Un
grande grazie a tutti coloro che hanno letto la mia ff e a chi
l’ha recensita. Questa è l’ultima parte, spero vi
piaccia…Buona lettura…
2.UN SOLO MOMENTO
Era sdraiato nel suo letto, al caldo di un soffice piumone, mentre fuori il vento soffiava freddo e rumoroso.
Si guardava intorno in cerca di immagini e ricordi della sua fanciullezza.
Piano piano la stanza aveva iniziato ad assumere un’altra forma, che ormai non vedeva più da molto tempo e all’improvviso una immensa ondata di calore, che non proveniva certo dalla coperta in cui era avvolto, lo invase.
Le pareti cambiarono colore e si tappezzarono di poster con volti allegri e scanzonatori di giocatori di Quiddich. Una immensa pila di libri abbandonata per terra e una altrettanto alta torre di esercizi estivi lo guardavano in tono di rimprovero. Sorrise: ora non gli veniva più mal di pancia a quella vista, non doveva più trovare scuse assurde per rimandare i compiti. Semplicemente non erano più un suo dovere. Sulla scrivania giacevano un’infinità di carte di dolciumi e scherzi. Mensole storte e pericolanti sbucavano dalle pareti, cariche di modellini di scope storiche o ultimo modello, album di figure delle cioccorane e statuette di giocatori. Ad un angolo potè persino scorgere una di quelle statuette. Era sepolta da un grosso tomo, “Mille e una fattura che potete invocare sui vostri avversari durante una partita e senza farvi scoprire (si declina ogni responsabilità in caso di espulsione o provvedimenti disciplinari trasfiguranti)”, ed era…decapitata e senza le braccia. Una morsa allo stomaco lo prese e distolse subito lo sguardo nauseato.
Rese più salda la presa e abbassò gli occhi verso l’oggetto del suo abbraccio. Sentì distintamente una nuova e questa volta più potente ondata di calore cingere il suo cuore, accompagnata da un senso di sicurezza e pace: nessuno avrebbe mai potuto portargli via quel suo così prezioso tesoro, nemmeno il capitano della squadra della Bulgheria in persona! Aveva già commesso un tale errore, tanto tempo fa e non aveva decisamente alcuna intenzione di riprovare il senso di vuoto e desolazione di allora. Sentì il bisogno di stringere ancora più a sé la strega che dormiva beatamente fra le sue braccia e di stamparle un bacio leggero sulla fronte, coperta da una massa di ricci castani.
All’improvviso due vocine assonnate lo distolsero dai suoi pensieri e ricordi. - Ora tocca a me Hugo! Spostati! - , - Non è vero, tu ci sei stata più tempo di me! -.
Scosse la testa con tenerezza, mentre con la coda dell’occhio sbirciava i due fagottini che stringeva con l’altro braccio.
- Anche quando dormono non riescono proprio ad andare d’accordo e a non litigare - .
Si era svegliata al suono delle voci dei suoi figli.
- Mi ricordano qualcuno. Ma se si vogliono bene anche solo la metà, saranno sempre pronti ad aiutarsi, ci saranno sempre l’uno per l’altra - .
Lui aveva pronunciato la frase con così tanta tenerezza e con uno sguardo talmente dolce che non aveva resistito: avvicinato il volto al suo gli aveva sfiorato lentamente le labbra.
- Cosa ne dici papà se ora portiamo queste due piccole pesti nel loro letto? - .
- Faccio io, resta al caldo - .
Mentre lo vedeva allontanarsi per portare prima uno poi l’altro dei loro figli nelle rispettive stanze non potè fare a meno di commuoversi. Di pensare come lui era sempre stato il solo capace di riempirla di gioia col più semplice dei gesti.
Quando tornò gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte forte.
- A cosa devo questa magnifica dimostrazione di affetto? - .
- Perché sei tu, semplicemente e meravigliosamente tu, Ron - .
In quel momento lui sentì che per quanto potevano essere belli i ricordi della sua infanzia, non sarebbe per nulla al mondo tornato indietro nel tempo. Ora, che poteva avere accanto a sè la sua Hermione e la famiglia che aveva costruito con lei, era quello il solo momento in cui avrebbe mai voluto essere.
2.UN SOLO MOMENTO
Era sdraiato nel suo letto, al caldo di un soffice piumone, mentre fuori il vento soffiava freddo e rumoroso.
Si guardava intorno in cerca di immagini e ricordi della sua fanciullezza.
Piano piano la stanza aveva iniziato ad assumere un’altra forma, che ormai non vedeva più da molto tempo e all’improvviso una immensa ondata di calore, che non proveniva certo dalla coperta in cui era avvolto, lo invase.
Le pareti cambiarono colore e si tappezzarono di poster con volti allegri e scanzonatori di giocatori di Quiddich. Una immensa pila di libri abbandonata per terra e una altrettanto alta torre di esercizi estivi lo guardavano in tono di rimprovero. Sorrise: ora non gli veniva più mal di pancia a quella vista, non doveva più trovare scuse assurde per rimandare i compiti. Semplicemente non erano più un suo dovere. Sulla scrivania giacevano un’infinità di carte di dolciumi e scherzi. Mensole storte e pericolanti sbucavano dalle pareti, cariche di modellini di scope storiche o ultimo modello, album di figure delle cioccorane e statuette di giocatori. Ad un angolo potè persino scorgere una di quelle statuette. Era sepolta da un grosso tomo, “Mille e una fattura che potete invocare sui vostri avversari durante una partita e senza farvi scoprire (si declina ogni responsabilità in caso di espulsione o provvedimenti disciplinari trasfiguranti)”, ed era…decapitata e senza le braccia. Una morsa allo stomaco lo prese e distolse subito lo sguardo nauseato.
Rese più salda la presa e abbassò gli occhi verso l’oggetto del suo abbraccio. Sentì distintamente una nuova e questa volta più potente ondata di calore cingere il suo cuore, accompagnata da un senso di sicurezza e pace: nessuno avrebbe mai potuto portargli via quel suo così prezioso tesoro, nemmeno il capitano della squadra della Bulgheria in persona! Aveva già commesso un tale errore, tanto tempo fa e non aveva decisamente alcuna intenzione di riprovare il senso di vuoto e desolazione di allora. Sentì il bisogno di stringere ancora più a sé la strega che dormiva beatamente fra le sue braccia e di stamparle un bacio leggero sulla fronte, coperta da una massa di ricci castani.
All’improvviso due vocine assonnate lo distolsero dai suoi pensieri e ricordi. - Ora tocca a me Hugo! Spostati! - , - Non è vero, tu ci sei stata più tempo di me! -.
Scosse la testa con tenerezza, mentre con la coda dell’occhio sbirciava i due fagottini che stringeva con l’altro braccio.
- Anche quando dormono non riescono proprio ad andare d’accordo e a non litigare - .
Si era svegliata al suono delle voci dei suoi figli.
- Mi ricordano qualcuno. Ma se si vogliono bene anche solo la metà, saranno sempre pronti ad aiutarsi, ci saranno sempre l’uno per l’altra - .
Lui aveva pronunciato la frase con così tanta tenerezza e con uno sguardo talmente dolce che non aveva resistito: avvicinato il volto al suo gli aveva sfiorato lentamente le labbra.
- Cosa ne dici papà se ora portiamo queste due piccole pesti nel loro letto? - .
- Faccio io, resta al caldo - .
Mentre lo vedeva allontanarsi per portare prima uno poi l’altro dei loro figli nelle rispettive stanze non potè fare a meno di commuoversi. Di pensare come lui era sempre stato il solo capace di riempirla di gioia col più semplice dei gesti.
Quando tornò gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte forte.
- A cosa devo questa magnifica dimostrazione di affetto? - .
- Perché sei tu, semplicemente e meravigliosamente tu, Ron - .
In quel momento lui sentì che per quanto potevano essere belli i ricordi della sua infanzia, non sarebbe per nulla al mondo tornato indietro nel tempo. Ora, che poteva avere accanto a sè la sua Hermione e la famiglia che aveva costruito con lei, era quello il solo momento in cui avrebbe mai voluto essere.
FINE