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Autore: TheWhiteDoll    14/11/2013    3 recensioni
≪Lo Spazio-Tempo, Bobby, è quell'unico valore Infinito che in matematica consente a due rette parallele di incontrarsi. Quelle due rette siamo noi≫.
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Questa non è che una romantica storia di fantascienza, o, se preferite, una fantascientifica storia d'amore.
Tutto ha inizio nel 2000, in una cittadina qualunque del New Jersey. Emily sta uscendo dalla biblioteca pubblica dopo aver passato l'intera mattinata a spulciare gli scaffali per la sua ricerca: non sa che di lì a poco una tempesta di vento del tutto inaspettata investirà la città, con serie conseguenze... Almeno per lei.
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[STORIA MOMENTANEAMENTE IN STANDBY]
Genere: Malinconico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcuno la stava chiamando, scuotendole dolcemente la spalla. 
Emily aprì lentamente gli occhi, come se si fosse appena risvegliata da un lungo sonno: era distesa a terra con la faccia sull'erba, un'erba fresca e profumata, appena tagliata. Era viva.
Si risvegliò tra una casetta di legno per attrezzi e una staccionata, in quello che sembrava un giardino privato; si sollevò piano, poichè sentiva i muscoli intorpiditi e doloranti, e si guardò intorno confusa: le sembrava di trovarsi in un luogo familiare, ma non sapeva dire esattamente dove.
Improvvisamente le tornò in mente la tromba d'aria, e un brivido le percorse la schiena quando ripensò all'istante terribile in cui era stata travolta dal vortice. I suoi ricordi si fermavano al momento in cui, nell'occhio del ciclone, aveva intravisto un forte bagliore elettrico provenire da una specie di buco, grande più o meno quanto lei: per un istante, un nanosecondo forse, era riuscita a guardare attraverso di esso, e aveva avuto l'impressione che fosse una voragine nera senza fine. Poi, non ricordava più nulla.
Si guardò di nuovo intorno con timore, e a quel punto ebbe la sensazione che fosse tutto troppo tranquillo dopo quanto era accaduto, quasi come se la tromba d'aria fosse stata solo un sogno, o il frutto della sua immaginazione. Fu solo in quel momento che si accorse della persona che le stava di fronte: un ragazzo alto, piuttosto grassoccio, con i capelli neri e gli occhi scuri; indossava una larga camicia hawaiiana e dei pantaloni bianchi con la piega in mezzo, e non aveva un'aria particolarmente sveglia.
- Stai bene? - le chiese lui, con sguardo preoccupato.
- Da quanto tempo sono qui? - gli rispose lei, ignorando la sua domanda.
- Non lo so... Stavo venendo a restituire il tagliaerba al signor Murphy e ti ho trovata qui distesa in terra, svenuta... Ti sei fatta male? -
- Mi fanno male tutte le ossa, ma credo che non ci sia niente di rotto. Ma che ne è stato del tifone? È finito? -
Il ragazzo la guardò strabuzzando gli occhi:
- Quale tifone? -
- La tromba d'aria che ha appena devastato la città... - gli rispose Emily, un po' interdetta.
Lui si fece sfuggire una risata:
- Non vediamo una tromba d'aria da queste parti da almeno tre anni! Sei sicura che sia tutto a posto? - disse il ragazzo, con una nota di derisione nella voce.
- Tre anni?! Senti, io sarò arrivata qui solo nel luglio del '99, ma non credo proprio che quella di poco fa sia stata una folata di ponentino! - urlò quasi Emily.
- ... '99?! - Il ragazzo la guardò con aria incredula, come se stesse parlando con un'insensata.
Emily era più confusa di lui:
- Ma... Sono a Clareville, giusto? - gli chiese, presa improvvisamente da un dubbio.
- Sì, certo... -
La ragazza si fermò un istante a riflettere: possibile che fossero passati tre anni senza che nessuno fosse venuto a cercarla? Possibile che fosse il 2003? No, concluse infine: quell'idea non aveva senso.
Il tipo che le era di fronte non le ispirava una gran fiducia, eppure, effettivamente, lì intorno non c'era la minima traccia del passaggio di un tifone: era tutto così perfetto e ordinato che le sembrava di trovarsi in una cartolina d'epoca. E ora che ci pensava, dove si trovava esattamente
Eppure, quel posto le diceva qualcosa.
- In che zona di Clareville siamo, precisamente? - chiese di nuovo al ragazzo, continuando a guardarsi intorno spaesata.
- A Greenfield - le rispose lui con naturalezza.
Emily restò basita: ma certo, quello era Greenfield, il quartiere che si trovava tra casa sua e la biblioteca comunale. O meglio, era un posto che gli somigliava in modo impressionante, senonchè nella Greenfield che conosceva la strada era costeggiata da case su ambo i lati, che si estendevano per diversi isolati fin dove abitava lei: la sola cosa che si estendeva lì, invece, di fronte all'unica fila di case di legno che aveva alle spalle, era la campagna. E da quando viveva lì non c'era mai stata nessuna campagna, a Greenfield.
- Come no... - disse in tono di scherno al ragazzo, - Da quando a Greenfield ci sono i campi di granturco? -
- Beh, - rispose lui, - fino all'anno scorso c'erano delle piantagioni d'orzo, ma negli ultimi tempi... -
La sua frase fu interrotta dal suono di un clacson: da un'auto decappottabile piuttosto vintage, su cui sfrecciavano tre ragazzi con giubbotti da collegiali, qualcuno gridò al suo indirizzo:
- Hei, ragazzi, c'è Mister Patata! -
- Chi è quella, la tua ragazza?! - lo schernì un altro di quelli. Tutti e tre risero a gran voce.
- Va' al diavolo! - gridò di rimando il ragazzo, che era visibilmente arrossito. Nel frattempo, l'auto si era allontanata mentre i tre continuavano a sghignazzare, con la radio che in sottofondo gracchiava una vecchia canzone stile West Coast.
Emily aveva seguito la scena attonita:
- Oh mamma... Cos'è questa mascherata? -
- Come? - le fece il ragazzo, ancora rosso in viso.
- C'è una festa a tema "Happy days" per caso? E io che credevo che dovesse ancora esaurirsi il revival degli anni '70... -
- Vuoi dire che ci sono delle fiere in costume stile western da queste parti? - chiese lui incuriosito.
- Che c'entra il western con gli anni '70? - Emily non riusciva a seguire il filo dei discorsi di quel ragazzo.
- Beh, anche se i miei sono di origini italiane ho studiato bene la storia americana, e lo so che nel 1870 qui in America c'erano i cowboy... - rispose lui, con aria quasi ebete.
- Beh, - lo scimmiottò lei, - se è per questo anch'io sono italiana, ma so che quando si parla di "anni '70" di solito ci si riferisce al periodo compreso tra il 1970 e il 1979, non all'Ottocento! -
Lui la fissò strabuzzando gli occhi per la seconda volta:
- ...1970? E nel 1970 le ragazze si vestono tutte con quegli enormi pantaloni da soldato con gli orli che toccano per terra? -
Emily lo guardò dritto negli occhi: era chiaro che la stesse prendendo in giro, eppure non le sembrava proprio il tipo. Cosa c'era che non andava nei suoi pantaloni militari? Tutte le ragazze della sua scuola li indossavano!
All'improvviso le balenò di nuovo in testa l'assurda idea che aveva avuto poco prima: e se davvero fosse passato molto più tempo di quello che le era sembrato? Se i suoi genitori fossero morti nel tifone e lei, dispersa e in stato di incoscienza, fosse stata dimenticata lì per anni finchè non si era risvegliata? Se quello fosse stato... il futuro?
In quel momento, ancora intontita e spaesata, le sembrò una spiegazione plausibile. Fece una pausa, e poi, in un tono che non riuscì a celare una certa dose di timore, gli chiese:
- Scusa... Che giorno è oggi? -
- Lunedì 10 maggio... -
10 maggio: ma allora, pensò Emily, era tutto a posto! Non era rimasta lì in coma per chissà quanto tempo... Era ancora il 10 maggio, il giorno di quel dannato tifone! 
La ragazza tirò felice un sospiro di sollievo, perchè per un attimo aveva creduto davvero che le cose fossero andate in quel modo. Ma come poteva essere stata così sciocca da pensarlo? Non poteva essere rimasta lì inosservata per tanto tempo, e poi la polizia americana era tra le più efficienti del pianeta, figuriamoci se non l'avrebbero cercata in lungo e in largo per tutto il territorio!
Poi, però, dopo quel breve momento di conforto, pensò meglio a ciò che le aveva detto il ragazzo: quel giorno non era affatto lunedì... Era mercoledì
- ... Il 10 maggio... di quale anno? - gli chiese allora, con un nodo alla gola.
- Del 1954, no? - le rispose lui, guardandola con una scintilla di preoccupazione negli occhi.
Emily restò basita: doveva trattarsi di uno scherzo. Era impensabile che questo le stesse accadendo sul serio, anzi: era scientificamente impossibile. Eppure, ora che ci faceva caso, quella campagna, quelle case, quei vestiti... Sembrava tutto così autenticamente anni '50, proprio come nel primo episodio di Ritorno al futuro... Accidenti a tutte le volte che l'aveva visto prima in vhs e poi in dvd, si trovò a pensare tra sè con rabbia, come se quel fatto avesse potuto influenzare il corso degli eventi che stava vivendo.
Notò che dalla tasca dei pantaloni del ragazzo faceva capolino una rivista arrotolata: glie la sfilò bruscamente dalla tasca, senza chiedergli il permesso, e ne lesse l'intestazione: "Astounding Science Fiction - Maggio 1954". Invece di essersi risvegliata nel futuro, come aveva pensato per un momento, era tornata indietro nel tempo
No, non poteva essere vero.



♬ Dickie Valentine - Mr. Sandman ♬



Nota del 30/08/2014: È passato molto tempo da quando ho pubblicato il secondo capitolo, e purtroppo non ho avuto lo sprint necessario per rimettermi a scrivere. Nel frattempo però ho continuato a rileggere e correggere questi primi due pezzi, cercando di renderli più scorrevoli ed eliminando le parti "morte" della narrazione.
Ringrazio di cuore, visto che non l'ho fatto prima, DanceOfUnicorn (che purtroppo ha eliminato il suo profilo), tortuga1 e _Wonderwall_, che sono stati i primi ad avere avuto il fegato di leggere e recensire la mia storia.
A presto, spero.
  
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