia intensiva... devo dirle la verità; non sappiamo se riuscirà a superare le 24 ore...-
No, non poteva essere. In un secondo il mondo mi stava cadendo adosso; mia moglie era in condizioni gravi e mio figlio era morto. Il mio adorato bambino era scomparso...
-Ed io? Perchè non riesco più a muovere le gambe? Sono rimasto paralizzato vero!? Dottore mi dica la verità. Non potrò più camminare giusto!? - 
-C'è una possibilità su cento che lei possa tornare a camminare dopo la riabilitazione-
-Capisco... grazie per essere stato franco con me dottore; ma ora vorrei rimanere da solo per favore- dissi abbattuto.
-Si, certo. Se ha bisogno di qualcosa prema il pulsante giallo che si trova alla sua destra sul muro, verrà da lei un'infermiera- rispose il dottore e dopo di che uscì dalla stanza.
Appena la porta si chiuse scoppiai in lacrime.
Non potevo crederci, la mia vita era andata in frantumi. Cosa avrei dovuto fare?! 
Avevo così tanta voglia di lasciarmi andare, di rimanere lì immobile e lasciarmi morire; avrei raggiunto il mio figliolo. L'idea mi affascinava. Ma d'un tratto mi ricordai una cosa...Marta aveva ancora una possibilità, dovevo starle accanto, non potevo abbandonarla ora. Le sarei stato vicino e insieme avremmo affrontato la morte di Josh...
Così con un veloce gesto premetti il pulsante giallo e dopo qualche minuto sulla soglia della porta apparse un'infermiera -Ha chiamato Signor Franchi?- 
-Sì, vorrei andare da mia moglie- dissi con tono deciso.
-Non credo sia una buona idea per lei andare a trovarla; è sotto sedativi, non si renderebbe nemmeno conto della sua presenza. Dorme -
-Non mi importa; devo starle accanto. Voglio starle accanto!- risposi con più decisione.
-Va bene, aspetti che lo comunico alla capo sala e la porto immediatamente da sua moglie in terapia intensiva- rispose l'infermiera prima di riuscire dalla stanza.
"Marta sto arrivando; aspettami e tieni duro." pensai...



Angolino di Kimmy_chan
Non mi dite niente sul fatto che ho scritto "scritto dal punto di vista ecc.." e non con il POV è voluto 
Ci tengo molto a questa storia e vorrei sapre cosa ne pensate. 
Per favore ditemi cosa ne pensate se non ci saranno Recensione penserò che la storia non sia di vostro gradimento e ci rimarrei male :((((

RECENSITE PLEASEEE 
  
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