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Autore: jas_    17/11/2013    4 recensioni
«Ricordi il giardino di tua madre, te lo ricordi?»
Annuii, «come dimenticarselo» dissi acida, tirando su col naso.
Pierre mi asciugò una lacrima col pollice e mi accarezzò una guancia senza smettere di guardarmi.
«Tu sei come una di quelle primule che io ti ho aiutato a portare in casa quando ci siamo conosciuti, sei bellissima e hai tanto da dare se solo... Se solo riuscissi a tirare fuori il coraggio! Ti nascondi sempre dietro a questi occhi tristi, so che è difficile ma così non fai altro che renderti piccola. Io vedo cosa sei, so il tuo potenziale, sei come una primula in inverno. Fa' arrivare la primavera e sboccia, mostrando i tuoi colori veri.»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless love'
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Capitolo 22

 
 
 
Vivevo da sola da anni e dover condividere la casa con Gigì e due gemelli che assomigliavano a degli uragani si era rivelato più difficile del previsto nonostante fossero lì soltanto da poco più di una settimana.
La sveglia ogni mattina suonava alle sette in punto, i gemelli prima di prepararsi urlavano per dieci minuti. Urlavano mentre si vestivano, mentre mangiavano - mi chiedevo come facessero anche mentre masticavano - mentre si lavavano la faccia, i denti...
Jill piangeva perché Jack le rubava i giocattoli, Jack piangeva perché Gigì lo sgridava e Gigì gridava, vicina anche lei al pianto dalla disperazione.
Io sopportavo in silenzio, sopportavo i bambini, il carattere odioso di mia sorella, i suoi pianti per Ryan, i suoi sfoghi isterici, tutto.
Poi trovavo rifugio tra le braccia di Pierre e quando andavo da lui trovavo la pace, la tranquillità, l'amore.
«Com'è andata la giornata?» mi domandò non appena uscì dal bagno con un asciugamano legato in vita e i capelli bagnati.
Sospirai e chiusi il giornale con gli annunci lavorativi, «come al solito. Oggi mia sorella ce l'aveva particolarmente con il mondo, ha gridato coi gemelli perché... Beh, non so bene per che cosa, con loro urla sempre. Non pensavo fossero così insopportabili, preferivo vederli una volta alla settimana.»
Pierre sorrise.
«Poi ha gridato col postino perché ha messo nella mia cassetta una lettera del vicino, e infine ha gridato con me perché le ho detto che non era la fine del mondo e che si era arrabbiata per niente. Prima che venissi qua mi ha rinfacciato che io ho te mentre lei è da sola con due figli, che deve trovarsi un lavoro per mantenere lei e i gemelli. Alla fine mi ha lucidato la casa, quando è nervosa fa le faccende domestiche. Quel posto non è mai stato così pulito.»
«Finirà prima che tu te ne accorga.»
Sospirai e mi sdraiai sul letto, «come finirà? So che mia sorella sta passando un brutto periodo ma io in quella casa non ci resisto, sono tutti insopportabili. Voglio bene a Gigì, se avesse bisogno di qualcosa non mi tirerei di certo indietro ma non riesco a conviverci, non siamo mai andate d'accordo e non inizieremo ad amarci ora. Non voglio cacciarla di casa, non sono così cattiva, però io non resisto.»
Pierre si sedette accanto a me e mi accarezzò la fronte, poi si abbassò su di me e mi baciò sulla bocca, «vieni a vivere con me.»
Scoppiai a ridere a quella proposta, «Pierre, vivi coi tuoi genitori!» esclamai, «sono delle persone adorabili ma non credo sia il caso, davvero.»
Lui non rispose, aprì il cassetto del suo comodino e mi mise sotto il naso una rivista di un'agenzia immobiliare.
«Apri a pagina 10» mi ordinò.
Feci come mi disse, la foto di una graziosa villetta era cerchiata con un evidenziatore verde.
«Mi stai prendendo in giro?» domandai.
«Perché dovrei?»
«Siamo tornati insieme da... Beh, non so nemmeno se stiamo insieme in realtà, non possiamo andare a convivere.»
«Lola.» Pierre mi prese il viso tra le mani costringendomi a guardarlo. «Ti conosco da anni, ti amo da anni, sei una delle persone più importanti della mia vita,  mi conosci quasi meglio di me stesso. Non serve che stiamo o non stiamo insieme ufficialmente da non so quanto tempo. Tu sei la ragazza con la quale voglio passare il resto della mia vita, l'unica con la quale mi ci vedo tra cinquant'anni con i capelli grigi e la dentiera che mi fa sputare mentre parlo. Non so quanti altri ostacoli ci aspettano, ma non mi interessa nemmeno saperlo, so che non avrò paura se tu sarai con me e adesso che ci siamo ritrovati non ti lascerò scappare facilmente.»
Rimasi in silenzio, non c'era niente che potessi dire che fosse all'altezza delle parole di Pierre.
«Io...» borbottai, ma prima che il mio cervello potesse mettere insieme una frase di senso compiuto Pierre mi baciò. «Dimmi solo di sì» sussurrò sulle mie labbra.
«Sì» dissi, con gli occhi che mi pizzicavano. Non potevo piangere di gioia.
Pierre sorrise rincuorato, «allora, ti piace la nostra futura casa?»
Ripresi in mano la rivista e lessi le caratteristiche della casa, in particolare il prezzo.
«Ma tu sei matto! Costa un patrimonio!»
«Lola è la casa perfetta. E poi non costa così tanto, ho già parlato con la banca ed è disposta a concedermi un prestito ad un buon tasso. Con lo stipendio che prendo riesco a pagare il canone e poi in tutti questi anni ho risparmiato qualcosa. Possiamo farcela.»
«Pierre io non so quando troverò un lavoro visto che gli annunci più che "cercasi baby sitter" non offrono e non ho intenzione di vivere in una casa che tu paghi da solo.»
Lui sorrise, «ho trovato una soluzione anche a questo.»
Lo guardai confusa, il mio sguardo che diceva "continua".
«Oggi è arrivato in negozio un signore che cercava un cd per sua moglie, chiacchierando del più e del meno mi ha detto che lavora in uno studio legale, ho colto la palla al balzo e gli ho detto che la mia ragazza era disoccupata, potrebbero assumerti se li convinci nel colloquio che avrai domani alle tre in punto.»
Rimasi in silenzio per alcuni secondi prima di lasciarmi andare ad un gridolino di gioia e cominciare a battere le mani con entusiasmo, «oddio non ci credo» squittii, abbracciandolo con trasporto e finendo di nuovo sdraiati sul letto.
«Pierre, io non so cosa dire, davvero.»
«Non devi dire niente, mi basti tu.»
Gli accarezzai una guancia e lo guardai sorridente per alcuni istanti chiedendomi come facessi a meritarmi un ragazzo del genere, come avessi anche solo potuto non volerlo più dopo uno sbaglio che aveva commesso dieci anni prima, quando eravamo ancora dei ragazzini.
Lo baciai dolcemente, chiusi gli occhi e mi beai del tocco delicato delle sue labbra sulle mie e delle nostre mani unite.
«Come faccio a dirlo a Gigì?» domandai poi, dopo alcuni minuti.
«Lo faremo insieme, e smettila di preoccuparti di tutto. Troveremo una soluzione ad ogni problema.»
«Dovrà pagare l'affitto. Con che soldi?»
«Una casa non si compera dall'oggi al domani, dovresti saperlo te meglio di me. Avrà il tempo per trovare un impiego. E poi gli alimenti da Ryan saranno belli sostanziosi, si ritrova come avvocato il migliore che c'è in circolazione.»
Risi, «mi sembri troppo sicuro della tua ultima affermazione.»
«È la verità.»
Appoggiai la testa sul suo petto e feci congiungere i palmi delle nostre mani, poi piegai le dita e le intrecciai con le sue, sovrappensiero.
«Pierre» lo chiamai.
«Mhm...»
Presi un respiro profondo.
«Io... Io ti a-»
Il mio cellulare sul comodino cominciò a suonare, Pierre sorrise e me lo passò. «Tua mamma ti vuole.»
«Pronto» dissi scocciata, non la sentivo da più di una settimana e in realtà non mi era mancata per niente, il rancore che provavo nei suoi confronti non se n'era ancora andato.
«Lola, come stai?»
"Meglio senza di te" avrei voluto rispondere.
«Bene» dissi.
Pierre mi diede un colpo sul braccio, lo guardai confusa.
«Sforzati di rispondere bene.»
Alzai gli occhi al cielo, «tu?»
«Bene grazie. Ho chiamato a casa prima ma mi ha risposto Gigì, lei...»
«Sì mamma, con Ryan è finita e si è trasferita da me temporaneamente.»
«Ne parleremo meglio domenica, l'ho già invitata a pranzo, ovviamente anche la tua presenza sarebbe gradita. E quella di Pierre.»
Lui dovette sentire perché mi anticipò.
«Ci saremo sicuramente!»
«Pierre!» lo ripresi, «io non la voglio vedere!»
Mia madre ignorò le mie proteste, «bene, allora vi aspetto, a domenica.»
«Arrivederci!» la salutò Pierre, e mia madre senza aspettare la mia risposta riattaccò.
«Ti odio!» esclamai io, tirando un pugno sul braccio di Pierre.
Lui rise bloccandomi le braccia con le mani, «cosa stavi per dirmi prima?»
«Che ti odio! Io non la voglio vedere quella donna, ogni volta che ci parlo esce qualche problema o finiamo per litigare. Meno la vedo e meglio è per entrambi!»
Pierre ignorò le mie proteste ma continuò a mantenere quell'espressione divertita sul viso, che stava iniziando a darmi sui nervi.
«Ti amo anch'io» mi sussurrò, prima di lasciarmi senza fiato con un bacio.


 

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Ho paura di guarare a quando risale l'ultimo aggiornamento. Non lo so e non lo voglio sapere ahaha
Comunque vi chiedo scusa solo che ricevere una recensione a capitolo non mi sprona molto a postare nonostante la storia sia già completa sul mio computer da tipo tre mesi.
Beh, rivolgendomi a chi c'è ancora, dico soltanto che la storia sta volgendo al termine e che Pierre è l'uomo migliore che una donna possa desiderare.
Alla prossima :)
Jas

   
 
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