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Autore: Fflang    12/11/2013    1 recensioni
Quando una persona scompare inizia una disperata corsa contro il tempo, contro qualcuno di cui nessuno conosce il volto o il nome, contro qualcuno che forse non troverai mai.
Il tempo passa, le speranze di ritrovare la persona amata diventano sempre meno e si inizia a pensare al peggio.
Le persone che scompaiono si vedono portare via dalla propria vita senza poter fare niente, senza poter dire ''no, riportami a casa, voglio andare a casa''. E magari lo urlano, scalciano e si oppongono alle mani che le trascinano via. Ma sono forti e alla fine vincono. Vincono sempre. Hanno sempre vinto.
Le persone che rimangono a casa pregano, piangono e fanno di tutto per trovarli. Pensano a tutto fuorché al fatto di non rivederli più. La famiglia, gli amici, i vicini di casa… tutti uniti per qualcosa probabilmente inutile.
Se sparisci non puoi, non devi sperare di essere ritrovato, perché se vieni trovato non sei sicuro in quali condizioni succederà. Certe volte è meglio che non si sappia più niente, che il tempo passi senza nessuna traccia, che nessun corpo venga trovato. Puoi sempre illuderti che chi si è perso sta bene, che è felice dove si trova.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Do Or Die




Capitolo 2  The World I Used to Know.

PovTy   

E' stata la notte più brutta della mia vita. L'ho sentita agitarsi tutta la notte senza poter fare nulla se non stringerla a me e provare a tranquilizzarla come meglio potevo. Ha pianto ogni singolo istante da quando ha chiuso gli occhi. Quel figlio di puttana, l'ha distrutta. Ha distrutto la sua innocenza ancora prima di farla vivere. Mi alzo di scatto uscendo dalla stanza. Scendo le scale e trovo mio padre al telefono che appena sente la mia presenza si volta con una faccia da zombie. Che succede?

-E' arrivato. Ti farò sapere.- dice riattaccando al suo interlocutore e poggiando il cellulare sul tavolo. 

-Che succede?- domando nervoso.

-Sei sicuro che il nome che lei ti ha detto sia Volkov?- mi chiede ancora più nervoso di me. Annuisco, che cosa vuol dire quella faccia?

-Marco mi ha mandato delle foto…- dice aprendo il portatile. 

-Che foto?- domando avvicinandomi a lui.

-Quando gli ho raccontato quello che mi hai detto e il nome dell'uomo ha fatto delle ricerche. L'unico Volkov registrato nei nostri archivi è un certo Alexander Volkov. Era un genetista, dirigeva una compagnia farmaceutica in Russia una quindicina di anni fa.- mi spiega aprendo una cartella. Lo guardo senza capire.

-Non capisco…- gli faccio presente, e lui sospira demoralizzato.

-Voglio dire che spero vivamente che la tua amica non c'entri nulla con lui.- mi dice puntandomi gli occhi contro. E' serio e preoccupato, ora lo sono anche io. Chi diavolo è questo e cosa vuole da lei?

-Spiega.- dico sedendomi sulla sedia mentre lui apre le foto che il suo collega gli ha mandato.

-La compagnia non vendeva solo farmaci, o almeno per il mondo era quello che faceva. In realtà era una copertura per lavori più grossi. Fabbricavano armi, bombe e….facevano esperimenti sulle persone, Tyler. Sui bambini.- mi racconta mostrandomi una foto (chiavetta) mostra una ventina di bambini vestiti di bianco e due donne vestite da infermiere. Volti finti. 

-Il governo non aveva minimamente idea di quello che Volkov faceva nei suoi laboratori, faceva soldi a palate con quei medicinali e lo stato gli concedeva tutto ciò che voleva senza fare domande.- mi spiega mostrandomi una foto di quel bastardo e altri medici che a braccetto sorridono alla telecamera. Figli di puttana. Stringo i pugni.

-Dieci anni fa il governo russo aprì un fascicolo su di lui e iniziarono ad indagare. C'erano state delle soffiate da parte di inservienti che lavoravano lì. Per irrompere nel edificio dovevano avere delle prove concrete così un agente dei servizi segreti russi s'infiltrò all'interno del laboratorio. Raccolse immagini agghiaccianti su quei poveri bambini e riuscì a mandarle alla base ma lui non tornò mai. I militari non arrivarono mai in tempo. Volkov prese tutte le pratiche più importanti e fuggì con i suoi collaboratori dando fuoco a tutto.- finisce guardando la foto nello schermo. Dando fuoco a tutto.

-I bambini?- domando. So la risposta. 

-Bruciati vivi.- sussurra. 

-Dio mio.- non riesco a capacitarmi di cosa sia capace di fare una persona, quel figlio di puttana deve pagare. Ma se i bambini sono tutti morti allora Kali?

-Kali?- domando. Lui annuisce e apre una foto. 

-L'agente speciale riuscì a mandare un'altra foto. Di una bambina.- dice poi apre un file a parte. Una bambina con i capelli ricci biondi. Kali.  

-Perché lei sì e loro no?Cosa è successo dopo l'incendio? Chi l'ha portata in Italia?- chiedo. Cosa vuole da lei?

-Non lo so, non fece in tempo ad inviare altre informazioni.- mi dice dispiaciuto. Annuisco. Quel figlio di puttana vuole finire quello che ha iniziato.

Sto pensando a cosa fare, ma non ci riesco. Potremmo nasconderla, ma credo che ci abbiano già provato i suoi ''genitori'' e non è servito. 

Sto per chiedere a mio padre cosa fare ma dei passi dietro di me mi fanno girare. 

BUM. Il mio cuore ha smesso di battere non appena ho visto i suoi occhi. Terrorizzati a morte, spenti, morti. Gli occhi di chi in un attimo ha perso tutto. E' sconvolta e non riesco a crederci che la ragazza che amavo, sempre sorridente abbia passato tutto questo.

Cosa hanno comportato gli esperimenti sul suo corpo?

Forse è per questo che stava sempre male?

Il suo corpo ha sempre provato a dirle che c'era qualcosa che non andava, che qualcosa era stato dimenticato..

Mi avvicino ma si allontana. 

-Ho fatto un sogno.- dice guardandosi i piedi scalzi. Sospira.

-Mi ricordo tutto. Ogni singolo giorno passato lì dentro, anche quando hanno ucciso la mia vera mamma, avevo appena un anno.- dice stringendo i pugni,arrabbiata. Non riesco neanche ad immaginare quello che ha passato ed ha tutto il diritto di essere furiosa ma deve calmarsi. Sto per avvicinarmi ma papà mi precede posandole le mani sulle spalle.

-Kali, Volkov ti sta cercando. Per qualche motivo, per lui, sei speciale e non so perché ma so che dobbiamo impedirgli di avvicinarsi a te.- dice serio osservando il suo viso che diventa freddo. 

-Devo andare a casa mia.- dice solo come se non avesse sentito nulla di quello che il generale ha detto. 

-Ti accompagno.-le dico andando ad infilarmi le scarpe. Lei mi segue e all'improvviso mi abbraccia.

-Ohi.- le dico stringendola forte. E' sempre stata male e io non me ne sono mai accorto; le ho dato colpe che non aveva, l'ho accusata di cose che non aveva fatto mentre dentro di lei moriva.

 

Pov Kali  

Mi è mancato così tanto.. è ora lo devo lasciare di nuovo. 

''Buongiorno Bambolina, ti ricordi di me? Oh che sciocco, certo che ti ricordi! Bene, bene… mi sei mancata sai e ora che ti ho trovata non ti lascio più. Sai cosa significa? Che devi venire subito qui, nella tua graziosa casetta, prima che faccia saltare il cervello alla tua dolce mammina, di nuovo. Hai mezz'ora.''

-Non c'è bisogno che mi accompagni.- gli dico all'orecchio. Lui mi stringe. 

-Non ti lascio andare da sola.- ribatte pronto. Oh amore mio, ti prego, non farmi questo. Poso la mano sulla sua guancia calda e lui chiude gli occhi. Mi mancherà così tanto. Trattengo le lacrime.

-Ho chiamato mio padre, aspetterà in fondo alla via.- gli mento. Gli mento per il suo bene, e per il bene di tutti. So di cosa è capace quell'uomo, anzi mostro, e non voglio che faccia del male alle persone che amo.

-Sei sicura?- domanda, so che non vuole, che appena uscirò dalla porta mi correrà dietro. 

-Lasciami andare.- gli dico sorridendogli dolce, non riesco a staccarmi da lui.

-Mi fido di te, quindi ti prego, appena arrivi a casa chiamami.- mi sussurra sulla bocca e poi mi bacia. Le sue labbra toccano le mie dopo un anno. Stai facendo di tutto per farmi restare ma non posso.

Annuisco sorridendogli poi mi infilo le ballerine che avevo la sera prima ed esco dopo aver salutato con la mano suo padre. Appena sono certa che non possano vedermi corro verso casa, veloce come non ho mai fatto. 

Nel preciso momento in cui sto per attraversare un enorme SUV nero inchioda davanti a me e un ragazzo scende insieme ad altri due. Mi guarda sorridente, come se avesse trovato un tesoro. No!

-Ciao Kali, è ora di andare.- mi dice il ragazzo. Non mi muovo, credevo di avere più tempo. Di poterli salutare. L'altro uomo, un uomo molto grosso viene dentro di me e mi spinge verso i sedili posteriori senza dire una parola, non chiude lo sportello infatti il tizio che guidava l'auto si mette di fianco a me accarezzandomi i capelli lentamente, poi si avvicina ghignante.

-Vedrai che ti piacerà con il tempo.- mi dice e poi mi morde il lobo lascivamente. Brutto schifoso. Sto tremando e lui se n'è accorge.

-Sei molto nervosa, vero?- dice ovviamente. Allunga la mano verso il suo gorilla che senza farsi dire nulla gli passa una piccola siringa con un liquido rosso. Spalanco gli occhi, che cosa vogliono fare?

-Shh, è solo qualcosa per farti dormire, principessa. Starai una favola, vedrai.- e senza darmi il tempo di emettere un altro respiro l'ago è già nel mio collo. In pochi attimi gli occhi iniziano ad annebbiarsi, le orecchie fischiano e la bocca si asciuga. Gli occhi si chiudono. Mi sbilancio fuori dalla macchina e lui mi afferra senza farmi cadere. 

-Brava principessa, ora dormi. Starai molto meglio.- sono l'ultime parole che sento poi il vuoto. 

 

Sono stata portata via senza neanche sapere se erano salvi. Senza neanche dirgli addio. Perché era un addio. 

 
   
 
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