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Autore: lunatique    08/11/2013    15 recensioni
Prendiamo una ragazza, che non va molto bene a scuola, negata nello sport. Ora aggiungete un ex-migliore amico con i capelli tipo riccioli d’oro e due fossette da bambino piccolo. Prendete un amico che si innamora della ragazza, una sorella perfetta, un ragazzo dolce più del caramello ed un amica che soffre in silenzio. Aggiungete al tutto una troietta che nella vita non ha niente da fare, tranne che combinare casino.
Cosa viene fuori? Un’enorme disastro, ecco com’è la vita di Alex Stewart da pochi mesi a questa parte.
***
TRAILER DELLA STORIA: http://www.youtube.com/watch?v=wDnylwQDE2o
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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When you look me in the eyes
And tell me that you love me
Everything's alright,
When you're right here by side.
When you look me in the eyes,
I catch a glimpse of heaven.
I find my paradise,
When you look me in the eyes.

 
Vorrei chiedervi la cortesia di leggere lo spazio autrice a fine capitolo, grazie e buona lettura:)


Per tutta la giornata avevamo ripulito casa e disfatto le valige, poi eravamo andati a conoscere la zia di Niall che è una donna davvero dolce. Ed ora sto qui, distesa sul letto di quella camera, completamente sotto le coperte (che puzzano di muffa) a cagarmi sotto perché il quadro appeso davanti a me è inquietante.
Dai Alex, ora chiudi gli occhi e non ci pensare.
Mi rigirai nel letto, sentendolo scricchiolare in una maniera inquietante. Chiusi gli occhi cercando di non pensarci.
Cazzo quanto fa freddo qui sotto!
Mi raggomitolai nelle coperte nascondendo la testa sotto al piumone, quando sentii dei rumori.
Cosa cavolo è?
Tranquilla Alex, è tutto frutto della tua immaginazione, non c’è nessuno.
Più i rumori continuavano più io mi cagavo sotto. Afferrai il cellulare che avevo messo su un comodino lì vicino e feci luce nella stanza.
Il quadro davanti a me continuava a fissarmi, quel signore sembrava vivo.
Feci luce in ogni ancora della stanza, notando che vicino all’armadio c’era qualcosa che si muoveva.
Mi avvicinai lentamente (molto lentamente) a quella cosa.
Riuscivo solo a vedere una codina attaccata ad un corpicino mezzo nascosto, era… un topo.
UN TOPO?!
Ma che cristo ci fanno i topi qui?
Che schifo! Non voglio dormire con quell’essere in camera!
L’unica alternativa è andare da Harry.

Topo o Harry?
Presi un respiro profondo, afferrai la mia valigia che aveva ancora i miei vestiti dentro, dato che non volevo tirarli fuori per metterli in quell’armadio mezzo rotto e impolverato.
Mi feci luce col cellulare su tutte le scale, cercando di fare meno rumore possibile.
Aprii lentamente la porta della stanza, proprio in quel momento la luce si accese.
“Che ci fai qui?” Mi chiese Harry, seduto sul letto di sotto.
“La mia camera è inquietante e c’è un topo, posso dormire qua?” Chiesi con un sorrisino.
“D’accordo.” Mi sorrise anche lui.
Posai la borsa per terra, in un angolino.
“Scegli tu dove dormire.”
Che?
In quel momento notai che il letto di sotto era a due piazze, mentre quello di sopra era singolo.
Vai sopra Alex, vai sopra.
“Emh… p-penso che andrò s-soprà.” Balbettai con le guance che mi andavano a fuoco.
Mi arrampicai sulle scalette, posizionandomi comodamente sul letto.
“Buonanotte.” Mi disse.
“Buonanotte Harry.” Sorrisi.
 
UN’ORA DOPO:
“Harry.”
Nessuna risposta.
“Harry.”
 “Harry, stai dormendo?”
“Che palle, non riesco a dormire.” Mi lamentai.
“Quanto fa caldo qui, sembra di stare in Africa.” Sbuffai ancora.
“Harry ma sei sveglio?” Chiesi ulteriormente.
“No che non sei sveglio, ovvio. Saranno le due di notte ed io sto parlando da sola come una completa cogliona.” Mi rigirai nel letto e sentii qualcuno ridacchiare.
“Harry?”
La risata aumentò, mi sporsi leggermente guardando verso il letto di sotto. La luna fuori dalla finestra illuminava la sua bocca che era aperta in un sorriso divertito.
“Coglione, che ti ridi?!” Imprecai tirandogli un cuscino in pieno viso, la sua risata aumentò ed io provai a trattenere la mia. Mi sporsi leggermente di più, calando un braccio per riuscire a riprendere il cuscino, dato che odio dormire senza.
Mi sbilanciai troppo e caddi nel letto di sotto, proprio accanto a Styles.
“Ahio! Quanto cavolo è duro questo materasso!” Imprecai massaggiandomi la schiena.
“Come hai fatto a cadere?” Mi chiese guardandomi, ancora sdraiato vicino a me.
“È colpa tua.”
“Mia? È colpa mia se hai l’equilibrio di un bambino neonato?”
“Gnègnè.”
Gli diedi una botta sulla spalla e mi alzai in piedi.
Misi le mani sopra al materasso del letto di sopra, provando ad aggrapparmi per risalire.
“Hey, dove vai?” Chiese.
“Non voglio parlare con te.” Dissi dura.
Riuscii a darmi la spinta necessaria per andare nel mio letto, ma proprio in quel momento Harry mi tirò per una caviglia ributtandomi vicino a lui. Tempismo perfetto, Harold.
“Dai, resta qui. Tanto neanche io riesco a dormire.” Mi sorrise mostrandomi le fossette dolci.
Ci pensai su, poi annuii.
“D’accordo, buonanotte.” La mia voce era sempre dura. Mi girai su un lato, in modo tale di avere Harry alle mie spalle.
Mi raggomitolai nelle coperte, cercando di non pensare al fatto che effettivamente ero a letto con Styles.
Wao Alex, sei passato in poche ore dal dormire con i topi a dormire a cinque centimetri di distanza col riccio, complimenti.
Lo sentii stuzzicarmi un fianco e quasi non mi venne voglia di tirargli un calcio nei gioiellini di famiglia.
“Che c’è ancora?” Sbuffai senza girarmi verso di lui.
“Ho freddo.” Si poteva notare una nota giocosa nella sua voce, ero sicura che aveva ancora il suo sorriso stupido stampato in faccia.
Ma poi freddo di che? Come minimo fanno 30 gradi.
“Tieni, eccoti la coperta.” Tolsi il lenzuolo dal mio corpo per gettarlo bruscamente dalla sua parte. “Ti senti meglio ora?”
“No, ho ancora un po’ di freddo.” Mi stuzzicò ancora il fianco, provai a non ridere appena fece pressione. Giuro che se mi fa il solletico potrei non rispondere più delle mie azioni.
“Vieni qui?” Mi domandò, percorrendo con una mano la lunghezza del mio fianco.
Sorrisi istintivamente e ringrazia il cielo che dato che ero girata di spalle, lui non potesse vedermi.
Sentii il suo corpo avvinarsi al mio, trattenni il respiro cercando di rimanere calma e di controllare i battiti cardiaci esageratamente aumentati.
Mi cinse con un braccio il girovita, dandomi un bacio umido sulla mascella. Soffio sul quel punto e rise vedendo il mio corpo rabbrividire.
Girai il viso nella sua direzione, puntando le mie iridi verde scuro in quelle sue smeraldo, illuminate dalla luce della luna.
Sorrisi cedendo.
“Sei uno stronzo.” Ridacchiai accoccolandomi contro il suo petto, mentre mi stringeva a se avvolgendoci tra le coperte.
“Perché?” Alzò un sopracciglio, divertito.
“Non so come fai, ma lo fai. E sai che dovresti smettere.” Farfugliai.
“Dovrei smettere di fare cosa, esattamente?”
Dovresti smettere di sorridere in quel modo.
Dovresti smettere di puntare i tuoi occhi nei miei perché mi metti a disagio, ma è una cosa che adoro.
Dovresti smettere di essere così testardo.
Dovresti smettere di stuzzicarmi perché sai che cedo sempre.
Dovresti smettere di riavviarti i ricci in quel modo.
Anzi, dovresti smettere di essere riccio perché amo i tuoi ricci. Fatti pelato.
Dovresti anche smetterla di sorridere, perché ti vengono le fossette e sono la cosa più bella che io abbia mai visto.
Dovresti smettere di parlare, perché hai una voce roca ma dolce e mi piace troppo sentirti parlare, a tal punto che ora non riesco a fare a meno di sentirla.
Dovresti smettere di… di essere te.
“Niente.” Risposi semplicemente, uccidendo ogni idea malsana che avevo di dire quello che mi passava per la mente. “Notte Harry.” Alzai il viso per lasciargli un bacio sul collo.
“Buonanotte.”
 
Mi rigirai più volte nel letto tastando con una mano il materasso intorno a me, non c’era nessuno.
Aprii lentamente gli occhi notando che ero sola, Harry s’era già alzato.
Mi alzai di malavoglia, camminando fino al piano di sotto ed entrando nella cucina dove vi erano Juliette e Louis a fare colazione.
“Buongiorno.” Biascicai strofinandomi gli occhi.
Aprii il frigorifero ma era completamente vuoto, sbuffai visibilmente e mi sedetti vicino al piano cottura.
“Ah Alex, oggi dobbiamo andare a fare spesa e siccome non abbiamo niente sono andata a prendere dei cornetti stamattina per tutti.” Mi avvertì mia sorella avvicinandosi a me con una busta bianca in mano.
Tirai fuori un cornetto alla nutella e lo addentai con gli occhi socchiusi, dondolando le gambe nel vuoto.
“Mabel è già sveglia?” Chiese la bionda.
“No è ancora nel letto a dormire.” Le rispose Louis addentando il suo cornetto alla crema.
Ritornai a concentrarmi su quel buonissimo cornetto, ancora caldo.
“Che facciamo oggi?” Domandai dopo un po’.
“Andiamo in spiaggia?” Parlò il castano a mo’ di domanda, guardandoci.
“Perfetto.” Rispondemmo io e Juls.
“Dormito bene stanotte?” Ci fece la bionda.
“Si, Mabel parla nel sonno ma è adorabile quando lo fa, anche perché parla di me.” Sorrise il castano. “Tu?”
“Benissimo.” Mostrò le fossette mia sorella. “Tu Alex? Non hai paura a dormire nel seminterrato?” Corrugò la fronte.
“I-io…” Balbettai.
“Nel seminterrato? Stamattina ho visto che dormivi con Harry, sono passato per chiedergli se aveva un caricatore e vi ho trovati abbracciati a russare come due ippopotami.” Mi prese in giro il castano, diventai tutta rossa e sgranai gli occhi.
“Ooooh! Roba piccante!” Se ne uscì fuori Juliette. Ma che cazz? “Allora, raccontaci un po’ della tua nottata di fuoco con Styles.”
“Ma quale nottata di fuoco?! Sei fuori strada Juls!”
“E allora perché eravate abbracciati nel letto?” Alzò un sopracciglio incrociando le braccia al petto.
“Emh, devo andare a prepararmi.”
Mi alzai velocemente, salendo in camera. Aprii la valigia iniziando a mettere i miei vestiti nei cassetti ancora vuoti.
“Buongiorno.” Mi disse una voce calda. Harry mise le mani sui miei fianchi dandomi un bacio sotto all’orecchio.
Sobbalzai dallo spavento.
“Buongiorno.” Sorrisi girandomi, il suo volto a pochi centimetri dal mio.
Accennò un sorriso. Ci guardammo per secondi che sembrarono non terminare mai, poi abbassai i miei occhi verso il pavimento e sgattaiolai vicino alla valigia ancora mezza piena di roba.
“Allora, vieni in spiaggia con noi?” Buttai giù per rompere il silenzio imbarazzante del momento.
“D’accordo.” Rispose semplicemente.
“Bene.” Sorrisi girandomi verso di lui per poi ritornare sulla mia valigia.
Iniziai a rovistare distrattamente tra i miei costumi, cercandone uno da poter mettere. Abbassai la testa lasciando cadere i capelli per coprirmi il viso.
“Dormito bene stanotte?” Chiese all’improvviso.
“Si, tu?” Risposi girandomi verso di lui con un costume in mano.
“Benissimo, la compagnia era ottima.” Mi fece l’occhiolino e sentii le mie guance avvampare.
“O-okay senti io vado a… a cambiarmi emh… a dopo.” Balbettai uscendo con fretta dalla stanza per chiudermi in bagno.
Perché è tutto così imbarazzante? Questa non è stata la prima volta che ho dormito con Harry, eppure mi sembra tutto così strano.
Insomma, forse perché l’ultima volta eravamo due bambini che ci mancava poco non facessero la doccia insieme e non sapevamo cosa significasse la parola “sesso”. Per noi era normale dormire insieme, come due fratelli, ma ora abbiamo sedici anni ed è tutto diverso.
Noi siamo diversi.
Non posso dormire con lui e come se fosse mio fratello, o uno di quei cugini brutti che non farebbero eccitare nemmeno una troietta che ha appena visto un porno e quindi dormire con lui non fa nessun effetto. Perché dormire con lui fa molto effetto, almeno questo è quello che deduco dalla mia pancia in subbuglio.
“Voglio avere otto anni.” Sbuffai guardandomi allo specchio e provando a ricordare com’ero prima, eppure io non vedevo nessuna differenza a parte qualche curva in più.
Mi cambiai velocemente mettendo gli occhiali da sole sopra la mia testa, a mo’ di cerchietto per capelli.
Misi una maglietta sbracciata larga, bianca abbinati a dei pantaloncini di jeans chiari per coprire il costume, infilai le ciabatte e decisi di non truccarmi dato che anche i trucchi woterproof finivano per colarmi. Meglio evitare di sembrare un panda disperato e far scappare tutte le persone presenti in spiaggia.
Uscii di corsa fiondandomi in salotto dove erano riuniti tutti, chi a guardare la tv, chi a parlare al telefono e chi a chiacchierare.
“Andiamo?” Sorrisi.
“D’accordo.” Mi rispose Niall alzandosi in piedi e andando verso l’uscita, seguito dagli altri.
 
 
“Sai, da piccola mi ci mettevo sempre dentro e mio padre mi spingeva in giro per il supermercato con mia madre che ci seguiva tutta incazzata.” Dissi ad Harry distrattamente, mentre prendevo una confezione di biscotti e la mettevo dentro il carrello.
“Lo so, ti ricordi la gara che abbiamo fatto da piccoli? Matt che spingeva te e mia sorella che spingeva me.” Sorrise ricordando.
“Io e Matt eravamo indubbiamente i più forti, potevamo vincere se solo il proprietario del supermercato non fosse venuto a romperci le palle e non abbia chiamato i nostri genitori.” Sbuffai.
“Si mi ricordo, Gemma era tutta terrorizzata mentre tu stavi per mettere le mani addosso a quel tizio e gl’hai quasi sputato in un occhio.” Rise scuotendo la testa.
“Ero una bambina adorabile.” Battei velocemente le ciglia facendo un sorrisino amabile.
 
“Matt dobbiamo vincere.” Sussurrai al ragazzino dei capelli castani, leggermente alzati.
“Ci puoi scommettere.” Mi sorrise, ammiccando.
Guardai con aria di sfida Harry, seduto nel carrello vicino al mio. Lui ricambiò lo sguardo con un velo di superiorità nei suoi occhioni verdi. Alzai un sopracciglio aspettando che fosse lui a distogliere lo sguardo per primo, infatti così accadde ed io risi tra me e me.
“Pronti?” Ci chiese Madelaine in piedi tra Matt e Gemma. Quest’ultimi annuirono ed io ed Harold facemmo lo stesso.
“Tre, due, uno…” Si fermò creando un po’ di suspance. “Via!” Urlò, Matt e Gemma cominciarono a correre spingendo me ed il riccio tra le corsie del supermercato.
“Più veloce!” Urlai a Matt, dato che i nostri carrelli continuavano a sfiorarsi senza superarsi.
Gemma era più alta di tutti noi, dato che era più grande, in fatto di corsa era molto brava e questo era un vantaggio, ma io mi fidavo di Matt e del suo anima da bambino iperattivo che sprigionava ogni volta che si doveva fare una gara.
Eravamo quasi alla fine del percorso, riuscivamo già a vedere la figura alta e sfocata di Gabriel che ci aspettava al traguardo.
Matt iniziò a correre più veloce di prima, sorpassando il carrello avversario, mi girai verso Harry per fare una linguaccia e lo sentii spronare la sorella a superarci.
Non feci in tempo a rivoltarmi che Matt si era fermato bruscamente, lo stesso anche Gemma.
Girai la testa guardando davanti a noi una ragazza con la divisa del supermercato, probabilmente lavorava lì.
“Merda.” Imprecai, nonostante la mia tenera età non mi facevo troppi problemi a dire cosa mi passava per la testa, ed in quel momento il mio cervello lampeggiava la parola “merda”, che ci potevo fare?
“Johnson, abbiamo un problema nella corsia cinque.” Mormorò in una specie di walkie tolkie blu.
POCHI MINUTI DOPO.
“Stewart, chissà perché sospettavo che in mezzo a tutto questo casino ci fosse il tuo zampino.” Mi disse con un sorrisino maligno dipinto in volto, Johnson, il proprietario del supermercato. “Stavolta hai portato la tua piccola banda con te?” Mi prese in giro.
“Felice di rivederti, Johnson.” Lo guardai male.
Lui era convinto che noi eravamo tutti dei bambini da rinchiudere, soprattutto io, mi odiava e diceva che ero “il capo della banda di Holmes Chapel”, insomma, parlava di noi come fossimo mafiosi.
Non capivo perché mi odiava, solo perché avevo messo le mentos nelle bottiglie della coca cola allagando metà supermarcato, perché avevo giocato a capitan uncino usando le mele per simulare le palle dei cannoni e le lanciavo alle persone, o perché versavo tutto l’olio tra le corsie per poter far finta di sciarci sopra, non sono buoni motivi per avercela con me.
“Corsa con i carrelli, questa non mi è nuova.” Passò davanti ad ognuno di noi.
“Eh ragazzi, così non va bene…” Iniziò con quella frase il solito monologo su quanto siamo incivili e blah blah blah.
Sentii Harry toccarmi un fianco, come per chiamarmi. Girai lo sguardo verso di lui e accennò con gli occhi alla sua mano. Abbassai lo sguardo con nonchalance, vedendo che teneva tra le dita una bomboletta di spry al peperoncino, presa dagli scaffali li accanto. La afferrai lentamente, nascondendo le mani dietro la schiena per non farmi scoprire. Tanto Patrick Johnson era troppo preso dal suo discorso e non se ne accorse.
Guardai Gemma e Matt che mi capirono con lo sguardo, ormai avevano imparato ad afferrare i miei segnali.
“Tre…” Sussurrai.
“Due…” Continuai puntando gli occhi su Johnson.
“Uno…” Feci una pausa cortissima, poi mormorai un “ora” e spruzzai lo spry al peperoncino negli occhi di Johnson che iniziò ad urlare.
Gli altri avevano già iniziato a correre ed io li raggiunsi facilmente.
“Venite qui!” Sentimmo Patrick urlare, ma noi ridavamo continuando a correre per arrivare all’uscita.
Due commessi però si fermarono davanti a noi impedendoci di continuare, mi presero mettendomi sulla loro spalla a mo di sacco di patate e trascinarono gli altri verso un Johnson isterico.
“Voi piccoli demoni!” Puntò il dito verso di noi. “Ora chiamo subito i vostri genitori!”
“Fa come vuoi.” Alzai gli occhi al cielo arrendendomi, ancora sulla spalla di quel commesso.
Gemma iniziò a piagnucolare mentre Harry sbiancò completamente. Matt invece sembrava tranquillo almeno quanto me.
 
“Ma alla fine mi è andata bene dai.” Scrollai le spalle, ritornando nella realtà.
“Ma i tuoi ormai si erano abituati ad essere chiamati da Johnson perché rompevi le palle, mentre mia madre no quindi mi ha strillato per un’ora.”
“Hey non è vero! Johnson non chiamava sempre mamma e papà, mica facevo così tanti casini eh.” Replicai.
Lui alzò un sopracciglio guardandomi.
“I tuoi avevano il suo numero tra i preferiti.” Continuò.
“Vabè svaghiamo.” Feci un gesto con la mano. “Che dici, la prendo la nutella?”
Chiesi.
“Si, meglio prenderne due barattoli dato che abbiamo Niall in casa.”
Risi.
“D’accordo, che due barattoli siano.”
Continuai a camminare al fianco di Harry (e del carrello) tra le corsie, in cerca di qualcos’altro.
“Hey, ma dove sono gli altri?” Chiesi all’improvviso notando che la voce squillante di Louis non mi stava rompendo i timpani.
“Boh, hanno detto che sarebbero andati nel reparto pesce.” Scrollò le spalle.
Però che strano, non fanno altro che lasciarci soli a me e Styles. Anche stamattina in spiaggia, trovavano delle scuse per andare da qualsiasi parte a fare qualsiasi cosa e mi lasciavano sola col riccio. Chissà cosa stavano tramando, forse gli facevamo solo pena perché siamo due single in mezzo a delle coppiette felici ed esageratamente diabetiche.
“Che strano, non fanno altro che scappare via e lasciarci soli.” Mormorai dando fiato a parte dei miei pensieri.
“Già, credo lo facciano a posta.”
“Chissà cosa tramano.” Continuai.
“Mmm… magari un attacco a sorpresa, forse ora spuntano da dietro ai surgelati e…” Mi attirò a se stringendomi tra le sue braccia con un urlo grottesco, simile a quello che emettono i pirati. Lanciai un gridolino di terrore.
Mi prese in braccio ridendo mentre cercavo di divincolarmi.
“Harry ci guardano tutti!” Urlai ridendo. Mi mise dentro il carrello tra i cibi che avevamo preso, con un sorrisino soddisfatto.
“Ora ti ho presa in ostaggio.” Rise spingendomi tranquillamente in giro per il supermercato e continuando a prendere distrattamente roba dagli scaffali. “Potrei chiedere un riscatto, guadagnerei un casino con un prigioniero così…” Si bloccò.
“Così?” Lo spronai a continuare.
Sembro pensarci su, poi mi sorrise in un modo semplicemente adorabile.
“Così speciale.”
Arrossii visibilmente e provai a nascondere la mia testa tra i capelli, facendoli ricadere sulle mie spalle.
“Aw.” Riuscii a mormorare mentre il mio stomaco ballava la macarena e si contorceva dalla gioia. “Però conoscendo Louis ti pagherebbe per non liberarmi.” Dissi ridendo per spezzare l’imbarazzo, lui scoppiò in una risata fragorosa che fece aumentare la mia.
“Hai ragione, ma in ogni caso io ci guadagno.”
 

LOUIS:

Mi sporsi leggermente, nascosto dietro agli scaffali pieni di roba per riuscire a vederli meglio.
“Che stanno facendo?” Mi chiese Juliette dietro di me con gli altri.
“Scherzano.” Sorrisi, Mabel si lasciò scappare un “aw” e ritornai a spiare i due che sembravano una coppia di innamorati. Ansi, erano una coppia di innamorati, ormai l’avevamo capito tutti tranne loro, un classico.
 “Adesso Harry l’ha presa in braccio e la sta mettendo dentro un carrello, Alex ha gli occhi che lampeggiano la parola ‘sposami’.” Scherzai mentre Niall protestava perché voleva vedere.
Il biondo si sporse vicino a me, forse un po’ troppo ed io lo sgridai.
“Niall così ti vedono!”
Sbuffò e si accucciò dietro di me.
“Si ma non vale, voglio vedere!” Rispose.
“Anche io voglio vedere, levati di mezzo!” Juliette mi diede un calcio per spostarmi ed io la guardai malissimo.
“Dai Lou togliti!” Continuò Mabel.
“Grazie perché, in quanto mia ragazza, stai sempre dalla mia parte.” Ironizzai e lei mi diede un bacio sulla guancia, cosa che mi fece perdere un battito al mio povero cuore.
Mi sorrise in un modo che solo lei sapeva fare e mi venne quasi voglia di assalirla li, davanti a tutti e riempirla di baci.
“Louis placa i tuoi ormoni da diciottenne impazzito.” Mi sgridò una vocina rompicoglioni nella mia testa.
Qualcuno si schiarì la voce davanti a noi quattro che alzammo lo sguardo molto lentamente, incontrando quello di Alex ed Harry che avevano entrambi il sopracciglio alzato.
Ci alzammo in piedi sorridendo come degli ebeti.
“Cosa state facendo?” Scandì bene le parole il riccio, che ci guardava come fossimo bambini tardi.
“Emh noi stavamo… a Niall era caduta una lente a contatto.” Buttai giù velocemente, ma proprio in quel momento Mabel mi parlò sopra, inventando un’altra scusa. “Mi era caduto un orecchino.”
Merda.
Ci guardammo tutti imbarazzatissimi, poi Juliette si decise a parlare.
“Stavamo aiutando Mabel e Niall a cercare le loro cose.”
Tutti e quattro annuimmo, sorridendo quasi in un modo inquietante.
“Okay…” Disse Alex spostando lo sguardo su ognuno di noi, molto velocemente.
Siamo decisamente dei pessimi attori.
“Allora, avete preso tutto?” Fece Harry per spezzare il silenzio. Annuimmo a tutti e sei ci dirigemmo verso la cassa, dividendoci il costo della roba.
 

ALEX:

“Juliette ho fame!” Sentii Louis piagnucolare dalla cucina che aveva la porta aperta, mentre ero comodamente distesa sul divano col computer in grembo.
“Aspetta un attimo!” Urlò lei con l’esasperazione che le usciva da ogni parola. “Sei più rompipalle di un bambino di due anni che fai i capricci.”
“Cattiva!” Ribatté Louis. “Harreh!” Urlò quel nome con una voce talmente acuta da farmi storcere la bocca e tapparmi un orecchio.
“Dille qualcosa!” Sentii ancora la voce del castano arrivarmi alle orecchie come fosse accanto a me.
“Juliette birbantella, non toccare il povero Louis.” Udii la sua voce roca ed ironica che mi fece sorridere.
“Voi due invece di fare i coglioni, ci date una mano?” Questa volta era Mabel al parlare.
“Niall prendi i bicchieri?” Chiese mia sorella.
“Subito principessa.” Rispose lui col suo accento irlandese.
Sentii un coro di “awww” provenienti dalla cucina e alzai gli occhi al cielo, probabilmente ora Juliette stavo arrossendo come un peperone e fulminava tutti con i suoi sguardi omicidi.
“Tu guarda com’è dolcioso il nostro Nialler!” Disse Harry ed un altro coro di “aw” si sollevò facendomi ridere.
Continuai a concentrarmi sul computer davanti a me, girando un po’ su youtube quando delle grida richiamarono la mia attenzione.
“No Lou che fai! Non così tanto sale!” Urlava Mabel.
Posai il computer sul divano e corsi in cucina per vedere la scena.
“Fai lavorare lo chef, donna!” Rispose lui imitando uno strano accento francese e aggiungendo del sale in una pentola.
Juliette provava a fermarlo mentre Harry e Niall erano appoggiati al muro a ridere.
“Chiamami ancora ‘donna’ e torni single, baby.” Gli fece la rossa alzando un sopracciglio.
“Scusa scusa scusa, lo sai che ti amo!” Disse lui abbracciandola stile koala e baciandole ogni angolo della faccia, lei rise e lo strinse.
A modo loro, anche Louis e Mabel sono dolci, alla fine.
“Alex sei qui!” Juls buttò lo sguardo su di me, ancora all’entrata e mi sorrise per poi tornare sulle pentole.
“Hey che ci fai qui?” Mi sorrise il riccio.
“Harry, non so se hai capito che per questi mesi io vivo qui.” Risposi ovvia, ridendo.
“Ah già, è vero.” Arrossì visibilmente, tutti i presenti si girarono verso di noi guardandoci in un modo inquietante.
“Che c’è?” Chiesi dopo un po’, guardandomi intorno.
“Niente.” Risposero tutti in coro, dio sembra di stare in un film horror.
“Emh… Mi sta squillando il cellulare, devo andare.” Fece Mabel uscendo dalla stanza.
“Alex, io vado a chiamare la mamma.” Mi sorrise la bionda uscendo anche lei.
“Niall mi aiuti a cercare quella cosa che avevo messo nella tua valigia.” Fece Lou.
“Emh… si okay.”
Io e Harry guardammo gli altri andarsene via con aria sospettosa. Ma che sta succedendo? Che hanno tutti?
“Sai cucinare tu, vero?” Feci per spezzare il ghiaccio, avvicinandomi ai fornelli.
“Si, perché?”
“Allora dimmi perché l’acqua della pasta fa le bollicine.” Guardai la pentola corrugando la fronte.
Rise leggermente, mettendosi accanto a me.
“È normale, non hai mai visto tua madre cucinare la pasta?”
“Se per ‘pasta’ intendi quella roba somigliante alle feci suine che mi fa mangiare allora no.”
Rise divertito guardandomi con la coda dell’occhio.
“Dai, Katherine non fa così schifo a cucinare.”
Alzai un sopracciglio assumendo lo sguardo da ‘mi stai prendendo in giro’?
“Okay, forse hai ragione tu.” Finì dopo avermi guardata, ridemmo insieme e continuammo a “cucinare” (lui cucinava e io lo guardavo come se fosse una specie di adone greco venuto sulla terra per scatenare i miei ormoni da povera adolescente).
***
scusate l'enorme ritardo, ma sono stata sempre occupata in questi giorni tra la scuola e il piangere sentendo i jonas brothers.
probabilmente nei prossimi capitoli continuerò a parlare di loro rompendovi le palle come non so cosa (come sto già facendo a quelle del gruppo di facebook)
ma i jonas sono stata la mia prima cotta, il primo gruppo che mi sia veramente piaciuto, i primi cantanti (maschi) che ho amato.
ed ora che si sono sciolti sento un vuoto al petto come non so cosa.
per questo ho deciso di mettere all'inizio di questo capitolo la canzone "when you look me in the eyes" dei jonas, è senza dubbio una delle mie preferite ed ascoltatela, perchè merita davvero.
sarei sempre voluta andare ad un loro concerto, ma a quanto pare questo non succederà.
mi sento incredibilmente vuota, sola, e boh è una cosa strana e vi sto facendo deprimere anche a voi, scusate.
per tutte le jonatics che stanno leggendo questo, mi dispiace tantissimo e se volete io ci sono perchè mi sento male anche se loro non sono i miei idoli.
detto questo, la finisco di fare la depressa e passo al capitolo.
mmmh boh a me non piace tanto, c'ho messo tanto per scriverlo e lo trovo pesante da leggere, banale e ripetitivo.
grazie a tutte quelle che hanno speso tempo per leggere questo spazio autrice, grazie a quelle che recensiscono e mi fanno sorridere in questi giorni molto tristi per me, grazie a quelle che seguono la mia storia e che mi supportano qui, su twitter e su facebook. vi amo davvero tanto, grazie a tutte.
ringrazio come sempre caterina, irene, potatoess, clacla_25 e demi_oned vi amo tantissimo.
a presto, scusate se aggiornerò in ritardo ma sono proprio distrutta e non ce la faccio, mi scuso per gli errori che ci sono nel capitolo ma non l'ho riletto:)


                                                                               
   
 
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