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Autore: bipolarry    09/11/2013    2 recensioni
Carpe diem, pensò Louis, il ragazzino dagli occhi grigi aveva catturato la sua attenzione ormai già da qualche ora, ed era così ubriaco che qualunque cosa fosse successa, non l’avrebbe mai ricordata. E non era certo colpa sua se Harry barcollava e ogni minuto che passava erano sempre più vicini.
“Dio, devo bere di meno” farfugliò Harry, più a se stesso che a Louis.
***
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dejà Vu.




Natale era alle porte, e controvoglia, Louis si aggirava per i piani affollati di Harrods in cerca di un regalo per Niall, davvero non voleva rifilargli l’ennesimo maglione di lana, ma non aveva idea di cosa potesse piacergli. La sua pazienza non aveva fatto i conti con la vanità di Harry, aveva una quantità indefinita di vestiti da provare, e passò intere ore ad entrare ed uscire dai camerini, “questa mi sta meglio?” disse aggiustandosi la camicia grigia che stava provando.
Louis si guardò attorno, indeciso, “meglio senza.” Affermò, dopo essersi assicurato che nessuno lo potesse sentire.
Le labbra di Harry si piegarono in sorriso che scoprì i denti, “va bene, ho capito, prendo solo quella blu, poi torniamo a casa.”  
L’accordo implicito in quella frase fece ridere entrambi; Harry rientrò nel camerino e tornò nei suoi abiti, sperando improvvisamente di tornare a casa il prima possibile.
Tutti i piani erano decorati con addobbi natalizi, e le classiche musiche ripetitive e atone infestavano l’aria, le madri si dileguavano per i corridoi in cerca del regalo perfetto, trascinandosi i figli incuriositi dalle carte colorate e le caricature di babbo natale; i due dovettero affrontare un lungo quarto d’ora di coda, “Tutto questo per una sola camicia? Davvero? Sono in fila da dieci minuti.. per una camicia?” si lamentò estremizzando il suo essere seccato.
“Mi stava davvero bene, non potevo non prenderla..” ribattè Harry, senza un minimo di senso di colpa.
Alle loro spalle una donna di mezza età convinceva il proprio figlio a lasciare l’ennesimo inutile giocattolo, accertandogli che se avesse smesso di lamentarsi, babbo natale gliel’avrebbe regalato. Louis alzò gli occhi al cielo, si voltò e guardò il bambino negli occhi, “babbo natale non esiste.” Sussurrò con un sorriso maligno sulle labbra. Quello scherzetto gli costò una gomitata nel fianco da parte di Harry, ma ne era valsa la pena, l’espressione delusa del bambino era impagabile, i suoi occhi diventarono lucidi, poi liquidi, il labbro inferiore cominciò a tremare, tutto sotto lo sguardo sconcertato della madre, che ancora non aveva trovato le parole per rimediare alla bomba lanciata da Louis. Harry ridacchiò, ma il suo essere magnanimo lo costrinse ad accovacciarsi di fronte al bambino, asciugargli una lacrima con il dorso della mano e spiegargli come stavano le cose, “Hey, non piangere. Sai una cosa? Quel ragazzo,” – indicò Louis, ancora in piedi, incapace di smettere di ridere, – “quel ragazzo lì, non ci crede perché non ha mai ricevuto un regalo, e crescendo si è detto ‘se non ho ricevuto regali, vuol dire che non esiste nessun babbo natale, no?’ quello che invece non sa, è che non ha mai ricevuto regali perché è sempre stato cattivo, e babbo natale non premia i bambini cattivi, guardalo, ha vent’anni e mai nessun regalo. Tu sei un bambino bravo?” il piccolo annuì, tirando su col naso, “allora non devi preoccuparti, continua ad essere bravo e riceverai tutti i regali che desideri.” Harry si alzò, ricevendo uno sguardo di gratitudine da parte della donna, poi si voltò verso Louis, che si guadagnò uno schiaffo sul braccio, “Ahi!” protestò.
“Cazzo quanto sei stronzo, è un bambino!” sussurrò Harry, ancora ridendo.
“Scusa, è stato più forte di me, hai visto la sua faccia?”
Che bastardo.” Il gomito di Harry ancora gli urtò il fianco.
I due riuscirono a pagare la camicia e si diressero verso casa, il freddo congelava Harry fin dentro le ossa, ogni respiro lo avvolgeva in una nuvola di condensa, le orecchie protette da un cappellino di lana, e le mani avvolte nei guanti. Louis non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, erano passate due settimane da quando aveva parlato con Liam, ed Harry ancora non dava segno di voler tornare. Sarà che ogni volta che prendeva in prestito una maglia di Louis adorava sentire il suo profumo addosso, ed iniziava ad abituarsi a svegliarsi accanto a lui. Louis si accigliò, ancora gli ripassavano per la mente le parole di Liam, Harry non è come te, e lo sapeva, sapeva che quel ragazzino era ingenuo, ed era quello il motivo per cui non gli avrebbe mai fatto del male.
 
Nulla era in grado di allietare Louis più del connubio ‘Harry & Sambuca’. Aveva continui flash della sera in cui si conobbero, ma quella notte non erano solo i suoi ricordi ad avere l’odore di anice, quel profumo fresco e distinto aveva impregnato le sue lenzuola. Con la scusa del freddo, Harry aveva passato la serata a fissare Louis dietro il bancone del Jack, “dovresti provare a coprirti al posto di racimolare calore con l’alcol.” Louis cercò per la millesima volta di non dover portare a casa il suo ragazzo in stato pietoso.
“N-non ho bevuto tantissimo.. solo.. solo un po’.. ma poco.” Gesticolava in modo compulsivo, mimando ogni singola parola. Restava per alcuni minuti con il gomito appoggiato sul bancone e il palmo della mano che gli sosteneva la guancia. Chiudeva gli occhi, e lasciava che il tempo passasse, portandosi via anche quella tremenda nausea e il mal di testa. Nonostante fosse ancora confuso a causa della sambuca, quel momento gli sembrava di averlo già vissuto. Quasi sobbalzò quando si sentì toccare il polso da Louis, che posando le chiavi della macchina sul bancone, disse: “è parcheggiata proprio qui fuori, va’ a dormire, cerco di staccare il prima possibile e ti porto a casa, okay?” lo guardava dritto negli occhi, sperando che avesse capito.
“Ma io sto benissimo, non devo dormire.” Le palpebre socchiuse e lo sguardo lucido suggerivano il contrario.
“Va’. Ti porto a casa tra un po’.” Ordinò Louis, e come ogni volta pregò che non vomitasse in macchina. In meno di un’ora riuscì a farsi sostituire, si cambiò e raggiunse Harry, che nonostante avesse lottato con tutte le sue forze, si era addormentato. Bussò sul vetro del finestrino, il furbetto si era chiuso dentro, ma ovviamente quel ragazzino sveglio quanto una volpe aveva un sonno a dir poco pesante. Gli ci vollero dieci minuti per svegliarlo, quando lo vide finalmente muoversi tirò un sospiro di sollievo, non perché non fosse morto, ma perché davvero non aveva voglia di tornare a casa a piedi.
“Ti senti meglio?” chiese mettendo in moto.
Harry si massaggiava le tempie con le dita, “meglio, quanto ho dormito?” sbatteva le palpebre confuso.
“Un’oretta, credo.” Rispose. Harry scavalcò il sedile per potersi sedere d’avanti, lo spazio angusto lo metteva ancora a disagio, ma avrebbe potuto sopportare per i venti minuti che lo separavano da casa. Aveva sempre avuto un principio di claustrofobia, ma Liam ne era l’unico a conoscenza, e in quel momento non era comunque abbastanza sobrio da poterne accusare i sintomi.
“Smettila, Harry! H-Harry!” Ridacchiò, “Ti ho detto di smetterla! Sto guidando!” Si lamentava mentre il più piccolo era impegnato a distrarlo, con le labbra che gli sfioravano il collo e la lingua che gli accarezzava la pelle. Adorava giocare con Louis. “Andiamo a casa.” Il tono languido di Harry riempì l’abitacolo, osservava il profilo canonico del più grande, le ciglia che gli accarezzavano le guance ogni volta che chiudeva gli occhi, la linea regolare della mascella, le labbra arrossate a causa del freddo. Louis sorrise, “torna a dormire, con questa neve non saremo a casa prima di mezz’ora.” Un broncio comparì sul viso del più piccolo, che demotivato incrociò le braccia, ancora una volta combattendo contro Morfeo.
Passò più di un’ora prima che Louis riuscisse a parcheggiare la macchina, era a pochi passi da casa, scosse la spalla di Harry, che come al solito si era abbandonato a quel sonno tutt’altro che leggero che si impadroniva di lui quando beveva troppo.
“Harry.. Harry..” la mano indugiava sulla sua nuca, tra le ciocche ricce che gli sfioravano il collo. Non l’avrebbe mai portato in braccio fino a casa, e non aveva la minima intenzione di trascinarlo. “Harry..” il più piccolo, controvoglia, aprì gli occhi, si guardò attorno, spaesato. “Uhm?”
“Siamo a casa, andiamo.” Era ancora chino su di lui, lo aiutò ad uscire, l’aria umida di Londra gli riempì i polmoni. Si fece coraggio e aiutò Harry a reggersi in piedi.
“Sto bene! Posso camminare da solo, guarda!” disse trascinandosi le parole, leggermente incerto si guardò attorno, un braccio attorno alle spalle di Louis, “hai un buon odore.” Sussurrò respirandone il profumo. “Mi piace.” Fece una pausa. “No, mi piaci tu.” Ridacchiò.
Louis rimase in silenzio, ormai abituato alle dichiarazioni offerte dall’alcol.
Cercava le chiavi mentre il più piccolo gli torturava il collo, baciandolo.
Ancora vittima dei dejà vu, non appena riuscì ad aprire la porta, lasciò che Harry lo trascinasse per un polso, intravide Niall dormire sul divano, era assurdo come quel ragazzo fosse sempre troppo fatto per salire le scale ed arrivare fino al proprio letto.
Harry lo bloccò tra il proprio petto e il muro della camera da letto, era un diciassettenne ubriaco, ma comunque più forte fisicamente dei vent’anni di Louis. Sapendo di non essere dotato della sua stessa presenza fisica non tentò nemmeno di fermare la mano di Harry, che ormai già da qualche minuto indugiava sulla sua cintura. Lo lasciava fare, osservando la sua espressione concentrata, quasi infastidito dall’incapacità di maneggiare la cintura di Louis senza che ci vedesse doppio. Il più grande sorrise, conoscendo il disastro che aveva d’avanti, stava con Harry perché quel ragazzino causava più problemi di quanti ne avesse, ad ogni sua mossa gli equilibri si rompevano, e la stessa cosa accadeva nella testa di Louis, tutti gli equilibri, le convinzioni, le certezze, perdevano di significato. Non aveva mai dovuto rinunciare a nulla, aveva rimandato tantissime cose ma sapeva che un giorno tutto ciò a cui aspirava si sarebbe realizzato, e non aveva intenzione di rinunciare ad Harry. Vedendolo ancora in difficoltà si avvicinò lentamente ed iniziò a sbottonare la camicia a quadri blu, guadagnandosi un bacio che Harry riuscì a rubargli nel giro di pochi secondi, il più piccolo guardò a destra e sinistra del corridoio ormai buio, l’aria furbetta e il sorriso sicuro erano ormai ricordi lontani, era troppo sobrio per essere sicuro di sé e troppo ubriaco per avere il conrollo della situazione. Ed era quando si dimostrava più debole e vulnerabile che Louis percepiva la differenza d'età tra loro, era il ritratto della incoscienza, in quel momento non gli importava di quello che stava affrontando, come al solito non aveva pensato alle conseguenze, voleva stare con lui finché poteva, finché la situazione l’avrebbe permesso, quasi integrando il carpe diem che era alla base dell’etica di Louis. Harry, in futuro, forse, avrebbe pensato a tutto ciò che sarebbe derivato da quella sera. Stranamente, quel sorriso incosciente rassicurò Louis, si fidò del ragazzino. Il più piccolo ancora aveva il sorriso che gli illuminava gli occhi. I due erano estremamente vicini, e solo in quel momento Louis fu abbastanza lucido da lasciar cadere sul pavimento la camicia che pochi minuti prima fasciava il corpo asciutto di Harry.
Il ragazzino per un momento sperò di avere più alcol nel sangue; non era un uomo vissuto, non beveva certo per dimenticare, beveva per non sentire niente, e ricordava tutto, ma in maniera incerta, non sapeva cosa fosse successo prima e cosa dopo. Era buio, ed era ancora confuso. Ricordava il suono dei respiri soffocati di Louis, risate soppresse, le labbra incollate le une alle altre, i gemiti irregolari, frasi lasciate a metà, bloccate forse dal troppo piacere, forse dal troppo dolore. Il dolore, la grande paura di Harry. Niente lo spaventava di più che il dolore fisico, non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva quando sarebbe passato; il dolore è sempre stato una delle cose più infami al mondo, ti fa prendere decisioni tramite un giudizio falsato, decisioni dettate dalla paura, il dolore è segno di debolezza, solitudine, malinconia. Tendenzialmente l'essere umano non è portato a recare dolore a chi ama, a meno che questo non porti piacere, le persone uccidevano per piacere, si amavano per piacere, litigavano per piacere, nonostante sapessero che tutto ciò avrebbe portato dolore. Eppure ci sono momenti in cui devi fare delle scelte, sai che certe cose non durano per sempre, sai che oltre che portare dolore fisico portano dolore morale, ma le fai lo stesso, perchè quei minuti di felicità sono incedibili, senza prezzo, non possono essere rimpiazzati da nulla, non li faresti fuggire per niente al mondo. Aveva imparato a fottersene del dolore, lo accettò come parte integrante di sé, imparò a conviverci, e la stessa cosa accadde quella notte, le conseguenze tra i due sarebbero state solo dolorose, nient'altro, ma quel dolore portava piacere ad entrambi, e scelsero di sopportarlo, insieme.
L'odore nella stanza cambiò, l'umore cambiò, era tutto diverso. C'era tensione, paura, era una situazione inusuale, diversa da tutte le altre volte. Era una malattia, erano nel pieno di una malattia, irrimediabile, era iniziata, e non potevano guarirne.
Forse quella sarebbe stata l’ultima notte, forse ce ne sarebbero state altre mille, non potevano saperlo, eppure quella notte c'era stata, era esistita, erano stati loro a crearla, e inevitabilmente non avrebbero potuto più distruggerla; poteva restare un segreto, poteva essere raccontata al mondo, non importava più, ormai era successo, niente l’avrebbe cambiato.
 
Louis fu svegliato dalle mani di Harry tra i suoi i suoi capelli, “mi piacciono così, dovresti portarli sempre di questa lunghezza.” Disse, il tono ancora assonnato, il freddo invernale gli risvegliò un brivido lungo la spina dorsale.
“Uhm..” gli occhi chiusi, strofinò il viso contro il collo di Harry. “Li lascerò così.”
L’aria natalizia aveva infestato la casa, e senza premurarsi di bussare, Niall aprì la porta della camera di Louis, “oh, interrompo qualcosa?” li guardò facendosi scivolare addosso lo sguardo da terzo incomodo, “vi rubo solo un minuto, come ben sapete durante le vacanze di Natale non potrò essere presente, ma non voglio che questa casa venga soffocata dal gusto kitsch che vi contraddistingue. Dunque, la vera domanda è: palline di natale blu e argentate, o palline di natale rosse e dorate?” Un sorriso degno della migliore pubblicità nacque sulle sue labbra mentre faceva penzolare sulla punta delle dita quattro palline natalizie, una per ogni colore.
“I miei gusti non sono eccentrici!” protestò Harry.
“Vai a letto con Louis, i tuoi gusti sono eccentrici.” Sentenziò Niall.
“Niall!” Louis non poté fare a meno di controbattere, “sta zitto!” gli lanciò un cuscino che lo colpì in pieno petto, “sei sicuro che Andy ti voglia da lei per tutte le vacanze di Natale?”
“Certo, mi ama, non vede l’ora di vedermi!”
“Quella ragazza deve essere una santa.” Si intromise Harry, stuzzicando Niall.
“Ha. Ha. Ha. Divertente. Pensate di volermi dire di che colore volete queste palline di Natale o no?”
“Blu e argento, ovviamente.” Dissero all’unisono, si guardarono per poi scoppiare a ridere.
“Perfetto, vada per il rosso e dorato, è stato un piacere avere la vostra opinione.” Il tono gonfio di sarcasmo, prima che potessero replicare tornò a decorare la casa come se fosse il salone della Casa Bianca.
“Quel ragazzo prende il Natale troppo sul serio.” Disse Louis non troppo sorpreso.
“È letteralmente un leprecauno, e mancano quindici giorni al Natale, cosa ti aspettavi?” Rise.
“Mi aspettavo che – ” il ronzio causato della vibrazione del cellulare di Harry lo interruppe. Nessuno dei due sembrò troppo felice di vedere il nome Liam lampeggiare sullo schermo.









[angolo dello squilibrio mentale,
ladies questo capitolo mi ha stressata come che, ero davvero in difficoltà, ero partita con tutte altre idee ma alla fine ne è uscito questo. Il capitolo è leggermene più corto degli altri, ma sinceramente non vedevo l'ora di finirlo. Tra l'altro mi rendo conto di averlo finito in un bel modo di merda hahaha 
tra i miei credi religiosi troviamo il louis tops quindi da questo capitolo in poi sappiate che il destino di harry è segnato. (oops!) - no no no no qualcuno impedisca alla mia mente di pensare Hi, okay troppo tardi, addio. 
Grazie sempre a chi ha letto a che leggerà a chi ha recensito e a chi recensirà. Vi amo tantissimo okay. 
Vi lascio il mio  twitter e il mio tumblr in caso decidiate di volermi rivolgere la parola ^-^]

love,
chris -





 
  
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