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Autore: DarkFairy    24/04/2008    9 recensioni
Okay, Bells. Respira. Ce la puoi fare. Naturale.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Another Rainy Sunday...

...ops! Volevo dire... Un autre dimanche pluvieux!



Okay, Bells. Respira. Ce la puoi fare.

Naturale.

Sono tre ore (almeno) che cammino su e giù per la stanza come un'idiota e non ho ancora preso neanche mezza decisione.

Niente di niente di niente.

La proverbiale lampadina non ne vuole sapere di accendersi.

Forse mi si è fulminata. Protesterò in direzione.

Apro l'armadio, guardo dentro sconsolata e lo richiudo.

Uffff!!!!

Mi siedo sul letto, ben decisa a farla finita.

Opzione uno: telefonare in hotel e annullare quello stupido appuntamento(mah...possibile...poi però chi la sente a Renée?)

Opzione due: sparire dalla circolazione per un paio d'ore e fingere di aver casualmente dimenticato l'impegno (si...pura fantascienza:Forks è talmente piccola che verrebbero a sapere subito dalla figlia della cognata del nipote del panettiere del vicino di casa Charlie di avermi visto fuggire. E in ogni caso mi beccherebbero all'istante. Possibilità da depennare)

Opzione tre: arrendersi e andare a quello stupidissimo appuntamento.

Sigh.


Mentre mi vesto, non posso fare a meno di sentirmi un po' giù.

Insomma, chi ha voglia di andare a un appuntamento con una persona che conosci a malapena e per quello che ti ricordi ti è pure antipatica?

Eppure, ho deciso di andarci. Più che altro l'ho fatto per Renée: mi avrà telefonato almeno trenta volte per raccomandarmi di andarci, se no poi chissà cosa pensano di noi e cosa diranno di lei al circolo del golf (ora che ci penso, che diavolo ci fa la mamma al circolo del golf? E soprattutto, che cavolo centra con questa storia?)

Come se non bastasse Alice è caccia insieme a Edward (ri-sigh. Sono 18 ore consecutive che non lo vedo. Il mio cuoricino sta cominciando a protestare) e Jasper e io non ho la più pallida idea di cosa mettermi, per cui pesco a caso un paio di jeans e una magliettina leggera dall'armadio. E andare a casa Cullen è inutile, visto che l'esperta di moda è momentaneamente assente, a meno che non voglia sentire gli sghignazzi di Emmett, le risatine snob di Rosalie o i consigli da mamma premurosa degli anni '20 di Esme. E Carlisle...boh, non mi sembra da prendere in considerazione per un consiglio del genere, non si tratta mica di influenza! E poi anche a volergli fare domande di moda cosa cavolo potrebbe rispondermi? È nato nel '600, per Dio!

Finisco di prepararmi a malincuore, poi prendo le chiavi del pick-up ed esco.

Andiamo a trovare la famosa nipote di Phil!


La nipote di Phil è una ragazza alta, bionda, snella, con gli occhi verdi e un sorrisetto moscio e snob sempre stampato sulla sua boccuccia.

Ed è francese.

Tale donzella si chiama Lucy (all'anagrafe e per i suoi nonni paterni Lucille Blanche Vannier), è la figlia di Grace, la sorella di Phil, e un avvocato francese che si chiama Xavier, che la simpatia di uno yogurt scaduto e ha sempre quella faccia da schiaffi da bambino petulante che ti fa venire voglia di prenderlo a sberle ogni volta che lo vedi.

Io li ho conosciuti una volta al matrimonio della mamma e Phil, e quella è stata la prima e ultima volta che li ho visti. Dopo la festa hanno congedato tutti con un Au revoir e sono saliti su un Concorde che li ha rispediti dritti dritti nella vecchia Europa, nella loro villetta da un milione di dollari nel bel mezzo di Parigi.

Cosa che a me stava benissimo.

Ma con mia solita grande sfortuna, la settimana scorsa sono andati a Jacksonville a trovare Phil e la mamma, e trovandosi in America, hanno deciso di venire a trovare anche me. Come se non avessi già abbastanza cose di cui preoccuparmi.

Mi hanno dato appuntamento al Grand Hotel Superlusso dove alloggiano, un po' fuori Forks (troppo cheap per tre ricconi come loro).

Sono appena arrivata e già non vedo l'ora di andarmene.

Ma tanto so già come andrà a finire, con loro che mi offrono un tè con biscotti parigini, mi cantilenano un sacco di roba che non capisco e ci salutiamo di nuovo. Solo che in ogni caso sarà una tragedia annunciata.


Attraverso l'atrio a passo svelto, lisciandomi i jeans e lanciando un'occhiata fugace alla mia immagine riflessa nella porta a vetri. So quanto questi francesi tengono all'apparenza e io non ho esattamente l'aspetto di una diva. Ma comunque.

Mi fermo alla reception, dove mi raggiunge una ragazza bionda con una camicetta bianca e un cartellino appeso al bavero che recita “Amy”, sorrisetto professionale d'ordinanza stampato in volto.

Posso aiutarla?”mi chiede col tono annoiato di una che ripete ogni giorno le stesse parole.

Sono Isabella Swan”rispondo, e un paio di donne in tailleur elegante alla mia destra si voltano a guardarmi. “Ho un appuntamento con la famiglia Vannier”

La ragazza scorre in fretta un elenco da una grossa agenda, poi rialza lo sguardo e mi rivolge un altro dei suoi sorrisi falsi.

Certo. Si accomodi, signorina Swan. I signori Vannier e la ragazza la stanno aspettando nel lounge”

La ringrazio”

Buona giornata, miss Swan”

Mi allontano dalla reception in direzione del lounge. Quando arrivo e li vedo, ho solo voglia di darmela a gambe, ma con mia enorme sfortuna Lucy si volta verso di me e mi nota. Subito un sorriso raggiante le illumina il volto, mentre abbandona la tazza di tè e mi viene incontro correndo.

Mi avvolge in un abbraccio entusiasta che io ricambio un po' imbarazzata. Non sono abituata a tante effusioni.

Poi si allontana da me e mi guarda, senza smettere di sorridere.

è bellissimo rivederti, Isabelle” trilla con la sua vocetta acuta storpiata dall'accento moscio tipicamente francese.

Già”mormoro io sospirando. Soprattutto è bellissimo sentire che non hai perso il vizio di chiamarmi Isabelle. Già il mio nome non mi fa tanta simpatia, in francese poi...

Ti trovo bene, Lucy . Davvero bene” aggiungo senza un minimo di originalità. E poi a dire la verità la ricordavo un po' diversa. È piuttosto...bionda dall'ultima volta che l'ho vista. Nel senso, è sempre stata bionda, ma era un biondo più naturale, giallino dorato. Ora sembra quasi che qualcuno le abbia calato in testa un mucchietto di paglia. Non sono male, comunque, non fosse per quel colore. Biondo platino, paglierino, ricorda un po' quelle donnette dei film anni '50. Però è carina. Lo è sempre stata. Biondastra, occhi chiari, fisico slanciato...niente a che vedere con Rosalie, certo, ma per essere umana è piuttosto bella. È una specie di strano incrocio tra Kate Winslet e Nicole Kidman...in versione Tour Eiffel.

Maman! Viens ici, Isabelle est arrivée!”

Grace mi viene incontro a passi lenti, un bicchiere di brandy in una mano, sigaretta accesa nell'altra.

Bella! Quanto tempo!”esclama avvicinandosi e mentre mi bacia sulle guance mi butta addosso una ventata di Chanel n.5 misto a fumo.

Stai d'incanto! L'ho sempre detto, io , a Renée!”

Già”rispondo io con la mia solita originalità. Cosa ha sempre detto a Renée?

Dietro di lei appare l'avvocato, quello con la faccia da schiaffi. Mi osserva in faccia per non più di una frazione di secondo, poi torna a parlare al cellulare, liquidandomi con un “Bonjour, mademoiselle Swan”


Et alors” attacca Lucy fissandomi raggiante. In realtà è quello che sta facendo già da cinque minuti buoni, e la cosa sta cominciando a darmi sui nervi. Siamo sedute su un elegante divanetto in velluto verde scuro a sorseggiare tè tibetano allo zenzero, rosmarino, prezzemolo o quello che è, insieme a un piatto di biscotti marroncini dall'aria un po' triste provenienti nientepopodimeno che da Parigi! (l'avevo detto, io)

L'avvocato è sparito dietro ai suoi affairs, e non si è più visto. Cosa che a me va benissimo.

Come va,Bella?”mi chiede Grace cordiale, accendendosi l'ennesima sigaretta. “Renée mi ha detto che ti sei diplomata. Complimenti! Hai già deciso cosa farai all'università?”

Oh...no, veramente non ho le idee molto chiare. Ma dopotutto credo che prenderò medicina”

Medicina!”esclama Grace colpita “Un bell'impegno. E dove?”

Alaska, credo. L'università di Juneau”

Alaska!”

Hou la!” Lucy è più colpita della madre “Tu iras vraiment en Alaska?

Così pare”

Mon Dieu! Ce n'est pas possible!Il est trop loin!”

La vie est sienne!Elle peut faire ce qui veut”

Mais...en Alaska...avec ce froid...”

Grace agitò la mano come a dire che non era un problema e si rivolse nuovamente verso di me.

Comunque non preoccuparti per me, Lucy. Credo proprio che riuscirò a sopravvivere”la rassicuro in risposta a qualcosa che mi sembra di aver capito dalla loro conversazione incomprensibile(per quanto il mio francese sia davvero penoso). “E poi il mio fidanzato viene con me”aggiungo. Solo due secondi più tardi mi rendo conto che non era esattamente la cosa giusta da dire. Dalle loro espressioni da Ho-visto-Johnny-Depp-in-boxer oserei dedurre che la mamma non ne aveva fatto parola.

Ahia.

il tuo...fidanzato?”borbotta Grace confusa.

Annuisco. “Si. Edward. Verrà con me”

Edouard?” fa Lucy “Il s'appelle Edouard?

Annuisco di nuovo, rassegnata a vuotare il sacco. “Edward Cullen”

Cullen? Sul serio?” Ho come l'impressione che a Grace potrebbe venire un infarto in due secondi netti “Non sarà per caso un parente del dottor Cullen?”

Bè,si. In realtà è suo padre. Adottivo”

Quoi?”mi chiede Lucy con la voce stridula per lo sconcerto. “Sei davvero fidanzata con il figlio del dottore? Il biondo da infarto dell'ospedale?”

Grace le lancia una mezza occhiata di rimprovero, ma neanche lei riesce a mascherare la sopresa.

Mon Dieu...le fils du docteur...”sussurra Lucy fissandomi con due occhi grandi come piatti.

Ah! Questo le francesi non se l'aspettavano.

Quasi quasi ci sto pure prendendo gusto.

Sono così sbalordite che mi viene voglia di aggiungere qualche altro dettaglio, del ti po”sapete, ci sposiamo a settembre”. Potrei buttarlo lì, con nochalance, la prossima volta che mi chiedono qualcosa. Non sarebbe male...salvo poi avere due infarti sulla coscienza.

Però è divertente! Voglio dire, io credevo che saremmo finiti col parlare(loro a parlare, io a fare finta di ascoltare) delle meravigliose prodezze di Lucy e invece...

Mi stanno guardando tutte e due con un'espressione così reverenziale e piena di ammirazione che non posso fare a meno di sentirmi un po' compiaciuta. Mi sento una specie di eroina!

Aspetta che lo dica alla mamma!

Grace sembra ricomporsi. Vuota il bicchiere di brandy in due secondi netti e si rivolge alla figlia.

à propos, Lucille...tu ne devais pas le dire... cette chose?

Ammicca con la testa verso di me, e Lucy si risveglia, tornando a illuminarsi, già dimentica del fils du docteur e via dicendo.

Mais oui!”esclama allegra “Nous avons préparé une surprise, Isabelle!

Cosa?” Una sorpresa? Che sorpresa?

Lucy annuisce. “Une fête!”

Una che?

Une fête très belle...”ribadisce,come se io avessi capito cosa abbia detto “Il sera si amusant!”

Bene!” mormoro, guardando prima Lucy, poi Grace. Sto cominciando a sudare. Non mi piacciono gli sguardi di queste due. E poi di cosa diavolo stanno parlando?

Une fête”ripete Lucy per la terza volta “Sarà bellissimo, n'est-ce pas?

Certo” Ovvio. Tutti sanno cosa diavolo vuol dire une fête. Naturale. Merda. Lo sapevo che avrei dovuto ripassare il francese, prima di venire qui. O almeno potevo ricordarmi di portarmi un vocabolario. Potevo occultarlo nella borsa, e al momento opportuno fingere di andare in bagno...

Una festa, Bella” si affretta a chiarire Grace vedendo la mia espressione.

Oh, adesso è tutto molto più chiaro.

Una festa.

Ah.

Ora si che inizio a sudare sul serio.

Pour mon anniversaire” aggiunge Lucy con gli occhi che le brillano “Il est aujourd'hui!”

Ma porca miseria, Lucy, non puoi usare quel poco di inglese che sai, maledizione? Mi stai facendo venire l'ulcera,per la miseria. Che cazzo sta dicendo ancora?

Oggi è il compleanno di Lucy” riferisce il mio nuovissimo traduttore universale alias Grace.

Ah. Auguri, allora”

Merci, Isabelle”

Le sorrido, un po' incerta. Dove vuole arrivare?

Et alors”esordisce “Andiamo a prepararci?”


Lo sapevo che c'era l'inghippo. Lo sapevo.

Sapevo che quando queste francesi mi hanno telefonato per chiedermi di incontrarci per un pomeriggio insieme in realtà stavano tramando qualcosa. Me lo sentivo.

Avrei dovuto chiedere ad Alice.

È passata più o meno un'oretta da quando Lucy mi ha trascinata nella sezione termale dell'hotel. In uno sprizzo di allegria, mi ha spiegato, concitata, che aveva organizzato una festa per il suo compleanno e che io non potevo assolutamente mancare. E soprattutto che non ne avevano fatto parola su suggerimento di Renée, che le aveva spiegato che io “non + che adori le feste” e che di solito faccio tutto per evitarle.

Devo ricordarmi di dire due paroline alla mamma.

Così avevano escogitato questo bel piano degno della CIA, solo perché ,secondo la loro distorta visione dei fatti, io non potevo proprio mancare a questo stupidissimo compleanno. Secondo loro. Nella mia beata visione dei fatti, avrei potuto benissimo starmene a casina mia a poltrire.

Lucy aveva prenotato un'estetista per tutte e due, per prepararci per la festa.

E così eccomi qui.

Rinchiusa in una suite ad ammirarmi allo specchio.

Sono praticamente irriconoscibile.

L'estetista è stata più crudele di Alice nei suoi giorni peggiori.

Indosso un elegante abito di seta lungo fino ai piedi, di un'inquietante colore rosso sangue, aperta sulla schiena e con uno spacco che mi parte dalla coscia e arriva giù al piede. Piede ancorato a una scarpa rossa, aperta, e con il tacco più alto che io abbia mai visto(di sicuro inciamperò a ogni passo). Ho i capelli lucidi, raccolti in una strana acconciatura a onde, un po' anni '30. Sembro quasi Penelope Cruz alla notte degli Oscar.

Non che io assomigli realmente a Penelope Cruz, era giusto per dare un'idea.

Isabelle!” Mi volto in tempo per vedere Lucy fare capolino dalla porta, abito bianco corto, capelli stile Marylin Monroe.

On va?




S'il vouz plait, monsieurs, potete spostare questo tavolo più a ovest? E mettere gli aperitivi sul tavolo all'ingresso? Merci!” Lucy si volta verso di me, in un turbinio di capelli biondi.

Ti stai divertendo, Isabelle?” mi porge un bicchiere di champagne che io afferro e mando giù in un secondo.

Certo!” esclamo, un po' troppo allegra. Deve essere l'effetto dello champagne.

A proposito”esordisce ingollando un'olivetta da aperitivo. A proposito di che? “Volevo dirti che ho invitato un po' di gente”

Questo era chiaro. Finora ci siamo solo io, lei, Grace e il suo brandy e qualche cameriere dall'aria annoiata. Figuriamoci se si faceva un sacco di chilometri solo per fare una festa in America con quattro gatti!

Bene. È gente simpatica?” chiedo così per conversazione.

Oui. C'è anche qualcuno che conosci”

Sul serio?” chi cavolo ha invitato?

Un po' di gente che c'era al matrimonio di tua madre e oncle Philippe...me le hai presentati tu, ricordi? Siamo diventati amici”

Cosa sta...

Ah, ora ricordo. Sta parlando del matrimonio. Mi era rimasta appiccicata alle costole per tutta la mattina e quando siamo arrivati al ricevimento l'ho sbolognata a un paio di conoscenti.

Mon Dieu! Ils sont ici!” urla a un tratto voltandosi verso l'entrata, tanto che io faccio un salto indietro per lo spavento. “Annie! Jamie! Jud! Aspen! Che gioia rivedevi!”

Così dicendo si fionda sui quattro biondi che sono appena arrivati. Mi volto anch'io giusto per curiosità e...e Oh Mio Dio.

Quelle lì sono Annie e Jamie? Cioè, sono proprio loro? Caspita, non le vedo da una vita! Non che avrei voluto rivederle, comunque. Mentre mi avvicino circospetta noto che nonostante gli anni non sono cambiate per niente. Stesse facciotte ossute e snob, stesse volgari pettinature biondastre, stessi orribili orecchini di perle che avevano qualche anno fa. Non posso crederci. Le gemelle Hayden. Le gemelle ochette in carne e ossa. Con loro c'è anche Jude. Una volta eravamo davvero amiche. Si era trasferita nella casa accanto alla nostra dopo che la madre aveva sorpreso il marito (cioè il padre di Jud) con la segretaria ventenne nell'ufficio, a Memphis. Dopo il divorzio erano venute a Phoenix, e, devo riconoscerlo, è stata una delle migliori ragazze che abbia mai conosciuto. Simpaticissima, sempre gentile e generosa con tutti. L'unico difetto era il suo vizio di metterti in imbarazzo con una frase detta così, per caso. Sul serio, non lo faceva apposta, ma è una cosa di lei che ho sempre odiato. Ma, a parte questo, siamo sempre andate d'accordo.

E ora eccola qui, col suo completino di jeans, e i suoi capelli biondi, vicina alle gemelle-ochette a parlare con Lucy. Mi vede e mi saluta con la mano, facendomi un sorrisone a trentadue denti, come se niente fosse. Come se questi anni di distanza non fossero mai passati. E accanto a loro c'è...Aspen.

Quello è proprio...Aspen.

Oh cazzo.

Ehm...che ne dite? Fa pietà, lo so. Questa è solo la prima parte, però. La seconda...bè, a voi decidere se volerla leggere o meno. Mi rimetto solennemente alla vostra decisione. Scherzi a parte, che ne pensate? È un'idea che mi è venuta in mente così, in una delle tante noiose ore di matematica in classe, quando faccio di tutto meno che ascoltare il prof...allora? Mi farete sapere, vero? Ci posso contare? Grazie a tutti quelli che lo faranno! Baci baci!!

Ps: perdonatemi il francese penoso, non lo studio più da qualche anno e per questa storia ho dovuto ritirare fuori il libro e fare appello a tutta la mia memoria e rispolverare quello che ricordavo. Se tra voi c'è qualcuno che lo parla meglio di me, per favore non si offenda. I'm sorry, ma è l'inglese il mio campo. Kiss.

  
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