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Autore: Yellow Canadair    14/11/2013    4 recensioni
Una ragazza che doveva rimanere nascosta, un prigioniero che doveva rimanere tale, una minaccia che incombe come la nebbia sul mare… Ma tutto comincia in una latteria dove Moda, una biondissima bambina, trova sul greto del fiume un pirata svenuto con il vessillo di Barbabianca sulla schiena. Chiama così in piena notte la sua vicina di casa, Lilian, per farsi aiutare a soccorrerlo.
Lilian Rea Yaeger sembra una persona gentile e prudente come tanti abitanti delle fattorie che costellano i campi di grano, ma è davvero solo una ragazza di campagna? Portuguese D. Ace è scanzonato, allegro, pronto a mangiare come a combattere ma tormentato dai propri natali... il suo passato però conta poco qui: lui e i suoi fratelli stanno per essere travolti da una complicata rete d'intrighi intessuta tra le stanze dei dipartimenti scientifici della Marina.
Sparatorie, fughe rocambolesche, corse contro il tempo e alleanze improbabili saranno il filo rosso di quest’avventura in bilico tra la vita e la morte!
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa, Hancock, Ciurma, di, Barbabianca, Nuovo, personaggio, Portuguese, D., Ace, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Flyin’ high'
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Notte di festa

 

Anche se il sole era scomparso dietro la montagna da un pezzo, tutte le persone a palazzo aspettavano il lungo e lugubre suono del corno che avrebbe annunciato che dall’altra parte dell’isola, ad ovest, il disco porpora era scomparso nel mare e la festa sarebbe cominciata.

Quei cinquecento Berry a testa se li sarebbero sudati; gli accordi erano di suonare dall’arrivo degli ospiti fino all'una di notte, quando un'altra band avrebbe dato loro il cambio.

-La nostra regina ci ha fatto esibire per prime! É un onore!!- aveva gongolato Martie.

-Scema, è l'esatto contrario, vuol dire che siamo le più scarse!- l'aveva rimbeccata Emily pettinandosi i capelli neri.

In confronto ad altri ingaggi, quella sarebbe stata quasi una maratona, le ore di concerto sarebbero state ben quattro! Ad aiutarle comunque c’erano un bel po’ di alcolici, offerti gentilmente dalla casa.

Il parco della residenza cominciò ad affollarsi. Ovviamente uno dei primi ad arrivare era stato Rufy, che si guardava intorno a cercare il buffet che il suo naso aveva già stanato.

Lui ed Ace si piazzarono a tavola l'uno vicino all'altro, e cominciarono a darci dentro di mandibole mentre sotto i loro denti venivano tritati i migliori manicaretti che Amazon Lily avesse mai sfornato. All'altro fianco di Rufy c'era naturalmente Hancock, mentre accanto ad Ace si era accomodato Jinbe, a seguire c’era Law e la sua ciurma: era stato allestito un unico tavolo per amazzoni e pirati, e si snodava come un lungo serpentone sul prato del giardino del palazzo. Siccome la stagione e il clima tropicale dell'isola lo permettevano, la festa si teneva all'aperto.

-Shenti Rufhy.- rimuginò Ace tra una forchettata di penne al gorgonzola e un volatile fritto. -Shei mai shtato hicchiato da una rahazza?-

-Mh? Shempre!- rispose il fratellino con le guance che sporgevano, ben ripiene di carbonara.

-Chi ha osato toccarti? Le farò tagliare la testa!- s'alterò Hancock. Rufy inghiottì il boccone e rispose: -No per favore, non potrò diventare il Re dei Pirati senza la mia navigatrice!- e sapendo quanto fosse importante quel sogno per lui, Boa Hancock tacque.

-No, non in quel shensho...- Pugno di Fuoco deglutì. -Io dicevo tipo quando tu fai qualcosa che... Che lei non vuole.

- Sì, succede proprio così quando mi picchia!-

Ma Ace, che conosceva il rapporto tra Rufy e Nami, sapeva che non si trattava della stessa situazione.

-Chi ti ha dato il due di picche, ragazzo?- s'intromise Jinbe con aria esperta. -Un'amazzone? Lasciale perdere, sono dure come il marmo!

-Nesshuno!- Biascicò in fretta il figlio di Barbabianca che aveva ripreso ad ingozzarsi. -Chiehevo, sholo come… come ipothethica ipotheshi, she una honna ti hicchia...-

-Ace, Ace, Ace.- rimproverò l'uomo-pesce scuotendo il capo, grave. -Come menti male. Te la cavi meglio ad omettere.- considerò Jinbe. -Ripeto: chi è la santa donna che ti ha regalato quella cinquina?- domandò.

-C...cinhina?- borbottò Ace smarrito, e Jinbe si indicò la guancia, paziente. Poi Pugno di Fuoco, fra le cui lentiggini spiccavano le ombre di cinque piccole dita, capì e arrossì.

Siccome il Cavaliere del Mare già da qualche tempo aveva i suoi sospetti e si divertiva a stuzzicare l'ex compagno di cella, esclamò badando bene che Ace stesse tracannando del vino proprio in quell' istante: -Non è Lilian, quella che sta cantando?-

 

«…allez, allez il n'y a pas de barrière 
nous sommes tous enfants de la même mer 
il n'y a pas de pirate il n'y a pas d'émigrant 
nous sommes tous des navigants…» 

Ace sollevò di scatto gli occhi dal boccale, sputando con un grande spruzzo tutto ciò che aveva in bocca (e meno male che davanti a lui non c’era nessuno!) e cominciò a tossire così forte da doversi alzare in piedi e far accorrere Law, che teneva ancora sotto controllo i ragazzi.

-Cos’hai, Cerino? Ti sei emozionato?- lo prese in giro il Chirurgo della Morte.

-Ehi Ace, hai visto? C'è Lilian sul palco!- Urlò Rufy che aveva ascoltato i due commensali, e ricordandosi di non aver ancora ringraziato la ragazza propose: -Andiamo a salutarla!- si alzò da tavola sotto lo sguardo inviperito di Hancock e si avvicinò al quintetto.

-Eccoti finalmente!- la salutò con allegria il ragazzo appoggiandosi alle assi del palco. -Grazie per aver salvato me e il fratellone! Non ti ho vista al palazzo, dov’eri?

-Sono sempre in giro per l’isola.- spiegò Lilian. -Tu come stai? Finalmente sei in piedi!- gioì.

-Sei una delle amazzoni?

-Oh no.- rispose lei. -Guadagno qualcosa, tutto qui. Ora scusami, ricominciamo.-

-Certo.-

Dopo il buffet, che durò almeno due ore, le ragazze misero su un ballabile e finalmente Law ruppe il ghiaccio e invitò in pista un’attempata amazzone. Hancock guardava con passione Rufy, cercando di comunicargli con lo sguardo che voleva essere invitata a ballare, ma il suo cavaliere era ancora alle prese con il buffet, e aveva anche ordinato dei bis.

Due canzoni dopo la regina era sempre più contrariata da quel lavoro di mandibole, e ordinò che si sospendesse la cena; del resto, era rimasto solo Rufy lì. Le canzoni passavano, ma ovviamente al ragazzo dal cappello di paglia nemmeno sfiorava il pensiero di ballare con la regina, e chiacchierava con lei senza preoccuparsene molto.

Approfittando di un suo momento di distrazione, Hancock andò dritta dalla band e sibilò alla chitarrista: -Suonate qualcosa di decente! Non mi invita a ballare!-

-Cosa possiamo fare, mica siamo…- protestarono.

-NON VI PAGO.- Non aveva bisogno dell’Ambizione, lei, per intimorire le persone!

E pronunziate quelle tre leggendarie parole, l’imperatrice girò sui tacchi inferocita e se ne andò.

-La prossima canzone la canto io.- decise Martie, la tastierista. -Tu vai da Rufy e lo costringi a ballare con la mia Hancock.- ordinò a Lilì.

-Va bene, ma che gli dico?-

-CAMMINA!- la spinsero le musiciste.

Giù dal palco sembrava di stare in un altro mondo, in cui erano tutti più alti di lei. Raccolse lo strascico di piume e s’incamminò verso il tavolo dove il ragazzo dal cappello di paglia stava gozzovigliando. Inutile fare allusioni o raccontare storielle adolescenziali, pensò Rea: meglio andare direttamente al sodo. Superò decisa il gruppo di uomini e puntò sull’imperatrice delle amazzoni che stava in disparte ad aspettare l’invito.

-Hancock, ma perché non glielo chiede lei, di ballare?

Tutte le amazzoni attorno all’imperatrice rimasero impietrite davanti a tale schiettezza.

-Piccola impudente, come osi dire certe cose alla nostra imperatrice?- la sgridarono.

L’imperatrice inarcò la schiena e la sua testa scomparve dietro le tette.

-Guardi che è la cosa migliore.- cercò di convincerla la cantante. -Rufy non è il genere di persona che invita una ragazza a ballare, però ammira sempre chi ha coraggio e chi prende l’iniziativa.-

Hancock riemerse dalle sue dolci colline.

-Sono sicura che se fosse proprio lei a chiederlo, ne rimarrebbe molto colpito.- concluse con un sorriso innocente. -Anzi, lo renderebbe davvero felice! L’ammirerebbe ancora di più.- rincarò. -Suoniamo la canzone che preferisce, per farlo ballare. Le va? Ne scelga qualcuna, poi venga da noi che ci mettiamo d’accordo.- disse andandosene.

Attraversò di nuovo il parco, e passando vicino a Rufy lo afferrò per una spalla e gli sussurrò velocissima:- La prossima canzone che suono, balla con Hancock.- gli ordinò secca. Fare da tramite era una cosa che non sopportava, ma era l’unico modo per avere i suoi soldi e chiudere la faccenda.

-E tu, quando scendi dal palco e vieni a ballare?- l’attirò una voce che aveva imparato a conoscere fin troppo bene. Si girò e dietro di sé trovò Portuguese D. Ace, sorridente in pantaloni lunghi e camicia bianca sensualmente sbottonata fino a lasciare perfettamente intendere i pettorali, che veniva verso di lei. Quella camicia di chi era? Era almeno di una taglia più piccola, notò Lilian spostando a fatica lo sguardo dai muscoli che l’indumento sottolineava.

Imbarazzata guardò per terra, poi lui, stringendo in pugno le piume blu che teneva ancora sollevate per camminare più rapida. Doveva tornare subito al palco per riprendere il lavoro, ma scivolava sempre di più verso l’idea di rimanere lì, ma poi chi l’aveva detto che l’avrebbe invitata a ballare? Quella era solo una battuta, da gran guascone che era, e decise di stare al gioco.

-Tardi Ace, quando i bambini e i convalescenti sono già a nanna.- rispose beffarda: sapeva che dare del "convalescente" ad Ace era letteralmente buttare benzina sul fuoco.

-Meno male che non sono né l'uno né l'altro allora.- sussurrò il ragazzo inchinandosi lievemente e facendole il baciamano, come quella volta alla fattoria: sembravano passati millenni.

Rea sorrise sfrontata e provocandolo disse: -Allora prova a prendermi.- e approfittando che si era chinato per baciarle la mano, gli schioccò un bacio sulla guancia lasciandogli il segno del rossetto scuro fra le lentiggini e facendo ridere tutti gli astanti. Tutti meno Rufy, che era stato appena abbordato da Hancock: Lilì se l’era svignata giusto in tempo.

Ace ci rimase con un palmo di naso. Sperava che, ora che era scesa dal palco, rimanesse un po' lì.

-Invitala a ballare seriamente, cretino.-  gli mormorò Jinbe chinandosi fino al suo orecchio. -Altrimenti quello te la soffia!- suggerì indicando Trafalgar Law che aveva lasciato a Bepo la sua katana e si dirigeva sicuro verso il palco.

In quattro salti Ace fu dietro al Chirurgo, ma ormai questi era davanti alle ragazze e stava appunto invitandone una a ballare, fregandosene allegramente del fatto che stessero lavorando.

-Giro?- propose a Lilian, prendendo Law per le spalle e scostandolo di lato mentre il volto del Capitano Heart conosceva dopo molto tempo un’espressione sorpresa e sconcertata dall’invadenza di quel focoso individuo.

Il quintetto era ammutolito e lo guardava interrogativo.

-Che... Che cosa, scusa?- Lilian non aveva capito.

Ace arrossì e cominciò a balbettare: -Lo so che è arrivato prima lui, però insomma, se a te va bene, io...-

-Miss Lilian, credo che il mio paziente la reclami in pista.- spiegò sdegnoso Law. -E comunque, Portuguese, io stavo invitando miss Laura.-

-Andate tutte e due, dai!- permise Nathalie. -Canto io la prossima!-

-Niente di veloce.- bisbigliò Law all'orecchio di Nathalie prima di allontanarsi con Laura. -Non si deve muovere troppo.-

Nathalie alzò il microfono alla propria altezza, guardò complice le compagne e cominciò: 



I due cavalieri aiutarono le rispettive dame a scendere dal palco e si avviarono al centro della pista.

-Sei proprio un imbranato.- scherzò Lilian.

-Io veramente... Cioè sai, dopo quel ceffone...

-Non mi piacciono i baci a tradimento.- spiegò Lilian indispettita prima che Pugno di Fuoco la travolgesse con le sue discutibili abilità di ballerino.

 

-"Why can't you see 
What you're doing to me 
When you don't believe a word I say?”-

Alla fine della canzone la riaccompagnò ansante al palco, e sembrò che lasciarle la mano gli costasse quasi fatica, mentre Law rivolgeva inequivocabili occhiate a Laura, ricambiato.

 

Poco dopo Bepo mormorò qualcosa all’orecchio del suo capitano, quando questi tornò a riprendersi la katana dopo aver scambiato qualche parola da solo con Laura. L’orso finì di parlare e attese la risposta di Trafalgar Law.

-Sicuro?- chiese il chirurgo. L’orsetto annuì chinando la testa; se non avesse avuto tutto quel pelo, lo si sarebbe potuto vedere arrossire.

-Se proprio non ne puoi fare a meno…- gli concesse il capitano, graziandolo con un sorriso, seppur ironico. Bepo sollevò la testa, estrasse da una tasca della tuta, chissà come, una bellissima tromba dorata e corse felice verso il palco!

-C’mon, Bepo!!- gridò Nathalie. -Oh when the Saints…-

-Go marching in…- faceva coro Lilian.

-When the saints go marchin’ in…-

-Oh Lord I want to be in that number…-  continuò Nathalie, mentre la tromba di Bepo, seduto sul palco, le accompagnava.

-…When the Saints go marching in!!- conclusero Lilian e Orca, salito anche lui lassù.

All’una del mattino, nel vivo della festa, dopo tanti applausi e numerosi bis, l’ingaggio della band finì: si erano appena guadagnate cinquecento Berry ciascuna. Lilì non aveva più fiato e a mala pena si reggeva in piedi: aveva interpretato canzoni di qualunque genere per quasi quattro ore, resistendo a qualsiasi cosa: risse, litigi, ballerini scatenati, Ace che ballava con ragazze più carine di lei, mentre Law gli continuava a ripetere di non muoversi così tanto. Dopo quella canzone che avevano ballato Pugno di Fuoco non l'aveva più cercata, mentre erano parecchie le amazzoni che davano la caccia al Comandante della II flotta di Barbabianca. C’era rimasta malissimo, ma non poteva certo dir nulla: era una festa, no? E lui era uno dei ragazzi che si era dato più da fare, grazie al carattere aperto e socievole. A volte spariva, e Rea non poteva fare a meno di pensare ai boschi tutt’attorno come ad un nido d’amore per le giovani amazzoni sedotte. Cantava sconfortata pensando a quell’eventualità, concentrandosi sulle canzoni per non sentire la stanchezza e il dispiacere. A Lilian non venne in mente che il ragazzo si assentava o perché era caduto addormentato dietro qualche tavolo o perché Law gli stava cambiando una medicazione.

Quando le ragazze furono libere di fare quel che volevano, Rea per prima cosa corse in camera a cambiarsi: non era più costretta ad indossare quello splendido vestito, che per quanto principesco era scomodo, per non parlare dei tacchi vertiginosi, e aveva già in mente un cambio.

Anche se era stanca, la festa stava entrando nel suo culmine, a loro era successa un’altra band in cui c’erano due cantanti, e suonavano divinamente. Erano state spente tutte le luci e acceso un immenso falò al centro del parco, e tutte le amazzoni e i pirati vi ballavano attorno scatenati, vino, birra e sakè scorrevano a fiumi e lei non se lo sarebbe persa per niente al mondo. Però aveva anche disperatamente bisogno di una pausa. Entrò in camera sua e chiuse la porta, rimase con le spalle al legno chiaro e scivolò piano per terra, sedendosi. Rimase immobile per alcuni secondi, con le mani sul volto togliendosi via con le dita il mascara che era diventato come catrame, poi si slacciò le scarpe e le allontanò con un piede, poi pian piano sgusciò fuori dall’abito che rimase inerte sul pavimento mentre lei allungava le gambe nude in ogni direzione, felice di non incontrare ostacoli. Si levò a fatica in piedi appoggiandosi alla porta, e in perizoma azzurro raggiunse il bagno, lasciando cadere il generoso reggiseno che le aveva regalato una taglia in più per tutta la sera.

Si struccò, distrutta com’era che sembrava una fattona (forse ecco perché Ace non l’aveva cercata più, somigliava ad una tossicodipendente, il mascara le era arrivato quasi sugli zigomi), e si ritruccò daccapo con cura. Indossò il suo tubino nero corto fino a metà cosce, accollato ma che le lasciava scoperte le spalle e la schiena, dei sandali bassi e luccicanti e tornò alla festa, fresca come una rosa.

Si sentiva carina ma soprattutto comoda. Non ne poteva più del tacco altissimo e di quello strascico meraviglioso, frusciante, ma ingombrante.

Uscì fuori da corridoio e a passo leggero s’incamminò verso il parco tra gli splendidi marmi azzurri e verdi. Avrebbe trovato Ace che ballava con altre ragazze, o non l’avrebbe trovato affatto. Pazienza, suo fratello era simpatico, avrebbe giocato e riso con lui o sarebbe affondata abbracciando il morbidosissimo Bepo.

L’avrebbe trovato attorniato da uno sciame di ragazze carine-cretine, pensava con rabbia, ma no, non doveva pensare a niente del genere, doveva divertirsi, aveva appena guadagnato una montagna di soldi! Allegria, su!

Immersa com’era in deliranti pensieri, non si accorse dell’oscura presenza alle sue spalle: due braccia muscolose la sollevarono all’improvviso da terra prendendola alla sprovvista dietro la schiena e le ginocchia, lei mise le mani sotto la gonna ed estrasse il pugnale che teneva legato con una giarrettiera, girò di scatto su se stessa per serrare una mano alla gola dell’aggressore ma si rese conto di stare per accoltellare Ace.

 

Dietro le quinte…

Ma sicuro che il cattivo fosse Barbanera? O Akainu? Ace rischia più vicino a Lilian che in un deposito di agalmatolite!

Il disegnino del capitolo in realtà si riferisce a quello precedente, magari in un secondo momento lo sposto.

In un capitolo intitolato “notte di festa” non poteva mancare un minimo di musica: la prima canzone, quella in francese, è un verso di “Che il Mediterraneo Sia” di Eugenio Bennato; il significato grosso modo è: “Vai, vai, non ci sono più barriere, siamo tutti figli dello stesso mare, non c’è nessun pirata, non ci sono emigranti, siamo tutti naviganti.”; la canzone su cui ballano Lilian ed Ace invece è “Souspicious mind”; quella suonata assieme a Bepo è “When the saints go marchin’ in”, di Louis Armstrong.

Cari lettori, vi piace questa calma? Godetevela! Non vi piace? Tranquilli, sta per finire. Lo so, questi capitoli non sono al vertice della tensione, nessuno si prende a badilate, non si combatte, tutti sembrano felici e trallalero trallallà… ma non durerà.

Lascio la parola a voi, gentili lettori. Grazie come al solito per avermi seguita fin qui, aspetto le vostre recensioni, anche quelle negative, così mi miglioro un po’.

Yellow Canadair

 


  
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