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Autore: Ezzy O    10/11/2013    3 recensioni
"Quando fu sicuro di non sentire più niente se non la roccia sotto la pelle e l'aria che scivolava nei polmoni, aprì gli occhi.
La creatura era lì.
Sembrava aspettarlo.
La vide avviarsi, lentamente e senza nascondersi.
Non si alzò, non la rincorse.
Quella se ne accorse e si fermò dopo pochi passi silenziosi.
Rimase a fissarlo dritto negli occhi.
"Vieni." disse con la sua voce roca, e riprese a camminare.
Questa volta, Loki la seguì."
Dall'Inferno, sorgerà di nuovo il Caos pieno di rancore, assetato di vendetta e, questa volta, non sarà solo...
Genere: Angst, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Outcast'
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Nei capitoli precedenti...

XIII
"[..] Ti chiedo, se vuoi continuare i tuoi studi, di aprirti con me, senza mentire o celarmi qualcosa per quanto male possa farti ricordare.”
"Chiedi pure, maestra."

VI
Sigyn, al suo fianco, chiuse gli occhi, come lasciandosi accarezzare dai raggi estivi e dal vento.
[...] Pensò che fosse bella, che lo fosse sempre stata, ma non se n’era mai reso conto.
“Puoi stare qui per sempre. [...] Se vuoi, non tornare mai più ad Asgard; resta qui con me.”

XIII

“Siamo figlie di contadine, Sigyn, non nobili! [...] Finchè eravate piccoli, non aveva importanza, ma la verità è che la differenza tra noi e loro è troppo grande. Ricorda ciò che ti dico adesso: appartenete a due mondi diversi e prima o poi vi separerete per sempre.”
 
 


 


XIV
ΑΡΧΑΙ, ΑΓΑΠΗ
Arkai, Agape

 
“I'll be there till the stars don't shine 
Till the heavens burst and 
The words don't rhyme 
And I know when I die, you'll be on my mind 
And I'll love you – Always” 

Bon Jovi, Always

Λ
“Non sono intenzionato a rispondere a questa domanda, maestra Skuld!!”
“Tempo fa ti ho chiesto se eri pronto ad aprirti con me, anche nei tuoi ricordi più dolorosi, e tu hai detto di sì; perciò non hai alcuna scusa per rifiutarti, Loki Senza Terra, o preferisci rimangiarti tutto ed essere cacciato dalla Biblioteca? Perché non ti permetterò di apprendere i segreti della magia se non sono sicura al cento per cento che puoi controllare le tenebre nel tuo cuore!”
“Ho risposto a tutte le domande che mi hai fatto finora.”
“Non basta.”
“Dopo che mi hai costretto a rivivere i momenti peggiori della mia vita, non basta?!”
“Il tuo rifiuto lo dimostra.”
“Perché dovrei dirtelo!? Cosa c’entra con il mio addestramento o con il mio futuro? Niente!”
“Allora ammetterlo non dovrebbe costarti nulla.”
“Non ho nulla da ammettere!”
“Voglio una risposta, Loki.”
“Parlarne è inutile, è la domanda più insensata che tu mi abbia mai fatto!”
“Se davvero pensi che io sprecherei il mio tempo a parlare a vanvera, allora significa che ci siamo sbagliate sul tuo conto. Prendi le tue cose e vattene, Figlio di Nessuno! Non sei degno dei nostri insegnamenti.”
“Dovrete cacciarmi con la forza!”
“Se è questa la tua intenzione, sappi che non esiteremo a ucciderti pur di proteggere questo luogo! Sai di non poter prevalere su tutte noi, Loki, perciò rispondi alla mia domanda o preparati a morire!”
“E va bene! Sì, è così, la amavo!! Mi ero innamorato di Sigyn, era questo che volevi sentire, maestra?! E’ questa la verità che tanto desideravi?!”
“Sì, visto la rabbia che scatena.”
“E’ stato infantile e stupido; sapevo benissimo che non avremmo mai potuto stare insieme, se ci ripenso mi sento ancora un idiota!”
“Perché ti sei illuso?”
“Sì!”
“Lei ti ricambiava?”
“Che importanza ha? Non avrebbe cambiato le cose.”
“Rispondi!”
“Sì, lo faceva.”

Σ
Su e giù, su e giù.
Strofina e risciacqua, strofina ancora.
Sigyn cerca invano di asciugare le goccioline di sudore che le colano tra le ciglia, ritrovandosi ancora più bagnata dall’acqua del bucato, grigia, lurida, impregnata di quell’orrendo sapone che poco attenua l’odore pungente dei panni sporchi e non copre affatto la puzza della sua fatica. Si sente bagnata dalla testa ai piedi, non solo per gli schizzi che inevitabilmente le arrivano dalla tinozza dove sta lavorando e da quelle vicine, ma anche per i rivoli di sudore che le scendono sulla schiena, lungo le gambe rigide e indolenzite dalla fatica, tra i capelli legati sommariamente sulla nuca, tra i seni un po’ più prosperosi rispetto all’anno prima, ormai quasi pesanti. Non che le dispiaccia, anzi essere donna la riempie di orgoglio, in particolare quando le anziane indicano soddisfatte il suo petto e si complimentano con lei per le curve dei fianchi; dicono che è fertile e forte, che sarà benedetta con molti bambini sani e bellissimi.
“Certo,” mormora qualcuna ogni tanto “Bisogna vedere chi sarà il padre.”

Sigyn le ignora. Quando si fa il bagno, però, fantastica; pensa a un marito, pensa a una bella casa tra i campi, piena di bambini e animali e alberi da frutto. Si rimira nuda e pensa al suo matrimonio.
Ora è donna, ci dovrà pur pensare.
Peccato che, per quanto si sforzi, nessuna fantasia con giovani del villaggio o immaginari duri a lungo: senza neanche rendersene conto, nei suoi sogni ad occhi aperti si ritrova sempre a camminare mano nella mano con lui, a perdersi nel suo sguardo, nel suo sorriso, nei suoi abbracci… Che sia per noia, per delusione o per altro, tutti gli uomini via via scompaiono dai suoi desideri e vengono sostituiti; un solo viso è sempre rimasto e, per l’irritante ironia della sorte, è anche l’unico a cui sa per certo di non poter aspirare.
Sbuffa piano, cercando di mascherare come fatica la sua inquietudine. 
E’ qualcosa che non potrebbe cambiare neanche se volesse, o almeno così continua a ripetersi: dopo tutti quegli anni insieme, non può semplicemente estirparlo dalla sua mente, non riuscirà mai a scordare un legame così forte, perciò non ha colpa se le capita di pensare a lui così spesso. Non può farci niente.
“Loki è me,” diceva e continua a ripetere “E io sono lui.”
Ora e per sempre.

La ragazza si ferma un attimo a prendere fiato, esausta, e gli occhi le cadono sulle mani, rosse e callose, fradice del liquame nella tinozza. Ora è una donna, e come tale lavora insieme alle altre della sua classe sotto il cielo caldo e umido di Vanaheim. 
Basta giochi sulla spiaggia, basta lunghe cavalcate tra le praterie in groppa a Villieldr, niente più castelli sulla scogliera, né pasti caldi tutte le sere o morbidi materassi su cui riposare. Ora lavora dall’alba al tramonto, lavando i panni dei più ricchi, non le è permesso di cavalcare, vive in una capanna minuscola insieme a Inga, fuori dal villaggio; si nutrono con pane granuloso, unito alle poche verdure che riescono a coltivare sul retro della casetta, e dormono su un letto duro mezzo mangiato dai tarli.

Durante le prime settimane della loro nuova vita, Sigyn si è sentita una stupida per non aver capito prima quanto dipendessero dalla famiglia reale, quanto Inga avesse lavorato sodo per garantirle un po’ di benessere e un minimo d’istruzione, mentre lei scorrazzava spensierata per i boschi e giocava in spiaggia. Non si è resa conto della loro fortuna fino a che la Regina non ha pensato che Loki fosse troppo grande per avere una balia; non dimenticherà mai il giorno in cui lei e Inga si sono lasciate il maniero alle spalle per sempre, costrette a trovarsi una nuova dimora e un nuovo lavoro il più in fretta possibile. Per tutto quell’inverno hanno fatto la fame, vendendo un po’ alla volta tutti gli oggetti con un minimo di valore che gli restavano; Inga ha trovato un lavoro, ma i soldi non bastavano così, ben prima di iniziare a sanguinare, Sigyn ha già cominciato a lavorare come sguattera nella cucina di una locanda.
Avevano perso tutto, eppure la ragazza non lo ricorda come un periodo infelice, perché ancora per molto tempo Loki ha passato le estati con lei; poco importavano le botte o le sgridate del cuoco, è riuscita sempre a trovare il modo di svignarsela dal lavoro per correre alla spiaggia, da lui. Il mare, grande e intoccabile perfino dal tempo che scorre, è rimasto a vegliare su di loro immutato, ma se tra le onde il susseguirsi delle stagioni ha perso significato, sulla terra le cose sono mutate, lente ma inesorabili. 
Un vento caldo tenta di asciugarle la pelle, ricordandole spietato che ormai soffia da settimane, che ha portato con sé l’estate, ma non Loki, né sue notizie.
“Dov’è il tuo principe, Sigyn?” la schernisce una delle sue compagne.

La ragazza si rene conto di essere rimasta a lungo a fissare il vuoto, con la testa immersa nei ricordi e le mani nell’acqua gelida della tinozza. Le dita le fanno ancora più male adesso, però si costringe a riprendere il lavoro, scacciando dal suo viso ogni smorfia di dolore o segno di debolezza. Come lui le ha insegnato.
Fa spallucce: “E’ un principe, può essere dove vuole.”
“Non ti aveva già fatto visita in questo periodo, giusto l’anno scorso?”
“Sì, anch’io lo ricordo: hai saltato il lavoro per giorni.”
“Quest’estate non viene?”
“Non è che,” il chiacchiericcio delle giovani si calma quando Svenja, la più adulta, comincia a parlare con il suo solito tono saccente “Non è che si è stancato di te?”
Una risatina serpeggia nel gruppo.

Sigyn avrebbe una gran voglia di prendere il coltello che nasconde sotto il grembiule e tagliare la lingua a tutte quelle galline; invece, si limita ad artigliare il panno tra le dita, ben nascosto nell’acqua, e rivolge a tutte un ghigno di sfida.
“Pensavo fossimo qui per lavorare.” Ribatte; non riesce a trattenere una nota di rabbia, traspare dal fondo della sua voce.
Si rimette a lavare il bucato, cercando di non scorticarlo, anche se le farebbe molto piacere potersi sfogare su qualcosa, ma se rovina i vestiti non le daranno la paga di cui lei e Inga hanno tanto bisogno. 

“Devi calmarti,” pensa “Niente movimenti bruschi, niente gesti di rabbia, non servono a nulla.”
Ripete i consigli di Loki nella sua testa, come una filastrocca, immaginando che lui sia lì accanto a sussurrarglieli nell’orecchio.
Non sono le parole delle compagne a ferirla, perché da tempo ha imparato a ignorare ciò che la gente dice di lei, ma per un attimo ha creduto a Svenja, per un attimo ha avuto il sospetto che sia davvero così, che Loki si sia stancato di lei. Ha dubitato di lui, per un istante ha perso la fiducia ed è questo che la fa ribollire di rabbia.
Come ha potuto non credere nella persona che è quasi parte di lei? 
Su e giù, su e giù.
Strofina e risciacqua, strofina ancora.

Non fargli vedere cos’hai dentro, sfidale con gli occhi e avanza per la tua strada. Non lasciare che ti riempiano di dubbi e bugie.
Un suono ritmato echeggia in lontananza. Zoccoli di cavallo, forse? Sigyn alza la testa in ascolto, ma una voce la distrae.

“E se lui venisse?”
Sorpresa, la ragazza si gira verso Arya, la più giovane del gruppo, una bambina che si è unita a loro quando è finito l’inverno. Non l’ha mai sentita parlare, tanto che la credeva muta. 
“Se venisse… chi?” domanda Sigyn, anche se già conosce la risposta.
“Il principe, come nelle fiabe!” spiega la piccola. 

La ragazza sorride di fronte all’innocenza di Arya; alla sua età, anche lei credeva alle favole in cui cavalieri e principi accorrono a salvare la povera damigella e, incantati dalla sua bellezza, la sposano e vivono per sempre felici e contenti. Purtroppo, ora sa che sono solo bei racconti e non la realtà.
Il suono che ha sentito prima sembra essere più forte, non riesce ancora a capire cosa sia o da dove provenga…
Arya le tira piano la manica: “Saresti contenta se arrivasse adesso, no?”
“Certo.” risponde Sigyn.
“E lo abbracceresti?” insite la piccola.
“Sì.”
Cosa diamine è quel suono?
Le guance della bambina si fanno rosse: “E gli daresti un bacio?”

Sigyn scoppia a ridere, immaginandosi la scena: “Sì, forse, se fosse così bravo da venirmi a salvare dal bucato, forse potrei anche dargli un bacio!”
“Sulle labbra?” gli occhi di Arya brillano di luce sognante.
“Solo se arrivasse adesso, sono esausta!”
Sì, ora è certa che siano zoccoli di un cavallo al galoppo e sembrano anche vicini, ma che caspita…
“Lo giuri?” la incalza la bambina, estasiata.
Di nuovo, la ragazza si lascia sfuggire una risata e risponde, scherzando: “Di fronte a Yggdrasil, lo giuro; se Loki viene a salvarmi qui e ora, gli darò un bacio sulle labbra!”
Ha appena finito di parlare, quando un grido sorpreso si alza dal gruppo di donne. Sigyn non fa neanche in tempo a girarsi che si sente afferrata per la vita, tirata su, sopra qualcosa di molto veloce! 
Grida e chiude gli occhi, un braccio le cinge i fianchi.
Intorno a lei, urletti delle sue compagne, tonfi di tinozze crollate a terra e Svenja che sbraita: “SIGYN, TORNA QUI SUBITO!”
La ragazza apre socchiude le palpebre, trovandosi con le dita strette intorno ai crini di un cavallo, splendenti di riflessi ramati e screziati da ciocche più scure. 
Le manca il fiato: c’è solo un animale in tutti i Nove Regni il cui mantello brilla in quel modo! 
Si gira di scatto verso il cavaliere, incontrando il sorriso birichino che conosce da una vita e i suoi occhi, verdi e luminosi come non mai!
“Sorpresa!” ride Loki, spronando Villieldr al galoppo sul sentiero.
Lei boccheggia, troppo incredula e felice per riuscire a dire qualcosa.
Da lontano, Svenja ancora le grida dietro.
Sigyn si sporge da dietro la schiena del suo salvatore e, con un sorriso smagliante, saluta le compagne con la mano. Non tornerebbe da loro neanche se a pregarla fosse re Freyr in persona!


Galoppano veloci, la ragazza si gode ognuna delle poderose e lunghe falcate di Villieldr mentre passa rapido come il vento tra i campi e salta senza fatica gli steccati.
Quando arrivano nel bosco dietro il castello dove hanno giocato centinaia di volte, Sigyn salta a terra, ridendo come una matta; deve appoggiarsi a un albero, perché le sta mancando il fiato dalle risate, si accorge di stare addirittura lacrimando!
E’ successo davvero, per Yggrasil, Loki è venuto sul serio a salvarla dal bucato e proprio l’attimo dopo aver fatto quel giuramento così, a cuor leggero! 
Quando ha detto quelle cose ad Arya, non credeva che potessero diventare realtà e ora dovrà mantenere la parola data…
A quel pensiero, un nuovo attacco d’ilarità incontrollabile la costringe a sedersi.
“Devo dedurne che sei molto felice di rivedermi?” domanda Loki, scendendo da cavallo con un sorriso. Gratta Villielrd tra le orecchie; lo stallone scuote la testa e borbotta, felice.
“Oh cielo, ah ah ah! Loki tu non… non hai idea di cosa hai fatto!” ansima Sigyn tra una risata e l’altra.
Il principe aggrotta le sopracciglia, confuso dallo strano comportamento dell’amica: “Ehm, in effetti comincio a chiedermelo… Stai bene?”
La ragazza tenta di smettere di sghignazzare così, ma ogni volta che incrocia lo sguardo con lui le viene in mente il giuramento. 
“Prima che tu arrivassi, ho fatto un voto,” spiega, cercando di non immaginarsi la faccia di Loki quando finirà di parlare “Ho giurato, ah ah ah, ho giurato che se fossi venuto subito a salvarmi dal lavoro, ti avrei dato un bacio sulle labbra!”

Come da copione, il viso del principe diventa all’istante di un brillante color porpora mentre la fissa con gli occhi sgranati. Sigyn non riesce a trattenersi dal ridere di nuovo fino alle lacrime!
“… Ah.” Balbetta Loki dopo un po’, le sue dita torcono nervose le falde della giacca “V-vuoi dire qu-qui e ora?”

“Ah ah ah, no! Sarebbe troppo facile,” ribatte lei, perfida “Ti prenderò di sorpresa e tu non potrai farci niente!”
Lo sente deglutire: “Grazie, Sigyn, tu sì che sei un’amica.”

E’ cresciuto dall’ultima volta che l’ha visto; da piccoli, è stato un bambino così gracile e minuto, per qualche anno la ragazza è stata anche più alta e forte di lui, ora invece Sigyn gli arriva a mala pena all’altezza delle spalle e, nonostante il suo fisico sia rimasto sempre meno robusto di quello del fratello, dubita che adesso possa riuscire a vincere una lotta contro di lui: sotto le maniche della leggera camicia che indossa, s’intravede una muscolatura asciutta e nervosa.
Com’è passato il tempo, ora si rende conto davvero che non sono più bambini: quello che ha davanti è un uomo adulto.
“… Che ancora arrossisce!” non può fare a meno di pensare, con l’ennesima risatina.
“E’ bello rivederti,” l’abbraccio di Loki la distoglie dai suoi pensieri “Scusa se sono in ritardo.”
Sigyn borbotta: “Tu sei sempre in ritardo!”
“Come posso farmi perdonare, madamigella?” sorride lui, con un piccolo inchino melodrammatico. 
La ragazza ride e arriccia le labbra, pensando: “… Okay, c’è una cosa che volevo fare da tempo, e tu mi aiuterai!”
“E’ una cosa da donne?”
“No.”
“E’ pericoloso?”
“Potrebbe diventarlo, ma con Villieldr dovremmo essere a posto.”
“E’ legale?”
“Non proprio…”
Il ghigno perfido di Loki anticipa la sua risposta: “Mi piace, quando cominciamo?”

 
Sarà come ai vecchi tempi, quando scorrazzavano per il castello organizzando scherzi e piccoli dispetti ai danni di servitù, famiglie e soprattutto Thor! L’episodio che entrambi ricordano con più gioia è stato quando il biondo principe è andato a caccia insieme ai figli di re Freyr nella parte più buia e selvaggia della foresta. Dopo aver rubato due teschi di cervo dalla sala dei trofei di Odino, Loki e Sigyn li hanno seguiti in groppa a Villieldr e, lasciato il cavallo in un posto dove non sarebbe stato scoperto, hanno preceduto il gruppetto di cacciatori, appostandosi sul sentiero che avrebbero seguito con i teschi in testa a mo’ di elmi. Appena Thor e i suoi amici gli sono passati vicino, i due sono saltati fuori dai cespugli, urlando come ossessi, mentre con un’illusione Loki li faceva sembrare enormi e avvolti da uno spettrale fumo nero e rosso. 
Sigyn non dimenticherà mai l’espressione di puro terrore comparsa sui volti dei principi, è stata impagabile! 
Galoppando ventre a terra, i cacciatori sono scappati di corsa fuori dalla foresta, gridando che il posto era infestato dai fantasmi; dietro di loro, Sigyn e Loki hanno riso finchè non i loro muscoli non hanno cominciato a fare male. Ancora oggi, Thor si tiene ben lontano dal bosco e nessuno ha mai scoperto chi erano veramente i due spettri che tanto l’hanno terrorizzato!
Sì, quello è stato il loro più grande successo.

Anche se pure quella volta in cui hanno scambiato il sale con lo zucchero in cucina è stata epica… 
Sigyn si sporge dai cespugli dietro i quali sono nascosti; in lontananza c’è il loro obbiettivo: una grossa tenuta illuminata a giorno dai falò, canti e profumo di carne arrostita arrivano da lì trasportati dal vento.
“Il proprietario della casa è un ricco commerciante di vino,” sussurra la ragazza “Stanotte suo figlio si sposa e così ha organizzato questa grande festa.”
Loki annuisce, ghignando: “Quante persone credi ci siano?”
“Duecento a occhio e croce,” dichiara lei dopo un po’ “Secondo me, ci scoprono in meno di quattro ore.”
“Io dico che resistiamo fino alle due di notte.”
“Sei ore? No, sono troppo pochi per non accorgersi di due invitati in più in così tanto tempo.”
“Guarda che le mie illusioni sono migliorate molto.”
“Aggiungiamo gusto alla sfida: nessuno dei due può usare la magia!”
“Uh, stuzzicante!”
“Siamo invitati dello sposo o della sposa?”
“Lascio a te l’onore.”
“Mmmm… Lo sposo! Quanto ci dai adesso?”
“Senza magia e circondati dai veri amici dello sposo? Quattro ore piene!”
“Due scarse.”
“Dimentichi che è un commerciante di vini: saranno tutti ubriachi ormai.”
“Hai ragione, forse tre ore…”
Loki sogghigna: “Scommettiamo?”
Prima di avviarsi, il principe si accosta a Villieldr; il cavallo strofina il muso contro il petto del ragazzo, con il suo solito borbottio, in attesa.
“Allora vecchio mio,” gli parla Loki, accarezzando piano il collo muscoloso dello stallone “Mi raccomando, stai qui tra i cespugli e aspetta il mio segnale; quando fischio, dovrai correre da noi, va bene?”
Gli occhi intelligenti di Villieldr lo fissano in un muto assenso.
“Sono sempre più convinta che capisca ogni nostra parola,” la ragazza sfiora il naso del cavallo, quel bellissimo naso morbido come velluto “O tu hai imparato a leggere nel pensiero e non me lo hai detto.”
“Ti ho sempre insegnato ogni incantesimo che ho appreso e, in ogni caso, con lui la magia non serve.” Ribatte Loki con un sorriso d’orgoglio.

Lasciato Villieldr tra gli arbusti, i due si dirigono di soppiatto verso la casa, attenti a non fare il minimo rumore; più avanti, basterà la musica della festa a coprire i loro passi. Negli ultimi metri, quando già cominciano a essere a portata della luce dei falò, avanzano tra l’erba a carponi. Il suono dei flauti nasconde le risate che non riescono a trattenere.
Sigyn si sente toccare sulla spalla e si gira in direzione dell’amico, che sta indicando una tenda allestita al limite dello spiazzo dove gli invitati del matrimonio ballano, cantano e bevono spensierati. La ragazza annuisce per comunicargli che ha capito la sua idea e quatti quatti strisciano dentro il padiglione; deve essere una specie di deposito, casse e botti sono ammucchiate tutt’intorno e da ognuna proviene un aroma diverso. 
Con un sogghigno divertito stampato in faccia, Loki la aiuta a farsi strada verso l’uscita, una stretta fenditura tra i drappi da cui la luce entra come una lama, illuminando la tenda con i bagliori scarlatti dei fuochi. 
Sigyn sbircia fuori dal loro nascondiglio e sorride compiaciuta: intorno ai tavoli, tutti gl’invitati ridono e cantano, tracannando senza sosta da enormi boccali o dalle bottiglie addirittura, mentre i camerieri, curvi sotto il peso dei giganteschi vassoi pieni di carne allo spiedo, sembrano così concentrati nel tentativo di non farli cadere che a mala pena gettano uno sguardo ai commensali!
Il principe ridacchia: “Te l’avevo detto, ubriachi fradici!”
“Vedremo,” sussurra lei “Forse arriviamo a tre ore e mezzo.”
“Ti costa tanto ammettere che ho ragione?”
“Ti costa tanto ammettere che forse non ce l’hai?”
I due ridono, spintonandosi l’un l’altra per gioco.
“Dopo che sono passati quelli con il cinghiale,” fa Sigyn additando un gruppo di servi che trasportano l’animale pronto per la cottura “Usciamo e ci mescoliamo agli altri!”
Loki annuisce: “Sono pronto.”
I domestici barcollano incerti davanti all’entrata della tenda, l’ultimo di loro la sta ancora coprendo alla vista degli invitati, quando i ragazzi si precipitano fuori, rapidi e silenziosi; un trionfo di odori inebrianti colpisce il naso di Sigyn, così forte da farle girare la testa. Selvaggina di tutti i tipi, vino, birra, ceste stracolme di frutta di stagione, profumo di miele e torte e pane fragrante come non ne sente da tempo! E poi la musica, dal ritmo incalzante che la travolge e le fa venire voglia di trascinare Loki nel gruppo dei ballerini al centro dello spiazzo. 

Il suo stomaco brontola, ansioso di gettarsi sul cibo, quando una voce dal nulla la raggela: “Ehi, voi due! Sì, dico a voi!”
Tiene stretta la mano del suo amico mentre entrambi si girano verso il Vanir che li ha apostrofati, esibendo le loro migliori facce di bronzo: l’uomo ha i vestiti spiegazzati e macchiati di sugo e avanza barcollando, con le dita fermamente serrate sul collo di una bottiglia che, a giudicare dal suono, deve essere già mezza vuota.
“Bellissima festa, eh?” lo saluta Loki, con un sorrisone.
L’altro li scruta attentamente; ha gli occhi lucidi dall’ebbrezza e il fiato che puzza di vino. 
“Chi vi ha invitati?” biascica, fissandoli con uno sguardo folle.
“Lo sposo!” risponde il principe, senza battere ciglio.
Sigyn deve fare uno sforzo per non mettersi a ridere: adora la
nonchalance con cui Loki riesce a mentire, vorrebbe essere disinvolta e serena come lui, invece di doversi sempre appoggiare agl’inganni dell’amico.
Il Vanir li osserva, mordendosi il labbro e socchiudendo gli occhi, forse cercando di articolare un pensiero nella mente annebbiata dall’alcool. Per un secondo, la ragazza teme che siano già stati scoperti, ma dal nulla l’uomo scuote vigorosamente la testa e inizia a strillare.
“NON VA BENE! Olaf! OLAF, vieni subito qui!” sbraita in direzione di un servo, che arriva correndo trafelato.

“Mi dica signore!” ansima il poveretto.
L’ubriaco li indica: “Perché gli ospiti di mio cugino non hanno ancora niente da bere, EH?!”
Il domestico impallidisce: “Mi… mi scuso, signor padrone, non mi ero reso conto-”

“Prendi subito del vino, vai fannullone!” ridendo sguaiatamente, passa le braccia intorno alle spalle di Loki e Sigyn “Tutti devono bere, stasera, tutti! Tutti devono essere felici!” 
Immediatamente, un paio di bottiglie vengono offerte ai ragazzi. Sigyn stappa subito la sua e la alza ridendo: “Alla salute!” brinda, prima di inghiottire un lungo sorso; subito sente un piacevole calore pervaderle la pancia, mentre il mondo intorno a lei comincia a vorticare. Sulla lingua le è rimasto un delizioso sapore fruttato. 
“Sigyn, il vino ti andrà direttamente alla testa; mangia qualcosa!” la raggiunge la voce di Loki.
“E se volessi ubriacarmi subito?” ribatte lei.
Il ragazzo scoppia a ridere: “Allora sei sulla buona strada!” 
E anche lui beve.

Il Vanir che li ha abbordati li accompagna al suo tavolo, dove cominciano a mangiare, bere e ridere con gli altri senza neanche fare le presentazioni. A ogni sorso, le luci si fanno più brillanti e sfocate e i sorrisi più aperti.
Qualcuno porta una lira; la ragazza prega Loki fino a che il principe non cede, mettendosi a suonare e cantare per il loro tavolo e quelli vicini; gli invitati lo accompagnano nel coro, gli chiedono questa o quella ballata, ridono e scherzano con lui, si complimentano per la sua maestria nel pizzicare le corde.
“Drøymde mik ein draum i nótt
um silki ok ærlig pell,
um hægindi svá djupt ok mjott,
um rosemd með engan skell!” 
(
http://www.youtube.com/watch?v=wcn482UUt1k&list=FLG1vDZA_MvQGe9edFJIMedg&index=2)
Canta Loki, circondato dalle grida festose dei commensali.
“Sono già passate due ore, Sigyn!” le dice, quando finalmente arriva un volontario a sostituirlo; il principe ha il fiato corto e le guance rosse per il vino, incorniciate dagli ormai spettinatissimi capelli neri, ma il sorriso che le rivolge è smagliante.
“Ti diverti?” grida lei di rimando.
“Sì, ma non farmelo fare mai più!” risponde Loki tra le risate.
Sigyn non risponde e gli versa altro vino; già ha deciso che lo costringerà a ballare con lei!
“Silenzio, silenzio tutti!” intima dopo un po’ il più anziano del gruppo, seduto a capotavola “Questa era la trecentesima bottiglia di vino servita!” annuncia tra gli applausi e le risate degli invitati.
“La tradizione della mia famiglia vuole,” continua “che ognuno esprima ad alta voce il suo più grande desiderio e beva un sorso di vino! Da chi iniziamo? Da chi iniziamo? Ah! Voi due, là in fondo, voi due giovani! Berta, porta la bottiglia alla signorina dai capelli rossi!”

Senza quasi rendersene conto, Sigyn si trova le dita strette intorno alla trecentesima bottiglia e gli occhi di tutti i commensali puntati addosso.
“Avanti, bambina!” la incoraggia qualcuno. 

Lei ride e getta uno sguardo fugace a Loki, prima di alzarsi. Forse è il vino che la fa parlare, perché altrimenti non direbbe mai qual è il suo più grande desiderio, non da sobria e di fronte al suo migliore amico. MAI. Ma con l’alcool a confonderle le idee e a darle coraggio, non si sente frivola o sentimentale o debole o troppo femminile a dichiarare che…
“Il mio più grande desiderio è sposarmi e avere tanti bambini!”

Ecco, l’ha detto.
Tracanna il vino tra applausi e risate, poi si gira per passarlo a Loki. C’è sorpresa nello sguardo del principe, ma nessun giudizio; il sorriso che lo illumina è dolce ed enigmatico, mentre accetta la bottiglia dalle mani di Sigyn.
Quando la prende, le loro dita si sfiorano; succede spesso che si tengano per mano, però c’è qualcosa di diverso: la ragazza ha come la sensazione di toccare veramente Loki per la prima volta da quando si conoscono. E’ strano, è nuovo, forse è colpa del vino, ma è piacevole.
Il ragazzo si mette in piedi, accennando un brindisi: “Io desidero solo divertirmi il più possibile, stasera, e magari arrivare alla seicentesima bottiglia!”

Un ruggito di approvazione scuote la tavolata mentre il principe beve il suo sorso di vino; Sigyn gli lascia appena il tempo di passare di mano la bottiglia, prima di prenderlo per mano e trascinarlo decisa verso la pista da ballo.
“Ma cosa…?”
Lei lo zittisce, ridendo: “Hai detto che ti vuoi divertire, no? Balliamo!”
“Non penso si proprio il caso di-”
“Eddai, Loki, siamo due imbucati a un matrimonio, già mezzi ubriachi e io ho appena gridato a quasi duecento sconosciuti che voglio diventare madre, direi che possiamo permetterci un altro po’ di pazzia!”
Il ragazzo la guarda, divertito: “Sai che c’è? Hai ragione!”

La musica li travolge quando si uniscono alle coppie di ballerini che già volteggiano in cerchio; mantelli e gonne gonfiati dalle giravolte le danno la sensazione di danzare in mezzo a un gruppo di farfalle multicolori. E Loki le cinge la vita con un braccio e le stringe la mano. Fiati, tamburi e lire suonano frenetici, riempiono di vita la notte e il cuore di Sigyn; oh, Dei, quanto batte forte il suo cuore! E brucia il petto e scotta la pelle; i capelli rosso oro che le danzano davanti agli occhi sembrano diventati fiamme, il mondo arde in forme confuse di luci e persone e volti e musica, ma lei non ha paura di quel fuoco così selvaggio, perché le dita di Loki sono fresche tra le sue e se lui continua a guardarla, se continuano a fissare l’uno gli occhi dell’altra, allora non ha niente da temere dalle fiamme! Che bruci l’universo, che brucino la terra e il mare, che arda ogni essere vivente, ma finchè danzano abbracciati, nulla accadrà a Sigyn e Loki e potranno continuare a ballare in eterno tra il fuoco, che assisterà impotente e invidierà la loro felicità.
La musica cambia e i loro passi con lei, passano altre bottiglie, così niente rimane chiaro e tangibile tranne il sorriso del suo amico.
E Sigyn ride e lui ride con lei.
E in un secondo di lucidità capisce di essere ubriaca, non sa esattamente se di felicità o di vino, ma fa lo stesso. 
E danzano e danzano, e Loki è bello, i piedi sfiorano appena la terra polverosa e la sua pelle è così fresca e piacevole, e le note sono così reali che li spingono, vicini, sempre più vicini, e così si chiede, incuriosita, saranno fresche anche le sue labbra?
Perché non provare?
Magari, se lo bacia, poi la vorrà sposare…

“Ehi voi!” 
Sigyn si volta, cercando di mettere a fuoco la macchia che si è staccata dalle altre e guarda verso di loro.
“Sì?” la voce di Loki vibra sulla sua guancia.
Non si è accorta di aver poggiato la testa sul suo petto.
“Chi vi ha invitati?” domanda la macchia.
“Lo sposo, perché?” biascica Sigyn con una risata.

Sono io lo sposo!
Improvvisamente tutta la confusione che l’alcool e la musica hanno creato nella sua mente scompare di colpo. La ragazza vede chiaramente il Vanir infuriato che li fulmina con lo sguardo e il sorriso nervoso di Loki al suo fianco.
“Ma davvero?” fa il principe.

“Sì, e non ricordo proprio di avervi invitati!”
Intorno a loro, altre persone si girano verso di loro con aria tutt’altro che amichevole.
Li hanno scoperti.
Sigyn sa che sono nei guai fino al collo, ma, invece di preoccuparsi, le viene da ridere. E dalla sua espressione sembra che sia lo stesso anche per Loki.
“Ah no? E quindi noi due ci siamo imbucati alla festa di queste brave persone?” continua il principe trattenendo a stento le risate e si rivolge a lei “Sigyn, tutto questo è assolutamente deplorevole!”
Il cerchio di facce minacciose si stringe, tagliando ai ragazzi la via di fuga.
“Mi sa che non ci lasciano mangiare il dolce!” sospira la giovane, con falsa tristezza.
Loki annuisce: “Peccato…”
Il principe stende fulmineo la mano: “
Eldr!” e una vampata di fiamme illusorie disperde la folla, che scappa via urlando.
Sigyn si mette a correre dietro di lui nel varco aperto tra le persone, mentre grida: “Non vale; avevamo detto niente magia!”
“Era un’emergenza!” si giustifica il principe, ridendo.
Già qualcuno degl’invitati si è ripreso dallo spavento, la ragazza li sente inseguirli urlando infuriati. Con un movimento rapido, sgancia la cintura della sua gonna, che si apre e rivela un paio di pantaloni di tela grezza, molto più adatti a correre; Sigyn prende in spalla la veste e raggiunge il suo amico proprio nel momento in cui lui fischia. 
Una nota lunga e una corta.

Villieldr appare dalle ombre della notte, veloce come il lampo; Loki sale in sella e la aiuta a tirarsi su, in meno di un secondo stanno già galoppando via tra le colline rischiarate dalle stelle. 
Sigyn affonda il viso nella schiena del principe, con le braccia gli cinge stretta la vita. Sentire il respiro di Loki sotto le dita e il battito del suo cuore contro la guancia è meraviglioso; per un attimo le grida infuriate dei loro inseguitori, sempre più lontane, e l’odore misto tra fumo e vino che impregna i loro vestiti scompaiono. 
“Comunque,” la risata dell’amico la riporta alla realtà “E’ mezzanotte passata: ho vinto io!”

Λ
“Skuld mi ha riferito del vostro ultimo colloquio.”
“Ah, buongiorno anche a te, maestra Urdr!”
“Inutile dire che non mi è piaciuto quello che ho sentito.”
“Inutile dire che sono qui per imparare e non per ascoltare da te lo stesso rimprovero che ho già subito da Skuld.”
“Bene, la prima cosa che devi fare per imparare è stare a sentire le tue maestre.”
“Devo aspettarmi la stessa accoglienza anche da Verdandi?”
“La maestra Verdandi farà ciò che crede meglio. Per quanto riguarda me, non sprecherò la nostra ultima lezione in chiacchiere quando invece posso insegnarti qualcosa di utile! Ti parlerò sommariamente dei gandr, così anticiperemo le lezioni di Skuld, dopodiché mediteremo ancora. Innanzitutto, sai cos’è un gandr?”
“Ehm, dunque… Se non sbaglio, è un oggetto con proprietà magiche, giusto?”
“In parte: anche Mijolnir utilizza la magia per funzionare, ma non per questo si può definire un gandr. Questi che t’illustrerò sono manufatti in cui è possibile incanalare il proprio Seiđr e amplificarlo; possono avere qualsiasi forma, ma spesso si tratta di bastoni o altre armi. Tu ne hai già usati due senza sapere che fossero tali.”
“La lancia dell’Allfather!”
“Sì.”
“E lo scettro, un anno dopo.”
“Esatto; te ne sei servito ignorando la loro vera natura, ma è necessario che tu sappia con cosa hai a che fare, perché un gandr può essere tanto utile quanto pericoloso. Ascolta con attenzione: al loro interno, contengono potentissime fonti di energia; se maneggiate correttamente, accresceranno il Seiđr che incanalerai dentro di loro, ma se tu ne utilizzassi una quantità troppo grande, o se per un incidente il gandr dovesse spezzarsi, allora liberebbe di colpo tutta l’energia accumulata e, nella migliore delle ipotesi, perderesti un arto.”
“Immagino la peggiore…”
“Di te rimarrebbero solo briciole. Forse neanche quelle; è come lo scoppio di una bomba e, naturalmente, più il manufatto è potente, più concentrato e distruttivo sarà il rilascio improvviso di energia.”
“Come riconosco un gandr e il suo potenziale?”
“L’unico modo è provare a incanalare il tuo Seiđr in piccole quantità e attendere la reazione. Comunque, ci sono dei materiali che sono più adatti di altri a costruire un oggetto simile, come i metalli e tutti i buoni conduttori di energia.”
“Quindi tra uno scettro in legno e uno in metallo…”
“Sai già che il secondo sarà più potente del primo. Ricorda, Loki, ti sto insegnando questo innanzitutto per la tua sicurezza: in molti hanno perso la vita a causa di questi artefatti. Non vogliamo che tu sia tra loro.”

Σ
Sigyn si sveglia infastidita dai raggi del sole già alto che le feriscono gli occhi; la testa le fa terribilmente male, si sente intorpidita e per nulla riposata. Quando abbassa lo sguardo sul suo corpo, si accorge di aver dormito con indosso i vestiti della sera prima, che odorano ancora di vino e fumo. Non ricorda molto di ciò che è successo dopo che sono scappati dalla festa, deve essersi addormentata, o forse ha semplicemente bevuto troppo… L’unica certezza è che è stata una notte meravigliosa in compagnia del suo migliore amico.
Lottando contro i capogiri e la nausea del dopo sbornia, la ragazza si siede sul bordo del letto, che scopre essere quello di casa sua. Sorride quando, dall’altra parte della stanza, scorge Inga china sul fuoco, così intenta a preparare la colazione da non essersi nemmeno accorta del suo risveglio.
“Buongiorno!” la saluta Sigyn, allegra.
L’occhiata che la più anziana le lancia è fredda e grave; l’esatto opposto del sorriso che la ragazza si è aspettata. La felicità sul suo volto si spegne.
“Tutto bene?” domanda, incerta.
Per secondi interminabili, Inga non risponde; finalmente, distoglie lo sguardo dal fuoco per posarlo su di lei e nei suoi occhi c’è una nota di… tristezza? Rimprovero? Delusione? Sigyn non riesce a capire.

“Sei tornata molto tardi ieri sera.” Sibila la donna.
La giovane annuisce: “Sì, io… ero con Loki.”
“Lo so,” viene interrotta “E’ stato lui a riportarti a casa, ubriaca e con la gonna che ti avevo appena riparato strappata.”
Sigyn lancia un’occhiata veloce all’indumento in questione, posato su una cassa accanto al letto; un largo pezzo di tessuto si è rotto, deve essere successo quando l’ha tolta per correre… 
“Mi dispiace,” si scusa, mortificata “Ci penso io, questa volta, vedrai che la rimetterò in sesto!”
“Dov’eravate, ieri sera?”
“… Ehm,” è meglio se Inga non sa della loro incursione al matrimonio “Abbiamo fatto un giro nella foresta.” Mente.
“E come hai fatto a ubriacarti?”
“Loki ha portato del vino.”
“E l’odore di fumo?”

“Abbiamo acceso un fuoco e arrostito un po’ di carne.”
Le mani di Inga torcono furiosamente il grembiule, mentre serra i denti, con il respiro pesante. Un velo di lacrime cala sui suoi occhi. Sigyn resta a guardare le gocce salate scivolare tra le ciglia, sulle guance, a bocca aperta. 
“Inga, che succede?” chiede, impaurita da quel pianto improvviso.
Prima di rispondere, la trafigge con uno sguardo così pieno di risentimento che la ragazza si sente soffocare. 
“Come mai mi fai questo, Sigyn?” domanda Inga a denti stretti “No, anzi, come mai fai questo a te stessa?! Cosa speri di ottenere?”

La giovane boccheggia: “Io… io non capisco di cosa-”
“Pensi che non lo sappia?” la rabbia nella voce dell’altra la ammutolisce.
Sigyn è confusa e spaventata; da dove viene tutto questo rancore? Che cosa ha fatto di così grave?
“Credi che sia sorda, eh?” continua Inga e quasi urla “Pensi che non senta ciò che tutti,
tutti al villaggio dicono di te? Sei il loro argomento preferito! E quello che è successo ieri… Stavano smettendo, finalmente! Stavano smettendo e poi tu sei scappata con lui! Non bastavano i pettegolezzi, vero? Dovevi per forza metterti in mostra davanti a tutti! Perché, Sigyn? Me lo spieghi?”
“Lui?” chiede “Vuoi dire Loki?”
“Non fare la finta tonta con me!!” grida la maggiore. Le lacrime continuano a scendere, sempre più violente, e Inga si siede in singhiozzi, tremando mentre si passa le dita contratte dalla rabbia tra i capelli.

“Credevo volessi sposarti,” geme “Pensavo volessi trovare un buon marito e avere una vita rispettabile, crescendo i tuoi figli…”
Sigyn si avvicina, prova a toccarle la spalla: “Certo che-”

“STA' ZITTA!” lo schiaffo la colpisce in pieno, ma non è il dolore a farla tacere: è la sorpresa terrificante di quel gesto. 
E’ già stata picchiata, da bambini con cui litigava, da un paio di datori di lavoro, mai da Inga! Mai. Le sue mani l’hanno sempre accarezzata e consolata, non riesce a credere che ora l’abbiano ferita.
“Quando mia sorella è morta,” ringhia la maggiore, costringendo Sigyn a guardarla “Le ho giurato che mi sarei presa cura di sua figlia, che l’avrei allevata come se fosse mia, facendola diventare una donna onorevole e rispettata.”
La ragazza prova a distogliere lo sguardo, ma Inga le afferra saldamente il mento, impedendole di muoversi. 
“Sigyn,” scandisce “Io non ti ho cresciuta per essere la puttana di un principe!”
Sgrana gli occhi per la sorpresa.

“E’ questo?” domanda, sollevata “Pensavi che io e Loki…? No, Inga, tra noi non è mai successo nulla, te l’assicuro!” le dice, quasi ridendo.
Ma l’altra non sorride, l’astio non scompare dal suo volto: “A questo punto non importa più.”
“Che cosa vuoi dire?” 
“Proprio non capisci?” ribatte “Ormai tutti sono convinti che tu sia la sua amante! Non servirebbe a niente gridare che sono tutte menzogne: ti vedranno sempre così, qualunque cosa dirai, per loro sarai comunque una puttana! E nessun uomo dabbene sposa le puttane!!”
“Basta, smettila!” la interrompe Sigyn, disgustata “Che importa di quello che pensano gli altri? Io, noi sappiamo la verità! Non è abbastanza?”
“NO!”

Inga nasconde il viso fra le mani, ricominciando a piangere; con cautela, la ragazza si avvicina di nuovo a lei e questa volta riesce a circondarle le spalle con il suo abbraccio. Non oppone più resistenza; Sigyn la culla lentamente, come la maggiore cullava lei quando era una bambina, le accarezza la schiena scossa dai singhiozzi.
“Andrà tutto bene,” le sussurra dolcemente “Andrà tutto bene, troverò il modo di rimediare, vedrai! Sarai fiera di me,” stringe l’abbraccio “Sarai fiera di me, te lo giuro.”
Ma lei sembra non ascoltarla.

“Dopo tutto quello che abbiamo fatto,” geme con voce rotta “Avevamo risparmiato abbastanza soldi per la tua dote e ora…”
“Ora devi solo stare tranquilla e darmi la possibilità di fare qualcosa!” Sigyn scosta piano le mani dell’altra dal suo viso e le prende tra le sue, accarezzandole “Per favore, Inga, non piangere più, detesto vederti così.”
Le sfiora una guancia per asciugarla dalle gocce salate; finalmente, la maggiore le regala un timido sorriso. 
“Si aggiusterà tutto,” le promette Sigyn “Ne parlerò con Loki, lui sicuramente saprà cosa fare e-”
“No, non lo farai!” Inga la interrompe all’improvviso; il suo volto è tornato serio, grave, quasi spaventato “Tu non ti avvicinerai mai più a quel ragazzo.”

Sigyn rimane paralizzata.
“Come?”
“Mi hai sentita: non voglio più vederti in sua compagnia!”
“Ma che stai dicendo?” balbetta “Perché? Lui può aiutarci; Loki ci vuole bene e so che non ci lascerebbe mai nei guai!”
Inga scuote la testa: “
Loki è il guaio! Se gli chiedi di aiutarti, tutti penseranno subito che…”
“No, non dire una parola di più,” il tono di Sigyn è nervoso, ma determinato “Lascia che dicano ciò che vogliono, non gli permetterò di farci del male.”
Stringe forte le mani dell’altra tra le sue: “Io e Loki non permetteremo che ti facciano del male, Inga, mai! E risolveremo questa cosa insieme, come abbiamo sempre fatto. Ti ricordi tutti gli scherzi che combinavamo io e lui da bambini? Riuscivamo a tirarci fuori da ogni situazione e questo non è diverso.” 
“Lo è.”
“Non è vero,” la ragazza tenta con un sorriso “Ci inventeremo qualcosa che ci permetta di restare insieme… No, so cosa stai per dire: proveniamo da due mondi diversi e dovrei farmene una ragione, ma non posso, non possiamo! Eppure tu dovresti saperlo bene; io sono Loki e lui è me. Non riuscirei a separarmi da lui nemmeno volendo.”
Una nuova forza le scorre dentro mentre pronuncia quelle parole, calda e dolce e immensa. Tutto andrà bene, lo sa per certo, tutto andrà bene finchè ci sarà Loki al suo fianco. 

E potremo continuare a ballare in eterno di fronte al mondo che brucia, e il fuoco ci invidierà la nostra felicità…
“Se c’è qualcuno capace di aiutarci in questa situazione, quello è lui!” insiste ancora la ragazza “Fidati di me, Inga, sistemeremo tutto e non dovremo smettere di vederci, non sei contenta?”
Gli occhi della donna la scrutano, assenti, gonfi e cerchiati di rosso. Sembra quasi che non abbia sentito una sola parola.
“Inga?” Sigyn la chiama, dolcemente. Quello sguardo ghiacciato spegne pian piano il suo sorriso.
“E se…” mormora la maggiore, la sua voce è poco più di un soffio “E se ti chiedessi di dimenticarlo e basta? Di non avvicinarti comunque a lui?”
La domanda la colpisce con tanta violenza che per un attimo si blocca, incapace di formulare un qualunque pensiero.
“Non capirei,” sbotta infine “Per quale motivo dovresti chiedermi una cosa simile?”
“Sigyn, io… Io voglio solo proteggerti.”
“Va bene, ma voglio sapere da cosa!”
“Non… non chiedermelo!” la donna si alza di scatto, scansandola per appoggiarsi al ripiano di legno dove cucina. Inga trema, pallida come un cencio e nei suoi occhi Sigyn la vede, chiara, inconfondibile: la paura.
“Ho già detto troppo,” balbetta la donna, le dita contratte ad artigliare il bordo della tavola “Ti prego, non chiedermi altro!”
“E cosa dovrei fare? Rimanere zitta e ubbidire mentre cerchi di separarmi da lui?!” 
Il terrore nello sguardo della maggiore la turba, striscia sotto la sua pelle come un serpente, freddo e viscido, ma non si arrenderà così facilmente.
“Ti sto solo chiedendo di fidarti di me!” ribatte Inga, girandosi di nuovo verso di lei.
Sigyn deglutisce, ma stringe i denti e si costringe a fissarla negli occhi; non cederà, anche se tutto questo la spaventa, non cederà! Dovrà darle una buona ragione per convincerla.
Mentre parla, cerca di non fare tremare la voce: “Voglio un motivo, un motivo vero per cui dovrei rinunciare a Loki per sempre!”

Per un secondo, sembra quasi che Inga stia per svenire, tanto bianco è il suo volto, ma riesce a sostenersi. Afferra uno sgabello e si siede di nuovo, tremando come una foglia; le pupille, spalancate da un’inquietudine ancora senza nome, saettano da una parte all’altra, come se cercassero d’individuare nemici nascosti in ogni ombra o angolo.
Alla fine, alza gli occhi impauriti verso la ragazza e dice: “Loki non è il figlio di Odino.”






Spazio dell'Autrice:

Ta-da! Colpo di scena! ** (no, in realtà è un colpo di scena il fatto che tu abbia aggiornato, finalmente! =.= nd Lettori) Ehm, sì, già... Chiedo umilmente perdono. In realtà il capitolo non era finito (stanno lievitando, se il primo era di sole 6 pagine, adesso siamo a 18 e tutta la storia ha superato le 150 pagine su word O.o), ma volevo pubblicare qualcosa presto, quindi ho deciso di rompere gl'indugi e dividerlo in due!
Un paio di precisazioni:
1) benchè sembri inventata di sana pianta, "grandr" è effettivamente una parola in antico norreno che vuol dire qualcosa come "bastone magico"...
2) sì, ho pensato che Loki sapesse suonare una lyra/chitarra, o almeno Tom Hiddleston sa farlo (e anche bene)
Vi sono piaciute le citazioni dai capitoli precedenti all'inizio? Comincia a esserci un bel po' di carne sul fuoco e tra questo e i miei ritardi ho pensato fosse meglio fare il punto della situazione. ^^


Sono stata una dei fortunati che ha assistito all'anteprima di Thor 2 al Lucca comix e, senza fare spoiler, posso solo dirvi che adorerete Loki come non mai! ^^ E' stato un film meraviglioso e sono ansiosa di vederlo di nuovo :)

Il titolo di oggi!!
"Agape" vuol dire "amore"; finalmente un po' di dolcezza, ma non durerà a lungo *w*

La citazione di oggi!!
E' tratta dalla canzone "Always" by Bon Jovi ^^ La traduzione del passaggio è:

E sarò li fino a quando le stelle non brilleranno più 
Fino a quando il cielo scoppierà e le parole non faranno rima 
so che quando morirò,sarai nella mia mente 
e ti amo. Sempre 


 
  
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