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Autore: Melabanana_    21/11/2013    3 recensioni
Hera Tadashi è un ragazzo apparentemente indifferente a tutto, che si lascia passare accanto gli eventi senza preoccuparsene molto.
Afuro Terumi è un idol emergente, ma già molto famoso, che nasconde il suo vero carattere.
Questa fic parla di come il loro incontro abbia modificato le loro vite, e di come la loro storia sia venuta ad intrecciarsi con quella dei loro amici.
Coppie: HerAfu, DemeKiri, ArteApo, vari ed eventuali.
{dedicata a ninjagirl, che mi ha fatto scoprire e amare queste pairings.}
~Roby
---
Perché in ogni momento, il rosso e il viola sanno sempre trovarsi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Hera Tadashi, Jonas Demetrius/Demete Yutaka
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonasera c:
Questo capitolo, che è piuttosto breve, è l'ultimo della fic; a questo seguiranno solo l'epilogo e uno o due capitoli extra.
Non è un caso che il capitolo abbia lo stesso nome, tradotto, della fic: infatti qui verrà spiegato perché ho scelto il titolo "Aka to Murasaki".
Il rosso e il viola (basandosi sul colore degli occhi) rappresentano Afuro e Hera, i due protagonisti. 
Baci e buona lettura!     
   Roby
 
Capitolo 28.

Quando a scuola girò la notizia del tour di Afuro, vi furono reazioni contrastanti: alcune ragazze giurarono di incatenarsi al suo banco fino al suo ritorno, in lacrime; ma la maggior parte iniziò a farsi le valigie e formare comitive-camper per poterlo seguire anche in capo al mondo (stalking?).
Spesso Demete, Kirigakure e Aporo si trovarono impegnati a proteggere Afuro nei corridoi per evitare che ragazze a caso gli si lanciassero addosso o roba simile.
-Quella peggiore finora è stata la tipa di terza che ha giurato di volerlo sposare. Sembrava terribilmente seria! E se non ci fossi stato io, gli sarebbe saltata addosso là, in mezzo al corridoio- esclamò Demete.
-Beh, una ieri ha cercato di picchiarmi… Se non fosse che sono un abilissimo ninja, non l’avrei scampata- replicò Kirigakure con un sospiro.
Afuro ridacchiò nervosamente. –Mi dispiace causarvi tanti problemi…-
-Ma figurati!- rispose Aporo allegramente. –E poi a me nessuno ha dato fastidio!-
-Chissà perché, eh?- borbottò Demete, cupo, e lanciò uno sguardo di sbieco ad Artemis, che seguiva Hikaru ovunque e comunque. Demete era pronto a scommettere che se qualcuno avesse anche solo toccato il ragazzino non ne sarebbe uscito vivo: possessività e sadismo erano ormai caratteristiche note di Arute.
-La vera domanda è: perché noi siamo qui a fare questo lavoro mentre il caro fidanzato dell’idol se ne sta tranquillo a farsi i fatti suoi?- commentò Arute, mentre si girava verso il ragazzo appoggiato contro la porta dell'aula. -Vuoi dircelo tu, Hecchan?- aggiunse, sorridendo sornione.
-Non ho intenzione di buttarmi nella mischia. Voi fate già un ottimo lavoro, mi pare- dichiarò con semplicità Hera.
Arute non poté trattenere un risolino sommesso. Gli altri guardarono Hera senza parole.
-Ma… ma! Tadashi, la mamma non ti ha insegnato nulla?! Dovresti essere più protettivo nei confronti del tuo ragazzo!- esclamò Kirigakure agitando le braccia.
-Già, se non stai attento questo bel bocconcino di biondo ti verrà portato via- soggiunse Arute scherzoso, si divertiva a punzecchiarlo.
Hera si mise le mani in tasca e si raddrizzò; Afuro lo fissò accigliato mentre il ragazzo si avvicinava a lui.
-Bah, io sto tranquillo per intanto… perché tanto questo biondino mi ama da impazzire, giusto?- commentò Hera. Con nonchalance cinse le spalle di Afuro con un braccio, affondando la destra nei suoi capelli, e lo baciò sulle labbra.
-Cos… Tadashi?!- esclamò Afuro avvampando, ma Hera lo anticipò:- Ragazzi, fate il vostro dovere e tenete lontane le fan, okay? Io e il diletto Aphrodi-sama ci facciamo un giro!- E, prima che gli altri potessero replicare, lo trascinò via con sé.
Afuro era rimasto senza parole, come spesso -troppo spesso- gli succedeva con Hera, quel ragazzo che sapeva sempre come spiazzarlo.
A volte, non lo faceva nemmeno apposta, e questo era il dettaglio più irritante.
Di tutte le persone al mondo, si era innamorato di un tipo impossibile e complicato, e fin dal primo giorno si era trovato a chiedersi perché avesse scelto una persona tanto “sbagliata”.
Se lo chiedeva ancora, ma 
per trovare una risposta bastava rendersi conto dell’immensa felicità che provava quando lui gli prendeva la mano: un dolce tepore che lo colmava, riempiva il suo cuore fino a traboccare.
xxx

Il vento soffiava appena, e poteva sentire le onde del mare.
Tadashi si fermò e gli indicò la spiaggia.
-Scendiamo?- propose.
Afuro si accigliò. Hera sorrise e gli lasciò la mano per scavalcare il muretto, e poi scendere dal lato opposto. Poi tese le braccia verso di lui.
-Dai, lo sai che ti prendo. Ti ho preso persino la prima volta, quando in realtà avrei voluto vederti spiaccicato sulla sabbia…-
-Uh, sì, confortante.-
Tadashi rise. Afuro arrossì, imbronciato.
-D’accordo.- concesse, scendendo. –Ti concedo l’onore di prendermi in braccio, cretino.-
-Oooh, ma grazie. Non so come ho potuto vivere prima di questa gentile concessione.-
Afuro gli fece la linguaccia, ma nel contempo appoggiò le mani sulle sue spalle, e le braccia di Hera gli avvolsero la vita e lo portarono giù dolcemente.
Afuro si guardò intorno, riconoscendo la stessa spiaggia del loro appuntamento…
Beh, forse non proprio la stessa, ma sicuramente somigliante.
-Tadashi, perché mi hai portato qui…?- Si girò a chiedere, ma con sua sorpresa si trovò zittito da altre labbra sopra le sue.
Il bacio durò poco. Hera si staccò un pochino per assicurarsi che andasse tutto bene e poi lo baciò di nuovo, questa volta a lungo.
Afuro lo attirò a sé, cercando di non dare a vedere quanto fosse stupidamente felice.
Senza che se ne rendesse conto, una lacrima gli scivolò lungo la guancia.
-Tadashi…!- disse, soffocato. –Se tu mi dirai di non andare, io resterò per sempre qui con te!-
Hera lo guardò sorpreso, poi il suo sguardo si addolcì. -Quanto sei scemo.- sussurrò, asciugandogli le lacrime con il dorso delle dita. –Non posso dirti una cosa del genere.
Afuro lo strinse a sé, e nessuno dei due disse più nulla.
Solo il vento soffiava ancora, un po’ più freddo.
 xxx
 
-Mi mancherai da morireee!- I piagnistei di Demete facevano voltare chiunque fosse nell’aeroporto. Non aveva fatto altro da quando erano arrivati.
-Ora basta, papà, così lo deprimi! Ti imbarco l’elmo, se non la finisci!- minacciò Kirigakure.
Demete scosse il capo e rimase abbracciato ad Afuro, che sorrise nervosamente e gli diede delle pacche amichevoli sulla schiena.
-Su, Dem, resterò fuori solo per un annetto e mezzo, e poi così farai ingelosire Saiji…- disse.
Questo parve convincere Demete, che annuì asciugandosi parzialmente le lacrime. -Ti aspetterò con impazienza!- esclamò, solo per essere zittito da Kirigakure, il quale corresse la frase pronunciandola a voce più alta:- Noi  ti aspetteremo con impazienza!-
-Yutaka, sei ridicolo.- commentò Hikaru con un sospiro. Hera fu immediatamente d’accordo con lui.
Si guardò intorno e catturò con lo sguardo un lampo di giallo canarino.
-Quanto tempo hai ancora prima dell’imbarco?- chiese, nascondendo con disinvoltura un certo senso di disagio.
-Uhm, una decina di minuti, direi… Hitomiko e gli altri sono laggiù, vedi?-
Hera si voltò e stavolta focalizzò per bene l'orribile giacca gialla; Hitomiko gli sorrise, stava prendendo un caffè con Saginuma, Athena e un ragazzo dalla pelle scura e i capelli viola che lui non conosceva -ma dal modo in cui era saltato addosso ad Athena (piangeva persino più forte di Demete)
 poteva intuire che fosse un loro amico stretto. Per fortuna, escluso il rumoroso sconosciuto, Afuro sembrava essere in buone mani.
Hera si voltò di nuovo e seguì con lo sguardo il biondino mentre questi salutava uno per uno gli altri quattro ragazzi, trattenendosi con augurii e abbracci.
-Buona fortuna.- disse Arute, non sorrideva in modo largo, ma il suo tono era sincero. Hera sospirò, sollevato dal fatto che, nonostante l’iniziale rivalità e gelosia reciproca, i due avessero appianato i loro conflitti. 
Poi prese Afuro per mano.
-Posso averti tutto per me in questi ultimi minuti?- chiese.
Afuro abbassò lo sguardo. –Non dirlo così…- mormorò cupo. –Sembra che non ci vediamo più…-
Hera scosse il capo e lo tirò verso le enormi finestre a pannelli di vetro, da cui si vedevano le pista d’atterraggio e una vasta fetta di cielo azzurro.
Le nubi erano dense e fumose, durante la notte avevano strizzato fuori tutta l’acqua.
-Devo farti vedere una cosa.- disse Tadashi, e gli indicò il cielo.
Afuro fissò prima lui e poi il punto indicatogli, perplesso: gli occorsero alcuni secondi per riuscire ad individuare, attraverso l’opaco pannello di vetro, le bande colorate di...
-...un arcobaleno?- mormorò dubbioso. Guardò meglio; sebbene la luce fosse poca e i colori già andassero sfumandosi flebilmente nel fumo delle nuvole, era una bella vista. Solo che non capiva perché Tadashi volesse farglielo vedere proprio in quel momento.
-Il rosso e il viola sono così lontani...-
Afuro rimase spiazzato da quel commento improvviso e, all'apparenza, insensato. Tipico di Tadashi; ma quando si voltò a cercare spiegazioni, vide che l'altro era intento a fissare i colori. 
-Sono lontani… sembra che non si possano incontrare mai- proseguì, serio. –Eppure, se fai attenzione, puoi notare che anche il rosso e il viola finiscono per incontrarsi, per sfumarsi insieme, e confondersi poco prima di scomparire...-
Un sorriso gli increspò le labbra mentre si voltava finalmente verso Afuro.
-Io e te sembravamo così lontani, eppure ci siamo avvicinati- affermò. -Non c’è bisogno di stare vicini per stare insieme.-
Afuro non aveva parole; sentì che stava per piangere di nuovo. Anche Hera dovette intuirlo, allora lo attirò a sé e lo baciò a fior di labbra
-Ciao...- bisbigliò, poggiò la fronte contro la sua per un breve istante.
Anche se percepiva un nodo in gola, Afuro sorrise. –Sì… ciao- rispose. Si allontanò lentamente, lasciando le dita dell'altro una alla volta finché le loro mani non si separarono del tutto. 
Hera e gli altri rimasero fermi a fissare il gruppo di Hitomiko finché esso non scomparve al di sopra delle scale mobili, e sia la giacca gialla sia la chioma platino di Afuro non furono più visibili.
-Andiamo. Non abbiamo più nulla da fare qui- annunciò Hera, incamminandosi verso l’uscita dell’aeroporto. –Chi vuole un gelato? Offro io.-
Tutti i ragazzi lo seguirono, lanciando di tanto in tanto occhiate alle piste per beccare l’aereo sul quale Afuro doveva salire; solo Arute si avvicinò a Hera: continuava ad avanzare al suo fianco fino alla fine. 
-Mi sembri molto tranquillo. Sicuro di non essere un po’ triste?- G
gli rivolse la parola, titubante.
Hera chiuse gli occhi, e sorrise.
-E perché? Questo non è un addio.-
 
Perché in ogni momento, il rosso e il viola sanno sempre trovarsi. 
 
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