21- Memories of life and
death
Pioveva ancora ed ancora.
Hermione non ricordava di aver mai visto Malfoy Manor
sotto la rassicurante luce del sole che rendeva tutte le cose più chiare…più
limpide.
Sorrise biecamente al pensiero che una sola cosa nella sua
vita divenisse finalmente limpida, chiara e senza ombre, mentre attendeva
tremante di freddo che qualcuno le aprisse la porta d’ingresso del maniero. Il
vestitino rosso d’occasione che indossava a malapena le evitava il
congelamento.
Draco non l’attendeva, non si erano dati alcun
appuntamento dopo il loro ultimo incontro che con le sue rivelazioni tanto
l’aveva confortata e resa…più leggera.
Ora che sapeva la verità, pesante sì ma di un peso
accettabile, stranamente si sentiva libera di potersi presentare da lui quando
voleva. Senza più segreti o bugie ad ostacolarla era come se per lei, nella sua
beata ingenuità, fosse la cosa più normale del mondo. Non lo era invece e forse
da qualche parte, soffocata sotto l’appagamento della sua grassa coscienza, sapeva
di saperlo.
Tuttavia non si fece troppi problemi nell’aprire da sola con un colpo di bacchetta il pesante portone di legno massiccio , dopo un’attesa un po’ troppo lunga.
Flith, il rugoso e inquietante elfo domestico di casa
Malfoy, non si vedeva da nessuna parte ed Hermione tirò un inconsapevole
sospiro di sollievo.
-Draco?- il grande salone d’ingresso le rimandò ingigantito solo l’eco della sua domanda appena sussurrata.
Si accorse solo allora che ogni luce del maniero era
accesa; il grande lampadario di vetro murano nero splendeva nella sua maestosa
ma essenziale bellezza. Draco dunque doveva essere in casa.
“Sarà nel suo studio” considerò Hermione imboccando di
volata una delle due scalinate che conducevano ai piani superiori.
Ron e il suo ritorno, Harry e il Bloody Rose, gli
Horcruxes…tutto era lontano e privo di importanza ora che si ritrovava di
nuovo, come in un bellissimo gioco di ruolo, all’interno di quella casa tanto
sconosciuta ma tanto amata.
Non ci aveva riflettuto abbastanza, ma dopo la giornata
che aveva trascorso, dopo le rivelazioni di Ron e i suoi occhi limpidi e
azzurri che la uccidevano inconsapevolmente ad ogni sguardo, l’unica cosa che
aveva desiderato non era stata quella di rinchiudersi in casa sua, ma in quella
di Draco, con Draco.
Arrivata al terzo piano con il fiato corto per la corsa e
l’aspettativa spalancò euforica la porta dello studio.
-Sorpresa!- trillò allegra.
Ma la sorpresa, o meglio, la delusione l’ebbe lei.
Lo studio era vuoto, vuoto di Draco.
Nell’angolo più in ombra la libreria scorrevole,
leggermente discosta dalla sua solita posizione, lasciava intravedere parte
della vecchia porticina che conduceva nel sotterraneo segreto che tanto la
terrorizzava e tanto l’affascinava.
La porta alle sue spalle invece, sicuramente per colpa
degli spifferi e delle correnti d’aria che sospiravano continuamente nel vecchi
maniero, si chiuse di colpo con un tonfo sordo e secco.
Hermione sussultò portando con un gesto automatico la mano
alla bacchetta nascosta nella tasca della giacca.
I battiti del suo cuore leggermente accelerati le
rimbombavano fragorosamente nelle orecchie. Appurato dopo qualche secondo di
immobile silenzio che non c’era nulla che non andasse tranne la sua
inspiegabile ansia crescente, lasciò la stretta umida e sudata sulla sua
bacchetta.
Avanzò verso la libreria, certa che avrebbe trovato Draco
di sotto ad armeggiare con la sua collezione degli orrori.
Scesi di fretta gli umidi e smussati scalini di pietra, le
si presentò davanti l’enorme salone circolare crepitante di magia…vuoto,
come tutto il resto della casa.
La frustrazione cominciò ad offuscarle gli occhi scuri.
Fece per tornare indietro ma poi, come un bambino che si ritrova davanti un
barattolo di marmellata aperto, Hermione decise di infilare le mani nel barattolo
e non lasciarsi sfuggire l’occasione di dare un occhiata tra tutte quelle
attrattive. La sua curiosità superava di gran lunga il suo buon senso.
L’esperienza evidentemente non doveva averle insegnato
nulla.
Avanzò a passi lenti verso i tavoli da lavoro cominciando a toccare con aria assorta, ma senza alcuna intenzione precisa, gli strani strumenti magici e le ampolline di vetro.
Ne prese una in mano al cui interno vorticava una
lattiginosa sostanza semifluida dall’aria familiare…
Una strana ed improvvisa euforia si sostituì piacevolmente al suo malumore crescente. Hermione strinse la boccetta tra le mani gettando attorno a sé occhiate guardinghe come per accertarsi che non ci fosse nessuno che potesse rimproverarla per quello che stava facendo.
Molti avrebbero pagato per entrare in possesso di quello
che lei ora stringeva spasmodicamente
tra le dita; l’insano desiderio puramente umano di carpire i segreti
della mente altrui non aveva risparmiato neanche la rispettosa e ligia Hermione
Granger.
Una vocina dentro di lei esultava trionfante per
quell’inaspettata conquista.
Aveva tra le mani i ricordi di Draco Malfoy,
magicamente concentrati in dieci centimetri cubi di freddo vetro infrangibile.
Quando infilò la testa nel pensatoio di marmo screziato
che aveva trovato più facilmente di quanto avrebbe creduto tra una vetrinetta
colma di esserini sotto spirito e un’armatura che emetteva di tanto in
tanto strani e inquietanti rumori, la prima sensazione fu quella di stare per
soffocare mentre precipitava nel collo stretto e nero di un enorme imbuto.
Dopo quella che le sembrò una lunga caduta finì distesa
faccia a terra su un sontuoso tappeto persiano. Alzò la testa dolorante per
ritrovarsi un paio di piedi calzati di
vertiginose scarpe rosso intenso a pochi centimetri dal suo naso.
- Devi riconsegnarglielo. Draco, per Merlino!-
Pansy Parkinson stava lì di fronte a lei con le mani
puntate sui fianchi e Draco le voltava sdegnosamente le spalle mentre
dall’enorme finestra della loro camera da letto fissava, senza realmente
vederli, i giardini del maniero.
Hermione lo vide voltarsi furente e spostare con malagrazia la sedia che si frapponeva tra lui e Pansy, gli occhi ridotti a due minuscole fessure buie.
- Non dire assurdità Pansy! È la nostra unica garanzia di salvezza…mi vuoi morto? Anzi, ci
vuoi morti?-
La donna lo fissò inamovibile, quasi contrariata dalla sua
reazione esagerata.
Si voltò senza rispondere al marito e cominciò a
slacciarsi i gancetti sul retro del corpetto del sontuoso abito di velluto
rosso scuro che le fasciava sensualmente il corpo.
Hermione sussultò. Era il vestito che indossava alla
festa, quindi quel litigio doveva essere accaduto subito dopo…
Pansy armeggiò a fatica per qualche secondo con le mani
dietro la schiena finché Draco non le si avvicinò senza una parola aiutandola a
sganciarli. Lo fece lentamente, gli occhi bassi e le mani ferme.
- Draco, lo sai che non ti ucciderebbe mai-
Le mani smisero di muoversi sul velluto rosso per andarsi
a stringere prima quasi dolcemente poi con forza sulle spalle nude della
moglie.
- E perché non dovrebbe? Eh Pansy, perché?- le si sibilò
all’orecchio piegandosi su di lei.
Pansy si mosse a disagio divincolandosi dalla stretta del marito.
L’abito, ormai completamente slacciato, le ricadde a terra
intorno alle caviglie lasciandola nuda, solo una leggera sottoveste di seta
color avorio a coprirla fino a metà coscia.
- Non lo so Draco, ma è una follia. Provocarlo non ti
servirà. Hai visto cosa è successo alla festa? La prossima volta potrebbero
fare di peggio. Troveremo un modo, lo so, ma devi ridarglielo-
Draco la fisso intensamente per un attimo. La strana brama
che Hermione gli lesse negli occhi la fece arrossire e la costrinse a
distogliere lo sguardo.
- E lo troverai te vero, Pansy?- quelle parole piatte
celavano una qualche accusa o allusione, Hermione ne era certa.
Pansy strinse i pugni, sul viso un’aria profondamente
mortificata.
- Bene Draco, se te non vuoi fare nulla allora sì, lo farò
io-
Era una donna forte Pansy Parkinson. Ma non abbastanza per
Draco Malfoy.
- Bene. Quando
avrai trovato un modo infallibile fammelo sapere-
Poco prima che una nebbiolina bianca e densa avvolgesse la
scena Hermione vide Draco uscire dalla stanza sbattendo fragorosamente la
porta.
Il ricordò cambiò.
Ora Hermione si trovava nel sotterraneo di Draco. Piena di
dubbi e domande avanzò dove una luce rossastra illuminava un angolo della sala.
Su un consunto divano stava bivaccato Liam Urden, il
licantropo amico di Draco, mentre il biondo, Hermione lo vide solo allora,
trafficava concitato tra boccette, libri e formule magiche.
- Dra, mi prude- si lamentò il moro guardandosi
sconfortato il braccio sinistro.
Draco gli lanciò un’occhiataccia da sopra una spalla senza
però interrompere il suo lavoro.
- Bè grattatelo!-
Il licantropo sbuffò.
- Credi di farcela o vuoi una mano?-
Draco rise come se quella fosse una battuta molto
divertente.
- Lupastro non sto giocando, te mi faresti saltare in aria
la casa-
Il moro non rispose ma prese a rigirarsi tra le mani con aria assorta quello che ad occhio e croce ad Hermione sembrò un vecchio orso di peluche.
Gli mancava un occhio ed era scucito e rattoppato in più
punti.
-Credi che sia normale? Cioè siamo sicuri che è quello che
pensiamo? Credevo che uno come lui avrebbe scelto qualcosa di importante…che ne
so un’ arma magica o un gioiello…non, questo- chiese il licantropo.
- Bè, sono tutti oggetti importanti per lui. Dal
medaglione, al diario, a Nagini…a questo- rispose Draco senza voltarsi.
Liam, ancora più scettico di prima, sbuffò con aria
semidisgustata stringendo tra il pollice e l’indice una zampa dell’orso e
facendolo ondeggiare con noncuranza nell’aria.
Draco si fermò, voltandosi circospetto verso l’amico.
- Liam sto cercando un modo per tenere quel coso al
sicuro, potresti evitare di distruggerlo entro i prossimi dieci minuti? Tra
l’altro questo libro di incantesimi è
pressoché incompressibile, dove diavolo l’hai pescato?-
Il moro sbuffò senza risponder all’amico posando però
delicatamente l’orso di fianco a lui su un cuscino.
- Sai Draco, stavo pensando…potremmo crearne uno anche noi e nasconderlo a tutti…così non saremmo costretti a tremare come conigli in attesa che venga a farci fuori- buttò lì Liam con leggerezza.
Draco bloccò il preciso e accurato movimento delle sue
mani che misuravano al millimetro pozioni e ingredienti.
Ghignò spostandosi con il polso un ciuffo di capelli dagli
occhi.
- E credi che non ci abbia mai pensato? Come ultima
risorsa…sarei in grado di farlo-
Il mondo sembrava scivolare via troppo in fretta mentre i
rettili del tormentoso sospetto e dell’avida crudeltà si avvinghiavano per non
districarsi più.
A quelle ultime parole premonitrici di qualcosa a cui non voleva assolutamente credere, Hermione indietreggiò di qualche passo, portandosi una mano alla bocca per soffocare un gemito…come se i due avessero mai potuto sentirla.
Fece per appoggiarsi con le mani, già tremanti per una
rivelazione ancora incerta, ad uno dei tavoli, ma si accorse ben presto che il suo corpo trapassava
qualsiasi cosa toccasse.
Draco nel frattempo aveva aperto uno dei poderosi libri
che aveva di fronte, dalla copertina nera di pelle consunta ricoperta di strani
simboli.
Hermione, avvicinandosi, lo riconobbe come quello che
aveva quando gli era stata scattata la foto con Liam nell’ascensore del Bloody
Rose.
E lesse.
Lesse finché gli occhi non le si inumidirono di lacrime di
rabbia.
Lesse finché, senza alcun preavviso e senza che lei lo
volesse si sentì risucchiata al di fuori di quei ricordi, al di fuori del
pensatoio.
Si ritrovò sbattuta violentemente a terra, un peso che le
gravava sulla schiena spingendola a forza contro le pietre polverose del
pavimento.
Fece per urlare e
divincolarsi ma quando una mano salì a tapparle la bocca e una voce
familiare le giunge alle orecchie si calmò all’istante.
- Sta calma gattina!- le sussurrò Liam Urden prima che una
pioggia di scintille li colpisse in pieno.
Hermione sussultò confusa e allarmata e Liam la lasciò
andare per poi spingerla a gattonare davanti a sé.
Un altro scoppio improvviso costrinse Hermione a voltarsi.
Draco, doveva essere lui, qualche metro più indietro stava
scagliando un incantesimo dopo l’altro, non riusciva a vedere contro cosa o
contro chi.
- Liam che diavolo succede?!- sibilò mentre il licantropo
la afferrava per un braccio e la tirava dietro un’armatura.
- Succede che siamo nei guai…e lo sei pure te!- le disse fissandola con
sguardo di rimprovero non riuscendo però a nascondere, neanche in quella
situazione di evidente pericolo, un sorrisetto compiaciuto.
Hermione fece per chiedere ulteriori spiegazioni ma una mano del moro la spinse a forza contro il muro proprio mentre Draco e quello che ad occhio e croce doveva essere un Mangiamorte si avvicinavano pericolosamente a loro.
Hermione fissò l’uomo bardato di nero, trattenendo a
stento lo stupore e la mano stretta sulla bacchetta.
Liam vide che stava per estrarla quando Draco chinatosi
parzialmente sotto un tavolo rischiò di venire travolto senza alcun preavviso
da un raggio rosso.
Incantesimi non verbali. Il Mangiamorte giocava
sporco.
Il licantropo rantolò verso di lei qualcosa che suonava
come un -ferma qui e non ti muovere- ma Hermione non riuscì a capire
perché un battito di ciglia dopo lo vide fiondarsi tra i due.
E poi accadde qualcosa di totalmente sconvolgente che Hermione
non avrebbe mai dimenticato per tutta la sua vita.
La trasformazione avvenne quasi per aria mentre Liam
saltava contro il Mangiamorte; un secondo prima era in forma umana e si
toglieva di dosso in un unico gesto la sua costosissima giacca di pelle di drago,
il secondo dopo i vestiti gli si strappavano addosso mentre i muscoli si
gonfiavano, il bel viso si allungò e si ricoprì di pelo scuro e gli occhi
grandi e neri scomparvero dietro le iridi gialle e la pupilla allungata.
Fu un attimo e le sue fauci spaventose, di lupo, si
chiusero sul braccio dell’uomo che urlò terribilmente di dolore.
Draco ebbe il tempo che gli occorreva per riprendersi e
fiondarsi fuori dal tavolo. Se non fosse intervenuto con uno stupeficium ben
assestato al petto del Mangiamorte Liam
avrebbe continuato a stringere la carne e le ossa fino a staccargli il braccio.
L’orrore di fronte a quello scempio selvaggio non impedì
ad Hermione di spalancare gli occhi e di vedere poi Draco, composto e gelido,
sferrare una calcio impietoso sul viso del Mangiamorte.
La sua maschera di morte si spezzò in due mentre a terra
l’uomo brancolava semi accecato tra sangue, lacrime e urla di dolore.
- Tz, bei servitori che si è scelto Voldemort- sibilò il biondo con glaciale tono di
sufficienza.
Liam ancora in forma ferina, si acquattò sulle quattro zampe attento ad ogni movimento dell’uomo a terra.
Hermione si alzò a fatica dal pavimento brandendo la
bacchetta con mano tremante. La maschera in frantumi aveva rivelato il viso del
Mangiamorte; un ragazzo che non superava i vent’anni.
Hermione avanzò verso di loro senza che Draco o Liam se ne
accorgessero, troppo concentrati a non lasciarsi sfuggire quella succulenta
preda.
Il ragazzo però si allungò ansimando sul pavimento, era
poco lontano dallo svenimento.
Liam tornò in forma umana, certo che ormai la sua forza
bruta non servisse più, ma in quell’esatto istante il Mangiamorte si voltò con
aria diabolica e i lineamenti distorti dalla follia. La sua risata beffarda
fece tremare i due uomini.
La bacchetta semi spezzata del ragazzo puntava la sua
estremità verso Hermione. Draco e Liam si voltarono appena in tempo per vederla
inorridire.
- Incarceramus!-
- Sectumsempra!-
- Avada Kedavra!-
Un raggio rosso, uno verde e argentee catene schizzarono
nell’aria. I tre incantesimi si incrociarono a metà strada e le parole urlate
si confusero indistintamente nel sotterraneo. Liam si gettò in avanti, Hermione
fu sbalzata indietro, Draco e il Mangiamorte scomparvero dietro una nube di
fumo.
Un tavolo saltò per aria e le pozioni sopra di esso
esplosero provocando piccoli incendi e una miriade di esplosioni più piccole a
catena.
Passò qualche istante, dopo il trambusto iniziale, senza
suoni e senza voci, né colori.
Il fumo impediva la vista di ogni cosa.
Quando si diradò a sufficienza una figura si alzò da terra
seguita subito da una altra.
Draco e Liam si guardarono intorno, uno con il cuore in
tumulto l’altro con la rabbia già a fior di pelle.
E mentre dei singhiozzi sommessi si levavano come una
benedizione sotto a un cumulo di legno e i vetri rotti…qualche metro più là gli
occhi scuri del giovane Mangiamorte fissavano il vuoto. Tra le sue mani
abbandonate sul pavimento il vecchio orsacchiotto di peluche si impregnava di
sangue scarlatto.
**********
- Lo hai ucciso- Hermione non aveva fatto altro che
ripeterlo da quando, sporca e spaventata nonché decisamente ammaccata,
Draco l’aveva portata nella sua stanza.
Liam era rimasto fuori certo che la sua presenza non
avrebbe migliorato la situazione. Draco non doveva essere molto d’accordo viste
le occhiate che continuava a lanciare alla porta chiusa come se fosse in
disperata ricerca di aiuto.
Hermione si tirò in piedi barcollando vistosamente prima di ricadere con un tonfo sul materasso. Draco fece per avvicinarsi ma un’occhiata al vetriolo di lei lo bloccò lì dov’era, tra il sontuoso letto a baldacchino e la porta.
- Se non lo avessi fatto lui avrebbe ucciso te- rispose Draco con aria vagamente stanca. Sul ciglio sinistro gli si apriva un sontuoso taglio coperto si sangue rappreso.
- Mi ha lanciato un Sectumsempra. Non era necessario ucciderlo. Bastava il mio incarceramus- replicò lei stizzita e a frasi spezzate, assolutamente convinta di avere ragione.
- Bene, vogliamo tornare indietro nel tempo per vedere se
hai ragione?- sbottò in fine lui alzando la voce.
Hermione si strinse le mani sulle orecchie, gli occhi arrossati che le lacrimavano.
- Non urlare per Merlino, mi scoppiano i timpani dopo
quelle esplosioni!-
- E te smettila di sbandierare le tue stronzate da Auror!
Se proprio vuoi parlare mi basta un grazie-
- Certo grazie Draco, a me invece basterebbero
delle spiegazioni!-
Draco la fisso sconcertato incerto se scoppiare a ridere o
infuriarsi come un animale.
- No fammi capire, io trovo te- e le puntò un dito
accusatore contro – con le mani tra le mie cose, anzi peggio, con la testa nel
mio pensatoio e dovrei darti delle spiegazioni? E a che titolo, di grazia?-
Draco finì la frase prima di rendersi conto delle spietate
implicazioni della sua domanda.
Implicazioni che Hermione sembrava invece aver colto alla
grande.
Gli occhi le si inumidirono di lacrime pronte a scivolare giù al minimo segno di resa.
A che titolo chiedeva? A nessun titolo. Perché lei infondo
per lui non era niente. Niente di classificabile con una parola...che non
fosse offensiva.
Hermione strinse i pugni sul pregiato copriletto di lino
ricamato, decisa a non lasciarsi sopraffare da quello che ormai credeva di aver
capito tanto dai ricordi di Draco, passando per l’attacco di poco prima per
finire con la ostentata e forzata reticenza di lui, che rivelava più di
qualunque altra cosa.
Fece fatica ad articolare le parole in una domanda che
sembrasse neutra e priva di emozioni.
- E’ quello che penso?-
Draco si sedette su una sedia di fronte alla finestra
dandole le spalle.
- Dipende da cosa pensi-
Dietro le palpebre semichiuse sembrò esploderle un
incendio.
Non ce la fece a restare calma.
- E’ quello che penso?- urlò stavolta rasentando
l’isteria. Tremava in modo quasi malato e Draco riusciva a sentirla anche senza
vederla.
Hermione lo udì sospirare profondamente mentre si faceva
magicamente comparire tra le mani il consunto orsacchiotto di pezza, le macchie
di sangue che già sfumavano al marroncino sulla stoffa consumata.
Il respiro prima del salto, prima che la lama della
ghigliottina scendesse inesorabile sul suo collo. Un gesto nervoso della mano
che andò a spostare i capelli biondi dal viso diafano tradì la sua aria
concentrata, puramente di facciata.
Dannazione, ogni cosa sarebbe cambiata a causa di quattro
impietose parole.
-E’ quello che pensi-
Draco si coprì gli occhi con una mano, forse per vergogna
forse per stanchezza.
Hermione allargò le dita sul copriletto facendovi forza
con le mani e costringendo poi di nuovo le sue gambe malferme a sopportare il
suo peso.
Se ne andò chiudendo silenziosamente la porta alle sue
spalle mentre l’unica parola che non avevano avuto il coraggio di pronunciare
ad alta voce si ergeva come una montagna invalicabile tra loro due.
[Horcrux. Horcrux. Horcrux]
Spazio autrice: mi vergogno come un cane per il ritardo, quindi
dopo aver ringraziato chiunque abbia avuto il buon animo di leggermi
ancora e avervi detto che ho pubblicato
il primo capitolo di una nuova long-fiction “Random Hearts” ambientata dopo
il settimo libro, filo a rispondere ai commenti:
Dellychan: ciao tesoro! Oddio sulla tua recensione c’erano
gli auguri di buon 2008…per quanto ho ritardato non sono neanche riuscita a
farvi gli auguri di pasqua^^ Grazie cmq, un bacio
Lyoko. Gioia dei miei occhi! Ti chiederai con che
coraggio mi sto rifacendo viva solo ora…in effetti non lo so, ma per essere
banale posso dirti meglio tardi che mai XD Cioè Pasqua è passata, tu avrai già
sicuramente finito Hp7 e suppongo che
non i tuoi istinti omicidi si siano fatti molto più intensi. Spero che questo
chap non te li abbia fatti acutizzare, un bacio tesoro!
Gre: ehm…presto è relativo, vero? XD
CHOCOGIRL: donna non perdo tempo a rispondere a te, sennò
aggiorno domani! XD
Nausicaa212: la speranza è in effetti l’ultima a morire…ma per
continuare io la fic la continuo sicuro…il problema è ogni quanto tempo^^ Ciao
Nameless: sono lusingata, mi hanno fatto molto piacere i
tuoi complimenti^^ Spero che la fic continui a
piacerti, malgrado il ritardo cronico della scrittrice.
Lunachan62: uhuh, in ritardo te? Bhè direi che non c’è
paragone. Ti ringrazio di cuore cara, te che sei sempre fedele e mi commenti
sempre^^
hikaru_angelic: ecco svelati parte dei tuoi perché. Spero di
non averti delusa^^ Kiss
giulythebest90: oddio grazie Giulia! È sempre un’enorme
piacere quando nuove persone commentano la mai fic…queste sono soddisfazioni. A
presto, kiss
silmarilichigo: sulle corde è dire poco mia cara! Ma non ti
credere, non lo faccio sempre apposta. Cmq grazie cara, a apresto^^