Ciao a tutti ^__^ Sono Linda, o
meglio Lili, e questa è la mia prima fanfiction su HSM! Cominciamo col dire un
po’ di cose, visto che forse sarete un po’ andati in confusione dalla
presentazione della storia. Chi è la ragazza che parla in prima persona?? È
presto detto: si tratta di Sharpay Evans,
…Non ho voglia di dirvelo! XP No,
scherzo. Avviso subito che non si parla quasi mai di Taylor e Chad, anche se
forse verso la fine ci sarà un accenno; mi piacciono abbastanza insieme. Niente
Gabriella, fans delle Troyella: io non la posso vedere, in tutta sincerità. ù.ù
Via Gabriella… chi rimane per il fantomatico playmaker? Bravi, avete capito la
mia coppia preferita! X3
Spero la storia vi piaccia, è
molto comica, e ambientata dopo il liceo… quando più o meno tutti hanno 20, 21
anni, circa. Ho scritto un po’ di capitoli, ma sono abbastanza lenta, e molto
impegnata con la scuola! Cercherò di fare del mio meglio per postare
regolarmente. Mi raccomando, recensite e datemi consigli, se ne avete! >.<
Buona lettura!
LiliBlack.
P.S. Ho messo OOC perché non sono
sicura di aver azzeccato i caratteri dei personaggi!
^__*
Capitolo
Uno.
Voglio un piano ANTI
ammiratore-scocciatore!
Ok, sono stata una stronza. Lo so,
ne sono perfettamente conscia. Quando andavo al liceo ho davvero dato il meglio
di me, in quel campo. Occhiatacce, spiate senza permesso, atteggiamento da
superiore… ero la migliore!
Però ora sono cambiata. Oddio, non
sono certo una zuccherosa santarellina innamorata perdutamente, però… diciamo
che mi trattengo.
“Sha! Non puoi fargli questo, quel
ragazzo ti ama alla follia!” esclamò mio fratello,
scioccato.
Io gli scoccai un’occhiata
eloquente. “Ryan, mi amerà pure, però devo in qualche modo rifiutarlo, no? Io
non lo amo affatto” replicai, scocciata “Continua a mandarmi questi fiori ogni
giorno, poi i cioccolatini… insomma, è
stressante!”.
Lui sbuffò. “Questo però non ti da
il diritto di rifiutarlo in malo modo” mi disse, con sguardo saccente e tono da
sapientone.
Uff! “Senti Ryan, io voglio
liberarmene, ok? Ho già provato a dirgli che non mi interessa, che odio gli
uomini… cosa devo fare? Fingere di essere lesbica!?” recitai, melodrammatica
“Non sente ragioni”.
“Non è il primo che fa così, Sha”
mi ricordò, con un sospiro “Scrivigli una lettera” propose,
pensoso.
Io lo fissai come se non avesse
capito una cosa elementare. “Ryan, quello lì non capisce niente, non gli entra
in testa che non mi interessa! Anche se scrivessi a caratteri cubitali ‘TI
ODIO’, leggerebbe ‘TI AMO’!”.
“Adesso non esagerare, Sha” mi
ammonì, con un sorrisetto “Basta che tu non lo illuda e sei a
posto”.
“Ma io non lo illudo affatto!
Anzi, lo tratto malissimo, te lo posso giurare!” spiegai, sbraitando. Mi
innervosiva quel maledetto ammiratore del cavolo, era troppo insistente, troppo
strano e troppo innamorato di me, per i miei gusti!
“Beh… ok” borbottò, confuso. Poi
si zittì. Evidentemente, non aveva altre idee da propormi. Cominciai a
riflettere seriamente sull’idea di fingere un fidanzamento con una
donna.
Un momento! Non era necessario che
fosse una donna, bastava anche un uomo! Una persona di cui fidarsi, che sapesse
recitare la parte, magari anche gradevole di aspetto… No, no. Leviamo l’ultimo
punto. “Ryan, mi è venuta un’idea” esclamai, finalmente gioiosa “Non è che
conosci qualcuno pronto a recitare il ruolo del fidanzato
perfetto?”.
Mio fratello alzò un sopracciglio,
evidentemente sorpreso. “Non vorrai fingere di…”.
“Ma certo!” sbraitai “È l’unica
soluzione! Gli dimostrerò che stiamo insieme da un bel pezzo, che amo solo lui,
ecc ecc! È un’idea geniale!!!”. Ero decisa, e sapete com’è, nulla poteva farmi
cambiare idea.
Mio fratello sospirò, affranto.
Poi cominciò a guardare il soffitto, pensando evidentemente alle sue conoscenze.
Da quando al liceo aveva cominciato a giocare a baseball (e a frequentare quei
trogloditi dei Wildcats) era diventato popolare quanto me.
“Ah, mi raccomando! Carino, ok?”
azzardai. In fondo, era meglio prevenirsi.
Il biondo mi fissò, arcigno. “Ci
sarebbe Michael Corner, libero” mormorò, per nulla sicuro del mio
piano.
I miei occhi si illuminarono.
“Michael… Michael… oh, Miky! Perfetto!”.
“Lo
chiamo?”.
“No, dammi il suo numero, faccio
io. Single, vero?” dissi, afferrando l’agenda che mi stava per porgere.
“Ti pare che ti proponga un uomo
sposato?!” mi sentì rispondere, sarcastico.
Scossi il capo e composi il
numero.
“Michael Corner?” sussurrai,
sicura di me. Certo, dovevo sembrarlo, e lo ero, un po’.
“Si, chi parla?” disse una voce
maschile.
“Sharpay Evans” risposi, gentile,
con una punta di soddisfazione. Adoravo quando poi dicevano sempre “Oh,
Sharpay!”, come a dire “Quella Sharpay, la bionda, bella e ricca Sharpay!”. Sono
un po’ vanitosa.
“Sharpay chi?!” esclamò, confuso.
Allontanai le mie labbra dalla cornetta, e lanciai un’occhiata funesta a mio
fratello. Tappai gli autoparlanti con il palmo della mano. “Ma chi diavolo è
questo?!” sbottai, a bassa voce.
Ryan fece spallucce. “Te l’ho
detto: Michael Corner, l’ho conosciuto ad un party con i W”. E ‘W’ stava
ovviamente per Wildcats.
“C’è qualcuno?” sussurrò
debolmente la voce maschile. Io la ignorai. “L’hai conosciuto ad un party!? Ma
allora… non è quello che pensavo io! Cazzo!”.
“Pronto?” domandò ancora la voce.
Digrignai i denti. “Eccomi, scusa, ho sbagliato a chiamare, scusami. Ciao” e
detto ciò chiusi la telefonata. “RYAN!” tuonai, funesta “Che cavolo ti salta in
mente?! Lo sapevi benissimo che non era quel Miky!”.
Lui scoppiò in una risatina. “Ti
ho dato un altro numero, tieni” e detto ciò mi porse quello (forse) giusto. “E
per la cronaca, non è Michael Corner, ma Michael Lestone”.
“Michael Lestone… ma certo!” dissi
di nuovo, come folgorata. “Miky Lestone, Miky Lesto… si si, faceva atletica,
vero?” domandai, pensosa.
“Si, la
staffetta”.
“Bel fisico quindi..” mormorai,
soddisfatta “Lo chiamo subito”. Poi mi bloccai e guardai il mio gemello. “Ma se
è un altro scherzo giuro che ti taglio le palle!”.
“Sempre fine…” borbottò in
risposta, mentre digitavo il numero di cellulare.
“Michael Lestone? Sono Sharpay
Evans” dissi, sicura di me, con un punta acuta nella voce.
“Oh.. Sharpay! Come mai mi
chiami?”.
Questo era
perfetto.
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