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Autore: Nidham    27/11/2013    2 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Quindi Riordan ha mentito?” proruppe Alistair, in un singhiozzo strozzato che ottenne in risposta solo uno sguardo colmo di disprezzo.

“Dipende cosa intendi per mentire, paladino. Se significa non dire la verità, allora sì, puoi ritenerti offeso nel tuo amor proprio” strinse le labbra, sarcastica, ignorando il tentativo di protesta di lui. “Ma se credi che quel tuo pazzo compare conoscesse la menzogna nelle sue parole, allora sei anche più stupido di quanto pensassi.”

“Nessuno sapeva, giusto?” intervenne Zevran, invadendo lo spazio vitale di Morrigan con il peso della sua disperata determinazione e fregandosene bellamente delle sue occhiatacce. “Nessuno aveva idea di cosa sacrificassero veramente i Custodi” adesso era a meno di un passo da lei, il volto livido e teso riflesso in due pozze di caotica tempesta. “Ma allora tu come puoi conoscere la verità che a tutti gli altri è ignota?”

Forse sperava ancora di poter racimolare un dubbio in quella sua amara inconfutabilità, un soffio di incertezza che lo portasse a sperare in un destino diverso; forse voleva sentirsi dire che erano solo orride teorie, sperequazioni astratte su interrogativi teorici, perché al di là di tutto non aveva sentito pronunciare una sola nota che lo portasse a intravedere la soluzione per una condanna peggiore della morte. O forse voleva soltanto che la lama penetrasse del tutto nel suo cuore, infrangendogli ogni respiro, distruggendo qualsiasi vacillamento.

“Rispondi, strega!” le urlò in faccia, sputandole contro un disprezzo che non era diretto tanto a lei quanto a se stesso. “Come potresti essere più dotta o saggia di decine di maghi, Custodi e Templari?”

“Perché io uso il cervello” Morrigan lo spinse via senza fatica, perché tutta la forza dell'elfo era, adesso, solo una vuota facciata di sabbia mascherata da granito. “Perché non mi faccio incantare da favolette religiose o banali moralismi. Come potete pensare che distruggendo il corpo di uno spirito divino incarnato, questi possa essere distrutto? E dove credete che finisca l'anima, una volta rotta la barriera di carne che la conteneva? Se la vostra zuccherosa Leliana fosse qui, vi spiegherebbe con noiosi sofismi tutta la barbosa teoria clericale sul Creatore, la Città d'oro e il destino dei mortali dopo aver esalato l'ultimo respiro, convincendovi dell'immortalità dello spirito, nonché, nel frattempo, di qualche altra patetica sciocchezza, ma io mi limiterò a dirvi che non posso proprio credere che un antico dio, la cui anima palesemente non può essere annientata, sia disposto a tornarsene con la coda tra le gambe nella sua prigione puzzolente, solo perché un idiota qualunque gli ha rovinato il vestitino di carne con cui si era manifestato su questo piano di esistenza. E poi, se così fosse, perché mai ci sarebbe bisogno proprio di un Custode, per uccidere l'Arcidemone? Chiunque fosse abbastanza abile nel combattere potrebbe riuscirci.”

“Noi siamo legati alla Prole Oscura...” iniziò Alistair.

“Ed è il vostro spirito, macchiato dalla corruzione, ma ancora integro nel coraggio e nello spirito di sacrificio, a vincolare il dio nel suo esilio” terminò Zevran quasi senza fiato. “Il sangue nero serve da tramite tra voi e l'Arcidemone, mentre, morendo, siete destinati a trasformarvi in catene per qualcosa che altrimenti non potrebbe essere incatenato.”

C'era orrore, sul suo volto, mentre dava finalmente voce a quanto di più spaventoso avesse immaginato negli ultimi mesi, e i suoi occhi non osarono alzarsi ad incontrare quelli di Alistair, incapace di decidere se avrebbe rischiato di saltargli alla gola o mettersi a piangere come una donnetta, davanti alla mostruosità del peccato di cui lo riteneva colpevole.

“Nessun anima umana può sperare di contenerne una divina” Oghren era rimasto in silenzio fino ad allora, ma, di fronte allo sgomento e al terrore che si erano impadroniti dei compagni, si vide costretto a porgere quella domanda che gli altri sembravano incapaci di formulare. “Che cosa succederà, quindi, alla nostra Eilin?”

“Il suo spirito sarà infranto, dilaniato, consumato finché non resterà altro che corruzione e oscurità, di cui il dio potrà nutrirsi e da cui, probabilmente, trarrà nuova forza per generare un altro Flagello.”

Morrigan non era solita ricorrere a giri di parole o addolcimenti per propinare a qualcuno i suoi dati di fatto, ma stavolta c'era stato un briciolo di esitazione nel suo tono perentorio, che rimase sospeso tra loro nel silenzio che l'aveva accolto e racchiuso come un sudario.

Nessuno voleva credere a ciò che già da troppo tempo aveva temuto vero. Nessuno voleva essere il primo a confermare con una parola o un semplice suono una realtà così inimmaginabilmente atroce.

Eppure non avevano percorso tanta strada solo per chinare la testa davanti alla conferma di un incubo; erano lì per distruggere le proprie paure e disfare un male che non avrebbe mai dovuto essere fatto.

“Bene” e la voce di Zevran suonò fredda e distante nella capanna, come un colpo di martello su acciaio temperato. “Eilin è davvero nell'Oblio, quindi, come immaginavamo. Il suo spirito non si è solo smarrito, ma è trattenuto in quella fogna da una volontà superiore e malvagia, che utilizza ogni istante che perdiamo a compiangerci per infliggergli torture indicibili e immeritate” le sue spalle, incurvate dal peso della rivelazione appena ottenuta, tornarono a serrarsi in un moto di sfida, mentre la mano stringeva istintivamente l'impugnatura del pugnale, quasi avesse potuto lanciarlo attraverso le stelle per raggiungere quel mostro e trafiggergli il cuore che di certo non possedeva.“Adesso devi dirci come possiamo salvarla, Morrigan.”

Sei paia di occhi si alzarono titubanti e fiduciosi sulla strega, che spostò nervosa il peso da un piede all'altro, irritata da tanta aspettativa riposta nelle sue conoscenze e, al contempo, infastidita dal voler ad ogni costo evitare di riservare loro un'altra delusione.

Sapeva di non aver nessun tipo di dovere nei confronti di quegli sciocchi; avevano rifiutato il suo aiuto quando l'aveva offerto quasi disinteressatamente e quando sarebbe stato semplice e opportuno accettarlo, ma la supplicavano adesso di tirar fuori un miracolo per rimediare al danno che, per orgoglio, stupidità o moralismo, avevano combinato.

Avrebbe dovuto ridere in faccia a quei testoni e mandarli al diavolo, magari lanciando contro a qualcuno anche una bella maledizione ben congegnata, eppure non riusciva a trovare dentro di sé abbastanza cinismo e collera per mantenere il suo ruolo e continuare ad essere solo la strega cattiva delle Selve.

Era di Eilin che stavano parlando; di Eilin che l'aveva ringraziata con un sorriso, non appena aveva aperto gli occhi in quello stesso letto su cui ora Alistair sedeva con le mani giunte e il volto segnato da nuove rughe di dolore; di Eilin che passava lunghe ore al suo fianco, rispettando i suoi silenzi e ascoltando i suoi consigli; di Eilin che non l'aveva mai giudicata, ma si era semplicemente fidata di lei e l'aveva protetta e accolta come un'amica, laddove nessun altro aveva mai avuto la voglia o il coraggio di farlo.

L'aveva odiata quando, vedendola tornare nella sua stanza, in quel maledetto castello pieno di spifferi, aveva letto nei suoi occhi la risposta alla sua offerta e aveva saputo che non avrebbe potuto donarle un futuro; l'aveva ritenuta debole, vigliacca e patetica. Avrebbe dovuto costringere quel bietolone a compiere il suo dovere, avrebbe dovuto legarlo al letto e infilargli in gola una qualsiasi pozione che lo costringesse a essere uomo anche contro la sua volontà, questo avrebbe dovuto fare, al di là di qualsiasi scelta; ma non le aveva detto niente di tutto questo, anche se non era riuscita a spiegarsene il motivo, l'aveva solo guardata, con freddezza, aveva letto nei suoi occhi la speranza, nascosta ed inespressa, di continuare ad averla vicino, nonostante la sua offerta fosse stata rifiutata, le aveva dato della stupida e aveva chiuso una pesante porta di quercia tra di loro.

Poco importava che non si fosse mai allontanata veramente, che, contro ogni logica, avesse continuato a seguirli in silenzio, nascosta nelle ombre, giorno dopo giorno, fino alla fine; Eilin si fidava di lei e lei l'aveva abbandonata, e questa era la spina che sentiva strisciare dolorosamente nel petto ogni volta che provava a chiudere gli occhi, pur non sapendo dare un nome a una sensazione così fastidiosa.

Adesso quei seccanti individui venivano nella sua casa a ricordarle ciò che avrebbe potuto fare e non aveva fatto, ciò che avrebbe potuto dire e non aveva detto.

“Io so che possiamo salvarla” Zevran le poggiò la mano sulla spalla, facendola trasalire e portandola a scostarsi bruscamente, quasi soffiando come una gatta. “Io so che devo salvarla” rincarò. “E che tu puoi darmi il mezzo per farlo.”

“Potrebbe non esistere già più niente di lei” provò a ferirlo, pregando di non dover credere alle sue stesse parole.

“Ti sbagli, Eilin è più forte di chiunque altro e io so che la voce che sento, in sogno, non è l'eco di un sussurro passato.”

“Dimmi come andare da lei, Morrigan!” Alistair si avvicinò a loro, le guance rigate di lacrime, ma lo sguardo deciso. “Dicci come impedire che continui a perpetrarsi una tale ingiustizia.”

“Faremo qualsiasi cosa in nostro potere” Oghren sbatté con forza il pugno sul tavolo, sollevando nuvoli di polvere opalescente e costringendo alla fuga un paio di ragni polputi. “E anche ciò che non sappiamo di riuscire a fare, pur di liberarla, basta solo tu ci indichi la strada.”

La maga li guardò ad uno ad uno, mentre l'ironia, nei suoi occhi, lasciava il posto ad una cupa determinazione; sapeva quanto assurdo fosse pensare che bastasse un incantesimo o un qualsiasi rituale magico per porre rimedio a quanto era stato fatto, non era neanche certa che esistesse qualcosa da tentare, di fronte all'immensità di quello che si proponevano, ma forse c'era un modo, altrettanto oscuro e terribile, per strappare dall'abisso l'anima della sua amica. L'unico dubbio era se il prezzo che tale rimedio avrebbe comportato sarebbe stato tra quelli accettabili per Eilin, o se non li avrebbe odiati e maledetti in eterno per averla salvata nonostante le conseguenze.

In ogni caso, avevano una scelta e sarebbe stata lei a compierla, insieme a colui che quella stessa scelta avrebbe dovuto subire. Fissò Zevran e non ebbe bisogno di parole per sapere che si sarebbe spinto oltre la dannazione pur di raggiungere il suo scopo; osservò il pallore angosciato di Alistair e credette che, per una volta, non avrebbe attinto alle sue rigide regole morali per fermarli; lanciò una rapida occhiata a Oghren, ma quel che vide fu solo determinazione e voglia di mettersi all'opera.

“Per prima cosa, devo penetrare nei tuoi sogni, elfo e capire cosa credi di stare vedendo”.

 

E rieccomi qui, dopo più tempo di quanto avrei voluto ^_^ Oggi ho rubato un paio di ore al dovere e ho buttato giù questo capitolo, che, probabilmente, nonostante le mie intenzioni, rivela meno di quanto preventivato... son diventata prolissa, chiedo venia!!!

  
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