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Autore: sheisoproud    10/11/2013    1 recensioni
Questa fan fiction è ispirata alle saghe di Harry Potter, Hunger Games e Percy Jackson.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3.

 

 

Nel sogno Gwen era da sola, avvolta dalla totale oscurità. Poi d'un tratto il sogno cambiò, era in una stanza tutta bianca senza porte o finestre, poi di nuovo il buio solo che questa volta nell'oscurità riusciva ad intravedere degli occhi rossi, in lontananza, degli occhi rossi che la scrutavano giudici, poi, di colpo la bestia attaccò.

Gwen si svegliò nel cuore della notte, un lampo aveva illuminato la sua stanza e il rombo di un tuono l'aveva svegliata. Si strofinò ripetutamente gli occhi, poi si alzò silenziosamente dal letto. Le sue gambe erano ancora un po' deboli, ma riusciva a reggersi in piedi senza l'aiuto di un bastone o qualcosa del genere. La prima cosa che notò dopo essersi alzata in piedi fu il corpo inerte di un ragazzo, forse una ragazza, sul letto affianco al suo. Probabilmente doveva essere arrivato mentre lei dormiva. Uscì dalla camera e percorse il lungo corridoio del reparto; alla fine del corridoio c'era una camera, la luce era accesa, e dalla stanza si sentiva la voce di una ragazza che discuteva, anche se sottovoce, con un ragazzo, la porta era socchiusa e così Gwen si appostò dietro la porta e origliò un pezzo della conversazione.

Non dobbiamo coinvolgere la ragazza, lei non sa nulla riguardo questa faccenda” aveva detto la voce femminile, “Invece dobbiamo, sia la ragazza che il ragazzo, è strano che l'oracolo creda che oggi siano arrivati i prescelti in tutti i distretti, la profezia ci aveva avvisati dobb..”disse la voce di un uomo, poi una terza voce parlò, era una voce strana, quasi soprannaturale. “E' meglio se continuiamo questa conversazione in un altro momento” E la porta dove si era nascosta Gwen si chiuse di scatto, capì che era ora di tornare in camera, così iniziò a ripercorrere lentamente il corridoio.

Si richiuse a porta alle spalle, molto delicatamente poiché non voleva svegliare il suo compagno di stanza.
“Ciao” disse una voce. Gwen si girò di scatto, vide una figura nella penombra della stanza seduta a gambe incrociate sul letto che aveva in mano una tazza fumante contenente qualcosa.

“Ciao” rispose lei imbarazzata.

“Sono Zayn, Zayn Malik” A Gwen sembrò che il ragazzo avesse fatto un sorriso, ma non ne era sicura.

“Gwen, Gwen Niblit, di dove sei?”

“Londra” disse Zayn, poi aggiunse “Tu?”

Gwen sorrise, “Io sono di New York. Che cosa bevi di buono?”

“Latte” nel suo tono si avvertiva una nota di imbarazzo.

“Anche io adoro il latte, dove l'hai preso? Anche a me piacerebbe berne un po'.”

“Vedi che sul tuo comodino c'è un pulsante?”

Gwen si girò verso il comodino, vide il bottone ed annuì.

“Ecco, basta che lo premi e ordini quello che vuoi. C'è un vasto menù, e se quello che vuoi non c'è scritto basta che digiti sullo schermo quello che vuoi e nell'arco di due o tre minuti, la pietanza è li sul tuo comodino bella calda e saporita.”

Gwen non vedeva l'ora di provare ad ordinare il latte, schiacciò il pulsante e fece tutto quello che gli aveva detto Zayn e due minuti dopo comparì con un sonoro plof la tazza di latte caldo e una specie di scontrino che diceva tazza di latte ordinata alle 02.42 a.m. da Gwen Niblit. “Bene” pensò Gwen, “Ora so che ore sono”.

Lei ed il ragazzo parlarono tutta la notte, Gwen scoprì che aveva sedici anni e anche lui era dislessico e non amava certe materie scolastiche. Anche lui era rimasto abbastanza sconvolto nello scoprire che era un semidio. Poi verso le sei del mattino Zayn era tornato a letto, mentre lei si era recata in bagno per farsi una doccia. La doccia era strana, c'erano sette rubinetti ed un sacco di tasti ognuno di un colore diverso. Girò una manopola a caso, e dal rubinetto della doccia l'acqua fuoriuscì di un colore blu notte accompagnata da un sacco di bolle e un intenso profumo al mirtillo. La doccia durò circa venti minuti, una buona doccia calda la faceva sempre rilassare. Uscita dalla doccia, Gwen trovò sul lavandino un asciugamano e dei vestiti puliti. Il suo primo pensiero fu che Zayn fosse entrato in bagno, così si avvolse nel candido asciugamano bianco e uscì dal bagno per chiedere spiegazioni a Zayn, ma lo trovò nella stessa posizione supina di quando venti minuti prima era andata in bagno per la doccia. Il suo viso era molto bello, le sue labbra erano carnose e i suoi capelli erano neri come l'ebano, molto simili a quelli di Gwen prima che se li tingesse. Tornò in bagno, si diede una strizzata ai capelli fradici, si vestì e si fece un treccia; poi uscì. Percorse il corridoio e vide Victor, il ragazzo che le aveva dato assistenza il giorno prima, uscire da una stanza.

“Ciao Victor, come stai?” Il moro si voltò e sorrise cortesemente a Gwen.

“Direi una meraviglia, tu? Ti sei rimessa?”

“Si, grazie, non o più dolori alle gambe o alla testa, ora vorrei tornare nel mondo mortale se non ti dispiace.”

Il sorriso dal volto del suo amico svanì completamente.

“Ah, non puoi. Tu potrai tornare nel mondo mortale solo compiuti diciotto anni, e ora ne hai sedici.” Per Gwen fu come prendersi un palo in faccia. “E' una legge formulata tantissimi anni fa, e le conseguenze per chi non la segue sono gravissime. Mi dispiace per te Gwen, ma dovrai rimanere qui, che ti piaccia o no. Ora, mi hai detto che ti senti meglio, puoi anche recarti nella casa che ti è stata affidata dal ministero, avrai una compagna di casa, ti sta aspettando fuori dall'ospedale, ora vai, ci si vede in giro” e con un puf saprì.

Gwen non aveva oggetti personali in camera, ma decise di tornarci lo stesso, voleva salutare Zayn.

Entrò in camera, richiudendosi la porta alle spalle. Zayn stava ancora dormendo, perciò gli scrisse un bigliettino, trovò un pezzo di carta e una penna sulla scrivania della camera d'ospedale e scrisse molto velocemente “Caro zayn, mi hanno dimessa, mi dispiace non averti potuto salutare a tu per tu, ma stavi dormendo ed eri così carino, comunque ci vedremo in giro per il nostro distretto, non credo sia tanto grande. Ci si vede in giro allora.

Baci xx

-gwen.”

Mise il bigliettino sotto la civetta del suo comodino, e rimise la penna al suo posto. Uscì dalla camera per l'ennesima volta, percorse il corridoio e scese le scale, imboccò il corridoio indicato su un cartello che portava la scritta di uscita. Si trovò davanti ad una grande porta di vetro, respirò a pieni polmoni e poi uscì, pronta per vedere il suo vero mondo, un mondo di cui non aveva sentito parlare nemmeno nelle fiabe della buona notte.

 

 

  
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