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Autore: moni93    21/11/2013    5 recensioni
Sisifo del Sagittario.
Tutti i lettori di Lost Canvas lo conoscono solo come guerriero, eroe pronto a sacrificarsi per i suoi compagni. Ma chi era prima di diventare un cavaliere d’oro? Qual era il suo rapporto con il fratello, con Regulus e Sasha?
Il fulcro di ogni vicenda sarà Ilias, perchè, a mio parere, è stato il punto di riferimento di Sisifo durante tutta la sua vita. In ogni capitolo, analizzerò un diverso aspetto della vita del cavaliere del Sagittario, partendo dal rapporto col fratello, fino ai legami stretti con quelle che diventeranno persone insostituibili per la sua vita.
E voi? Siete pronti a conoscere l’uomo, che si celava dietro le vestigia dorate del Sagittario?
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Personaggi Lost Canvas, Sisifo di Sagitter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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QUELLO CHE VOGLIO ESSERE



 

AMMIRANDO LA LUCE

Oh no, did I get too close?

Oh, did I almost see

What’s really on the inside?

 

Sono sempre stato affascinato dalla luce.

L’idea che un semplice raggio dorato potesse mutare l’animo umano, mi incuriosiva. Non mi riferisco unicamente al calore emanato dal Sole, ma a qualcosa di più inspiegabile, che viene creato e condiviso unicamente dagli esseri umani. Quasi impossibile da descrivere, eppure, tutti conoscono ciò che si prova quando si è investiti da tale luce.

È come essere colpiti dall’interno, come se un’altra persona prendesse il possesso di noi. Ci si sente forti, felici, a prescindere da ciò che si provava fino a pochi istanti prima. Ma non tutti sono in grado di rendere illimitata la gioia di una persona unicamente con la propria presenza.

Per me, la luce era un mistero impenetrabile, che solo alcune persone potevano controllare. Quei pochi, diventavano come divinità ai miei occhi. Non acquistavano immortalità, ma ricevevano in dono il potere di Apollo. Controllavano il Sole, il proprio Sole personale che, solitamente, non era in grado di riscaldare gli altri cuori.

Da bambino, la ragione di questo piccolo miracolo, mi era sconosciuta. Il semplice fatto che ci fosse luce o tenebra, non avrebbe dovuto cambiare una persona, non avrebbe dovuto farla sentire speciale, insostituibile. Questo pensavo. Eppure, sapevo che alcuni umani, riuscivano a farlo.

Ma, anche se non la comprendevo, io amavo quella luce.

Forse, perchè il mio Sole personale non mi aveva mai abbandonato. Nemmeno dopo che si fu spento.

Lui... per me emanava una luce tutta sua, più abbagliante di qualsiasi altro astro o divinità.

Lo osservavo fin da piccolo, mentre si allenava, e sognavo di diventare come lui un giorno. Sapevo che, però, non l’avrei mai raggiunto. Più crescevo, più mi rendevo conto che c’era una voragine tra di noi, ma non me ne importava. Finché avevo la mia luce, non m’importava di essergli secondo. Sarebbe stato da superbi e arroganti.

Per quanto la Luna brilli, rischiarando le tenebre della notte, essa non potrà mai eguagliare l’accecante luminosità del Sole.

Così pensavo, paragonando me stesso ad una mera imitazione di una persona più grande, più maestosa, di quanto io sarei mai potuto essere. Perchè io, a differenza di mio fratello, non avrei mai emanato quella luce, per nessuno.

Quasi senza accorgermene, presi ad allenarmi anch’io.

Volevo avvicinarmi a tutti i costi a quella luce, per quanto irraggiungibile.

Volevo che anche Ilias potesse essere orgoglioso di me, almeno la metà di quanto ne ero io di lui.

“Ancora qui ad allenarti, Sisifo?”

Per poco non centrai un povero cerbiatto, che brucava sereno al limitare del bosco. Mi voltai e notai che mio fratello era lì, da chissà quanto tempo. Istintivamente, osservai le frecce che, miseramente, tempestavano la terra e i rami disordinatamente. Per mero imbarazzo, abbassai il capo, senza ricambiare lo sguardo intenso che Ilias mi stava rivolgendo. Non si arrabbiò, né fu turbato dalla mia maleducazione.

Fissò, invece, incuriosito le mie frecce.

“Arco e frecce... non ti arrendi.”

Non ridacchiò. Né pose domande.

Eppure, mi sentii in dovere di rispondere.

“So di essere negato, però...” scagliai una freccia a casaccio, con le mani, per quel che m’importava.

Se pensavo a tutte quelle che avevo sprecato per mancare i bersagli, mi veniva quasi da piangere per la vergogna. Lui non m’interruppe, né mi fece pressioni. Voleva che fossi io a dirlo, a condividere quella mia sciocca fissazione.

“Voglio l’armatura del Sagittario.”

Fissai negli occhi mio fratello e, nel farlo, mi sentii subito meglio.

Ricordare il mio obbiettivo, mi diede la forza necessaria per riaccendere in me il desiderio di raggiungere quella vetta, per quanto lontana e quasi certamente inaccessibile per uno come me. Non avrei mai ammesso il misero motivo che mi spingeva ad essa, però. Non a Ilias.

Mio fratello non si mosse subito.

Pareva una statua, maestosa e fiera.

Fu con vigorosa lentezza, con passo da leone, che si posizionò vicino a me, sedendosi su di una colonna ormai semidistrutta, che contrastava con tutta quella fitta vegetazione. Incrociò le gambe e chinò leggermente il capo, come faceva sempre quando si concentrava per la meditazione. Ma, anziché chiudere gli occhi o fissare il tutto racchiuso nel nulla dinnanzi a lui, osservò me.

“Sono certo, che un giorno diventerai il migliore arciere che si sia mai visto. Fino ad allora, aspetterò.”

I miei occhi si chiusero e riaprirono svelti, per l’incredulità.

“Aspetterai cosa?” volli sapere.

In quel mentre, accadde una cosa assai rara. Quello che fece Ilias mi sorprese a tal punto, che sperai di non dimenticarlo mai. Volevo tenere quel prezioso segreto rinchiuso dentro di me, per sempre.

Perchè, quella volta, dopo anni, mio fratello sorrise.

“Aspetterò di vederti risplendere.”

Non aggiunse altro e, quasi immediatamente, riacquistò la sua solita espressione pacata e attenta.

Con orgoglio, caricai un’altra freccia.

Sarei diventato cavaliere d’oro, sarei divenuto il prossimo Sagittario, l’unico soldato di Athena a possedere delle ali immense come il cielo.

Desideravo quell’armatura con tutto me stesso.

Perchè, con le sue ali, sarei potuto volare sino al Sole...

Osservai di sfuggita mio fratello; un semplice sguardo complice, tra occhi color del cielo.  Uno sguardo, per scambiarsi una tacita promessa.

Sarei volato da mio fratello e l’avrei protetto con la mia luce.

Con tale determinazione, tesi l’arco e scagliai la mia freccia.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

 

Ciao a tutti! ^^

E grazie mille a tutti quelli che hanno avuto l’ardire di leggere questa mia storia: spero vi sia piaciuta!

Di nuovo, eccomi qui con una one-shot nata per puro caso. Incredibile come basti una canzone e un’immagine, per far scattare qualcosa nel mio cervellino malato. L’immagine in questione, è quella che avete visto sotto il titolo, mentre la canzone è “Unconditionally” di Katy Perry. Lo so, non c’entra quasi un tubo con la mia storia, ma sapete com’è il mio cervello: viaggia parecchio. Al punto tale da tradurre i vari “I love you” con un più pacato “Ti voglio bene” (che poi, non è così sbagliato).

Insomma, fatto sta che mi è sorta spontanea questa piccola finestra sul passato di Sisifo, che, tra l’altro, è un personaggio che mi ha sempre ispirato, quindi, sono contenta di averci scritto su qualcosina.

Forse, potrei aggiungere altri capitoletti... boh, vedremo (che significa “Ho già tutto in mente e prima o poi lo faccio!” xD). Ma, tanto per cominciare, vediamo se a voi lettori è piaciuto questa shot, così poi decido se è il caso o no di proseguirla (NdLettori: Dai, che tanto lo sappiamo che lo fai lo stesso! xD).

Ancora grazie mille, se vi va, lasciatemi un commentino (o anche un commentone, più scrivete più sono felice!) e ci si sente presto!

Moni =)

   
 
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