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Autore: xmiriam    11/11/2013    0 recensioni
Un corpo troppo piccolo per contenere una vita così grande, per concedersi la libertà, l'autonomia.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My heart is race,she's turning around
Erano solo le cinque e mezza del mattino e il sole cominciava a spuntare dietro le montagne e ad illuminare la città di Bradford. Io mi svegliai proprio a quell’ora; ricordo di essermi svegliata di soprassalto, sentivo gridare qualcuno il mio nome. Misi una mano sopra gli occhi e sbadigliai, levai le mani dagli occhi e mi guardai intorno, tutto era al suo posto, come l’avevo lasciato la sera prima, tutto era in ordine, tranne il mio cellulare, quello l’avevo lasciato sul comodino prima di andare a dormire e adesso era sulla scrivania, avevo acceso il display e avevo digitato il codice di blocco prima di poggiare la testa sul cuscino e cadere in un sonno profondo: aggrottai le sopracciglia, mi alzai dal letto e lo presi, lo sbloccai e osservai il display ma non c’era niente di sbagliato, premetti un’altra volta il tasto di blocco e lo posai.
Era molto presto ma decisi comunque di prepararmi. Misi una felpa grigia, un paio di jeans e delle Converse bianche, poi indossai dei bracciali e degli anelli. Mi truccai come ogni mattina: matita e mascara e un velo di lucidalabbra. Poi pettinai i miei lunghi capelli biondi e li legai con un elastico nero.
Appena finii scesi in cucina e aprii il frigo, presi un bicchiere e il latte e lo versai; mi sedetti e bevvi il contenuto dentro il mio bicchiere, guardai l’orologio che segnava le sette e mezza: possibile che ogni mattina ci mettevo così tanto a prepararmi? Facevo tutto con una lentezza disarmante, perché non avevo voglia di andare a scuola e quindi cercavo di rallentare il tempo rallentando i miei modi di fare.
Alla fine uscii di casa alle otto meno un quarto e ci misi più o meno dieci minuti ad arrivare a scuola.
Varcai il cancello di ferro e mi guardai intorno e la solita, noiosa, scena mi si parò davanti agli occhi: Malik circondato da cheerleaders. Feci una faccia disgustata quando Zayn alzò lo sguardo e lo posò su di me; lui scosse la testa e rise beffardo e io alzai gli occhi al cielo. Ero al limite della tolleranza e feci un lungo e rumoroso sospiro quando mi ricordai che l’avrei dovuto sopportare ancora e ancora perché non eravamo compagni solo nel corso di Algebra, ma anche in quello di Inglese, Chimica, Letteratura, Educazione Fisica e Storia e ogni giorno andava così, lui ormai era nella mia noiosa routine: mi alzo, mi preparo per andare a scuola, arrivo a scuola, litigo con Malik, entro in classe, litigo con Malik, continuo a litigare con Malik; e andava avanti così.
Entrai nell’aula di Chimica sbuffando leggermente e poggiando violentemente i miei libri sopra l’ultimo banco della fila di sinistra, accanto alla finestra.
Dopo di me entrò anche Zayn che si sedette nel banco alla mia destra; lo guardai interrogativamente e poi mi girai dalla parte opposta a quella del moro poggiando la mia testa su una mano.
La professoressa di Chimica entrò con il suo solito sorriso stampato sulle labbra: ci guardò e poggio le cartelle da lavoro sulla cattedra.
«Buongiorno ragazzi!» disse aspettando che gli alunni si alzassero, e, in effetti, lo fecero, ma io no, ero troppo impegnata a guardare fuori dalla finestra e poiché stavo all’ultimo banco, nessuno si sarebbe accorto di niente.
«Bene, oggi spiegherò un nuovo argomento, quindi esigo la massima attenzione» annunciò alzandosi in punta di piedi per guardare gli alunni degli ultimi banchi tra cui io.
Quando iniziò a spiegare cercai di prestarle attenzione per un poco ma con scarsissimo risultato perché mi ritrovai a pensare ad altro quindi mi rassegnai e guardai altrove: inizialmente guardai alla mia destra, dove un  ragazzo moro, con dei lineamenti duri e un alto ciuffo di capelli sul capo ascoltava la lezione, o meglio faceva finta di ascoltare; inizialmente continuai ad osservarlo, poi quando Zayn girò la testa dalla mia parte feci finta di niente e mi concentrai sul paesaggio fuori dalla finestra: il cielo era grigio, quasi nero e si potevano scorgere alcune goccioline di pioggia battute sul vetro della finestra.
Poi cominciò a piovere sempre più forte e l’acqua scivolava con disinvoltura sul vetro, come se quelle gocce avessero un’anima, una vita, come se stessero aspettando il momento giusto per scivolare sempre più in fondo, fino a diventare sempre più forte, fino a unirsi con le sue gemelle.
Passavano i minuti ed io guardavo sempre quelle gocce che scorrevano indisturbate sul materiale liscio che formava la finestra.
Le guardavo perché ero sicura di non averne mai abbastanza, le guardavo perché mi piaceva.
Ero concentrata, quando: «signorina Campbell?» mi chiamò la professoressa, io distolsi di scatto lo sguardo dal vetro.
«Il suo compagno per il progetto sarà Malik» annunciò in tono gioviale.
Zayn Malik? Perché proprio io?
«Ma professoressa, perché io con lui?» chiesi spiegazioni gesticolando un tantino.
«Non lo so, Campbell, chiedilo al destino» sorrise e ritornò sui suoi fogli.
‘Chiedilo al destino’ cosa dovevo chiedere al destino? Perché mi aveva messo con un idiota?
Lo guardai sbuffando e alzando gli occhi al cielo e prima che lui potesse sbottare, la campanella suonò: raccolsi tutti i miei libri e uscii in fretta e furia da quell’inferno ritrovandomi alle calcagna il mio “compagno di progetto”. Mi camminava accanto cercando di attirare la mia attenzione; dopo due minuti buoni gli prestai attenzione guardandolo e incrociai le braccia al petto.
«Che ci vuoi fare? Non è colpa mia» obbiettò ridendo sotto i baffi; io sbuffai e continuai a camminare.
«Dove ci vediamo? A casa mia o tua?» mi chiese cercando di cambiare discorso, facendo sì che io mi alterassi ancora di più: gli puntai un dito contro facendolo indietreggiare notevolmente.
«Stai alla larga da me?» sbottai e ricominciai a camminare a passa svelto per i corridoi.
«Oh, no che non lo faccio, non voglio prendere una F» si giustificò continuando a sostenere il passo;
«Non mi interessa della tua stupida F, ognuno fa le cose per conto suo, non intendo perdere del tempo con te» ammisi alzando un tantino la testa con aria di superiorità.
«Senti» cominciò, bloccando la mia camminata frenetica, io, dal canto mio, mi fermai, anche perché il suo sguardo era alquanto supplichevole.
«…facciamo questo progetto insieme e poi quando avremo finito, ognuno tornerà per la propria strada, okay?» continuò mettendo le sue mani su tutte e due le mie spalle per fermarmi. Ci pensai un per un po’, lo guardai negli occhi, ambrati quasi quanto la sua pelle, e sospirai rassegnata.
«E va bene» acconsentii e anche lui sospirò di sollievo sorridendo.
«Ma promettimi che non mi farai fare tutto da sola» aggiunsi ridendo, lui rise anche e annuì energicamente.
«Alle quattro a casa mia: porta il libro di Chimica e vedi di non fare tardi!» lo ammonii sempre sorridendo, perché, sì, lui era un vero ritardatario.
«A dopo, Campbell» mi salutò prima di allontanarsi e sparire nella folla di adolescenti che correvano di qua e di là.

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Ciao a tutteee!
Questo è il mio nuovo capitolo!
Ammetto che è veramente uno schifo, lo so, ma come vi ho già detto nello scorso, vado al liceo classico, mi caricano di compiti e non ho mai tempo per scrivere!
Comunque spero che vi piaccia lo stesso: questo è un nuovo inizio sia per Noa che per Zayn, il destino ha deciso di metterli insieme? E allora perché non assecondare le sue scelte?;)
Lasciate una piccolissima recensione? Mi fate un favore se esprimete il vostro parere su questa storia, perché mi aiuta a crescere!
Se mi cercate sono su Twitter che potete trovare
cliccando qui!
Non ho altro da aggiungere, per oggi è tutto, ci si vede al prossimo capitolo :)
Un bacio<3
Miriam.

 
  
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