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Autore: KillingJoker    24/11/2013    1 recensioni
Un uomo con un passato misterioso, arrivato esausto in un villaggio pacifico ed isolato dopo un lunghissimo viaggio. Un cavaliere instancabile che viene fermato da un ponte. Un cavallo che sparisce lasciando a terra solo ossa.
-"Il loro dovere era di primaria importanza su tutto. Sulla carità, sul riposo, sul cibo e persino sulla stessa vita. Nulla avrebbe dovuto fermarli. Nulla avrebbe osato..."-
A metà tra il solito fantasy e una moderna visione della magia e delle ambientazioni, questa è una storia di misteri e di strani personaggi, di potenti magie e di antiche entità. Il classico dei classici? Forse. Ma spero che resti comunque interessante.
Buona lettura
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Cap. 2, “Segreti e giochi di potere pt.1”-

 

 

Nonostante tutto, Cantolumino non è veramente il luogo più lontano dalla cosiddetta civiltà: è un piccolo villaggio a nord-est di Lepnor, ultimo centro cittadino delle Pianure di Smeraldo. La realtà è che siamo solo a metà della regione: tutto ciò che si trova più ad est di Cantolumino è considerato, dai più, terra selvaggia. Questo perché la magia elfica che vi ristagna si fa più forte man mano che ci si avvicina alla Foresta Sacra, ma facciamo un po' di ordine:

Il continente di Maruar è un vastissimo insieme di regioni dalle più varie caratteristiche, in cui la maggior concentrazione di stranezze è reperibile ad est. Anticamente, le Razze (così viene comunemente chiamato l'insieme dei popoli civili che abitano il continente) comprendevano, oltre ad Umani, Nani, Gnomi e Dhariar, anche una particolare linea di sangue elfico chiamata Elfi Rossi, antichi progenitori degli Elfi che conosciamo oggi, nient'altro che dei lontanissimi discendenti nati da sangue misto. Questi elfi, non molto diversi dai loro parenti dalla pelle chiara e le orecchie a punta, differivano in maniera evidente in una sola cosa: avevano tutti, indistintamente, i capelli e gli occhi di un colore rosso porpora, da cui deriva appunto il nome. Ciò che il popolo di oggi non sa è che c'era un'altra, enorme differenza tra i due antichissimi retaggi. Gli Elfi Rossi, molto più dei comuni Elfi, erano inclini e predisposti alla magia, caratteristica che molti secoli prima li aveva portati ad essere una delle razze più amate di Maruar. Erano arrivati dal Grande Fiume (il confine a sud del continente), così raccontano gli anziani, ed avevano portato prosperità e splendore ovunque camminassero. Gli Umani li ammiravano, gli Gnomi esaltavano la loro capacità di creare manufatti di incredibile precisione, gli stessi Nani controllavano la loro superbia di fronte a loro. Loro d'altro canto ricambiavano l'ospitalità e l'ammirazione che gli veniva offerta con doni e magie che migliorassero la vita dei popoli: erano in grado di trasformare un terreno arido e privo di fertilità nel campo più florido che degli occhi avessero mai visto. Donarono alle Razze la magia, gli insegnarono alcuni dei loro incantesimi, quelli meno pericolosi. Nonostante le pressioni degli Umani, non rivelarono mai alcuna delle loro magie naturali, né tanto meno dissero loro che esistevano poteri magici che erano stati loro proibiti da antiche divinità perché considerati troppo potenti per essere gestiti.

Successe 3 secoli fa, dopo che gli Elfi Rossi si furono insediati in qualsiasi regione del continente come se fossero sempre vissuti lì: avevano insegnato agli umani che esistono due tipi di magia, quella elementale e quella arcana. Gli avevano spiegato che nonostante fossero molto portati per l'apprendimento, la loro razza non era in grado, come invece lo erano loro, di gestire più di un tipo di magia alla volta. Gli avevano detto di non mescolare mai gli elementi, e di non creare mai una roccia sopra ad un disco arcano per costruire gli edifici. Gli avevano spiegato quanto fosse pericoloso intrecciare le trame della magia. “Sarebbe come tessere un abito con fili di lana, di seta e d'oro” - avevano detto. Ed avevano ragione, i loro avvertimenti erano stati accorati e sinceri.

Ma gli Umani, si sa, non si saziano mai. Per loro un abito tessuto con lana, seta ed oro è un oggetto prezioso, a prescindere da quanto possa far male alla pelle indossarlo. Tentarono di applicare la magia alle cose materiali: iniziò tutto con una scopa, che un anziano troppo vecchio per fare le pulizie di casa incantò perché pulisse da sola. Un consigliere di guerra suo amico lo vide e gli chiese spiegazioni su come avesse fatto. Poi il consigliere riferì ai maghi di corte del Re di Alfertia (la capitale centrale del continente), che da tempo cercavano invano di applicare le loro conoscenze a porte e finestre, ciò che aveva visto e sentito. La notizia li lasciò alquanto imbarazzati, ma alla fine riuscì ad indirizzarli sulla giusta strada. E fu così che, in pochi anni, ogni guardia del regno aveva una spada fiammeggiante, o dei bracciali in grado di fargli sollevare un carro con tanto di cavalli. Scoppiò il delirio: i Nani scendevano dalle montagne per far incantare le loro armi, gli Gnomi inventavano balestre e cannoni in grado di scagliare munizioni esplosive, e dilagarono le guerre.

Fu allora che gli Elfi Rossi si ritirarono. Avevano visto quanto poteva essere terrificante la sete di potere di quei popoli, e la ripudiavano. Andarono ad est, oltre il fiume Shaktaär, perché lì i Draghi li avrebbero protetti. I Draghi erano gli unici esseri sul continente in grado di utilizzare la magia prima del loro arrivo. Da loro impararono l'antichissima arte di farsi gli affari propri. Fu coniato addirittura un antico detto elfico dedicato a loro, che recita così: “ora capisci perché i Draghi stavano sulle montagne?”. Il significato è di facile comprensione e tende a sottolineare il fatto che le antiche e maestose creature erano rimaste nei loro nidi senza mai scendere ad insegnare nulla alle Razze. Li avevano osservati sin dalla loro creazione, perciò sapevano quanto potesse essere pericoloso per loro stessi anticipare la naturale evoluzione. Ma gli Elfi Rossi non sapevano niente di tutto ciò, per questo i Draghi non li biasimavano.

Il fiume Shaktaär era il confine perfetto per i loro insediamenti: permeava di antica magia draconica, che era incompatibile con la loro. Ciò avrebbe impedito a qualsiasi cosa, o essere, intriso di magia elfica di attraversarlo e portare distruzione in quelle terre. Per loro fortuna le popolazioni già insediate in quei luoghi erano a conoscenza della situazione ed erano felici di sapersi al sicuro. Accolsero i rifugiati come meglio poterono, ma, nonostante ciò, non c'era abbastanza spazio per tutti. Dopotutto come può una intera razza insediarsi in una regione già abitata e popolata da altre tre? Così andarono ancora più ad est. C'era un piccolo bosco all'estremo est di quelle pianure ed ovviamente bastava a malapena per un clan, ma gli Elfi Rossi decisero che, essendo un luogo incontaminato e lontano dalla “civiltà” delle Razze, andava benissimo. Così usarono la loro magia per fare in modo che crescesse molto velocemente. In pochi anni nacque la Foresta Proibita: una foresta così fitta che persino un Minotauro sarebbe in grado di perdersi al suo interno, e così selvaggia che un orso potrebbe facilmente passare da predatore a preda in pochi attimi. Fu quella la loro patria e nessuno osava oltrepassarne i confini, tanto che tutt'ora, ai tempi della nostra storia, la foresta è rimasta inviolata come tanti anni fa.

 

Ciò che gli Elfi Rossi non potevano sapere era che il lungo periodo in cui si erano insediati ad est del fiume dei Draghi aveva fatto permeare la magia che sprigionavano attraverso la terra stessa, e i potenti incantesimi che avevano ripetutamente e prolungatamente operato sulla Foresta avevano amplificato la mutazione. Ciò ha trasformato quelle terre nella regione che oggi conosciamo come Pianure di Smeraldo, un luogo dove la magia viene emanata dalla natura stessa. E, come si sa, se la natura muta, mutano anche i suoi figli. Per questo le terre ad est di Cantolumino, quelle che più si avvicinano alla Foresta Proibita, sono disabitate: le bestie sono diventate più aggressive e selvagge, le piante sono cresciute a dismisura ed ogni cosa in quei luoghi respinge gli estranei.

 

Ma quello che ora Agristan Forchester e Parthon Zelor si stanno chiedendo, mentre cavalcano verso ovest in direzione del fiume Shaktaär, è: 'cosa può spaventare di più un uomo? Ciò che si trova ad est di questi villaggi che attraversiamo? La terra selvaggia e piena di pericoli? O forse quelle terre ad ovest che noi chiamiamo civiltà?'.

  
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