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Autore: Killigrew    27/11/2013    6 recensioni
Kate e Josh Cooper, novelli sposi appena trasferitisi in un lussuoso quartiere della Grande Mela, sono in realtà Rachel Moore e Liam Davis, due agenti del FBI sotto copertura, nonché ex-fidanzati dai tempi del liceo con molte cose da chiarire.
Riusciranno a trovare la chiave di volta per risolvere il caso che gli è stato affidato e soprattutto i loro problemi di cuore?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 18                                                                         Next to me

__LIAM__

“Ok, ora saremo solo io e te” Dissi scherzosamente, lanciando un’occhiata a Marcus mentre ci avvicinavamo al punto in cui ci saremmo dovuti incontrare con Jarod e i suoi uomini.

“Già, se non contiamo lo stuolo di sbirri alle nostre spalle. Liam, ricordati che mi hai promesso che io e Karen ne usciremo puliti da questa storia”

Sospirai e feci un cenno d’assenso con la testa. Avevo parlato con il capo ed avevo spiegato che per ottenere la collaborazione di Marcus avevo dovuto garantire, nonostante non fosse in mio potere, che lui e sua moglie dopo tutta quella storia avrebbero potuto vivere una vita tranquilla, ma lontani da New York.

“Avrete 48 ore di vantaggio. Lo sai che non potevo fare più di questo. Hai preparato le valigie?”

“Si, è tutto pronto. Ma non ti dico dove andremo” Fece un piccolo ghigno e mi diede uno scappellotto, poi cozzò contro di me quando io mi bloccai ammirando l’enorme yatch che avevamo di fronte.

“E’ questo il posto?” Chiesi titubante, convinto che avessimo sbagliato, ma Marcus annuì e mi fece strada verso la balaustra che conduceva sulla nave. Immediatamente ci venne incontro una ragazza, con affianco due energumeni vestiti in giacca e cravatta.

“Posso vedere il vostro invito?” Domandò gentilmente la ragazza, sbattendo insistentemente le ciglia e masticando, poco finemente, un chewing-gum .

“Sono Marcus Mendez” A quelle parole la ragazza aprì leggermente la bocca e sbarrò gli occhi, ma senza dire nulla si fece da parte, così come i due uomini che erano con lei, e ci lasciarono passare.

“Devo dire che il tuo nome fa un certo effetto” Ridacchiai, guardandomi intorno. Per quella sera mi sarei aspettato un vecchio magazzino, del lavoro sporco da fare, di tutto ma sicuramente non una festa chic su uno yatch. Studiai ogni volto, ogni sguardo che incrociavo, cercando di capire chi fosse a conoscenza di cosa stava accadendo su quella nave e chi no. C’erano un paio di uomini che si aggiravano senza meta, guardandosi intorno furtivamente ed una donna, che a differenza delle altre presenti non si era data pena di agghindarsi per l’evento, che era ferma davanti alla porta che portava alle stanze di sotto e sembrava non avere il minimo interesse per quella festa.

“E così, ecco come girano gli affari”

“Non te lo immaginavi, eh?” Ghignò Marcus, facendo strada verso la ragazza che stavo guardando poco prima. Eravamo quasi davanti a lei quando un uomo si piazzo sulla nostra strada. Era abbastanza anziano, con non più molti capelli sulla testa e dei baffoni da far concorrenza al Capo.

“Marcus!” Esclamò stupito, abbracciando bonariamente l’uomo affianco a me e lasciandogli qualche pesante pacca sulla schiena. “Che ci fai qui? Credevo che tu e tuo fratello non andaste molto d’accordo. Sono piacevolmente sorpreso di trovarti alla sua festa. E tua moglie dov’è?” Disse guardandosi intorno, probabilmente in cerca di Karen.

“Non è potuta venire, ma ho portato con me un amico. Lui è Josh Cooper” Disse indicandomi, così io porti educatamente la mano all’uomo che la strinse sorridendo “Josh, questo è mio zio Carlos, il fratello di mio padre”

Squadrai l’uomo cercando di capire se anche lui potesse essere in affari con Jarod, ma Marcus parve leggere il mio pensiero e scosse impercettibilmente la testa. Così mi rilassai e seguii con poco interesse il loro scambio di battute sulla famiglia ed il lavoro. Gettai uno sguardo veloce verso il molo cercando di capire dove fossero appostati gli altri agenti, ma non vidi nessuno. Ero certo che a quel punto sarebbero già dovuti essere lì, quindi avevano semplicemente trovato un buon punto dove appostarsi. Per l’ennesima volta mi ritrovai a sperare che andasse tutto bene e che soprattutto non succedesse niente a Rachel.

“Senti zio, io andrei a cercare Jarod, non l’ho ancora salutato” Disse ad un certo punto Marcus, attirando nuovamente la mia attenzione.

“Certo, certo! Andate pure, io resterò ancora qualche minuto, poi andrò a casa. Non ho più l’età per queste cose”

Ci congedammo velocemente dall’uomo e ripresi a camminare in silenzio verso la ragazza, che ora ci guardava con uno sguardo di sfida, come se ci stesse aspettando.

“Jarod è di sotto?” Domandò Marcus con voce dura, indicando la porta alle spalle della ragazza.

“Si, ma non credo tu sia il benvenuto Marcus” Rispose questa, spostando poi il suo sguardo su di me. Notai che aveva una brutta cicatrice sul volto e capii immediatamente di chi si trattasse: era Maya Rogers, la tenevamo d’occhio da un po’ di tempo, sospettando che lavorasse con i Mendez. Almeno su una cosa non c’eravamo sbagliati.

“Chiediamoglielo direttamente a lui” Marcus fece per allungare la mano verso la porta, ma la ragazza, con uno scatto fulmineo, lo bloccò.

“Ah-ah-ah...Marcus, non lavori con noi da tempo, ma lo sai che a me vengono dati ordini ben precisi e quello di stasera è di non fare entrare NESSUNO”

Non potevamo dare spettacolo in mezzo a tutta quella gente, ma allo stesso tempo avevamo bisogno di entrare lì sotto. Mentre le rotelle del mio cervello giravano alla ricerca di una soluzione, Marcus portò una mano dietro la schiena e notai immediatamente che Maya si era irrigidita, mentre i suoi occhi si dilatarono in un’espressione di stupore e paura. Quando però notò che tutto ciò che Marcus stava prendendo era il cellulare, si lasciò scappare una piccola risata nervosa. Anche lui aveva notato la reazione della ragazza e mi lanciò un’occhiata divertita e tesa, poi si portò il telefono all’orecchio.

“Jarod...Già, è da un bel po’ che non ci sentiamo. Senti sono sul tuo yatch con un amico e la tua amichetta Maya non mi vuole far scendere di sotto...”

Io e Maya seguimmo attentamente le sue parole, nel tentativo di capire cosa stesse dicendo la persona dall’altra parte.

“Certo, ma preferirei ne parlassimo di persona” Un sorrisino si fece largo sul suo volto e capii immediatamente che aveva ottenuto ciò che voleva. “Arriviamo”
Ripose il cellulare nuovamente in tasca e, questa volta senza che Maya dicesse nulla, entrammo da quella dannata porta. Sentivo l’adrenalina salire mentre mi chiedevo cosa vi avremmo trovato dietro, ma soprattutto chi vi avremmo trovato.

Jarod era tranquillamente seduto ad un tavolo insieme ad altri 2 uomini e quando ci vide entrare si alzò e con un grande sorriso andò incontro al fratello. Un uomo grande quanto un armadio ci si avvicinò ed iniziò a perquisirci per assicurarsi che non avessimo armi con noi.

“Sono puliti” Sentenziò con voce bassa per poi riprendere il suo posto vicino alla porta.

“Marcus! Lo sapevo che prima o poi avresti capito il tuo errore. E’ stato Brad a convincerti, vero? Dovrò dare a quel ragazzo un meritato premio per il suo lavoro” Esclamò soddisfatto abbracciando Marcus. A quanto pareva in quella famiglia erano molto portati per il contatto fisico, ma questa volta Marcus sembrò non gradire, in quanto il sorriso sul suo volto vacillò e le spalle si irrigidirono. “Questo è il tuo amico?” Domandò poi rivolgendosi a me, che mi limitai a fare un breve cenno d’assenso ed un sorriso falso. “So che li scegli sempre bene, ma ti dispiacerebbe se andassimo a fare solo io e te due chiacchiere in privato” Aggiunse poi tornando a rivolgersi al fratello.

Jaron e Marcus scomparvero in una stanza adiacente ed io restai dov’ero guardandomi intorno. I due uomini parlottavano animatamente tra di loro, per nulla interessati a quello che stesse succedendo dall’altro lato della stanza ed alle loro spalle tre bodyguard mi fissavano con sguardo truce. Mi guardai intorno cercando di capire dove potesse essere il carico di droga, senza quello non avevamo nulla. Quando notai che era tutto in ordine iniziai ad innervosirmi, volevo finire al più presto e chiudere quella storia.

“E tu chi saresti?” Domandò uno dei due uomini sorprendendo e facendo voltare verso di me anche quello che fino a quel momento mi aveva dato le spalle. Restai per un attimo a bocca aperta quando lo riconobbi: Mason Grey, il proprietario di uno dei ristoranti più in vista di New York, frequentato da gente altolocata e con prezzi da capogiro. Che diavolo ci faceva lui in quel posto?

L’uomo al suo fianco continuò a guardarmi interrogativo e quando non risposi uno dei suoi scagnozzi iniziò ad agitarsi.

“Josh Cooper, signore. Sono un amico di Marcus Mendez”

“Ah, lavori con i Mendez. Allora dimmi, sono sempre così testardi e poco affini alle trattive?”

“Generalmente si” Dissi la prima cosa che mi venne in mente “Ma sono molto precisi negli affari. Alla fine quello che conta è trovare un accordo, il tempo che ci si impiega è relativo”

In quel momento la porta dietro la quale Marcus era sparito si aprì e lui e suo fratello tornarono nella stanza.

“Mi piace il ragazzo Jarod. Lavora per te?” Domandò il signor Grey indicandomi.

“Da oggi si” Rispose questo dandomi una pacca sulla spalla e sorridendomi come se ci conoscessimo da anni. Lanciai uno sguardo a Marcus che sembrava un po’ più agitato, poi tornai a guardare Jarod. “Ora ho del lavoro da sbrigare, ma io e te ci vediamo domani. Marcus ti dirà chi contattare per trovarmi” Disse rivolto a me, per poi tornare a prendere posto dov’era prima che arrivassimo noi.

Marcus mi afferrò per un braccio e mi fece uscire di nuovo fuori, dove la festa continuava tranquillamente e nessuno si chiedeva dove fosse il padrone di casa. Liberai il mio braccio dalla presa di Marcus e mi fermai guardandolo shoccato.

“Che ti prende?” Quasi gli urlai contro per il malo modo in cui mi aveva trascinato via e per non avermi dato modo di temporeggiare e restare ancora di sotto a capire cosa stava succedendo.

“La roba è di sotto”

“Wow, tuo fratello di ha dato immediata fiducia”

“Non vedeva l’ora che la pecorella smarrita tornasse all’ovile ed ora che sono qui vuole ricominciare subito come se nulla fosse successo, come se non avesse ucciso mio figlio, come se non avesse tentato di uccidere Karen!” Sbottò gesticolando arrabbiato. Sospirai e mi guardai intorno, sperando che nessuno stesse origliando il nostro discorso.

“Stai per vendicarti Marcus e nel modo migliore possibile. Ora dimmi cosa ti ha detto Jarod”
Lo vidi passarsi stancamente una mano sul volto preoccupato “Non è solo droga Liam. Mio fratello mi ha comunicato, come se fosse la notizia più bella del mondo tra l’altro, che ha deciso di allargare il suo giro”

Lo guardai confuso, sperando che il mio intuito si sbagliasse e non si trattasse di...

“Armi...Ci sono anche armi. Di sotto ci sono 2 casse di cocaina pura e 3 casse di armi” Concluse, facendomi sprofondare il cuore. Questo rendeva tutto più complicato. Dovevamo capire quante armi avevano e di che genere e dovevamo trovare un modo per far sgombrare lo yatch e capire chi fosse un semplice invitato e chi invece eri lì per altro. Soprattutto dovevo avvertire il Capo e fare in modo che Rachel non salisse su quella nave, non potevo permettere che mettesse in pericolo la sua vita.

“Ok, ora guardati intorno e dimmi chi riconosci come possibile scagnozzo di tuo fratello” Dissi facendo io stesso quello che gli avevo detto. Dopo aver individuato 7 uomini di Jarod eravamo pronti a raggiungere gli altri al molo. Io avrei dovuto prepararmi e prendere le mie armi, mentre Marcus sarebbe rimasto ad attendere che fosse tutto finito. Lui restava pur sempre un civile e non poteva prendere parte all’azione, nonostante avesse più volte insistito per fare diversamente.

Non facemmo in tempo arrivare alla balaustra che fummo fermati da uno di quelli sarebbero dovuti essere i buttafuori.

“Eccovi qui” Disse ghignando “Gradirei che tu mi seguissi un attimo” Aggiunse rivolgendosi a me, scambiai uno sguardo confuso con Marcus che scosse la testa.

“C’è qualche problema?” Domandai guardando anche l’altro buttafuori, che ora ci aveva raggiunti.

“Direi di si” Rispose il primo, estraendo una pistola e puntandomela all’addome “Ora tu vieni con me”

Senza obiettare mi feci spingere verso una zona del ponte più buia dove non c’era nessuno, mentre Marcus era rimasto indietro, mi voltai verso di lui e mimai un “Vai” con le labbra . Eravamo ben d’accordo su cosa fare se uno dei due fosse stato trattenuto: l’altro sarebbe comunque sceso dallo yatch e avrebbe avvisato il gruppo.

“Non ti ricordi di me eh? Ci ho messo un po’ a riconoscerti, la tua faccia mi diceva qualcosa, mi dava una voglia matta di prenderti a pugni, ma non capivo perché”

“Perché?” Chiesi, cercando di guardare alle sue spalle.

“Ti ricordi cosa stavi facendo il 20 giugno del 2008?”

“Eh?” Quella domanda era senz’altro la più strana che mi avessero mai rivolto, ma cercai comunque di pensare, di capire se quella data per me avesse un senso particolare e poi mi ricordai. Ora anche io riuscivo a ricollegare il suo volto a qualcuno di ben preciso.

“Stavo arrestando Frank Reed” Risposi, sorridendo beffardo. “Tuo fratello giusto?” Senza dire nulla l’uomo mi assestò un pugno dritto allo stomaco, facendomi piegare dal dolore. Quando mi rialzai sorrisi un’altra volta, pronto a dare rissa, anche se quel tipo era 3 volte me. Ma alle mie spalle arrivò il suo fedele compare, che mi bloccò tenendomi le braccia dietro la schiena.

“Ma così che gusto c’è?” Domandai scherzosamente, tentando inutilmente di divincolarmi. Era davvero da troppo tempo che non facevo a pugni, ero fuori allenamento e quei due invece sembravano ben decisi a farmi a pezzi. Sperai solo che nessuno dei due avesse avuto la brillante idea di avvisare Jarod di questo spettacolino. Quando un secondo pugno si poggiò esattamente dove era andato a finire il primo sentii il respiro mozzarsi e capii che non sarebbe finita finché non sarei finito a terra moribondo. In quel momento l’unico pensiero nella mia mente erano Rachel e Timmy.

 
__RACHEL__

Stavamo aspettando ormai da un po’ e Marcus e Liam erano scomparsi dietro quella maledetta porta. Non potevo vedere cosa stesse succedendo, ma uno dei nostri appostato su una torre ci comunicava via radio tutto ciò che vedeva. Quando sentii dire che Marcus e Liam erano di nuovo sul ponte tirai un sospiro di sollievo. Jarod aveva ucciso suo nipote e non si era fatto scrupoli a tentare di fare lo stesso con sua cognata, figuriamoci cosa avrebbe potuto fare a Liam, che per lui non era niente, se qualcuno l’avesse riconosciuto.

“Marcus sta scendendo dallo yatch, ma è solo” A quelle parole in mio cuore prese a battere freneticamente ed un brutto presentimento si mise a pesarmi sull’anima. Dov’era Liam? Perché non era sceso anche lui?

Scattai fuori dal mio nascondiglio non appena Marcus si avvicinò e gli andai incontro nonostante le minacce del Capo che voleva che stessi al mio posto. Marcus anche pensava che sarebbe stato meglio non farsi vedere, quindi mi spinse nuovamente indietro ed entrambi scomparimmo alla vista di tutti dietro un muro, dove ci raggiunsero immediatamente Jason ed il Capo.

“Che succede? Dov’è Liam?” Domandai preoccupata, cercando di leggere qualcosa nello sguardo di Marcus.

“E’ stato trattenuto da uno dei buttafuori. Non so cosa volesse da lui”

“Dici che Jarod ha capito tutto? Ha capito chi è?”

“Non sembrava. Era abbastanza convinto dalla mia storia. Ma c’è altro: sulla nave c’è un carico d’armi”

“Cosa?” Urlò Jason, per poi mettersi una mano davanti alla bocca e ripetere a voce più bassa “Cosa?”

“Jarod sta importando droga ed armi. 2 casse di cocaina, 3 di armi”

“Maledizione!” Sbottò il capo “Dobbiamo intervenire”

“Dobbiamo trovare Liam!” Sottolineai io, ormai ai limiti di una crisi. Il Capo si allontanò e parlando alla radio iniziò a dettare ordini a tutti i gruppi che c’erano sparsi per il porto, modificando in qualche particolare la tattiche che avevamo messo su. Io intanto guardai Marcus che sospirando mi lanciò un sorriso rassicurante.

“Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Lo saprai certo meglio di me che Liam se la sa cavare”
Quando fu tutto stabilito ci fiondammo sullo yatch, ad esclusione di Marcus, che era andato sulla torre dove c’erano i cecchini e dove avrebbe potuto controllare al meglio come proseguivano le cose. Non appena mettemmo piede sul ponte fu lo scompiglio: c’era chi tentava di scappare e chi invece urlava sorpreso di ritrovarsi un agente dell’FBI alle spalle ed ancora chi tentava di scoprire cosa stesse succedendo. Il mio scopo però era uno: trovare Liam, fu per questo che il Capo, ben conoscendomi, affidò questo compito a me ed a Jason.

Girammo quasi tutto il ponte prima che io lo vedessi. Era in un angolo più buio, isolato da un piccolo cartello che invitava a non entrare in quell’area. Quando vidi un uomo dargli addosso, mentre l’altro lo teneva, non ci vidi più dalla rabbia e corsi verso di loro, seguita a ruota di Jason, che ancora non aveva capito dove stessi andando.

“Dave!”

L’uomo che teneva Liam e che mi aveva vista arrivare, provò ad avvertire l’amico, che però era troppo impegnato a sferrare pugni per dargli retta. Fu così che arrivandogli alle spalle gli puntai la pistola alla testa, mentre Jason partiva all’inseguimento dell’altro che, quando aveva capito che le cose si stavano mettendo male, aveva mollato Liam, facendolo cadere privo di sensi a terra e se l’era svignata.

“Non sai che voglia ho in questo momento di farti saltare le cervella” Dissi con una voce fredda che stentai a riconoscere come mia. Ero arrabbiata, agitata, terrorizzata, ma nonostante tutto in quel momento avevo ogni singolo senso allerta. Guardavo quel Dave, come l’aveva chiamato il suo amico, mentre con la coda dell’occhio speravo di vedere Liam muovere almeno una mano. L’uomo alzò le mani in aria, poi fece per voltarsi e prendermi in contropiede, ma glielo impedii dandogli un colpo secco alla testa con il calce della pistola. Una volta che l’uomo, con un tonfo, toccò terra mi buttai in ginocchio vicino a Liam.

“Liam” Lo chiamai, mentre inevitabilmente una lacrima mi sfuggiva notando com’era combinato. Il suo volto era gonfio e rosso, perdeva sangue da un sopracciglio e dal labbro superiore, ma non sembrava così grave. Provai a scuoterlo delicatamente temendo che potesse avere altre ferite e lui aprì gli occhi, mostrandomi quel blu profondo che mi faceva sempre mancare il respiro.

“Ehy” Sussurrai, tentando di tenere a bada le emozioni. “E’ tutto ok”

“Credo che mi abbia rotto qualche costola” Soffiò, spuntando un po’ di sangue a terra e tentando di alzarsi. Lo aiutai, lo spinsi ad appoggiarsi con la schiena contro il muro.

“Ora andiamo all’ospedale. Ci sono delle ambulanze che aspettano appena fuori il porto” Dissi tentando di rassicurare me stessa, visto che lui tutto sommato sembrava molto tranquillo.

“Non ti preoccupare è stata solo una scazzottata. Ero un po’ fuori allenamento” Sorrise e notai con piacere che almeno aveva ancora tutti i denti al loro posto.

“Jarod ti ha scoperto?”

“No, qualche anno fa ho arrestato il fratello di questo stronzo e ora ha  pensato bene di farmela pagare” Spiegò Liam, lanciando uno sguardo truce verso l’uomo che era ancora a terra svenuto. “Sei stata tu?” Chiese sorridendomi e accarezzandomi una guancia.

“Si, mi sono dovuta accontentare di una botta in testa, avrei voluto fargli di peggio” Ammisi dura, poi sentii il mio volto rilassarsi sotto il suo tocco delicato.

“La mia gattina ha tirato fuori le unghie” Rise, ma la sua espressione si tramutò subito in una di dolore, mentre si portava le mani al petto. “Credo che mi abbia davvero conciato”

“Vieni scendiamo da questo coso” Dissi passandogli un braccio attorno alla vita tentando di aiutarlo a camminare dritto.

“C’era un altro con lui”

“Lo so, non ti preoccupare, se ne sta occupando Jason”

“E Jarod?”

A quella domanda mi guardai intorno e mi resi conto solo allora del caos che regnava intorno a noi. La gente continuava a spingersi mentre tutti tentavano di lasciare lo yatch, qualcuno addirittura si gettava in mare, dal piano di sotto si sentivano tonfi e spari.

“Va ad aiutare. Verrei volentieri anche io, ma non credo che sarei di grande aiuto. Ti aspetterò qui” Disse Liam, tornando ad appoggiarsi contro la parete e chiudendo gli occhi. Per quanto tentasse di fare il forte si vedeva che stava male ed io non potevo che stare male a mia volta. Ero combattuta: andare ad arrestare quel bastardo di Jarod e lasciare Liam solo, con il rischio che qualcuno lo trovasse e completasse l’opera, oppure restare qui con lui, assicurarmi che stesse bene e rischiare una nota disciplinare?

Ovviamente la mia scelta fu scontata. Non avrei rischiato che Liam finisse di nuovo nelle mani di quei folli scagnozzi di Jarod. Così scossi la testa e mi appoggiai di fianco a lui. “Resto qui. Sai, non voglio più fare questo lavoro” Mormorai e per un secondo sperai che non mi avesse sentito. Non era piaciuto ammettere a me stessa quella realtà e avevo paura di quello che avrebbe potuto pensare lui.

“Sono contento” Fu la sua risposta, che mi lasciò sbalordita.

“Come?”

“Si, preferirei saperti a casa, o in un ufficio od ovunque tu abbia intenzione di lavorare, piuttosto che in mezzo a dei criminali”

“Anche io ti preferirei in un altro posto” Tentai, ma sapevo già che la mia era una battaglia persa in partenza e potevo solo immaginare le notti che da lì in avanti avrei passato insonne chiedendomi se fosse ancora vivo.

“Non ci pensare neanche. Io adoro il mio lavoro” Disse lui sorridendo.

“Lo so” Sorrisi a mia volta e mi avvicinai a lui, assaporando il suo profumo, che mi faceva perdere la testa.

Restammo in silenzio per qualche minuto ascoltando attentamente i vari rumori che ci circondavano, cercando di capire cosa stesse accadendo. Le sirene delle ambulanze si avvicinavano sempre di più e dalla mia radio arrivavano mille segnali in codice e sembrava che stessimo avendo la meglio, anche se Jarod ed i suoi avevano dato parecchio filo da torcere.

“Ho parlato con l’avvocato”

Quelle parole fecero scattare il mio volto verso quello di Liam. Aveva avuto notizie riguardo all’affidamento di Timmy, quel bambino mi era entrato nell’anima, ormai era una parte di me e non potevo accettare l’idea di dovermene separare.

“Ha detto che non ci dovrebbero essere problemi, ma sarebbe ancora più semplice ottenere l’affido se fossimo sposati”

Lo guardai per un attimo confusa, poi tutto iniziò ad avere un senso.

“Mi stai per caso chiedendo di sposarti?” Domandai shoccata e con voce tremante, mentre dentro di me un turbinio di emozioni esplose. Che fossimo una coppia abbastanza ben assestata, nonostante tutti i problemi che avevamo avuto, si era capito grazie a tutti quei mesi di convivenza forzata. L’idea che quando tutto sarebbe finito sarei dovuta tornare sola al mio appartamento mi spaventava, quindi avevo già deciso di affrontare l’argomento con Liam, ma certo non avrei mai potuto immaginare che lui mi avrebbe proposto di sposarlo.

“Solo se mi assicuri che accetterai” Disse sorridendo dolcemente. Come potevo dirgli di no? Amavo Liam con ogni fibra del mio essere ed era sempre stato così, anche quando credevo che fosse la fonte di tutti i miei dolori.

“Come potrei rifiutare una romantica proposta di matrimonio, fatta su uno yatch mentre intorno a noi c’è un inferno di proiettili?” Risi, mentre l’adrenalina che fino a quel momento era stata portata dalla situazione pericolosa in cui ci trovavamo, venne sostituita da quella ancora più forte dettata dai sentimenti.

“Tralascia la parte dell’inferno quando racconterai la storia ai nostri figli” Soffiò Liam sulle mie labbra prima di imprimere le sue labbra sulle mie, nel bacio più dolce che avessi mai assaporato. C’era tutto: dolcezza, amore, passione, euforia.

“Ouch” Liam si staccò da me portandosi una mano al labbro dolorante, dove il sangue si stava asciugando.

“Oddio, scusa!” Dissi frettolosamente, controllando di non avergli fatto troppo male.

“Non importa, potrei sopportare di peggio per un tuo bacio” Sussurrò prima di tornare a ricongiungere le nostre labbra.

Proprio in quel momento la voce del Capo risuonò dalla mia radio “Ce l’abbiamo fatta, siete stati bravissimi. E’ finita ragazzi!” 
 


__Killigrew__
Ecco l'ultimo capitolo, spero di avere presto tempo e modo di revisionare questa storia per sistemarla. Ho dovuto fare la difficile scelta di non inserire il piccolo, pacioccone e tenero Timmy proprio nel finale, ma per come era strutturato il capitolo non avevo alternative. Rigrazio tutti coloro che mi hanno seguita, che hanno recesito e che hanno letto la storia! Non sapevo cosa avrei scritto e dove sarei andata a finire quando ho pubblicato il prologo, ma tutto sommato (tranne qualche intoppo proprio sul finale) non è andata poi così male e di questo ringrazio voi che indirettamente mi avete spronata ad arrivare fino alla fine. Magari quando avrò il pc nuovo, che non mi si spegne dopo ore di lavoro cancellando tutto, scriverò qualcosa di nuovo e, chissà, forse un sequel o meglio un prequel per Liam e Rachel, non lo so XD 
GRAZIE DI CUORE A TUTTI!!!



 
  
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