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Autore: King_Peter    27/11/2013    4 recensioni
[Attualmente inattiva per mancanza d'ispirazione]
Quattro ragazzi, diversi si ritrovano a dover salvare il mondo di Linphea da un'organizzazione che spadroneggia sulle sue terre e che si fa chiamare "Congrega della Morte".
Presto sangue e dolore bagneranno la terra. Loro sono gli unici a poter impedire lo scoppio di una violenta guerra.
La Congrega sta cercando i Quattro Elementi, grazie ai quali essi potranno attingere alla fonte diretta della vita e controllare la volontą e il sangue di ogni essere vivente di Linphea e degli altri sette mondi ad esso attigui.
L'uomo perderą il proprio libero arbitrio, verrą schiavizzato senza nemmeno accorgersene, compiendo gli ordini dei suoi oscuri padroni.
Scegliere di combattere o consegnarsi ai propri carnefici?
*Il sangue?
L'unico amico di cui ti puoi veramente fidare.
*
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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13. Scontro tra Titani
*Richard*
 
Scattai a sedere, sul letto, con un urlo che mi stava morendo in gola poichè non aveva abbastanza forza per uscire. Gocce di sudore bagnavano il mio viso, respiro affannoso confondeva l'aria tranquilla della camera.
Volsi uno sguardo all'alta finestra di vetro: la luna scintillava alta nel cielo, quasi completa, dipingendo il paesaggio di una sfumatura gelida, gelida come quegli occhi che erano impressi nitidamente nella mia memoria.
Macabra madre delle stelle.

"Raven Maxima Ego Subterra Manor" esclamai, puntando la mano al terreno, "Raven Maxima Ego Subterra Manor" ripetei, con più forza, ma non successe nulla.
Chiusi con rabbia il libro di magia, frustrato.
Alzai gli occhi al cielo, terso, così tranquillo rispetto alla volta celeste della notte passata, come se quel gesto potesse risolvere tutti i miei problemi. Chiusi gli occhi. Rivedevo quella luna quasi piena, quegli occhi ghiaccio. Sentivo quella voce maledettamente suadente sussurrarmi parole di miele alle orecchie, la voce della donna di cui non sapevo nemmeno il nome.
Aprii gli occhi, cercando di concetrarmi per cercare di attivare un fottutissimo incantesimo, cosa che non stava funzionando.
Inspirai ed espirai profondamente.
"Raven Maxima Ego Subterra Manor!" pronunciai, scandendo ogni parola con attenzione. Niente.
Stavo per gettare tutto all'aria, davvero. Il sole che mi accarezzava dolcemente, cullandomi tra i suoi raggi caldi, quando sentii una voce.
"Ehi Ric!" esclamò, accompagnata da una pacca sulla spalla sinistra. Fui riscosso dai miei pensieri. Drizzai la schiena.
"Ti ho spaventato?" chiese, quasi ridendo. Bianca.
Le sorrisi, invitandola a sedere accanto a me, come avevamo fatto così tante altre volte all'orfanatrofio. Immersi i miei occhi nei suoi, cielo, intensi come lapislazzuli, che scintillavano dolcemente, mandando vari riflessi cangianti.
Trassi un respiro profondo, preparandomi a rivelarle ciò che avevo scoperto. In fondo doveva sapere anche lei, era giusto. Ma se da una parte volevo avvertire Bianca su ciò a cui stavamo andando incontro, dall'altra qualcosa premeva affinchè non lo facessi, affinchè io proteggessi il segreto.
Le immagini, ancora così vivide, scorrevano davanti ai miei occhi come un film velocizzato.
"Allora, che succede?" mi chiese, scostando una ciocca di capelli biondi, portandola dietro un orecchio. Cercai di sorridere, ma si accorse che era forzato.
Ragionavo su come dirglielo senza farla preoccupare troppo, ma era impossibile non preoccuparsi ad una notizia del genere. "Allora, cosa è successo?" ripetè, coprendo il simbolo da Guardiano sull'avambraccio con l'altra mano. Sotto la luce del sole i suoi capelli sembravano andare a fuoco, anche senza i suoi poteri.
"Niente." mi affrettai a dire, decidendo di non riverlarle nulla, mentendo per il suo bene, "E che stavo provando qualche incantesimo, ma non funzionano e pensavo che tu potessi aiutarmi." dissi, sorridendo incoraggiante, inventando una bugia che fosse abbastanza credibile, "Ora che sei una Guardiana." aggiunsi, sorridendo beffardamente.
Lei rispose al mio sorriso.
"Che stavi provando?" mi chiese, aprendo il libro di magia dalla copertina di pelle consumata, antiquata, corrugando la fronte nell'atto di pensare.
Le indicai la pagina giusta.
"Perchè ti interessa un incanto di invisibilità?" domandò, confusa. Io mi strinsi nelle spalle, facendo un'espressione di indifferenza: poteva sempre tornarci utile un modo per scappare senza farsi notare, no?
"Un incanto come un altro, è il primo che ho trovato aprendo il tomo." mentii, ancora.
Scrollò le spalle.
"Se c'è una cosa che ho imparato da quando siamo arrivati a Linphea è che per poter attingere a qualsiasi potere magico devi crederci, prima di tutto." spiegò, gesticolando con una mano. Indicò un arbusto: i suoi occhi scintillarono e quello prese fuoco.
Nello stesso attimo in cui la pianta prese a bruciare, sentii alzare la mia temperatura corporea diventando più caldo ad ogni secondo che passava.
Fissai prima Bianca, poi l'arbusto, senza comprendere cosa stesse succedendo. Mi toccai il petto, dove il cuore stava prendendo a battere con più forza, il sangue pulsare velocemente nelle vene.
La ferita ardeva, poichè l'avevo riaperta il giorno prima per leggere il libro. Sfiorai la pelle, sempre più rossa, sempre più a fuoco.
Sgranai gli occhi quando i peli sulle braccia e i capelli cominciarono a fumare. Scoccai un'occhiataccia a Bianca. L'arbusto si spense, così come si era acceso.
"Stavo andando a fuoco!" protestai, scattando in piedi, quasi alzandomi sulle punte per essere più alto di lei e per incuterle una certa paura, credo.
"Non sapevo che fossi collegato direttamente alla natura stessa." ribattè lei, lisciandosi ciocche bionde di capelli, "A me non succede." si scusò, scrollando le spalle.
Le scoccai un'occhiataccia che avrebbe fatto raggelare anche il sole sopra di noi. Lei si alzò.
"Comunque ora sai cosa fare." disse, rivolgendomi un'occhiata menefreghista. I suoi capelli dondolarono al vento, sfiorandomi mentre lei ritornava al castello.
Digrignai i denti e schioccai le dita: radici proruppero dal terreno, all'istante, e si avvolsero come spire di serpi intorno alle sue gambe, con l'intento di trascinarla a terra, ma la cosa si rivelò più difficile del previsto: qualche forza si stava opponendo al mio dominio? O forse ero solo io che ero ancora troppo debole?
Stadi fatto che la forza vitale che scorreva nella piante si stava consumando, come se si stesse incenerendo per combustione spontanea.
Guardai prima la radice, poi Bianca, ancora girata, ma sapevo benissimo che stava sorridendo.
Sentii un brivido corrermi lungo la schiena e lasciai immediatamente il controllo della radici poco prima che Bianca si voltasse, bersagliandomi di sfere infuocate. Feci appena in tempo a scansare i colpi per evitare di venirne arrostito e la guardai negli occhi, dove ardeva un fuoco alimentato da competitività e voglia di vincere.
"Che stai facendo?" le dissi, quasi urlando.
Lei mi fece uno di quei sorrisetti odiosi che le riuscivano bene.
"Hai chiesto il mio aiuto, beh, te lo sto dando." rispose, muovendosi così velocemente che feci fatica a seguire i suoi movimenti con gli occhi.
In men che non si dica, prima che potessi rispondere mi ritrovavo contro diverse fiammate che mi stavano attacando su fronti diversi, in modo da spiazzarmi, "Il potere non si alimenta solo con la fede, ma soprattutto con le emozioni." esclamò.
Non sapevo cosa fare, non avevo mai combattuto, tranne quella volta con Mark o, come avevo scoperto, Esperimento Megan, n. 12.
Mi affidai completamente all'istinto: serrai i pugni e li rilasciai, alzando la terra affinchè mi creasse un'armatura capace di resistere al suo attacco.
Chiusi gli occhi, cercando di tenere quel blocco di terreno su, cosa che si rivelò piuttosto difficile, considerando che lei era una vera Guardiana, al contrario di me.
La terra cominciò a creparsi e io pregai "No, ti prego, no!"
Non ci fu nulla da fare: sentii che il legame con il mio elemento era debole, troppo debole per resistere ad un attacco del genere. Allo stesso tempo sentivo la voce di Bianca che mi incitava a contrattaccare.
"Non ce la posso fare." mi dissi, vedendo le profonde crepe della mia armatura, non potevo batterla. Poi qualcosa scattò dentro di me, come un interruttore di volontà: mi passò la mia vita davanti: io e Bianca dopo l'incidente, contro i bulli, lei che mi proteggeva.
Mi resi conto che dovevo avere più fiducia in me stesso, più determinazione. Bianca stava riaccendendo quella scintilla che avevo sepolto nelle parte più recondite del mio animo. Quando terminò il suo attacco, mi mossi veloce: feci cadere l'armatura, lasciando che tornasse alla terra, e la guardai dritta negli occhi.
In qualche modo capì e sorrise, in segno di approvazione. Il suo marchio scintillava di potere: la fiamma nera guizzava come se fosse mossa dal vento, mentre la scritta Ignis continuava a rilucere di rosso.
Sapevo che era al culmine del suo potere e lo stava usando per aiutare me.
Anche se non ero ancora un Guardiano vero e proprio, potevo pur sempre controllare la terra. Mossi la mano con una agilità che non sospettavo di avere, trasmettendo i miei pensieri sulla natura circostante: sentivo il mio potere fluire al di fuori di me, circondarmi come una seconda pelle.
Non sarebbe stato difficile: quello era il giardino reale, il mio territorio.
Quando lo pensai, mi sentii potente, come se nulla potesse fermarmi, in quel momento. "Andate, attaccate, sconfiggete."
La mia voce interiore sembrava spiritata, ma sentii un battito che rispondeva al mio comando. All'unisono, si sentì un rumore fragoroso, possente, come se cadessero massi dal cielo, e il cinguettio spaventato degli uccelli: gli alberi presero a camminare sulla terraferma, sulle loro radici.
Gli arbusti, i fili d'erba, ad avvilupparsi al corpo di mia sorella. Osservai la mia opera, anche se il legame con la terra era ancora debole, ma cercai di rinforzarlo come meglio potei, sperando che non mi abbandonasse proprio adesso. Sorrisi, con un sorriso identico a quello che lei aveva sfoggiato prima.
Contemporaneamente alla natura vivente, mutai il terreno sotto di lei in fango e cercai di renderlo il più denso possibile, in modo che ci finisse dentro e potessi solidificarlo nuovamente.
Bianca sembrava impressionata, come qualcuno a cui devi dimostare che sei capace di fare quella cosa che ti chiede, ma durò poco e, in qualche modo, sapevo che stava per distruggermi.
Prese a respirare, circondandosi di un cerchio infuocato che continuava ad aumentare al ritmo del suo respiro, arrostendo i fili d'erba e gli arbusti che le erano cresciuti sul corpo.
Non sembrava nemmeno minimamente preoccupata del fango che circordava i suoi piedi, continuava semplicemente a respirare, tenendo i palmi aperti, rivolti al terreno.
"Arrenditi Ric, non puoi battermi." esclamò lei, a metà tra il dolce e l'amaro. I suoi capelli vorticavano alzati da un vento innaturale, che alimentava le sue fiamme rosse.
"Solo perché sei una Guardiana?" la provocai io, fingendo di pensarci su e solidificando allo stesso tempo il fango sotto i suoi piedi.
Lei mi sorrise e per un attimo mi sembrò la donna del sogno, stessa espressione seducente, stessa aria potente negli occhi. Per poco non persi il controllo, ma dovetti farlo più tardi: stava sfoggiando contro di me un incanto di proporzioni enormi.
Sentii il potere della terra rendersi sempre più debole, sempre più vulnerabile, facile da spezzare, come se qualcuno stesse tagliando i fili che mi tenevano legata a lei.
L'aria si colorò di rosso, arancio e ocra, come fossimo già al tramonto. Il sole scintillò con più forza.
"Non costringermi."
Sgranai gli occhi, capendo solo ora cosa stesse per fare, cercando di limitare i danni, ma non ci fu verso. Il tempo sembrò fermarsi, poi l'aria fu squarciata dal rombare di un onda d'urto.
Gli alberi si fermarono, sul posto, prendendo a seccare, a morire sotto i miei occhi. Sentii il mio legame con il mio elemento così' debole che iniziai a dubitare che esistesse davvero.
Caddi in ginocchio.
"Ignis Maleditio" declamò, avvicinandosi a me. Ora che ero stato sconfitto, anche se era solo un'esercitazione, mi sentivo pieno di rabbia, di cieca frustrazione.
Mi ero illuso di poterla battere.
Mi ero illuso che per una volta avrei fatto io la bella figura.
Mi ero illuso che anch'io potevo diventare un Guardiano.
Urlai con tutta la forza che avevo in me stesso, e ancora, e ancora, sempre più forte. Sentii la pressione della mano di Bianca sulla spalla, che cercava di calmarmi. Non sapevo nemmeno io che stavo facendo.
"Il potere non si alimenta solo con la fede, ma soprattutto con le emozioni." aveva detto Bianca: era quello che stavo facendo.
"Ric, calmati!" cercò di rassicurarmi lei, "Era solo un allenamento! Ric!"
La terra rispose al mio richiamo: il terreno sussultò, sempre più forte.
"Ric, stai facendo tremare tutto, fermati!" gridò Bianca, preoccupata. Sentii un dolore acuto sull'avambraccio destro, lancinante.
Il marchio della Terra.
In quel momento mi sentii pronto ad affrontare un esercito intero.  Sentivo il potere, il dolore, il sangue. Sentii uno schiaffo sulla guancia.
"Ric, rispondimi!" ordinò Bianca. Sentivo ancora il dolore sull'avambraccio, ma stava scemando, così come la furia che mi accecava.
La terra smise di tremare. Aprii gli occhi, guardando mia sorella.
"Sto bene." sussurrai, cercando di mettermi seduto a mezzobusto, dato che mi ritrovavo sdraiato per terra, la stessa terra che avevo fatto tremare.
Misi a fuoco la ragazza che prima aveva scatenato in me quella rabbia, quel dolore. Ora volevo solo abbracciarla, non so il perchè.
"Che ti è preso?" domandò, permettendomi di alzarmi.
"Non lo so." dissi, cercando di far ordine nei miei pensieri, "Davvero." la rassicurai, "Ero solo arrabbiato con te." Mi bloccai, sgranando gli occhi quando il mio simbolo mi passò davanti agli occhi.
"Io...io..." boccheggiai, guardando mia sorella.
Lei inarcò un sopracciglio.
"Il tuo marchio." disse, "Hai creduto?" mi chiese, con fare serio. Io guardai prima lei, poi il simbolo e scossi la testa. "Non ne sono sicuro, ma non mi ricordo di essermi detto "Io sono il Guardiano della Terra!"" dissi, imitando un tono burbero, scrollando le spalle, "So solo che ho provato emozioni forti dentro di me, nient'altro."
Mi guardò. Ebbi paura che mi avrebbe preso a schiaffi.
"Congratulazione, Guardiano." mi disse, allargando la bocca in un sorriso, "Vedi che incazzarsi fa bene?"

Mi svegliai nella mia stanza, quando ormai era già sera. Non ricordavo di esserci andato da solo, che Bianca mi avesse stregato?
Guardai il marchio: un albero antico, maestoso, smosso dal vento. Sulla parte inferiore del tronco, dove era attaccato al terreno, vi era la scritta Terra.
Stupito, questa era la parola giusta per descrivermi. Ero diventato un Guardiano vero e proprio?
Mi alzai dal letto, stiracchiandomi, facendo scrocchiare le ossa una ad una e tesi l'orecchio alla finestra, per testare i miei poteri.
Riuscivo a sentire ogni singola parola, ogni singolo movimento. Nelle orecchie risuonava un battito, lo stesso battito che avevo udito qualche giorno prima con Maya, quando mi aveva accompagnato nel giardino del castello: era il battito stesso della Terra.
"Straordinario." pensai, quando constatai di riuscire a muovermi più velocemente di un qualsiasi uomo mortale, proprio come aveva fatto Bianca prima, mentre ci allenavamo, arrivando da un capo della stanza all'altro in una frazione di secondo.
Dovevo sentirmi gasato, lo so, e lo ero infatti, ma c'era anche qualcos'altro dentro di me che mi preoccupava. Fui riscosso dai miei pensieri dai delle parole di alcune serve che passarono vicino alla mia porta, parlando della cena che stava per cominciare nella sala dei banchetti.
"La cena! Maledizione!" mi dissi, battendo il dorso della mano sulla fronte. Era vero, quella sera c'era la cena indetta dal re al quale partecipavamo io e mia sorella, con tutta la corte reale.
La voglia, praticamente, era a zero, ma in qualità di Guardiano della Terra dovevo apparire, anche se non ne avevo la minima voglia. Prima che avessi una frazione di secondo per farmi coraggio e dirmi di partecipare, le serve accorsero per vestirmi, ma io le ricacciai indietro, forse anche aggressivamente, ma ero l'unico modo possibile visto che non volevano sentire ragioni di andarsene.
A fatica, le spinsi fuori dalla camera, chiudendo a chiave. Non avevo la più pallida idea di cosa mettere per quell'occasione.
Il re, la sua corte: dovevo vestirmi in modo elegante?
Alla fine, immergendomi in quegli armadi enormi, colmi di vestiti, optai per una maglia a maniche lunghe marrone chiaro, morbida, con cappuccio e uno scollo a V che si poteva stringere con dei lacci neri, un paio di pantaloni stretti dello stesso colore e stivali scamosciati, leggermente più scuri.
Di malavoglia, mossi le gambe che non vedevano l'ora di sedersi e riposare, verso la sala dei banchetti, dove si sarebbe tenuta la cena.
Odiavo quei maledetti corridoi, sembravano tutti uguali, ma alla fine arrivai dove dovevo arrivare. La porta di legno, levigato a sbalzo, era chiusa.
Sembrava anche molto pesante. Riluttante, spinsi la porta con forza.
Mi maledissi per averlo fatto, dato che irruppi nella sala quasi perdendo l'equilibrio, visto che la porta non era così pesante come pensavo. Mi ritrovai un sacco di occhi puntati contro e io sorrisi, nervosamente, non pensando alla figuraccia che avevo appena fatto. Ecco un motivo in più per odiare quelle stramaledettissime cene e feste. "Ehm...buonaseeera." dissi, nervoso.
Cercai con gli occhi Bianca e rimasi con la bocca aperta quando la intercettai: vestita con un abito lungo sino ai piedi, nero come l'ebano, senza spalline, aderente perfettamente alla sua figura, enfatizzante le sue curve, il classico abito a sirena.
Il nero lucido del vestito risaltava la sua pelle chiara e i capelli biondi, per metà raccolti con pettini pregiati, mentre l'altra metà lasciata cadere morbida, sciolta.
Sedeva accanto al re, alla sua destra e anche lui la guardava deliziato, mentre io sembravo un semplice cacciatore, una nullità rispetto a tutti i presenti.
Cercando di non mostrare il nervosismo che stavo provando, passandomi una mano nei capelli scuri, mi diressi con passo più calmo possibile alla sinistra di Caleb, perfetto come sempre. Con lui al fianco sarei sembrato ancora più sciattone, ne ero sicuro, ma presi posto lo stesso, davanti ad un piatto d'oro, fondo, poggiato su un disco dorato, luccicante, con vicino calici, fiori e caraffe.
Bianca mi rivolse uno sguardo teso, ma poi sorrise, forse perché la guardavano tutti i presenti di sesso maschile. Il re le sussurrò qualcosa all'orecchio, lei rise.
"Bene, ci siamo tutti." disse, guardandomi, o meglio volgendo il capo alla mia mano sinistra. La nascosi sotto la maglia di tessuto fine e arrossii leggermente.
Cercai di fare l'indifferente, provando interesse per l'elaborato lampadario di cristallo che illuminava la sala dei banchetti.
Lui mi sorrise, come a dire che andasse tutto bene, poi tornò ai suo ospiti. Potevo anche rilassarmi, adesso. Dopotutto era piacevole stare lì, trascurando il fatto che avevo fatto una figuraccia e che sembravo uno sciattone e che la luna piena era, secondo i miei calcoli, tra due giorni.
"Come sapete, questa occasione viene festeggiata da secoli sulla terra di Linphea. Uno dei momenti più intrisi di magia, si manifesta proprio stanotte, nella notte più scura e allo stesso tempo chiara dei tempi." declamò Caleb, "Ed è nostro dovere fare altrettanto!"
Caleb si alzò, portando il calice in alto.
Scattammo in piedi, tutti, e bevemmo un sorso dalla coppa riempita davanti ad ogni piatto, proprio come stava facendo lui con il suo calice.
"Che la festa del Plenilunio cominci!"

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*Angolino dell'autore*

Ok, uccidetemi, vi prego ! ^^"" Prendetemi a pugni, picchiatemi se volete, ma almeno leggete la storia :) Non aggiorno da secoli e mi scuso: la scuola mi sta uccidendo ^^"""

Spero che lo scontro tra i due fratelli vi sia piaciuto. Ric è finalmente diventato un Guardiano, ma se sapesse... Il Plenilunio è arrivato e con lui arriverà presto: "Bellezza e Forza", il prossimo capitolo xD

Vi prego, recensite se vi va ^^
King
  
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