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Autore: Entreri    18/11/2013    4 recensioni
Le canzoni dicevano il cielo di inizio primavera non nascondesse la propria immensità e fu guardando quelle cerulee e ancor fredde altezze oltre la lama affilata che stava per piombare su di lui che Adikan si rese conto di stare per morire.
Le campagne militari contro i barbari sono la norma nel Sirenmat, ma quella del 1074 dopo la fondazione di Naska è diventata famosa per la seconda battaglia della Valle Chiusa. Verso questo evento, ignari dell'importanza che avrà per la storia e per le loro vite, si muovono i protagonisti del racconto, ciascuno con il proprio bagaglio di preoccupazioni, problemi, speranze e rancori: Agorwal con i suoi silenzi, Herrat con la propria lunga eperienza, Galoth con i demoni che cerca di placare e Adikan con i difetti che lo porteranno alla rovina.
Terza classificata al Contest "Quadri e Picche - Il contest delle sorprese" nella squadra difettosa.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Herrat

Herrat di Indekel era noto tanto per la propria fredda pazienza quanto per la distaccata ferocia con cui la perdeva; l'una e l'altra cosa, tuttavia, erano in quel momento messe a dura prova dall'ottusa arroganza con la quale il figlio del suo signore rifiutava di ascoltare qualsiasi suggerimento dotato di buon senso.

«Non sono certo che attaccare sia la scelta migliore.»

Il Marchese di Daror aveva la voce noiosa della ragionevolezza e nel suo tono pacato vi era il suono del vento soffiato attraverso i suoi cinquantasette inverni e l'eco della morte dei suoi tre figli. Nei suoi occhi si leggeva un'accettazione stanca della guerra, scevra di ogni magnificenza e di ogni amore per la gloria.

Adikan lo ascoltava con cortese ostilità, tenendo le sue delicate mani da signorina giunte sul tavolo.

«Credevo che lo scopo di questa spedizione fosse, e mi scuso se lo ripeterò ancora una volta, sconfiggere le tribù nemiche singolarmente. Abbiamo per caso deciso di aspettare che formino l'esercito per sconfinare ancora?»

I più giovani fra i presenti annuirono: il figlio del signore di Chilt, il signore di Feder, il figlio del Marchese di Rearder, tutti condividevano con Adikan il desiderio di riempirsi di gloria e la sciocca convinzione che le cose non potessero che risolversi in loro favore. Herrat sospirò: la strategia che Adikan insisteva a portare avanti non era neppure sciocca, ma funzionava solo sulla carta e i suoi sostenitori parevano incapaci di rendersi conto di non essere i soli partecipanti intenti al gioco antico della guerra.

«Gli esploratori riportano, mi ripeterò anch'io per essere certo che la nozione non vada perduta, che tre delle più grandi tribù nemiche sono state avvistate precederci lungo la strada che porta a nord.»

Adikan si voltò verso di lui, spostando i gomiti sui braccioli del proprio seggio pieghevole e i lineamenti regolari del suo volto vennero tagliati da un sorriso costipato che tratteneva chissà quale maledizione o insulto.

«Siamo ancora in superiorità numerica rispetto a un nemico che non conosce la nostra posizione ed è intralciato da carriaggi, donne e bambini.»

«Personalmente credo che qualsiasi decisione sia prematura fino al ritorno di tutti gli esploratori. Se altri gruppi nemici stessero convergendo in questa direzione, ci verremmo a trovare in una posizione sgradevole.»

Herrat era arrivato ad ammirare la calma controllata con cui Agorwal cercava di prendere in considerazione tutti i lati di un problema prima di decidere come risolverlo, era un'attitudine adatta a un generale ed era solo un peccato che questa mancasse in entrambi i figli del loro signore.

«Non mi risulta che l'attesa abbia mai arriso a nessuno in guerra. Mi è stato ordinato di sconfiggere e punire questi barbari e intendo farlo. Questo consiglio è stato convocato per delineare una strategia d'attacco, non per discutere dell'opportunità dell'attacco stesso.»

Herrat si ricordò di respirare profondamente, immettere nel proprio petto l'aria ancora fresca e rigettarla all'esterno lasciando che portasse con sé parte del calore della propria indignazione. Si guardò intorno, scrutando i volti della nobiltà radunata in quell'ampia tenda scaldata dai bracieri, e vide nelle espressioni di quelli che più stimava la sua stessa cupa preoccupazione.

Quando Adikan si alzò per dispiegare la carta sul tavolo, Herrat lo interruppe.

«Come mai vostro fratello non è qui?»

Non che amasse particolarmente il minore degli Usen: se Adikan era un'arrogante privo di una spina dorsale diversa dalla scopa che aveva sicuramente inghiottito da bambino, Galoth non era che un irresponsabile con una particolare predisposizione alla violenza e all'insubordinazione; aveva, tuttavia, il vantaggio di non credersi uno stratega e di ascoltare, seppur senza un vero interesse, i consigli di coloro che avevano più esperienza di lui

All'udire la domanda l'espressione formale sul volto di Adikan perse anche l'ultima finzione di calore.

«Non lo so. Non sono il suo custode.»

Qualcuno dei più giovani fra i presenti iniziò a ridacchiare, perché sospettavano tutti fin troppo bene i motivi del suo ritardo: probabilmente dormiva ancora, in una tenda che non era la sua, con una donna che gli apparteneva ancor meno.



Note dell'autrice:  Sono consapevole del fatto che questo capitolo è abbastanza corto, il più corto della storia se non vogliamo contare prologo ed epilogo che per con me sono corti per definizione. Si tratta anche, se mi si permette di dirlo, del capitolo che mi è piaciuto meno scrivere. Non che il Duca di Indekel non mi piaccia, ma non sono una grande amante dell'aspetto militare delle storie fantasy. Trovarmi a dover esplorare questo aspetto è stato estremamente difficile per me. Ho cercato di creare una situazione che fosse quanto più possibile sensata, rifuggendo da soluzioni scenografiche ma improbabili e questo capitolo è importante proprio perchè inizia a mettere basi sensate per la battaglia.
Personalmente non ho mai creduto nelle spiegazioni strategiche durante le battaglie, ma ho un moroso abbastanza esigente dal punto di vista dell'amore per il lato bellico delle storie da sapere che alcuni lettori credono tali spiegazioni vadano almeno accenate: e quindi eccoci qui, con un capitolo che inizia a spiegare come vadano le cose dal punto di vista del personaggio forse emotivamente meno coinvolto di tutti in quel che accade.
Poichè questo capitolo è tanto breve, vi anticipo da subito che il prossimo sarà piuttosto corposo e che cercherò di pubblicarlo prima della consueta settimana di pausa, non appena avrò riscontro da parte di coloro che di solito me ne danno (quindi non è un ricatto) del fatto che questo sia stato letto. Tanto per non lasciarvi nè con un capitolo piccolo, nè con un muro di testo senza pietà.
Ovviamente le mani nere nel banner sono guantate. Non avete idea di quanto sia stato faticoso trovare un'immagine di mani sulla carta.
   
 
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