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Autore: Morganna    21/11/2013    3 recensioni
[IN PAUSA]
Il Brothers Bright è un edificio imponente, ideato per spalancare le sue braccia di nosocomio in epoca vittoriana, e conserva in parte una struttura romantica e decadente. Si potrebbe dire, e forse a ragione, che sia abitato ancora quando ogni luce sembra affievolirsi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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[L'autopsia, chiamato anche esame post-mortem, è un esame medico dettagliato e attento  del corpo e dei relativi organi della persona dopo la morte per stabilirne le cause, le modalità ed eventualmente i mezzi che l'hanno prodotta. Nelle autopsie a scopo giudiziario è anche richiesto di stabilire l'epoca della morte, desumibile dai cosiddetti fenomeni cadaverici. Il termine deriva dal greco ατοψία,
(composto di α
τός «stesso» e ψις «vista») e significa "che vede con i propri occhi"]

Mi chiamo Romy Romain ed ho quasi ventun anni. La cosa che mi manca di più è respirare.
Sentire l'aria che gira e gira per il naso e poi le tempie e poi ancora scivola giù in fondo alla gola e la laringe e giù ed ancora più giù fino a bronchi, brochioli, alveoli. Spazi infinitesimali di materia volta ad assorbire aria. L’ho studiato a scuola, tutto questo, ed adesso mi guardo e posso verificare che quello che c’è scritto nei libri è tutto vero. E’ davvero tutto vero. Puoi comprare il libro, non ci sono scritte dentro bugie, sono cose vere. Per sicurezza, ho controllato più volte.
I morti non sono quasi mai violenti, ma si dimenano spesso nei loro lucidi giacigli di acciaio inossidabile per innalzarsi verso il soffitto : vogliono giocare con il mondo totalmente nuovo in cui si ritrovano.
La luce dei neon – li hanno accesi tutti quanti - si riflette sui lunghi tavoli fino a renderli dei perfetti specchi, ma fatti di un materiale facile da pulire. Tutto è asetticamente illuminato.
Ma lì dove c’è una piccola ombra c’è anche qualcosa che il disinfettante non può disinfettare.
Perfino i colatoi insaziabili di sangue e liquidi biologici sono bocche abitate da esseri curiosi, ma chi li calpesta non lo sa. Si limita a passarci sopra facendo vibrare le grate. I colatoi sono una sepsi silenziosa.
 Ma la luce aiuta, aiuta parecchio. Chi mai non cederebbe alla possibilità di guardarsi, guardarsi dentro una volta per tutte, rivoltato come un calzino in maniera chiara e scientifica.
Scoprire come si è fatti?  Se per caso la nostra vita non lascia qualche traccia sui nostri organi, sulle nostre arterie? Io sono curiosa. Tu no?
Sono confinata nello scantinato e mi siedo nella gradinata, lì dove ieri c’era un po’ di amore, e mi guardo.
Dietro lo spesso portone della Sala Settoria accade l'indicibile ed il mio corpo diviene carne.
Ma non mi disturba neanche un pochino, e nonostante la mia coscienza mi suggerisce che dovrei sentire del dispiacere non percepisco nessun legame con quella cosa che un tempo era me.
Non più prigioniera della materialità e posso fluttuare libera e soffermarmi sulle spalle dei presenti.
Mi divertono i visi grevi dei dottori, le loro protezioni per non contaminarsi con la morte e la loro fascinazione per essa.
Loro sono come falene attratte dal fuoco: si bruceranno.

È questa la condizione umana, bruciarsi comunque.
Vedo i più giovani, quelli capitati qui per un tirocinio e non per loro volontà, lottare per non vomitare. Qualcuno mi ha coperto il viso per non dover subire la mia espressione troppo serena.
Questi ragazzi se ne stanno un po’ discosti, e non sono come quelli che son venuti in visita ieri.
Sono piccoli e sudati come pulcini, non potranno essere più grandi di me. Loro sono più onesti.
Sbirciano, più che guardare. Tremano, perché sanno che dovranno partecipare. In un qualche modo.
La donna con gli occhiali di tartaruga, che chiameremo Prof da adesso in poi, è la capitana di una squadra bislacca in cui gli specializzandi scalpitano per porgere una informazione o un paio di forbicine.
Prof è molto bella nonostante non sia più propriamente ragazza, sottile come un giunco e severissima.
Ma quando si volta verso chi ha alla sua destra muta l’espressione, che si raddolcisce e si fa quasi materna.
Lucky Florio è la sua preferita. Una mano così delicata per una mente sottile ed attenta.
Prof vede in Lucky se stessa da giovane, quando credeva che avrebbe potuto dominare qualsiasi cosa.
Lucky non la tradirà. Lucky verrà al capo delle cose, e le sezionerà fino all’osso.
Ma non me. Lo sapete che questa stanza è piena di corpi, come se fosse festa? Non è a me che tocca oggi.
Così rispetto la privacy della signora Smith, infarto splenico e pace all’anima sua, e volo verso i piani alti.

La medicina legale occupa il piano più intimo del Brothers Bright, quello sotterraneo e senza finestre.  
Sopra di noi si muove la vita lenta dell'ospedale, ed il trafficare tumultuoso di quando c'è una emergenza.
Per una bizzarria dell’architetto che forse potrebbe anche chiamarsi previdenza sopra la sala settoria ci sono le sale ed i corridoi del pronto soccorso. Il reparto più animato e quello dove langue la noia hanno una struttura quasi simmetrica. Così si va di sotto senza passare una seconda volta dal via.
Nella saletta numero sedici una tirocinante si china a sentire lo sbuffare di un torace, e nella stanza accanto una donna conduce disperata il suo bambino che ha battuto la testa cadendo dal seggiolone.
Entrambi i pazienti se la caveranno, non hanno il nostro odore addosso, non hanno il mio.
Ho conosciuto la gente nei frigoriferi ed è molto garbata. Però sono un po’ noiosi, sono vecchi morti per questioni loro, penso, scompensi. Gli deve essere partito il fegato o qualcos’altro. Non me lo hanno saputo dire con esattezza. Probabilmente si sono stancati e basta. Adesso stanno giocando a canasta in sala d’aspetto e non voglio disturbarli con troppo domande. C’è tempo. C’è tantissimo tempo.
Sono stata anche un po’ sopra al museo, ma l’unico ad accogliermi è stato il cane a due teste.
Si chiama Ciccio, e se ne avesse avuto tre di teste si sarebbe chiamato Cerbero ma ne ha solo due.
Abbaia in maniera un po’ troppo stridula ma ci capiamo perfettamente.
Ho scoperto che esiste un’unica lingua, quando si è dall’altra parte dello strappo.
Chi vive nelle vetrinette e nei barattoli è gente altezzosa. Se la tirano troppo perché è roba ottocentesca.
Ma Ciccio è un cane e gli piacciono le passeggiate. Lui è rimasto al Brothers perché cerca il suo padroncino da quasi un secolo ormai ma a quanto pare non è ancora ripassato qui. A Ciccio non importa. Lui aspetta. Ho intuito che quando succedono queste cose è come giocare a campana: tracci il disegno sul pavimento, lanci il sasso quando è il tuo turno, salti fra un quadrante e l’altro stando bene attenta a rispettare le linee, un piede, due piedi. Balzo.
Uno, due, tre. Poi ti volti, lasci il sasso a qualcun altro e devi aspettare.

                                 

  
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