Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Lakshmi_    22/11/2013    1 recensioni
Se esistesse vita al di fuori delle mura? Se esistesse una civiltà evoluta?
Questa storia è incentrata sul personaggio di una giovane comandante, privata del proprio titolo, del proprio onore, delle proprie armi, capitata a Wall Rose per un maligno gioco del destino. Una ragazza che ha conosciuto il mare, da cui ha eredito la calma, ma anche l'impetuosità.
Una ragazza che ha conosciuto fin da subito il sangue, la morte e la freddezza della vita.
Dal capitolo quarto:
"[...] Ti immagini? Enormi animali, grandi quasi quanto dei Giganti, con lunghe zanne e grandi orecchie! Quando li abbiamo visti la prima volta eravamo rimasti un po’ spiazzati"
"Avete animali bizzarri..." commentò il Caporale con voce atona, non riuscendo ad immaginare l’animale appena citato.
"E voi attrezzature infernali" rise lei "Comunque gli Elefanti non sono nostri, ma di una tribù proveniente dall’estremo oriente, al di là delle altissime montagne. Sono uomini anche più bassi di te, sai?"

Al suo fianco ci saranno altri OC, alcuni dei quali comporranno una squadra molto particolare...
[...] Perché se esistevano persone così estroverse, talmente particolari da poter causare il suicidio di qualsiasi psichiatra, nulla poteva reputarsi infattibile.
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Thàlassa

Θάλασσα

Primo Capitolo:

Θύελλα

 

Il sangue iniziò a scorrere copioso, riversandosi sul terreno, il quale ben presto si lordò di cremisi. Più di trecento uomini disarmati e privi di corazza vennero trapassati da una miriade di frecce, i loro crani fracassati da acuminate mazze, i loro corpi smembrati dai carri da guerra.
Il cielo limpido era coperto da una spessa coltre di fumo proveniente da un vasto incendio, che stava soffocando il campo dove avveniva la strage.
Davanti a quello sterminio, su alte mura, si trovavano tre figure: una giovane donna di all’incirca vent’anni, svestita e colma di gravi ferite, e due uomini più anziani.
Uno di questi aveva un ampio sorriso e rideva sguaiatamente, mentre calciava la fanciulla in pieno stomaco e la chiamava in diversi modi volgari o denigrava l’onore dei soldati che stavano venendo massacrati. L’altro invece era più serio e osservava la scena con rammarico, senza però proferire parola.
<< Hai visto Thàlassa? Visto com’è potente la tua falange? Visto?>> rise il primo, costringendola ad alzare il capo, prendendola per i lunghi capelli castani << Tu non farai la stessa fine. Sarebbe un onore per te fare una simile fine. Sarai esiliata da questa terra, da tutte le terre sotto il mio controllo, morendo divorata dal più stupido dei Giganti>>
Lei, con gli occhi azzurro ghiaccio ardenti di ira e di vendetta, gli sputò in pieno viso, ma fu di nuovo quietata da un potente pugno nel ventre.

<< Puttana. Nient’altro che una sporca e sudicia puttana>> ringhiò lui, mentre la giovane fece un ringhio cupo, come una bestia che medita una rivalsa.

 

 

Wall Rose, settembre, anno 851.

 

Sempre più spesso si era domandata se quella che stava vivendo si potesse definire realmente vita. Le pareva d’esser diventata un semplice ninnolo da esporre, di cui vantarsi.
Il mercante che l’aveva raccolta allo stremo delle forze le aveva donato un’immagine, una fama indescrivibile. Infatti sempre più gente accorreva per vedere lo spettacolo della Stupenda donna del mare.
Lei non si giudicava bella, perché il bello non era utile in una guerra. Per questo, nel sentirsi chiamare addirittura Dea (perché alcuni la credevano la reincarnazione umana di una delle tre mura), provava un certo astio. Non era stata forgiata per esistere in quel modo, senz’armi, con una pesante catena al collo e ai piedi, vestita nient’altro che con leggeri veli quasi trasparenti.
Lei era nata nel sangue e pretendeva di morire nel sangue.
Quel giorno, come le aveva preannunciato il suo padrone, era piuttosto significativo. Infatti ad assistere all’esibizione di strada della fanciulla sarebbero stati presenti persino membri importanti della milizia, poiché incuriositi dalla ragazza che era riuscita a sopravvivere mesi al di fuori delle mura.
La sua pelle leggermente ambrata luccicava e odorava di fiori, grazie agli olii profumati che il mercante le aveva ordinato di usare, donando così all’intera figura un’aria ancora più magnifica. I capelli color nocciola mossi, acconciati in una semplice pettinatura, emanavano anch’essi una deliziosa fragranza floreale e facevano risaltare le iridi da fiera di un azzurro talmente chiaro e penetrante da sembrar quasi irreale.
Sulle palpebre, per  evidenziare i grandi occhi, aveva un marcato trucco blu scuro, mentre le sottili labbra, grazie ad un cosmetico color notte, parevano più voluminose.
Osservò la folla che l’incitava a danzare, osservò le persone definite importanti, che si distinguevano dal popolo soltanto perché avevano abiti più sfarzosi. Osservò i cavalli, grazie ai quali alcuni nobili e soldati dei ranghi più elevati erano arrivati. Fissò i quadrupedi, prima di abbozzare un leggero sorriso quasi impercettibile.
A ritmo di musica, perlopiù percussioni, iniziò a muoversi nella circonferenza che le era stata concessa in un modo talmente sciolto, talmente fluido da sembrar un’anima separata dal corpo. Eseguiva eleganti salti, volteggi perfetti, passi aggraziati, come se lei e la divinità fossero una cosa unica.
Era talmente inumana che nessuno non poté staccare gli occhi da quell’oggetto, tutti erano rapiti dalla sua bellezza che sempre in più giudicavano divina. Era un tutt’uno con il vento, tanto che sembrava addirittura che questo soffiasse per lei. Era un tutt’uno con la terra, su cui danzava in un modo armonioso. Era un tutt’uno con il fuoco, perché quello lei era: il fuoco.
Bello, ipnotico, devastante.
<< Lei>> disse il commerciante al capo della Polizia Militare, Neil Doak, indicando la danzatrice << è la donna perfetta: non comprende la nostra lingua, non sa combattere ed è anche molto bella>>
<< Non c’è niente di più perfetto>> commentò il miliziano, visibilmente colpito dalla ragazza.
<< Se volete è in vendita. È solo una modica cifra, niente a confronto dei servizi futuri che può sottostare>>
A quel punto un uomo che non spiccava sicuramente per l’altezza si intromise nel discorso, osservando con sguardo atono, ma al contempo frigido, il negoziante.
<< Come è potuta sopravvivere una puttana fuori dalle mura?>> aveva utilizzato un’intensità di voce molto più vicina ad un’affermazione che ad una domanda.
<< La bellezza è anche nel mistero, Caporale Maggiore Levi>>
<< Lei è tutto, fuorché bella>> gli rispose Levi, dopo aver notato una leggera scintilla di odio nello sguardo celeste della fanciulla non appena le aveva affibbiato il simpatico soprannome.
La musica rallentò e la ragazza si fermò davanti ad un soldato e, prendendolo per la giacca, avvicinò il proprio viso al suo, per poi allontanarsi un poco. Sostenne un suadente gioco di corteggiamento, che finì quando il membro della Polizia Militare, riconoscibile dallo stemma sulla giubba, tentò di sua iniziativa di avvicinarsi e di strapparle un bacio.
A quel punto accadde un fatto che atterrì gran parte dei presenti: infatti, con una potente ginocchiata, la ballerina colpì in pieno stomaco il militare, strappandogli poi il fucile dalla schiena e sparando un colpo per creare confusione.
Così, mentre i soldati erano impegnati a placare la folla, lei era riuscita a rubare un cavallo e a spronarlo verso l’uscita di quella gabbia di mura. Ma seppur lo stallone corvino fosse veloce, presto si ritrovò alle calcagna parte del corpo della milizia, tra cui anche alcuni membri della Legione Esplorativa.
Tutti i concetti basati sulla sua poca intelligenza svanirono non appena i soldati dotati di Equipaggiamento per la manovra tridimensionale notarono con orrore che i proiettili, sparati da fucili abbastanza potenti, non riuscivano nemmeno a scalfire la pelle della ragazza, divenuta resistente come il metallo.
Solo i Giganti avevano simili capacità e tra l’altro unicamente quelli anomali dotati di intelletto. Eppure lei non aveva l’aspetto di uno di quegli abomini, anche perché a stento superava il metro e sessanta di altezza.
Levi riuscì a raggiungerla, ma lei, con un elevato salto, arrivò ad aggrapparsi ad un tetto di una casa e una volta sopra iniziò a correre ad una velocità notevolmente maggiore rispetto a quella del quadrupede. Possedeva una muscolatura estremamente potente, anche se all’apparenza non sembrava molto sviluppata.
<< Caporale maggiore! Mi lascia andare?>> domandò impaziente un ragazzo a cavallo dai lunghi capelli bianchi e spettinati, con una folta frangia che gli copriva gli occhi rossi come il sangue.
Legato alla schiena aveva una bizzarra e pesante arma da fuoco con doppia impugnatura per poterla manipolarla meglio.
<< Cerca di non fare troppi danni>> disse Levi, allontanandosi strategicamente dal giovane.
Quest’ultimo smontò dallo stallone e prendendo la mira dove la leggiadra figura femminile stava per dirigersi, sparò un singolo colpo. Il contraccolpo però lo fece quasi cadere per terra, rimanendo in piedi unicamente perché era appoggiato al muro di una casa.
Il proiettile saettò veloce verso il proprio obbiettivo e, mentre stava per impattarsi, esplose in un inferno di lingue di fuoco che inglobò, oltre all’abitazione, anche la giovane, la quale fu colta di sorpresa. Le fiamme le ustionarono la pelle e le arsero i vestiti, mentre il fumo che s’introduceva repentino nella sua gola le impediva quasi di respirare.
Lei allora fuggì dall’esplosione, prendendo una leggera rincorsa ed eseguendo un altissimo salto e atterrando al di fuori dell’incendio. Tuttavia una serie di spari riuscirono a penetrare nella sua carne, ferendola alla gamba sinistra e facendola così sbilanciare, rotolando giù dal tetto spiovente.
Riuscì ad afferrare l’anta di una edificio, ma questa si scardinò e lei cadde sulla via principale, dove ben presto venne circondata dai membri della milizia. Lo stesso ragazzo albino che aveva provocato l’esplosione, le gettò addosso una gelida secchiata d’acqua, la quale fu utile per estinguere il fuoco che ormai le aveva consumato quasi completamente gli abiti.
<< Cosa intendi fare?>> le chiese Levi, avvicinandosi.
<< Caporale, ma lei non capisce la nostra lingua!>> esclamò un soldato, ma fu fermato dalla fanciulla.
<< Hanno anche detto che sono stupida, incapace di combattere...>> disse in tono sarcastico lei, mentre si estraeva dalla gamba i proiettili, poi fulminò con lo sguardo l’uomo alto quasi quanto lei, se non qualche centimetro in meno << e anche puttana>>
Levi si chinò per essere al suo pari, poi la guardò diritta negli occhi.
<< Chi sei?>>
<< Lachesi. O anche Thàlassa, che è il mio soprannome>> gli rispose << Sono una modesta danzatrice>>
Si osservarono per un lungo istante. Lui riuscì ovviamente a cogliere il tono ironico che la giovane aveva volutamente utilizzato, poiché quel gioco la divertiva visibilmente. Ormai era ovvio che non poteva essere una comune ballerina, così come non poteva assolutamente essere un’umana.
<< E dimmi, Thàlassa, cosa faresti per la libertà?>>
<< Cosa farei? Beh... dipende che concetto hai di libertà. Per me la mia libertà è poter di nuovo combattere, uccidere Giganti, lordarmi del loro sangue per permettere a qualcuno in futuro di vivere>> fece una leggera pausa, nella quale le sue labbra s’inarcarono leggermente in un sorriso, ricco però di rammarico << Io per la libertà altrui donerei anche la vita>>
Nelle sue parole non esisteva alcuna traccia di menzogna, così come nelle sue iridi, che brillavano di speranza. Levi rimase piacevolmente colpito da quella determinazione, che aveva visto poche volte nella sua vita e fece un leggero, quasi impercettibile cenno con il capo, come per approvare quelle parole.
L’unica cosa che le disse, fu un leggero sussurro, nel quale la giovane capì chiaramente un Fidati. Gli altri soldati non erano riusciti a sentire ciò che aveva detto, soltanto l’albino, che stava giocherellando con una pistola, sembrò comprendere quel bisbiglio, seppur si trovasse piuttosto distante e in mezzo alla confusione.
Non appena però il caporale maggiore si allontanò, la ragazza fu presa dalle guardie e trascinata per la catena che le cingeva il collo. Anche se aveva la forza per ucciderli, sottostò a quella umiliazione, che durò finché non raggiunse il tribunale.
Come il mare prima di una violenta tempesta, Thàlassa non si era mossa, rimanendo calma, impassibile, attendendo unicamente il soffio di vento che avrebbe causato una burrasca. E lei attendeva solo quel momento, il momento in cui avrebbe dimostrato uno dei suoi tanti punti cardine.

 
Fine primo capitolo!

 

Nome capitolo: Tempesta

  
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