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Autore: verdeparigi    10/11/2013    2 recensioni
E loro? Loro erano soli, abbandonati e pazzi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
-Buongiorno, Ariel.- la svegliò una voce dolce e acuta. In un attimo la stanza si riempì di luce e i suoi occhi verdi si illuminarono piano piano.
-E’ finito il temporale?- domandò con voce da bambina, chiudendo gli occhi dal sonno che faticava ad abbandonarla. Lui annuì sorridendo. Si avvicinò e iniziò a strecciarle i capelli con le dita, legandoli in una coda alta.
-C’è il sole oggi- rispose dopo un po’. –Cosa vuoi fare?
-Volare via- sbuffò lei stendendosi di nuovo a letto, sorridendo.
Louis rise, era una di quelle giornate in cui si sentiva un po’ bambina, capricciosa e innocente. Magari era una giornata tranquilla, per loro due.
-Andare al mare- frignò Ariel con il sorrisino stampato in volto e il braccio sugli occhi. Sapeva bene la reazione che avrebbe avuto lui, lui adorava il mare.
In un attimo si sentì sollevare dal letto e si ritrovò sotto al sole che le aggrediva la pelle pallida. Non aprì gli occhi, sapeva quello che stava facendo. Quando si trovò seduta con l’aria che le sfiorava il viso, spalancò gli occhi e le braccia. Lo facevano quasi ogni mattina, quando Louis si accorgeva che Ariel era di buon umore. La faceva sedere sul davanzale del piccolo balcone che dava sempre dalla parte della luce del sole e la teneva per i fianchi. Sentiva che era come un modo per lasciarla libera, un po’ come per ridarle quella voglia di volare che aveva perso nei suoi primi diciotto anni di vita.
Ariel chinò la testa all’indietro e la posò sulla sua spalla. Sorrise. –Grazie.
Di nuovo. Lo diceva sempre, lo ripeteva sempre, ‘Grazie’ era diventato il secondo nome di Louis.
In un attimo, Ariel si ritrovò sul sedile posteriore della vecchia decappotabile impolverata e scrostata, diretti nella caletta segreta che amavano entrambi, mentre la radio suonava ‘Heroes’, la loro canzone preferita. Ariel si agitava sul posto, alzando le braccia al cielo e cantando il ritornello con un sorriso.
-And we could be heroes!- urlava, lasciando la cascata di capelli rossi e mossi luccicare, scossi dal vento.
-Tu sei la mia eroina, Ariel- sorrise teneramente il ragazzo, lanciandole una rapida occhiata dallo specchietto –lo sei davvero.- mormorò parcheggiando.
Non fece in tempo a scendere dall’auto che Ariel era già scomparsa, ma, ovviamente, sapeva esattamente dove trovarla.
-Cantami qualcosa.- si dondolava sdraiata sull’asciugamano, ancora vestita.
Louis si girò, piegato in quel sorriso dolce che aveva rivolto sempre e solo a lei, ma, prima di iniziare a cantare qualche nota delicata di qualche vecchia canzone proveniente dalla collezione di vinili di Ariel, si preoccupò di farla stare comoda.
-Fa caldissimo, Ariel. Sono in costume da mezz’ora e tu stai sudando.
-Sto bene così.- si rabbuiò la ragazza, stringendosi nelle spalle. Lo sguardo di louis si fece più duro.
-Ariel- scandì, paziente –leva il vestito o ti ammalerai quando inizierà a tirare il solito venticello che tu adori.
La rossa obbedì. –Ho trovato questo stamattina…- chinò la testa, gli occhi lucidi.
-Ariel…- mugolò il ragazzo, accarezzando il livido cupo sul fianco della figura piccola e fragile che le stava davanti.
-Non so come ho fatto, Louis…- iniziava a piangere, sentendosi colpevole del male che si provocava da sola. –Non volevo.
-Non volevi, amore, è ovvio che non volevi- la strinse a sé, riempiendole di baci il capo e coprendole il livido con la mano, sfiorandolo piano.
Piangevano tutti e due, come di routine, come ogni volta che lei si faceva del male, come ogni volta che non se ne ricordava, e ogni volta che Louis aveva le occhiaie per le nottate da incubo. Perché lui se ne ricordava, perché quella notte non aveva piovuto affatto, il temporale di cui parlava Ariel non era meteorologico.
-Hai sicuramente sbattuto…sei caduta dal letto…dormivo.- sorrise tristemente lui, tirando su col naso e asciugandole le guance. Lei sorrise.
-Già…brutta botta, dev’essere stata una brutta botta.- il suo umore cambiò totalmente, si alzò in piedi, non badando più alla macchia violacea, correndo verso l’acqua.
Louis si stese giù con un tonfo stanco. Come faceva a mandare avanti se stesso e Ariel? Non sapeva nemmeno lui chi dei due stesse più male, stava il fatto che uno senza l’altro non muoveva un passo. Un passo da soli era un passo nel vuoto, era un passo verso il perdersi e abbandonarsi a se stessi, e quindi alla pazzia. Avete presente i puzzle? Loro erano i due pezzetti al centro, non quelli nell’angolo in basso a sinistra, con colori uniformi, che potevano essere dimenticati o persi, o messi a caso. Loro erano i pezzetti che si incastrano perfettamente per concludere un lavoro preciso. I puzzle sono precisi, sono estremamente curati per combaciare. Il problema dei puzzle è che sono intricati, ti fanno innervosire, e se il pezzo principale si perde, il danno è irrimediabile.
Ed eccolo lì, quel pezzetto di puzzle, a galleggiare sull’acqua scura a causa di una nuvola passeggera, la stessa nuvola che Louis si portò dietro nella mente tuffandosi in acqua.
-Ho dimenticato di cantarti una canzone- rise prima di iniziare a cantare, con una voce troppo bassa per i suoi standard, la canzone allegra che il granchio Sebastian canta alla Sirenetta. Ariel non sapeva le parole, memorizzarle non era mai stato il suo forte, ma rideva mentre Louis le nuotava attorno e la accarezzava, cullandola aiutato dalle onde del mare. Pian piano si lasciarono andare entrambi, prendendosi i loro spazi, allargando le braccia e le gambe, gli occhi chiusi e il respiro leggero.
-Louis?- non ebbe bisogno di ricevere una risposta –Si può rimanere così per sempre?
-Non credo sia possibile- sospirò l’altro. –Solo tre cose rimangono per sempre: la musica, le poesie e…
-E?
-Io e te. Io con te. Te l’ho promesso col mignolino.- sorrise malinconicamente.
-Louis?- ripetè con fare infantile e cantilenante, di nuovo senza risposta –Sei stato tu a farmi del male?
Non c’era domanda peggiore. Era un masso grande e pesante che Ariel gli aveva improvvisamente e inconsapevolmente legato al corpo mentre erano lì, in superficie, e ora Louis si sentiva affondare, andare giù, tradito nella fiducia mentre i dubbi o curiosità della ragazza iniziavano a prendere forma.
-No.- serrò la mascella. Dentro di lui le emozioni più contrastanti.
Con Ariel doveva essere solo paziente e comprensivo, dolce quanto basta, ed estremamente attento a usare le parole e gli atteggiamenti necessari ad affrontare ogni situazione, e non è facile per un ragazzo appena diciannovenne, non è facile per nessuno. Con lei si sentiva più costretto alla quotidianità del suo comportamento docile, meno cattivo, meno impulsivo, meno umano.
In quel momento, però, l’impulso del sentirsi offesi sovrastava quello del mantenere la calma. Quindi non aggiunse altro, aspettando che la ragazza iniziasse a girare il coltello nella piaga, e lui lo avrebbe accettato.
Invece –Lo sapevo- sussurrò lei –volevo solo vedere se…se rispondevi ‘sì’ per non farmi fare altre domande.
Louis si trovò spiazzato. I fili logici di Ariel erano più intricati di quanto lui potesse immaginare, e, quando credeva di conoscerla troppo bene, scopriva che non era così. Dietro ogni parola proferita da quella ragazza si nascondevano cento altri significati, la sua mente innocente viaggiava dove le altre non arrivavano, il suo modo elementare di esprimersi era come una cazzottata in pieno stomaco, ogni volta che diceva qualcosa di troppo importante. E Louis si soprendeva di come riuscisse a dire determinate cose e rimanere sempre impassibile. Ariel non era soggetta alle emozioni forti, Ariel non si faceva domare dai sentimenti, non li conosceva. Anche ora che aveva, senza saperlo, messo su un piatto d’argento l’occasione per conoscere tutti i disturbi che la affliggevano, ora che aveva iniziato a prendere il controllo della situazione, rimaneva lì, a pancia in su, a fissare il cielo mentre l’acqua trasparente si muoveva silenziosa sulla sua pelle diafana e sottile.
-L’esito è lo stesso, però- rispose balbettando Louis.
-Come mai hai detto di no?- lo sfidò lei, mantenendo sempre lo stesso tono piatto e non provocatorio, come quello che Louis stava scacciando schiarendosi la gola di tanto in tanto, e per risponderle cercò lo stesso atteggiamento inespressivo di Ariel, che però esprimeva più di quanto avrebbe dovuto.
-Pensavo che stessi dubitando di me.
-Tu e me. Tu con me. L’abbiamo promesso con il mignolino.


Be' salve a tutti! Questo è il primo capitolo tanto atteso da zia perv che saluto anche se ci sto parlando ora, ciao pallettina <3
Spero di soddisfare i lettori e prego che ci saranno sempre più recensioni o letture, o che comunque a molti piaccia quello che faccio, perchè ci metto tutta me stessa. Se siete arrivati entusiasti ( o meno ) fin qui, perchè non lasciate una recensione?
niallsglance
  
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