05. All seems Right
Le nuvole erano
illuminate, candide mentre la neve fioccava, fitta e morbida, dal cielo bianco:
fiocchi di neve che si dileguavano a spirale da una cupola argentea di
nevischio che zampillava al passaggio delle macchine.
La lieve spolverata di
bianchezza apriva l’inverno ed annunciava il periodo natalizio, lasciando che
la neve sciolta trascinasse nelle fogne il sangue della battaglia - la guerra
che si detergeva - perché venisse cancellata nel sottosuolo.
Uno spruzzo di
nevischio si rapprese sulla finestra sbarrata del Ministero della Magia.
“L’acqua si condensa,
poi sale e si raffredda… e scende” bisbigliò un ragazzino, intonando una nenia, i palmi piantati contro
la vetrata di quella stessa finestra.
“E’ un ciclo” gli
rispose una voce più matura, sbiadita dalla calma “Per questo l’acqua è
immortale.”
“Lei è immortale,
signor Jolly” replicò il piccolo Smith, imbronciando appena il suo viso
apatico.
Un gorgoglio d’acqua
si agitò alle spalle del bambino. “Sì, Jeremy. Proprio come l’acqua, ho
incanalato la mia esistenza in un circolo. Il tempo non può trasformarmi in
nulla.”
Jeremy carezzò il
vetro e fissò un fiocco che scendeva, meraviglioso nella sua falda di perfetti
intrecci scintillanti. “Di che tipo d’acqua è fatto lei, signor Jolly?”
“E’ un’acqua molto
particolare” mormorò l’altro con una limpida posatezza nella voce “Il brodo
primordiale.”
Jeremy si dondolò
sulle punte, sporgendosi per vedere la strada dove la neve scrocchiava al
passaggio delle persone. “Da cui ha origine la vita dell’uomo?”
“La vita in se
medesima, Jeremy.”
Jeremy fissò il cielo
candido. “E la magia? L’acqua ha creato anche quella?”
Il tono tranquillo
cedette ad un sospiro. “No, la magia no, Jeremy. Il potere magico è qualcosa che
l’uomo non dovrebbe possedere: non è stata la natura a donare la magia all’uomo.”
Jeremy torse il collo
di scatto. “E chi allora, signor Jolly?” cinguettò con una vocetta curiosa.
“Un demone” mugugnò
l’altro “Il più cattivo degli uomini.”
Gli occhi di Jeremy
traballarono di preoccupazione. “Ed è morto?”
“No. Anche la sua
esistenza è legata ad un circolo, ad un ciclo di maledizioni perché lo
puniscano del suo male.”
Jeremy sbatté le
palpebre. “E’ immortale anche lui, allora.”
“Ed è malvagio”
gorgogliò l’altro, la calma e la pacatezza sfumate in un basso sibilo “Ad ogni
ciclo si reincarna nell’essere più abietto della terra ed è lui a renderlo
tale: il male perpetuo.”
“Vorrei che sparisse”
piagnucolò Jeremy “Ma lo so che il male non si può cancellare del tutto, anche
se sono un bambino.”
“I bambini hanno
ragione, invece” replicò la voce atona “Il male si può estirpare, ma solo se
cancelliamo lui, lui che ha diffuso
la magia: se cancelleremo la magia.”
Jeremy lasciò che un
boato di sorpresa gli uscisse dalle labbra, ma queste subito si ripiegarono in
un sorriso. “Se cancelliamo tutti i Maghi e le Streghe, signor Jolly?”
“Sì, Jeremy. Ma non
affrontiamo simili discorsi proprio qui, dove il centro del male ha dimora in
questo Paese.”
Due tocchi delicati e rispettosi
alla porta.
“Signor Ministro,
posso disturbarla? Sono Willard Smooth,
luogotenente Auror.”
Jeremy si staccò dalla
finestra, agguantando l’orlo della veste dell’altro che gli sorrise e modulò la
voce esattamente come avrebbe fatto Albert Gray. “Entri
pure, luogotenente Smooth.”
Willard Smooth
entrò tutto trafelato dallo spicchio di porta socchiusa, lisciandosi i capelli,
le guance imporporate dalla vergogna di una tenuta non molto adeguata.
“Perdoni
l’intromissione repentina, Ministro Gray, ma ci sono questioni
urgenti che richiedono la sua attenzione” tossicchiò quello, raddrizzandosi il
colletto della divisa.
“Parli pure e si
accomodi, luogotenente Smooth” lo invitò Albert,
facendo indietreggiare una seggiola per l’ospite.
L’Auror
si precipitò a sedere, ringraziando nervosamente il Ministro e rivolgendo
sorrisini contriti all’appena notato Jeremy.
“La ringrazio molto,
Ministro Gray. In realtà mi dispiace venire qui nel
suo ufficio per riferirle lamentele dell’Ufficio Auror.”
Albert gli sorrise in
modo enigmatico. “L’Ufficio Auror si lamenta?”
Smooth scosse d’istinto la testa e si
bloccò di scatto con un’espressione sofferente. “Mi dispiace davvero, Ministro Gray, non vorrei che gli Auror le
apparissero degli ingrati: assolutamente no! In più lei stesso, Ministro, ha
fatto parte dello squadrone di stanzia ad Azkaban
prima dell’inizio ufficiale della guerra.”
L’Auror
si interruppe per strofinarsi il dorso della mano sulla fronte sudata e
giallognola. “Davvero sono rincresciuto, ma è necessario protestare.”
“Ora la smetta con
tutte queste scuse e mi parli della lamentela” replicò Albert in tono severo ma
comprensivo.
Smooth sobbalzò sulla seggiola. “Certo,
Ministro Gray. Allora… Il Colonnello di Brigata
Maggiore, Stanley O’Connen si lamenta del… dispotismo
del neo Generale John Marshall.”
“Dispotismo” ripeté
Albert con un sospiro, accomodandosi alla scrivania mentre Jeremy saltellava
per l’ufficio “Dunque la mia decisione di promuovere John Marshall si è
dimostrata errata.”
“Oh no, signore” si
affrettò a replicare Smooth “Non intendiamo criticare
le sue scelte, ci mancherebbe… E’ solo che gli Auror
si sentono un tantino… schiacciati dagli Eclitti.”
“Perché John Marshall
è un generale?”
Smooth scosse la testa, i capelli
saldamente appiccicati alla fronte. “Non credo abbia a che fare con il rango,
persino gli Eclitti cadetti si permettono ingerenze
all’Ufficio degli Auror… no, è più un discorso di gruppi.”
Albert intrecciò le
dita sotto il mento proteso. “Gli Eclitti hanno
guadagnato molto terreno durante quest’ultima guerra, costituendo lo squadrone
principale dell’esercito dell’allora Ministro e avendo operato le missioni di
salvataggio prima del crollo di Hogwarts.”
“Infatti” mugugnò Smooth “Ed io sono qui come portavoce degli Auror per chiedere… una secessione.”
L’Auror
guardò con esasperata impazienza Albert mentre questi si spianava con calma contro
la poltrona.
“Una parola così
drastica” bisbigliò il Ministro ad occhi chiusi.
“E sia” tornò a
fissare il volto pingue di Smooth “Se le circostanze
lo richiedono, che l’Ufficio Auror si svincoli dal
Quartier Generale degli Eclitti e costituisca
un’associazione individuale all’interno del Ministero.”
“Oh, la ringrazio,
Ministro Gray!” gioì Smooth
mentre tutti i muscoli del suo corpo rilasciavano la tensione.
“Ora si può ritirare,
luogotenente Smooth” lo congedò Albert con autorità.
“Certo” esultò l’Auror, riscuotendo la sua scapigliata allegria con un
inchino solenne ad Albert “Buona giornata, Ministro Gray.”
Si voltò verso il
bambino, la schiena sempre china. “Jeremy Smith.”
Jeremy lo salutò
agitando la manina mentre Smooth richiudeva la porta
dell’Ufficio con troppa energica esultanza.
Quando l’eco del colpo
si prosciugò, Jeremy fissò radioso l’altro. “Anche questo ci tornerà utile?”
chiese con un sorriso candido.
Il viso di Albert Gray cedette alla gioia per tornare indolente. “Che le
forze dei Maghi si frazionino e tra loro nasca discordia.”
Si trascinò alla
finestra, scortato da Jeremy. Aveva smesso di nevicare, uno spesso manto di bianco
ricopriva tutto, ingabbiando la città come una catacomba.
“Così che i Maghi non
avranno dei guardiani uniti e forti all’epilogo della loro storia.”
*^*
Ginny scodellò un’altra quantità di verdure
fumanti, raccogliendo un piccolo mucchio di cavoli bolliti accanto al pentolone
della zuppa.
“Ti stai dando da
fare.”
Hermione si avvicinò e scrutò nella pentola
che gorgogliava.
“Non me ne intendo
molto” fece lei, storcendo la bocca allo scoppiettio di un grumo di sangue
“Sembra una massa informe di carne, quasi come se fosse stata masticata da un Inferus.”
Ginny sogghignò e rimescolò la brodaglia
con un mestolo incantato.
“Huggies,
pasticcio di cuore e fegato insaccato nello stomaco della pecora. Piace molto a
Fred, ma non a George. Quand’ero piccola riuscivo a distinguerli solo perché
non aveva gli stessi gusti in fatto di cibo.”
“Preferisco i gusti di
George” puntualizzò Hermione, rimettendo il coperchio
al pentolone “Non combino guai se copro questa poltiglia, vero? ”
“Basta non lasciarla
coperta troppo a lungo” disse Ginny, ritornando alla
tratta delle verdure “Dopo un po’ il coperchio rischia di saltare.”
“La pressione del
vapore, certo” rifletté Hermione ad alta voce con
quella parte di mente che la portava a ragionare in modo automatico “Sei molto
abile in cucina.”
Ginny affettò con perizia una lunga serie
di ortaggi. “Ti ringrazio, è l’abitudine e forse un vizio casalingo che mi ha
tramandato la mamma. Ma a giudicare dai tuoi successi in Pozioni, scommetto che
anche tu sei molto brava, Hermione. Che ne dici? Ti
va di darmi una mano?”
Afferrò un grembiule e
lo lanciò a Hermione.
“D’accordo, non c’è
problema” le sorrise l’amica, stringendosi il nastro del grembiule alla vita
“Ma non ti garantisco niente.”
Ginny osservò il viso sorridente di Hermione e nella piega delle sue labbra trovò qualcosa di
forzato. “Tutti sono molto più gentili da quando è finita la storia con Han.”
“Beh, è naturale”
disse Hermione.
Ginny scosse piano la testa. “Non mi
sembra. Ho quasi ripudiato la mia famiglia, ho scaricato Harry e tutto per
inseguire un Cacciatore di Streghe… e ora nessuno si lamenta.”
“Tu non sapevi che era
un Cacciatore di Streghe” ribatté Hermione “Non hai
nessuna colpa.”
“E così nessuno mi
rimprovera” sospirò Ginny con una velata delusione
“Sono sempre la piccola Weasley a cui si perdona
tutto.”
“Bene” affermò Hermione, fissandola negli occhi “Allora non sei cambiata.”
Le labbra di Ginny si serrarono con un tremito. “Lo sai che io e Han
abbiamo fatto…”
“Non conta” la
interruppe bruscamente Hermione “Non conta quando non
si ha fatto una scelta personale e volontaria.”
“Non è che mi abbia
costretto puntandomi una bacchetta alla testa” puntualizzò Ginny
con un sorrisetto amaro.
“Ti ha ipnotizzato con
i suoi occhi, Ginny” replicò tenacemente Hermione “E’ questo ciò che fanno i Cacciatori di Streghe:
ingannare le streghe. Perciò quello che avete fatto non conta.”
“Hermione”
mugugnò Ginny con rimprovero.
Hermione tornò a fissare la pentola che
ribolliva, mordendosi un labbro. “D’accordo: conta e probabilmente non lo
dimenticherai facilmente, ma… c’è Harry e vedrai che col tempo tutto le ferite
si sanano. Lo so, sembra scontato da dire: ma è così.”
“Il dolore va via col
tempo” sospirò Ginny, socchiudendo gli occhi.
“Hai sofferto molto?”
azzardò l’amica con discrezione.
“No” mentì Ginny “Comunque la cosa che mi fa soffrire di più è
ripensarci. Di sicuro conserverò gli attimi trascorsi con Han tra i peggiori
ricordi della mia vita.”
Hermione tese le spalle: forse Ginny voleva solo dimenticare tutto e lei insisteva nel
farle ricordare Han per imporle una sua personale terapia di guarigione.
“Bene, allora…”
bofonchiò lei, prima di tornare alla selezione delle verdure.
Ginny la imitò e si mise a tagliuzzare
lunghe foglie di cavoli della Cornovaglia.
Quando il coltello
smise di scandire colpi metallici sulla tavola di legno, le venne spontanea una
domanda. “Questo… cucinare, intendo… può aiutarmi a guarire?”
Hermione la fissò stranita. “Certo. Fai tutto
quello che facevi prima di incontrare Han. Ma non parlare di ‘guarigione’, non
eri così critica.”
“Davvero?” fece Ginny “Eppure mi sentivo davvero malata quando ero con
Han.”
“E’ un ragazzo
spregevole” gracchiò Hermione senza pietà “Dimenticalo
e basta, pensa a Harry. Han è uno schifoso insetto.”
Ginny ridacchiò sotto i baffi. “Sei
davvero strana, Hermione. Un tempo non avresti dato
consigli così spietati su questioni sentimentali. E’ per caso l’influenza di
Ron?”
“A proposito di
stranezza” attaccò Hermione, tentando evidentemente
di sviare il discorso “Anche Luna verrà alla festa di Natale a Shell Cottage e, indovina, porterà un ragazzo.”
Il volto di Ginny si rischiarò. “Davvero? Mi chiedo che tipo di persona
porterà. Non sono mai riuscita a decifrare i giusti di Luna in fatto di
ragazzi.”
“Sarà proprio una
bella sorpresa” concordò Hermione “E ci sarà anche
un’altra sorpresa, meno bella.”
Ginny storse la bocca, colta da un dubbio
fastidioso. “La presenza di un individuo che non gradiamo?”
“Marshall” confermò Hermione, scuotendo la testa con rancore “E ci sarà anche
la cugina di Fleur, la ripudiata Julie Delacour.”
“Perfetto” disse Ginny sarcastica “Credo proprio che quei due saranno
l’anima che distruggerà la festa.”
“Basta ignorarli”
propose Hermione poco convinta.
“Ma non è tanto facile
mettere all’angolo Marshall. Ha un’innata capacità di irritare le persone anche
se tiene la bocca chiusa.”
“Lo so, Ginny. E di sicuro Ron non riuscirà ad evitare di
lanciargli occhiate assassine per tutta la nottata.”
“E’ comprensibile”
disse Ginny “Dopo quello che ti ha fatto Marshall è
logico che Ron lo disprezzi dal più profondo.”
Inconsciamente, Hermione portò una mano allo stomaco. “Già, mi ero quasi
dimenticata di quel pugno… Anche Marshall fa concorrenza con Han per
bastardaggine.”
Si morse il labbro
inferiore. Forse non avrebbe dovuto reintrodurre ‘Han’ nel discorso. Ma il
sorriso di Ginny non si era scomposto.
“E’ vero, ma il
bastardo Marshall è anche peggio. Ci tocca subire la sua presenza persino a
Natale.”
“Pensa al povero Ron”
soggiunse Hermione “Lui se lo deve subire anche in
ufficio.”
“Dove?” chiese Ginny, sorpresa.
“In ufficio” ripeté Hermione “Ron sta facendo gavetta sotto Marshall per
entrare a far parte dell’esercito del Ministero… o meglio, ha intenzione di
diventare Auror e poi fondare una sua personale
associazione, una sorta di revival dell’Ordine.”
“Non lo sapevo” disse Ginny con
risentimento “Forse Ron avrà creduto che non riuscissi a sopportare altre
cattive notizie. Ultimamente non parliamo molto, anzi, non parliamo per niente.”
“Sono anch’io nella
tua stessa situazione” le fece eco Hermione in tono
mesto “Parlo molto di più con Victor che è straniero, sgrammaticato e ama
discutere solamente di Quidditch e della sua fama in
Bulgaria. Ma parlo più con lui che con Ron.”
“Beh, si prospetta uno
splendido Natale” azzardò Ginny con evidente ironia.
“Splendido” concordò Hermione.
*^*
‘Sto per morire.’
Questa consapevolezza
martellava impazzita nella mente di Draco Malfoy,
come una preghiera beffarda, accompagnata da una spiacevole sensazione di
nausea.
Sul fondo della gola
sentiva il sapore del vomito, acre e pungente, pizzicargli il palato.
Strinse le mani
irrigidite sulle ginocchia, spiegazzando i pantaloni neri su misura.
“Morirò…” si lamentò
con enfasi, piegando di lato il collo in una smorfia di dolore. “Ma almeno sarà
una morte veloce. O contro un muro o d’infarto, sarà comunque veloce.”
La magra consolazione
fu fonte di ilarità per il suo carnefice, tale Johnny Drake.
“Quante storie amico Dra’, per un po’ di guida sportiva tutti questi
piagnistei!” latrò gioioso, mentre la macchina sportiva seguiva docile i suoi
movimenti, inclinandosi appena su due ruote mentre faceva la curva prima del
rettilineo finale che portava davanti alla villa.
“Guida sportiva?!
Guida incosciente, direi!” lo riprese Draco, fulminandolo con gli occhi di
ghiaccio assottigliati.
Perché aveva accettato
di accompagnare Johnny Drake ‘a fare la
spesa’?
Prima lo aveva portato
in un labirinto pieno di scale che si muovevano – come ad Hogwarts,
ma queste andavano solo avanti e indietro –, di botteghe che potevano essere
microscopiche oppure giganti, piene di cibo avvolto in uno strano materiale
elastico o in bottiglie che non erano di vetro. Un ristorante a zero stelle di
molto successo in cui c’erano nugoli di Babbani che
lottavano per prendere dei piatti tutt’altro che invitanti.
Quando aveva
commentato l’efficienza di quei ‘ristoranti zero stelle’, Johnny aveva
sguainato una risata impressionante: “Ma quelli sono supermarket!” ossia negozi dove comprare roba surgelata o oggetti
di largo consumo, come i videogiochi (scadenti, tra l’altro, si era premurato
di aggiungere, come se Draco sapesse cosa
fosse un videorobo).
Il pensare agli strani
sacchettini blu di cui si era rifornito Johnny aumentò la nausea di Draco, che
si ritrovò a premere una mano sopra la bocca, pregando silenziosamente perché
la tortura finisse presto.
Johnny staccò le mani
dal volante per guardarsi l’orologio; Draco, per istinto di sopravvivenza, si
buttò a pesce sul volante, raddrizzandolo e tirando un sospiro di sollievo,
benché la velocità degli alberi che scorrevano fuori dal finestrino fosse
ancora molto elevata.
Johnny inarcò un
sopracciglio.
“Ehi amico, qui non
voglio un lavoretto né di bocca né di mano.”
“Eh?”
Johnny lo buttò di
malumore al suo posto riprendendo possesso del volante.
“Sei un inglese,
dovresti capire certe battute.” Borbottò irritato, osservando con ansia la
villa farsi più vicina. Abbassò le
palpebre e premette sull’acceleratore.
Draco tremò,
stringendo le dita sulla maniglia della porta. “Jonathan, perché acceleri?!
Siamo arrivati, per Merlino!”
“Siamo in ritardo!”
rispose quello con ovvietà, manovrando con destrezza la macchina in corsa, che
si avvicinava pericolosamente al muro posteriore della villa.
‘Merlino, salvami da un pazzo suicida!’
Draco strinse gli
occhi e aspettò l’impatto, che non avvenne: tuttavia una brusca frenata lo
sballottò in avanti, leggermente inclinato a sinistra, facendogli picchiare la
fronte contro il vetro dell’auto.
“Maledetto Yankee!”
Johnny gli slacciò la
cintura e gli scoccò un sorrisetto tirato. “Ti devo slacciare la cintura come
un bambino… C’mon
amico Dra’, che siamo già in ritardo!”
“In ritardo per cosa
esattamente?” Draco riuscì ad aprire il portone e uscì dalla macchina,
sentendosi improvvisamente libero. “E
poi è stata una tua idea andare in quello squallidissimo ristorante a zero
stelle!”
“Eh? Ma quale
ristorante! Sei fissato!”
“E cos’è se non un
ristorante? Era pieno di cibo.”
Johnny rise, correndo
verso la porta della cucina, chiavi in mano già pronte per essere infilate
nella serratura e sguardo rallegrato da un’ultima controllata all’orologio.
“È un supermarket, te
l’ho detto, non un ristorante!”
“Io – ”
Johnny scosse la testa,
come se si arrendesse.
“Oh, lascia perdere,
va. Andiamo, qui mi perdo la partita del secolo!”
“Che partita?” domandò
Draco, seguendolo con passo sostenuto sino alla porta ed entrando nell’atrio
della casa.
Johnny buttò
tranquillamente indietro il suo giubbetto sportivo, che andò a finire sulla
testa di Draco, con sua enorme irritazione.
“Saranno già
arrivati!”
“CHI?” sospirò stufo,
cercando di estorcere informazioni.
“Vai in cucina Dra’, devo andare a controllare una cosa…”
Draco inspirò aria nei
polmoni, cercando di calmare i nervi messi duramente alla prova dalle giornate
(ormai usuali) passate con Johnny Drake.
“E va bene, vado,
tutto pur di non stare insieme a te!”
Johnny gli scoccò
finalmente un sorriso rilassato. “Lo so che mi ami, darling, ma non posso
contraccambiare. Sei pur sempre un membro della famiglia, sarebbe incesto!”
“Che razza di beota.”
A passo militare, Malfoy lasciò Johnny affaccendato a controllare l’interno
dei sacchi bianchi della spesa ed entrò nella cucina; naturalmente questo non
perché glielo avesse ordinato Johnny, ma perché aveva semplicemente sete.
Un Malfoy
non si sarebbe abbassato ad ascoltare un Drake, specialmente quel Drake.
Schivò con un
movimento leggero, vagamente sinuoso, un vaso di fiori – portato lì
probabilmente da Pablo per ordine della signora Drake, che si stava prodigando
con l’aiuto di sua madre per il Ballo Annuale di Primavera di cui i Drake
andavano particolarmente orgogliosi – e varcò l’uscio della cucina.
La luce splendente
entrava dalle ampie vetrate che davano sul ricco e curato giardino, illuminando
il tavolo di noce e il ripiano in marmo dei fornelli, lustrati da cima a fondo,
come se non fossero stati mai utilizzati.
Draco si guardò
intorno, poi inarcò un sopracciglio, indispettito.
‘Dov’è Pablo?’ si chiese, stranito. ‘E io a chi chiedo un sorso d’acqua?’
Rabbrividì, temendo di
doversene occupare di persona, ed ebbe quasi un senso di vertigine vedendo
mille inesplorati cassetti tutti attorno a lui.
Doveva trovare Pablo! Non avrebbe dato l’occasione a Johnny di burlarsi di lui
(ancora).
“Pablo?”
La sua voce, chiara e
dal forte accento inglese ricercato, echeggiò per la cucina deserta,
inascoltato. O così credeva lui.
“Ehi biondino, guarda
che Fidel non c’è!”
Draco abbassò lo
sguardo, aprendo le labbra per mormorare un “Uh?” distratto; si irrigidì
incontrando un paio di occhi celesti fissarlo con ironia da dietro due fila di
ciglia color miele, come se stessero attendendo una sua reazione.
“Tu… tu chi sei?”
domandò sospettoso verso la ragazza che stava accovacciata sul pavimento della
cucina, dietro il tavolo, intenta fino a poco prima a contare una serie di
lattine di birra confezionate in pacchetti di cartone color bottiglia.
La donna sogghignò
leggermente e si levò in piedi, battendo le mani sulle ginocchia lasciate
scoperte da un paio di pantaloncini sportivi. Appoggiò una mano sul fianco
pieno, inclinando appena la testa per osservarlo meglio. Draco non si fece
problemi e crucciò le labbra, seccato da quel comportamento da animale da
circo. Perché tutti gli americani dovevano essere così sfacciati?
Alzò le sopracciglia.
“Allora? Potrei sapere il vostro nome?” domandò educatamente, ma con voce
sprezzante, tono che solitamente usava per presentarsi ai cadetti Serpeverde appena smistati.
La ragazza gli sorrise
ancora più largamente, e le guance tonde si stirarono, mettendo in evidenza una
spruzzatina leggera di lentiggini.
“Questo dovrei dirlo
io, cazzo! Mai sentito uno yankee con un accento così dannatamente da frocio!”
Draco spalancò gli
occhi e indietreggiò impercettibilmente, una specie di presa di distanza
involontaria. Il nasino all’insù di Malfoy si
arricciò, con disgusto.
Anche le donne erano
delle rozze. Finalmente riusciva a capire il perché il motto preferito dagli
inglesi fosse: ‘Viva la regina!’
La ragazza rise
davanti al suo leggero disagio e gli si avvicinò, allungando la mano con un
sorriso che doveva essere accomodante o simpatico, ma che a Draco parve una
presa in giro bella e buona.
“Piacere, sono Kat. E tu, amico?” domandò in tono spensierato, attendendo
che le stringesse la mano.
Draco tentennò poi
prese la mano di lei, e la strinse con vigore.
“Draco Malfoy” sibilò assottigliando gli occhi, con un’ostilità
che la ragazza non parve notare e che liquidò stringendo con ben più forza la
mano di Draco con uno strano scricchiolio.
La ragazza – mentre
Draco si mordeva la lingua, trattenendo un’imprecazione – lo fissò pensierosa e
gli lasciò la mano, facendo ricadere il braccio abbronzato lungo il busto.
“Tu devi essere il
tipo di Sam, mi ha accennato qualcosa…” mormorò, voltandogli le spalle e
andando a prendere una lattina di birra.
“Devi stringere la
mano con più forza, mica come una merda, altrimenti nessuno ti prenderà mai sul
serio qui.” Gli suggerì candidamente, aprendo la lattina di birra e bevendone
una lunga sorsata.
Draco la fulminò con
gli occhi di ghiaccio.
La ragazza staccò le
labbra dall’alluminio colorato, con un ‘aah’ davvero poco fine, e allungò la
lattina verso di lui.
“Vuoi un sorso, amico Dra’?”
‘Perché?’ si chiese disperato alzando gli occhi al cielo, supplicante.
Non aveva mai avuto
grandi amici neppure da bambino; era sempre stato attorniato da bambini e
ragazzi che nutrivano rispetto o quanto meno timore per lui e per ciò che
rappresentava: una delle Casate più nobili d’Inghilterra, che possedeva
ricchezze, prestigio e potere.
Anche se ipocrita e
doppio-giochista, preferiva il tono reverenziale che usavano quei molluschi se
paragonato alla spontaneità esageratamente aperta degli Americani, di cui
pareva essere sempre amico.
“No, grazie” declinò
l’offerta, osservando con malcelato disprezzo Kat
trangugiare il resto della bibita in un’unica, grande sorsata, staccandosi poi
dal bordo della lattina con soddisfazione.
La ragazza si pulì la
bocca con il braccio e lasciò la lattina sul tavolo, incurante.
“Sei arrivato giusto
in tempo per darmi una mano con tutta questa birra, Dra’!”
Trillò allegra,
porgendogli un paio di scatole di cartone impilate una sull’altra, piegandosi
appena per mantenere l’equilibrio della struttura. Scosse la zazzera riccia di
un biondo scuro, spalancando i grandi occhi azzurri.
“Allora, ti muovi ad
aiutarmi?”
“No” replicò lui ma Kat nemmeno lo ascoltò e gli lasciò tra le braccia il peso
della birra, sfrecciando verso la porta con passo veloce e determinato.
“LEEEX! Muoviti che ho
bisogno di te!”
“Immagino già per cosa!”
tuonò una risata maliziosa per i corridoi di casa Drake, che fece letteralmente
spazientire Katherine, rossa come un pomodoro.
“STRONZO! Alza il culo
prima che venga io a prenderti!” rispose a tono e tornò verso Draco,
sorridendogli amabilmente come una dolce e innocente bambina.
“Come ti trovi qui?”
gli domandò interessata, prendendo tra le braccia una confezione da sei di
birra e impilandola sopra la seconda. Facendo leva su se stessa, Kat alzò tutto il peso da terra, sospirando. “ALEX!” gridò
senza il minimo indizio di finezza.
“Starei meglio senza
questo peso addosso” commentò Draco sarcastico, muovendosi leggermente per
controbilanciare il peso. Kat annuì, sospirando.
“Scusami, è che Alex è
un tale pigrone, non un gentiluomo come te pronto ad aiutare una madamigella in
dif…”
“Io aiuto solo coloro
che sono effettivamente donne,
microbo.”
Un ragazzo alto almeno
quindici centimetri più di Draco fece il suo ingresso in cucina, sfrecciando
verso Kat che, nonostante la bassezza, riusciva a
tenergli testa con una voce indemoniata.
“Quante cazzo di volte
ti devo chiamare? Diecimila?! La prossima volta ti faccio portare tutto sto’
schifo con la lingua, altro che con i tuoi bicipiti troppo gonfiati, chiaro il
concetto?!”
Il ragazzo sbuffò e,
tenendo le scatole su un braccio solo, si passò una mano nei corti capelli
neri, sorridendo ammiccante.
“Ah, come mi ecciti
quando fai la dura…”
“Imbecille!” sibilò di
risposta Kat, scostando lo sguardo su Draco.
“Ah, giusto! Lex, questo è Draco, quello che si fa Samantha. Dra’, questo è un coglione di nome Alex.” Presentò seccata
e sbrigativa.
“Ehilà amico!” rise
dalla sua altezza imponente Alex Cooper “Johnny ci ha detto delle grane che
avevi con Barry Trotter, quell’inglese con la cicatrice. E’ stato spietato e ti
ha spezzato il cuore?”
Draco sbatté gli
occhi, interdetto. “Cosa, scusa?”
“Massì!
E’ per quel tipo che hai lasciato l’Inghilterra, vero? Io non ne so un cazzo di
relazioni homo, ma…” prima della conclusione, Alex ricevette un ceffone affatto
delicato dalla spietata mano destra di Kat.
“Non farci caso, è un
lussurioso del cazzo, amico Dra’.” Lo tranquillizzò Kat, abbassandosi per prendere l’ultima confezioni di birre
rimaste. “Mi porteresti tutto lì in salotto? Grazie amico…” gli sorrise dal
basso, incurante che da quella posizione lasciasse intravedere una striscia di
culottes colorate.
“Ti aiuto io, Kat!” si gongolò trionfalmente Alex, appoggiando le birre a
terra e stringendosi alla schiena di Katherine, che arrossì furiosamente.
“Coglione, che stai
facendo?!”
“Mancano almeno dieci
minuti prima dell’inizio della partita… facciamoli fruttare, no?” le sussurrò
languido ad un orecchio, alzando lo sguardo su Draco.
“Ehi Dra’… vuoi unirti a noi? Non so se a Kat
va di farlo in tre… bah, neanche io mi fido… ménage à trois, mi sa troppo di puzza
sotto il naso alla francese.”
Le narici di Kat si allargarono per l’ira. “Smettila di dire stronzate!”
Draco indietreggiò con
una smorfia spontanea di disgusto.
Alex scosse le larghe
spalle da nuotatore, sorridendogli quasi con gentilezza.
“Però se penso al threesome la cosa
diventa più confortante…” Poi si rivolse a Draco, forse scegliendo di ignorare
la sua espressione nauseabonda: “Dì a Johnny Bravo che arriviamo subito, una
cosina da dieci minuti se Kat non fa tanto
l’isterica.”
Kat sbuffò sonoramente, arricciando le
labbra come una bambina.
“Sempre in tiro, quel
tuo cazzo maledetto!”
Alex rise.
“Impaziente! Dì pure a Johnny che ci impiegherò anche meno… e chiudi la porta, Dra’.”
Draco ebbe solo la
lucidità di trascinarsi il più possibile lontano da quello scempio, sbattendo
la porta alle sue spalle solo per levarsi dalle orecchie il prurito di quelle
voci ripugnanti e stomachevoli. Abbandonò la schiena contro il primo muro che
trovò e riuscì a sibilare con un sapore di bile che gli pungolava la gola:
“Che schifo.”
*^*
Una bussata
particolare toccò la porta di Shell Cottage.
“J’arrive!”
Con un turbinio di
seta luminescente Fleur vorticò nell’atrio del suo
invidiabile Cottage di campagna, aprendo la porta di casa ai nuovi arrivati nel
perfetto stile di un’accogliente padrona di casa.
Luna e il suo
accompagnatore fecero il loro ingresso senza badare troppo ai begli occhi
sbarrati della giovane signora Weasley.
“Luna, vero?” la chiamò Fleur
“E’ un vestito davero
bello.”
“Grazie” le sorrise
Luna, giocherellando con i tappi di bottiglia che componevano il suo curioso
collier.
“Bella anche la colana” soggiunse Fleur tirando
all’insù la perfetta curva del suo naso.
“Grazie” ripeté Luna.
“Accomodatevi dove
volete” disse Fleur “Bill è occupoto maintenant, ma ci sono altri
ospiti di là in sojiorno.”
“Grazie” ribadì Luna
con la stessa candidezza della prima volta.
Fleur li accomiatò entrambi con
impeccabile eleganza e una grinza sulle labbra.
“Adoro la tua
compagnia, Luna” ammise l’accompagnatore “E’ impossibile passare inosservati.”
Luna accennò solo con
il capo, cercando con gli occhi leggermente sporgenti tracce dei suoi amici.
“Ecco lì Ron Weasley, lo vedi, Luke? E’ il ragazzo coi capelli rossi
steso sul divano” dichiarò Luna, scorgendo il più giovane Weasley
spaparanzato sulla braciola di un sofà, intento a trucidare con lo sguardo un
annoiato Viktor Krum che ciondolava per la stanza.
“Vieni” disse Luna,
stringendo la mano di Luke per condurlo da Ron. Davisson
sorrise in modo furfante e si lasciò trascinare dalla ragazza.
“Ron” chiamò Luna.
Ron scattò
sull’attenti, interrompendo di botto l’assassina contemplazione di Krum.
“Luna?” fece lui tra
il sorpreso e lo sconcertato “Anche tu invitata alla festa?”
“Io e Luke” precisò
Luna con il consueto tono trasognato.
La sorpresa di Ron si
tradusse all’istante in confusione quando notò che al fianco di Luna c’era un
uomo dall’equivoco sguardo indaco. Per riflesso condizionato stese la mano
destra.
“Piacere, Ronald Weasley” si presentò, imponendosi con una baritonale voce
da adulto.
L’accompagnatore di
Luna fece altrettanto con un ghigno astuto. “Piacere, Lucas Davisson.”
Mentre si stringevano
le destre, Ron avvertì un tocco di disagio. Luke non era di certo massiccio
come Krum né alto come lui, ma aveva uno sguardo
inquietante e soprattutto il colore dei suoi occhi – viola – non era affatto
rassicurante. Ron gorgogliò piano: un uomo dallo sguardo avverso… questo gli
ricordava Han Joshuel.
Allentò la presa e
staccò subito la mano da quella di Luke forse troppo bruscamente. Luna lo
fissava con aria curiosa, ma non era insolito per lei.
Davisson ritirò la mano lungo il fianco e
cominciò con una voce casuale: “Allora, Ronald Weasley,
come procede il tuo progetto di rifondazione dell’Ordine della Fenice?”
Ron restò
letteralmente a bocca spalancata, troppo stupito per scegliere razionalmente qualche
parola. Come poteva quello sconosciuto sapere del suo progetto? Ne aveva parlato
solo con Hermione e con nessun altro, neanche con
Harry. E sapeva che Hermione non era una pettegola e
che, di sicuro, non sarebbe mai andata a confidarsi con Luna Lovegood che pensava essere stramba quanto lunatica.
Luna si accorse dello
sconcerto di Ron e azzardò con voce cristallina: “Non preoccuparti, Ron, è
normale. Luke sa un sacco di cose che non dovrebbe sapere.”
Davisson fissò con gratitudine Luna per poi
tornare a Ron che si limitò ad accennare con il capo ben poco rassicurato dall’affermazione
della Lovegood.
Fleur sgattaiolò alle loro spalle diretta
verso la cucina. Arrivata, piantò le mani sui fianchi e scrutò le donne
presenti con una sorta di cipiglio critico.
“Tutto è pronto, mademoiselle?”
“Prima di tutto, io
sono una madame” la corresse la voce
ostile di Molly Weasley “E secondo, sarebbe tutto
pronto se ci dessi una mano, Fleur. Potresti almeno
portare i piatti in tavola, che ne dici?”
“La cameriera?”
mugugnò Fleur, masticandosi il labbro inferiore “Bien! Questo e
altro pour mon
Bill.”
Tralasciando il
disgusto generale, Fleur si caricò tre portate sulle
braccia e mulinò in soggiorno con la leggiadria di una ninfa.
“Ah, oui” aggiunse,
ritornando con i vassoi vuoti “Sono arivati ospiti,
molto étranges…”
Ginny intuì il significato dell’ultima
parola e fece un istantaneo collegamento. “Sono arrivati Luna Lovegood e il suo accompagnatore?”
“Oui” rispose Fleur
dopo una breve riflessione.
Ginny abbandonò i fornelli e così fece Hermione, lasciando una contrariata signora Weasley da sola, costretta a conversare con l’affabile
nuora.
“Luna!” la salutò Ginny ma venne bloccata dalla figura sospetta accanto
all’amica.
“Quello sarebbe il suo
accompagnatore?” domandò Hermione stupefatta,
cercando di non farsi sentire dai due “Sembra più un uomo che un ragazzo.”
“Infatti” concordò Ginny con decisione, avvicinandosi alla coppia “Salve” disse
all’uomo tentando di esternare quanta più cordialità le riuscisse, non trascurando
comunque il suo sguardo indagatore.
“Salve” replicò Luke,
riuscendo ad emulare alla perfezione il tono affabile di Ginny,
tanto perfettamente che la situazione sembrò sarcastica.
“Sono Ginny Weasley, un’amica di Luna.”
“Sono Luke Davisson, un amico di Luna” ribatté l’accompagnatore.
Ginny trattenne una pungente replica e
cercò con lo sguardo l’amica. Luna la fissava come al solito, come se le
circostanze e la maleducazione del suo accompagnatore non la disturbassero.
Hermione si fece spazio accanto a lei,
determinata a testare l’effettivo carattere dell’uomo e a soddisfare una sua
curiosità personale. “Salve, sono Hermione Granger, diciotto anni.”
Luke inclinò la testa
e le lanciò uno sguardo che avrebbe potuto essere un elogio alla sua furbizia.
“Salve, sono Luke Davisson, ventisette anni.”
“Oh, non lo sapevo”
soggiunse Luna con assoluta calma, rivolta a Luke.
Davisson le sorrise in modo enigmatico. “So
che ti piace il mistero, quindi ho preferito tacere sulla mia effettiva età,
tanto sapevo che non ti saresti affatto sconcertata per dieci miseri anni di
distanza, vero Luna?”
Luna fece spallucce.
“Perché avrei dovuto sconcertarmi?”
“Beh, così fanno le
persone normali e delle volte le persone normali possono essere davvero strane,
ovviamente ‘strane’ in modo monotono… non come te, Luna” le bisbigliò Luke e i
presenti furono concordi nel decidere che avesse usato una voce decisamente
languida e impertinente.
Ma Luna restava
tranquilla e briosa, disinibita come sempre.
“Luna, posso
parlarti?” chiese Ginny con uno sguardo eloquente
all’amica.
Luna accennò col capo
e rimase immobile a fissare Ginny. “Certo.”
Ginny scosse piano la testa ma Luna non
colse il messaggio.
Luke socchiuse gli
occhi con un sogghigno cordiale a Ginny. “Sai Luna,
credo che il linguaggio del suo corpo ti stia chiedendo di appartarti con lei
per parlare da sole, non intralciate dalla mia sconveniente presenza.”
Luna guardò Ginny con quiete. “Scusa, non avevo capito, Ginny” poi si rivolse a Davisson
e c’era qualcosa di raggiante nel suo sguardo “Grazie, Luke.”
“E’ un piacere
decifrare i comportamenti degli esseri umani” affermò Luke, sorridendo a Luna.
Hermione sobbalzò piano. Se quello che diceva
Luna le sembrava sconveniente e imbarazzante, le parole di Luke Davisson erano decisamente vergognose e maniacali.
“A dopo” borbottò Ginny all’indirizzo di Luke “Non volevo essere sgarbata con
lei, signor Davisson.
Sono felice della sua presenza a questa festa di Natale. Sono certa che
soprattutto Luna Lovegood ne sia felice.”
“A dopo” replicò Luke
con la stessa accuratezza di uno specchio vocale “Non volevo essere sgarbato
con lei, signorina Weasley. Sono felice dell’assenza di Han Joshuel a questa festa di Natale. Sono certo che
soprattutto Harry Potter ne sia felice.”
Hermione gorgogliò una protesta e vide Ginny che digrignava i denti. Quest’uomo era al livello di
John Marshall.
Luna si lasciò
condurre sino ad un angolo sgombro del salotto. “Chi è Han Joshuel,
Ginny?” le chiese con innocenza.
“Non importa ora” replicò
Ginny con fermezza “Chi è quell’uomo, Luna?”
“Dice di chiamarsi
Luke Davisson.”
“Dice di chiamarsi?”
ripeté Ginny con trepidazione.
“Forse la sua vera
identità è un’altra” puntualizzò Luna.
“Vera identità?” mugugnò
Ginny con ostinazione “Ma cosa fa di preciso? Cos’è
di preciso?”
“So che è un mago con
dei particolari occhi viola… credo che abbiano dei poteri magici” la voce di
Luna si fece cospiratoria “qualcosa che contrasta i poteri dei Legilimens; mio padre ne parlava in un articolo del
Cavillo.”
Ginny scelse di ignorare
quell’affermazione, abituata com’era agli excursus mistici di Luna. “Nient’altro?”
“E’ un uomo
misterioso” aggiunse Luna con un sorriso soddisfatto.
“Questo è sicuro” concordò
Ginny, lanciandogli un’occhiata in tralice “Ma come
fa a conoscere i dettagli della mia vita privata?”
“Non ti devi
offendere, Ginny” la rassicurò l’amica “Luke fa così
con tutti: sa tutto di tutti. Credo sia una spia.”
Ginny sgranò gli occhi. “Una spia? Ma di
chi? Del Ministero?”
Luna scosse la testa
con disinvoltura. “Non credo, non è neanche inglese… di questo sono sicura: è
uno straniero.”
“Uno straniero che fa
la spia?” si interrogò Ginny, marcando molto la sua
inquietudine “E dove l’avresti incontrato?”
“Nei pressi del
Parlamento babbano, un giorno dopo la morte di Voldemort” dichiarò Luna con totale serenità.
“E non ti ha
insospettito?”
Luna accennò, molto
convita. “Mi ha insospettito molto, ecco perché l’ho seguito e gli ho parlato.”
“Cosa ti ha detto?”
“Che non mi può dire
nulla.”
“Questo e basta?”
“Mi ha detto anche
altre cose, ma non credo siano importanti. Continua a ripetermi che gli piaccio
perché sono strana.”
“Ti ha offesa?” le
domandò Ginny corrugando la fronte.
“Oh, no, lui mi
lusinga sempre. E’ molto gentile con me.”
“E sgarbato con gli
estranei” aggiunse Ginny.
“Per questo mi lusinga”
ribatté Luna con un sorriso.
“Ascolta, Luna, sai
che sono tua amica e se mi impiccio è solo perché mi sembra necessario farlo.
Quell’uomo è troppo grande e mi da l’aria del… maniaco.”
“Lui non è un maniaco,
è solo un uomo misterioso e per l’età non c’è problema: mia madre aveva dieci
anni meno di mio padre.”
“Sei certa che non sia
pericoloso?” le chiese Ginny, tentando di calcare il più possibile il suo
dissenso.
Luna scosse la testa. “Al
contrario, stare in sua presenza è molto sicuro… credo che oltre la spia faccia
anche la guardia del corpo ed è sempre molto rispettoso, non mi ha mai toccata.”
Ginny sembrò disorientata. “Beh, Luna…”
“E’ solo misterioso”
disse Luna e nella sua voce c’era una speranza di comprensione che scosse
l’amica.
Ginny accennò e si impose di assumere
un’espressione rassicurante. “Torniamo alla festa, allora.”
*^*
Dall’inizio della
partita di football le lattine erano andate progressivamente diminuendo, e
altrettanto velocemente erano state sostituite da un numero sbalorditivo di
liquori che Johnny aveva rimediato da un ripostiglio segreto di alcolici.
Draco se ne stava
rattrappito in un angolo, serio e composto, tentando solo di ingoiare il poco
cibo che aveva spizzicato, lottando contro un’ostinata mareggiata di
nausea.
Kat, spaparanzata tra Johnny e Alex, si
portò un dito alle labbra, dando un altro morso al pasticcino, schizzando crema
un po’ ovunque sul suo viso. “Allora, amico Drà, ti
diverti qui con Johnny? Ti piacciamo io e Alex? … beh, ti piacerò soltanto io
perché Alex è talmente stronzo che non piace a nessuno. E poi, ti piace stare
con Sam?”
Alex e Johnny gli
sorrisero in coro.
“Allora?”
Draco soppresse un
grugnito. “Siete talmente squallidi…”
Il suo commento
masticato dal ribrezzo venne coperto dal coro festeggiante di Alex e Johnny.
Draco represse un brivido; quelle persone erano grottesche quanto un enorme
ragno nero e peloso.
Con un colpo d’occhio
vide la porta della cucina aprirsi lievemente. Riconobbe con sollievo una
figura che lo richiamava tacitamente dallo spicchio socchiuso e si avvicinò,
attento a non farsi scoprire dalle tre bestie esultanti.
“I tuoi amici sono
veramente squallidi” commentò lui e
la sua lingua sembrò schioccare dal disgusto.
“E’ proprio vero”
replicò Samantha con un sorrisino accomodante “Per questo sono così amabili.”
“Già” mugugnò Draco
con un sarcasmo acido “Qui tutto si
direbbe amabile.”
Samantha rimase
silenziosa. Lui scoccò un’occhiata a Villa Drake, spedita, sommaria, spietata,
finché gli sfuggì un colpo d’occhio verso Samantha e parlò con la lingua che
grondava ripugnanza.
“Che schifo.”
*^*
Hermione era compattata tra Ron e Viktor Krum, neanche fosse stata un’assegnazione di posti
calcolata con lo scopo preciso di esasperare la sua pazienza a posizionarla nel
mezzo dei due titani che la contendevano.
In compenso era felice
per Ginny che aveva trovato posto accanto a Harry,
ben lontana dall’inopportuno Luke Davisson e da Luna
che per quella serata sembrava avere occhi e orecchie solo per il suo
accompagnatore.
Fleur e Bill erano a capotavola e lei lo
invitava ad assaggiare le specialità culinarie preparate con tanto impegno da
Molly Weasley che, seduta al fianco del figlio
maggiore col marito Arthur non poteva evitare di lanciare occhiatine
puntigliose ai tentativi della nuora di imboccare il primogenito Weasley.
Un’altra serie di
colpi annunciò la venuta degli ultimi ospiti alla festa di Natale di Shell Cottage.
Fleur si fiondò all’entrata con un
candido: “J’arrive!”,
ma, resasi conto dell’identità della coppietta alla porta, preferì ritirare la
sua cortesia in un tono di glaciale educazione.
“Bienvenue, Julie” disse alla cugina.
Julie Delacour varcò la soglia a braccetto con John Marshall che
pareva affascinante quanto sgarbato : il suo abito da serata era forse uno
degli ultimi e più prestigiosi modelli della collezione maschile di Madama McClan e l’espressione di beffarda ironia sembrava pronta a
colpire con la sua infallibile capacità di esasperare le persone.
Fleur sbatté la porta alle spalle della
coppietta con evidente intenzione di creare fastidio ai due. Julie e Marshall
si limitarono a scambiarsi un’occhiata carica di pietà mista a divertimento e
presero posto a tavola accanto a Ron, Hermion e Krum senza salutare nessuno. Così il giovane Weasley si trovò di fianco il mentore che avrebbe
determinato la sua ascesa nell’esercito del Ministero.
“Non preoccuparti, Weasley” attaccò Marshall con un ghigno sottile “Per questa
serata non ho progettato alcun test di abilità magica. E’ Natale e ho pensato
che non fosse il caso di mostrare pubblicamente le tue imbarazzanti lacune per
quanto concerne la vita in generale.”
Ron cominciò a
digrignare i denti ma ricevette un leggero pizzicotto da Hermione,
che con lo sguardo lo implorava di stare quieto.
“Questa è una festa di
famiglia e si suppone dovremmo essere tutti amichevoli e garbati a questa
tavolata” intervenne Molly Weasley con un’espressione
truce a Marshall “Quindi, Generale degli Eclitti, si
sforzi almeno di passare una bella serata e di non rovinare la festa a
nessuno.”
Marshall fece
spallucce e cominciò a conversare amabilmente con la consorte Juile che non aveva smesso un istante di sogghignare da
quando aveva messo piede a Shell Cottage.
Molly ritornò
composta, acclamata dai complimenti di Arthur. Ron si versò il primo bicchiere
di Burrobirra e lo trangugiò con un fremito, cercando
di scaricare una scossa di rabbia.
Marshall sogghignò nel
vederlo fremere. “Vacci piano, Weasley, o rischi di
passare direttamente in coma etilico al primo sorso di Whiskey Incendiario.”
Molly lo fulminò con
uno sguardo minaccioso.
Marshall le sorrise
con sarcastica cortesia. “D’accordo, cercherò di non rovinare la festa.”
Molly socchiuse gli
occhi e con un colpo di bacchetta dispensò un’ampia porzione di antipasti nei
piatti dei convenuti; poi si rivolse a Marshall.
“Favorisca pure,
Generale degli Eclitti, dato che per lei è
impossibile risultare non offensivo quando apre la bocca.”
Marshall inforcò un piccolo cavolfiore affumicato con
una strizzata d’occhio a Molly. “Gentilissima, signora.”
Con un rumore di
stoviglie e porcellana, i convenuti cominciarono a consumare l’antipasto in
silenzio, evitando che Marshall attaccasse discorso con qualcuno.
Harry lanciò
un’occhiata nei paraggi. Era arrivato a Shell Cottage
con ben due ore di ritardo, tutto merito di un inviato speciale della Gazzetta
del Profeta che l’aveva bloccato sotto casa – un convenzionale appartamento babbano – con una serie di improponibili domande sulla
sconfitta di Lord Voldemort. Così non aveva avuto
tempo per chiacchierare con Ginny, si era dovuto
accontentare di sedersi accanto a lei e in un minuto la presenza di Marshall e
Julie Delacour aveva richiesto un religioso silenzio.
Ma c’era qualcosa che
riuscì a distoglierlo dalla frustrazione di non averle ancora parlato.
L’accompagnatore di Luna, a cui non aveva riservato molta attenzione durante i
convenzionali saluti e auguri di Natale, aveva un’aria fastidiosamente
famigliare.
Si trovò a fissarlo
per troppo tempo, tanto che infine lo sguardo indaco dell’uomo si sollevò sul
suo.
“Harry Potter, dimmi
pure” proruppe Luke Davisson con una voce decisa e
risonante, spezzando il placido silenzio a cui tutti si erano assuefatti.
Harry sbatté le
palpebre con uno strano disagio. “No, niente. Hai solo un volto famigliare.”
“Capisco” bisbigliò
Luke, riprendendo a consumare l’antipasto. Masticando un saporito boccone di
pomodoro le sue labbra sembrarono piegarsi al sorriso.
“Anche per me hai
un’aria famigliare” intervenne Marshall con voce tonante, troncando bruscamente
la quiete dei presenti “Ma certo, ti ho visto fuori dal Parlamento babbano al termine della guerra. Eri nel gruppo di quella
falsa Mangiamorte, vero?”
“Samantha Drake, sì, ero
con lei” confermò Luke con totale quiete “Avevo il compito di proteggerla.”
Harry inforcò gli
occhiali verso Davisson mentre una reminescenza si
faceva strada nella sua mente. “Ecco dove ti ho visto. Eri uno dei due Mangiamorte che stava dietro a Malfoy
e a quell’altra ragazza.”
“Ebbene sì” comprovò
Luke con un’aria placida e affatto tesa mentre si versava nel piatto altri
manicaretti prelibati.
Sollevò il capo solo
memore di un silenzio scomodo ed elettrico. I convenuti lo fissavano sbalorditi
e irritati dal suo sdegno, bramando maggiori dettagli, tranne Luna, che lo
guardava come sempre aveva fatto: curiosità e meraviglia, un’accoppiata
perfetta per beatificare l’orgoglio di Luke.
Da capotavola, il
signor Weasley si protese verso Luke che era seduto
all’angolo del suo lato. Tentò di scorgere oltre la manica di lana del suo
braccio sinistro.
Luke, la cui arguzia
non aveva niente da invidiare a quella delle volpi, capì immediatamente i
propositi di Arthur e sollevò la manica sinistra.
“Ecco, così non si
scomoda nello sbirciare” dichiarò Luke, scoprendo il tatuaggio di un teschio e
di un serpente ancora delineato nei contorni ma di un nero decisamente
scolorito.
“Fuori da questa casa!”
scoppiò Artur, ritraendosi alla vista del Marchio
Nero.
“Non c’è motivo di
allarmarsi” lo rassicurò Luke con un sorriso calcolato e calmo “Questo marchio
non ha alcun valore per me.”
“Ma ha valore per noi”
protestò Arthur, gli occhi che ancora saettavo irrequieti sullo sbiadito
tatuaggio nero.
“Non posso credere che
a questa tavola ci sia…” cominciò Molly, pallida di rabbia.
Ginny si sporse sulla tavola per cercare
gli occhi di Luna. L’amica la fissò di rimando e il suo sguardo sembrava
rilassato.
“Luna?”
Luna si sporse a sua
volta e la guardò con occhi sporgenti e tranquilli. “Non ti preoccupare, Ginny. Luke è un altro tipo di persona. Il suo compito era
raccogliere informazioni sugli affari segreti di Voldemort
e quindi si è dovuto fingere Mangiamorte.”
Nessuno dei presenti
faticò a percepire le parole di Luna, ma le dichiarazioni dei Lovegood non erano altrettanto facili da digerire, specie
per la loro inaffidabilità.
“Inascettabile” dichiarò Fleur con un bisbiglio.
Marshall lanciò
qualche occhiata ai convenuti e posò bruscamente il proprio bicchiere,
catturando l’attenzione generale.
“E voi credevate che
la festa l’avrei rovinata io!” sghignazzò, sinceramente divertito.
Un alone di fastidio e
imbarazzo calò sui commensali, tranne che su Luna e Luke, pacati e immobili
nella loro snervante distensione, e su Julie che sghignazzava sempre alle
audaci battute di Marshall.
“Dovremmo contattare
gli Auror” propose Bill ricevendo il deciso sostegno
di Fleur.
“Casomai gli Eclitti” precisò Marshall con un sogghigno altero “E
comunque si rilassi, signor Weasley. Ha la fortuna di
avere alla sua tavola il Generale in persona.”
“Questo lo so” ribatté
Bill con rancore “Quindi faccia qualcosa.”
Marshall storse la
bocca mentre prendeva un sorso di vino. “C’è poco da fare. Il qui presento Luke
Davisson è posto sotto tutela di un’associazione la
cui potestà giudiziale supera ampiamente quella del Ministero.”
“Niente da fare?”
ripeté Arthur con astio.
“No” replicò Marshall
con decisa noncuranza “Il Ministero che, come avrà notato, si sta lentamente risollevando, non ha
abbastanza influenza da contestare le disposizioni di questo gruppo… credo si
chiami A.R.A.s.”
Marshall cercò
conferma da Luke che accennò con approvazione.
“Quindi non c’è niente
da fare” proseguì il Generale degli Eclitti “E
comunque mi creda, signor Weasley, neanche a me ha
fatto piacere veder espatriare due criminali di guerra solo per dei biechi
intrallazzi burocratici.”
Le dita di Arthur si
contrassero sulla tovaglia. “Quali criminale di guerra?”
“Lucius
e Narcissa Malfoy” replicò
Marshall riprendendo a sorseggiare un bicchiere di vino e mancando la brusca
reazione di Arthur “La signorina Drake è riuscita a farli uscire dal Paese
grazie al prestigioso sostegno dell’A.R.A.s.”
“Non ci credo” mugugnò
Arthur e Molly lo vide rabbrividire di rabbia e frustrazione.
“E Draco Malfoy?” azzardò Ron spinto da una curiosità indefinibile.
Harry si sentì
affondare contro la sedia. La fine della guerra era sopraggiunta talmente
repentina che gli ultimi istanti della battaglia contro Voldemort
erano trascorsi nella sua memoria come finzioni e attimi distanti anni luce dal
presente: ciò che contava davvero era che tutto fosse finito e che potesse
sorridere ancora ai suoi cari. Allora era arrivato Han Joshuel
e gli eventi della trascorsa guerra, i lutti, i volti e i nomi dei morti erano
svaniti in secondo piano.
E Draco Malfoy doveva trovarsi tra i caduti; Harry l’aveva visto
ucciso dall’Anatema della Morte della sua compagna, la stessa che aveva voluto
salvare i genitori della sua vittima a dire di Marshall… Eppure c’era qualcosa
di insolito nella trama del salvataggio dei Malfoy: per
quale motivo quella Mangiamorte l’aveva fatto?
“Quella Mangiamorte ha espatriato anche lui?” continuò Ron con un
ringhio nella voce.
Marshall sollevò le
spalle. “Beh, c’era poco da espatriare. Non credo le importasse molto di
trascinarsi appresso un cadavere.”
“Cadavere?” scandì
Ron, stupefatto.
“Draco Malfoy è morto” dichiarò Marshall con assoluta calma.
Ben pochi riuscirono a
trovare un’espressione adeguata in risposta a quella notizia. Solo Harry capì
che nell’aria aleggiava disagio.
“Cos’è questa
cupezza?” irruppe Marshall, trascinando un ghigno beffardo sulle labbra “Credevo
che disprezzaste i Mangiamorte, e allora perché siete
così costernati per la morte del più giovane dei Malfoy?”
“Non siamo costernati,
solo sorpresi” protestò Ron e Marshall gli sghignazzò in faccia.
Ron buttò la schiena
contro la sedia e guardò Hermione. “Non l’avremo più
intorno che ci rompe con i suoi ghigni beffardi” disse e nella sua voce c’era
una soddisfazione asettica e pudica.
“Già” Hermione lo fissò e parlò come lui “Non mi insulterà più.”
“Riprendiamo a
mangiare” propose Molly, infine.
*^*
“Che razza di gusti,
Sam” considerò Kat, fissando Draco di sbieco.
“Perché dici così?”
protestò Samantha con un gorgoglio “Credevo che sapessi che mi piacciono le persone
particolari.”
“E quel Draco Malfoy sembra molto particolare… a cominciare dal nome…
bah… mi sembra così freddo. Non ti ha baciata neanche una volta.”
“Questo perché lui è
molto rispettoso in presenza di estranei” lo difese Samantha.
Kat storse la bocca. “Estranei? Ha
capito che siamo amici d’infanzia?”
“Sì, ma non credo che
lui dia molto peso a queste cose” replicò Samantha accomodandosi accanto
all’amica con uno strano gorgoglio allo stomaco. Si strinse una mano all’addome
e il soffio di un pensiero sconcertante le passò per la mente.
‘Non può essere.’
Allentò la presa e
riportò la mano con noncuranza a sistemarsi una ciocca di capelli. Guardò Kat e la vide intenta ad analizzare il profilo superbo di
Draco, sdegnoso nel suo atteggiamento posato mentre Alex e Johnny si
scalmanavano di risate come due bestie selvagge.
Kat fece una strana smorfia, tentando di
emulare l’espressione melliflua di Draco. “E’ uno snob, scommetto con un
carattere schifoso… oh, senza offesa, Sam.”
“Insomma…” sospirò Samantha
“E’ molto perfezionista, questo sì, egocentrico e narcisista. Ma è comunque
difficile da descrivere” i suoi occhi scivolarono su Draco senza che fosse sua
intenzione e lo vide che storceva la bocca ed assottigliava lo sguardo.
“Non farci caso, Samantha, io faccio molto spesso delle
smorfie, è nella mia natura di Malfoy. Solo quando
assottigli gli occhi sono veramente a disagio” le aveva confidato una volta Draco,
e forse era stata l’unica e autentica confessione riguardo il suo
intricatissimo carattere.
E lui stava
assottigliando lo sguardo.
Inconsciamente,
Samantha socchiuse gli occhi come lui. “Sembra quasi che per Draco sia
indifferente la compagnia o la solitudine, quasi come se non gli importasse
molto dell’amicizia… o dell’amore.”
“Finiscila! Non mi
cascare nella depressione” reclamò Kat.
Samantha si riprese
con un sorrisetto indispettito. “D’accordo. Ora sono sicura di essere
innamorata.”
“Ma dai?” fece Kat con un accento di irrisione nella voce.
Samantha inclinò la
testa, solo un vago tono possibilista. “L’affetto che provo per lui è strano e
francamente non ha spiegazioni. Quindi è amore, giusto?”
Kat corrucciò le sopracciglia, lanciando
un’occhiata collerica ad Alex. “Perché lo chiedi a me? Come faccio a saperlo se
mi ritrovo appaiata ad un coglione come Alex? Non so nemmeno se mi è fedele e
anche se si scolerebbe il contenuto di un’enoteca al giorno, ha una testa
schifosamente intricata. Non lo capisco.”
“Nemmeno io capisco
Draco. E’ così enigmatico.”
“Anche Alex è una testa
di cazzo…” Kat corrugò all’improvviso la fronte
“Voglio dire… Diciamo pure che è semplicistico come un microbo ma è così privo
di punti di riferimento che va a cacciarsi nelle situazioni più assurde solo
per saggiare il gusto dello strambo e del rischioso, solo per vincere
un’improbabile sfida contro la decenza umana, solo per il brivido di nuove
avventure. Alex Cooper è banale e scontato, è solo quello che fa che lo rende
particolarmente equivoco ed incomprensibile.”
Samantha fissò l’amica
con una smorfia ironica. “Visto? In fin dei conti lo conosci.”
“Col tempo e… alcuni
tradimenti… sono riuscita a capirlo, quel grandissimo stronzo…” borbottò Kat.
“Quindi dovrò
pazientare per capire Draco” concluse Samantha con un altro sospiro.
Kat adocchiò Draco e storse la bocca.
“Bah. Come si fa ad innamorarsi di un tipo come quello?”
“E’ vero, è freddo,
delle volte è completamente distaccato, isterico, irritabile quasi quanto una
donna” recitò Samantha con uno strano sorrisetto “Da qualche parte è sensibile
ma è anche un gran bastardo perché non si fa problemi a ferire le persone.”
Kat la fissò con serietà. “Ti ha fatto
qualcosa?”
Samantha fece
spallucce. “Insomma… Gli ho detto che dovrebbe sentirsi fortunato perché la sua
famiglia è ancora viva, perché lui è ancora vivo… e che doveva mostrarsi almeno
un po’ felice quand’era con me.”
“Che stronzi anche i
depressi” sbuffò Kat, lasciando slittare lo sguardo
sul broncio mellifluo di Draco.
“Lui mi ha detto che
la gloria e il rispetto sono vitali per lui, per la sua famiglia e che qui, qui
con la mia famiglia, qui con me, loro non sarebbero mai riusciti ad ottenere
rispetto, che avrebbero avuto solo umiliazione per il modo in cui li trattavamo,
perché qui nessuno conosce il loro nome: i Malfoy…
perché qui con noi la loro vita di gloria è finita. Ha detto che qui fa tutto schifo.”
“E tu lo ami” mugugnò Kat “Quello stronzetto biondo e ingrato.”
“E tu ami Alex” le
sibilò Samantha in tono di accusa.
“Ma quando mai?”
sbottò Kat arrossata di sconcerto e di vergogna.
Samantha annuì con un
gran sorriso. “Perché altrimenti gli perdoneresti tutte le sue scappatelle? E…
beh, la sua storia la conosci…”
Kat si abbandonò ad una rancorosa
rassegnazione. “Hai ragione, forse dovrei tenere la bocca chiusa. Il nostro
amore ci rende così masochiste. Autenticamente devote a degli stronzi che amano
spezzarci il cuore.”
Samantha concordò e un
sapore amaro gli salì in gola.
‘Una persona che ami e che ti respinge. Ho paura che mi
lasci.’
“Che schifo.”
“Anche se dovessi
tenerlo al guinzaglio per tutta la vita…”
Kat la guardò con un’espressione
inquieta.
“Anche stretto ad una
catena” ribadì Samantha “voglio dimostrare a quel testone di Draco che può
essere felice se rimane al mio fianco.”
“E che guinzaglio
pensi di usare?” borbottò Kat con scherno, ma
Samantha nemmeno se ne accorse, catturata com’era dalla figura di Draco.
*^*
“Buonasera, famiglia Weasley eccetera!”
I due gemelli di casa Weasley fecero irruzione a Shell
Cottage presentandosi a braccetto con due bionde maghe e straordinariamente
simili tra loro pur non essendo sorelle.
“Che fine ha fatto la
cassiera di Mielandia?” sogghignò Bill a Fred.
Lui fece spallucce.
“Troppo seria per i miei gusti.”
“Ma se rideva in
continuazione” puntualizzò Bill.
Fred scosse la testa,
categorico. “Troppo seria.”
“Veramente rideva
anche troppo” intervenne George dopo aver offerto un drink alla sua
accompagnatrice “E ad altri uomini. Ecco perché Fred l’ha scaricata.”
Fred alzò le braccia
al soffitto in una teatrale posa drammatica. “In questo mondo di dopoguerra non
si può fare affidamento nemmeno sulla discrezione di un gemello.”
George sghignazzò.
“Quando mai siamo stati discreti?”
“Hai ragione tu,
George” ribatté Fred “Non ti chiederei mai di tradire la nostra natura solo per
una donna”
L’avvenente e bionda
accompagnatrice di Fred fece uno strano verso, ma per il resto della serata si
limitò a decifrare i biascicamenti francesi di Fleur
con un cipiglio ammagliato.
“Piuttosto” continuò
Fred con un’occhiata al salotto “E’ crollato un anatema depressivo su questa
casa?”
“O è solo Fleur che trascina il malumore nella sua scia argentata?”
proseguì George.
“Nessuna delle due”
disse Ginny, lanciando un’occhiata scocciata a due
figure che si contorcevano sul divano più appartato “Ci sono Marshall e la
cugina di Fleur.”
“Merlino dà loro i
poteri e loro si accoppiano” concordò George.
“C’è anche Lunatica Lovegood” soggiunse Fred, guardandosi alla spalle “E l’uomo
che le sta vicino ha tutta l’aria dell’agente segreto.”
“Sei un mito nel
giudicare le persone, Fred” asserì Ginny, deglutendo
il terzo bicchiere di Burrobirra.
Il divano più vicino era
occupato da quella che era sicuramente la più originale delle sue amiche,
nonché dall’elemento che aveva irreparabilmente sfaldato la magia della festa.
“Spero di non averti
rovinato la serata” mormorò Luke.
Luna scosse la testa.
“No, al contrario. Mi piacciono i misteri che si accavallano su misteri.”
Luke le sorrise con
gratitudine e fissò il soffitto. Lasciò che una sincera soddisfazione gli
rilassasse il viso, cosa insolita per una persona come lui, addestrata a
mantenere perpetuamente un volto di granito, impermeabile alle emozioni
autentiche.
Un vischio pendeva dal
soffitto, esattamente sopra le loro teste.
“Mi racconti la
leggenda del vischio?” le domandò Luke con un’innocenza da bambino.
Luna scosse la chioma
bionda e intrecciò la collana di tappi di sughero attorno al polso destro. “Ci
sono molte leggende sul vischio, quale vuoi conoscere?”
Lei ebbe solo il tempo
di scorgere un piccolo ghigno furbo da Luke, poi le labbra di lui sparirono
dalla visuale, premute alle sue solo per un attimo infinitesimale, solo un
tocco sfiorato, ma accadde: il suo primo bacio.
Luke tornò ad
accomodarsi contro il soffice divano, valutando la reazione di Luna con un
cipiglio di compiacenza.
“Questa tradizione già
la conosco” le bisbigliò con una strizzata d’occhio “Voglio sentirmi raccontare
quelle meno tradizionali.”
In vita sua Luna non
aveva trovato un motivo valido per arrossire; la vergogna e soprattutto
l’imbarazzo non erano mai stati propri del suo carattere.
“Va bene” bisbigliò
Luna e le sue guance si tinsero di porpora.
*
A mezzanotte in punto
qualcosa sembrò incrinarsi nel rapporto tra Marshall e Julie, tanto che il
salotto di Shell Cottage si tramutò in un acceso
campo di fuoco, beffe, insulti e bestemmie.
Luke sghignazzava ad
ogni strillo di Julie e Luna annotava incuriosita ogni insulto che le giungeva
nuovo all’orecchio. I signori Wealey giacevano immoti
sullo stipite della cucina, domandandosi in cuor loro come potesse una giovane
donna possedere un lessico tanto nutrito. Ron fremeva alla prospettiva di dover
affrontare un John Marshall con la sbronza cattiva durante gli allenamenti del
pomeriggio seguente ma riusciva comunque a sogghignare all’idea del suo più
odiato ex-professore scapolo e inviperito dalla frustrazione sessuale. Hermione si era misteriosamente ritrovata a braccetto con Fleur che, sempre più indignata, si copriva le orecchie e
gorgogliava ritmicamente come una cantilena.
“Ce n’est pas possible. Elle ne peut
pas être ma cousine.”
Harry aveva preferito
rifugiarsi in cucina colto da un sospettoso mal di testa che gli era sopraggiunto dopo aver
trangugiato la Burrobirra offertagli dai gemelli Weasley.
“Qui la situazione
sembra delicata” disse George, tentando si surclassare gli strilli della coppia
“Che combinate tu e Harry?”
Ginny fece spallucce. “Niente.” E
trangugiò il quinto bicchiere di Burrobirra.
Fred e George si
scambiarono un’occhiata complice.
“E’ fatta” bisbigliò
il primo al gemello, attento a non farsi sentire dalla sorella.
“Questa notte ci
saranno scintille” concordò George.
Fred tirò un sospiro. “Finalmente.
Non se ne può proprio più di tutta questa apatia. Tra nostro fratello ed Hermione, Ginny e Harry…”
George annuì. “Già,
gli unici elementi produttivi sono quel Marshall e la francese schizzata, ma adesso
anche loro hanno allentato il ritmo.”
“Allentato? Si stanno
mangiando vivi. Utile, comunque, questa disputa. Sto imparando parole di cui
non conoscevo l’esistenza.”
“Io invece le sapevo
tutte” dichiarò George con orgoglio.
“Come fai ad essere
più dotto di me? Siamo fratelli.”
“Ho le mie fonti
private.”
“Egoista” borbottò Fred
con ironia.
“Ma sarà corretto
incitare quello che stiamo facendo in modo che accada?” gorgogliò George con
un’espressione di enigma shakespeariano.
“Non mi diventare
moralista, George, o machiavellico, perché potrei cominciare ad odiarti.”
“Figurati” sghignazzò George
“La mia era solo una domanda retorica.”
Fred accennò
fatalmente. “Si vedrà tra qualche tempo.”
*^*
Con tocchi d’alto
rispetto, un Auror bussò all’ufficio del Ministro
della Magia. Invitato ad entrare porse ad Albert un sontuoso foglio di
pergamena, gli occhi brillavano come due barlumi d’orgoglio.
“Abbiamo ottenuto il
consenso e il permesso di avviare il progetto di ricostruzione, Ministro Gray.”
Albert attese che l’Auror si ritirasse con un inchino compito e serrasse la
porta.
Ritornò alla sua
scrivania sotto lo sguardo attento di Jeremy.
“Neo-Hogwarts”
lo sillabò con calma e già gli parve di avere sulle labbra un nome che sapeva
di cenere, di fuoco e di putrefazione.
Jeremy uscì dalla
penombra del suo nascondiglio e sorrise al Ministro. “Tornerà tutto a posto…
come vogliamo noi.”
Albert annuì mentre la
pergamena si accartocciava tra le sue dita. “Già, tutto
sarà perfetto.”
*=*=*=*=*=*=*=*
Que tal? Hace mucho tiempo que no nos veiamos! De aquerdo, lo sentimos, tenemos
un poquito de retardo, però todo se solucionarà con esta noticia: ya tenemos
que empezar la Tercera Parte!!! Sì, porque esta Segunda nos gusta mucho, però
falta de argumientos, asì que todo lo que no escribimos aqui serà un Flash Back
en la tercera parte. Yahiii!!!
E queste disperate parole in spagnolo provano che siamo state a Barcellona per
una settimana!!! *_* Ebbene sì: ecco spiegato il nostro clamoroso ritardo ^_^!
Ma c’è anche un altro motivo. Chi capisce lo spagnolo (beh, se avete buone
conoscenze di dialetto e francese potreste anche riuscirci -_^) saprà già che
questo… (*rullo di tamburi*)… è l’ultimo
capitolo della Seconda Parte!!! !_!
Oh, non disperate. E’
solo che a Barcellona, proprio davanti alla Sagrada Familia, abbiamo avuto un’illuminazione divina, una specie
di noesis platonica ^_^, che ci ha sibilato
all’orecchio di concludere “Post War” per dedicarci anima e corpo alla Terza
Parte (che è senza dubbio la preferita e la più acclamata delle due autrici! NdSamy&Kaho).
Ma non temete! Tutto
ciò che avevamo previsto di scrivere in questa Seconda Parte non andrà perduto:
ci saranno dei funzionalissimi flash-back che spiegheranno la situazione
passata. E’ anche più carino… immaginate: catapultati direttamente 17 anni dopo
la fine della guerra, con figli e figlie e sconosciuti e rapporti famigliari
già maturi e dai background sfumati e misteriosi… ^_^ E’ proprio per questo che
decidiamo di concludere qui: SUSPANCE.
Per chi è rimasto a
bocca asciutta per l’illusorio ex-titolo: Lust (mi
vengono in mente Derfel Cadarn
per Ginny e Saty ^_^), non
si deve preoccupare! Con un magistrale flach-back si
capirà perché Fred e George erano così estasiati per la coppietta Harry/Ginny alla fine delle festa.
Così… attendete il
primo capitolo della Terza Parte!!! UAHOOOO!!! E’ emozionante persino
scriverlo, chissà crearlo con immaginazione e passione *_*
Speriamo di non aver
deluso nessuno… Ma no! Assicuriamo una chicca per la Terza Parte ^_^
Risposte alle
recensioni:
HarryEly: Oddio, Kaho
è morta leggendo che l’ex di Samantha è 100 volte peggio di Draco! XD E ti
capisce benissimo, perché Draco è odioso. *Samy
picchia Kaho* Ehm… Comunque, sì, è tutto complicato…
speriamo di ritrovarti ancora qui! *.* bacio!
Saty: Donna, non ci sono parole per te se
non la nostra ammirazione, tu meriteresti una statua, una dedica, qualcosa!
Insomma, qualcosa dobbiamo fare per te, nostra luce, che ci fai giustizia! *_*
Il perché la storia è poco seguita non lo sappiamo nemmeno noi, forse per non
tornare indietro a leggere l’altro pezzo della saga… chissà. Tanto la terza
parte si può leggere senza nulla. XD E ti piacerà, speriamo! Si vedono i figli
di tutti, anche se non sappiamo se ti piaceranno quelli di Hermione
e Ron… mica potevano essere perfetti, eh. Non ti aspettare Gary Stue o Mary Sue, anzi!
XD Devi temere il peggio! Un bacio
ninny: Amiamo maltrattare Harry. Sul
serio, è più forte di noi! (soprattutto Samy… XD)
Grazie di essere qui! ^^ bacio!
horus:
KAHO – Io so chi sei e
ti dico: insultami pure, ma lascia al recensione, da brava cuginetta! XD Lo sia
che sono lavativa, è più forte di me. Ma stavolta è la scuola, eh. E la gita. E
tutto il resto. E, in fondo, lo so che mi vuoi bene! <3
SAMY – Brava, almeno
tu digliene quattro insieme a me a questa pigrona! Non riesco a farla lavorare,
ecche cavolo! XD Grazie della recensione! ^^
Bacio!
Derfel Cadarn: Johnny è sempre simpatico! XD E Ginny vedrai che apparirà presto… e in grande stile. (te la
immagini come mamma? *_* Che teneraaaa! E immagino tu
ritenga fortunato il giovine che se la piglia! XD) Grazie del commento! ^^ un
bacio anche a te! XD (disperdiamo baci dappertutto… uhm…)
maryrobin: Grazie e scusa l’attesa! ^^
Siamo a: 5/5
capitoli!!!!
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L’Epoca dei Talenti” (YAHIIIIII!!!! ndSamyKaho)
Samy &
Kaho